Proponenti: F. Liga, Università di Messina; M. Smorti, Università di Pisa
Discussant: A. Lo Coco, Università di Palermo
Descrizione del simposio:
L’emerging adulthood, quella fase di vita compresa tra i 20 e i 30 anni, è un periodo di sviluppo
caratterizzato da importi cambiamenti fisici e psicologici e, soprattutto, della forte incertezza circa le modalità e i tempi con i quali raggiungere l’età adulta (Arnett, 2004; Konstam, 2007). In questa fase i giovani devono acquisire livelli più elevati di autonomia e di responsabilità e affrontare, al contempo, maggiori livelli di instabilità ed insicurezza. Gli aspetti che in maniera peculiare definiscono tale fase evolutiva sono il completamento dell'istruzione, l’ingresso nel mondo del lavoro e il raggiungimento di una indipendenza economica, l'uscita dalla famiglia di origine e il conseguimento di un’autonomia abitativa, il consolidamento di relazioni sociali mature così come la strutturazione di un rapporto di coppia adulto e la formazione di una nuova famiglia e, infine, la formazione di una identità adulta. Negli ultimi anni il contesto italiano si è contraddistinto per forti cambiamenti socio-culturali dovuti in buona parte alla crisi economica che ha investito il paese. Le complesse contraddizioni che ne sono derivate sembrano avere inciso negativamente sulla capacità del giovane adulto di prendere decisioni a lungo termine e di sviluppare dei progetti sia nell’ambito della sfera privata che lavorativa
Scopo del presente simposio è quello di approfondire aspetti diversi delle transizioni evolutive che i giovani affrontano durante l’emerging adulthood ponendo una particolare attenzione sulle caratteristiche prettamente individuali ed i fattori contestuali e relazionali che possono promuovere il benessere psicosociale dell’adulto emergente. Nello specifico, il contributo di Fusco e colleghi, analizzando il processo di riconsiderazione dell’identità vocazionale nella transizione dalla scuola all’università prende in esame il ruolo del dubbio e della flessibilità. Il contributo di Smorti e Ponti, analizzando le traiettorie evolutive legate all’indipendenza abitativa, lavorativa ed economica, prende in esame il ruolo che la soddisfazione di vita riveste le favorire il processo di autonomia. Il contributo di Rabaglietti e colleghi indaga i rapporti sociali e di amicizia nell’epoca dei social network considerando come la qualità delle relazioni online e offline influenza la percezione e la stima di sé. Liga e colleghi esplorano il costrutto di pietà filiale nel contesto italiano mettendo in luce il ruolo protettivo di tale aspetto nella relazione con i genitori promuovendo la riduzione del conflitto dei giovani adulti maschi con il proprio padre e delle femmine con le madri.
Parole chiave:
92 SIMPOSIO 3.4 - Prima comunicazione:
PROCESSI DI RICONSIDERAZIONE DELL’IDENTITÀ VOCAZIONALE NELLA TRANSIZIONE SCUOLA-UNIVERSITÀ: CORRELATI POSITIVI E NEGAVI
Luca Fusco, Alessia Boiano, Laura Aleni Sestito
Università degli Studi di Napoli Federico II, Dipartimento di Studi Umanistici
Introduzione: Negli ultimi anni la ricerca sull’identità ha iniziato a interrogarsi sull’importanza dei processi di riconsiderazione degli impegni. Con questa espressione vengono indicati i meccanismi tramite cui gli esseri umani confrontano impegni di vita assunti nel presente e nel passato con eventuali possibili impegni alternativi (Crocetti, Rubini, Luyckx, Meeus; 2008). La possibilità di ripensare e rivalutare le scelte passate riveste un’importanza cruciale per la formazione di un’identità vocazionale. Per quel che concerne tale dominio, Porfeli ha suddiviso la riconsiderazione dell’impegno in due sotto-dimensioni: dubbio e flessibilità. Il dubbio è definito come una serie di preoccupazioni riguardo alle scelte di carriera effettuate, concettualizzato come il lato negativo della riconsiderazione. La flessibilità è definita come un’attiva valutazione delle alternative e la consapevolezza che gli impegni possano mutare in futuro (Porfeli et al., 2011).
La flessibilità dovrebbe rappresentare l’aspetto positivo della riconsiderazione. In questo momento storico, questa dimensione svolgerebbe una funzione adattiva rispetto al mercato del lavoro, che impone un continuo bisogno di ridefinire la propria identità vocazionale. Tuttavia, la sua natura positiva è stata recentemente messa in discussione da uno studio condotto con un campione di adolescenti italiani, nel quale è risultata negativamente correlata a orientamento al futuro e resilienza (Aleni Sestito, Boiano, Esposito, Fusco, 2017).
Alla luce di questo, lo studio si propone di approfondire la relazione tra entrambe le dimensioni di riconsiderazione dell’identità vocazionale e correlati psicosociali, positivi e negativi.
Metodo: Ad un gruppo di 402 giovani adulti italiani (59,1% femmine), età media = 18.88 (range 17-20), sono stati proposti i seguenti strumenti: Vocational Identity Status Assessment (Porfeli et al., 2011; Aleni Sestito et al., 2015), Questionnaire for Eudaimonic Well-Being (Waterman; 2007), Multi Agentic Personality Scale (Coté, 1997), Subtypes of Antisocial Behavior (Burt, Donnellan, 2009), e la scala per ansia e depressione, adattata da Dell’Erba (1999) dalla SCL-90 (Derogatis, 1983).
Risultati: Tramite un’analisi di correlazioni, lo studio ha evidenziato un’associazione positiva tra entrambe le dimensioni di riconsiderazione e indicatori negativi (depressione, locus interno, aggressività fisica, aggressività sociale e trasgressione) ed un’associazione negativa tra le stesse ed indicatori positivi di funzionamento psicosociale (benessere eudaimonico, scopo nella vita, autoefficacia).
Conclusioni: I rilievi emersi richiedono una nuova valutazione della valenza positiva attribuita da Porfeli alla dimensione della flessibilità vocazionale, che potrebbe invece assumere un significato destabilizzante e di rischio nell’adolescenza. Programmi di career counseling potrebbero avere la funzione di mitigare l’azione critica della flessibilità in questa fase della vita.
93 SIMPOSIO 3.4 - Seconda comunicazione:
EMERGING ADULTHOOD E COMPITI DI SVILUPPO: IL RUOLO DELLA SODDISFAZIONE DI
VITA IN DIFFERENTI TRAIETTORIE EVOLUTIVE Martina Smorti1, Lucia Ponti2
1 Università di Pisa, Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica Molecolare e dell’Area Critica. 2 Università di Firenze, Dipartimento di Scienze della Salute.
Introduzione: La letteratura psicologica suggerisce che rispetto al passato, la transizione all'età adulta è stata estesa sia negli Stati Uniti che in Europa, così che ad oggi i giovani tendono a rimanere per un periodo più lungo in uno status sociale ambiguo, all’interno del quale non hanno ancora acquisito pienamente l'autonomia e le responsabilità degli adulti (Tanner, Arnett, 2009). In particolare in Italia, rispetto ad altri contesti culturali, il passaggio all'età adulta sembra maggiormente prolungato, per quanto riguarda il completamento dell'istruzione, l’ingresso nel mondo del lavoro, l'uscita dalla famiglia di origine e la creazione di una nuova famiglia (Crocetti et al., 2015). È possibile allora chiedersi se il raggiungimento dell'autonomia personale possa essere vissuto come un successo dagli adulti emergenti, risultando in una più positiva soddisfazione di vita. Tuttavia, gli studi in questo campo, condotti in contesti culturali diversi, hanno prodotto risultati discordanti. Alcuni hanno evidenziato come i giovani che affrontano le responsabilità della vita adulta percepiscono un maggiore benessere psicologico e soddisfazione della vita (Kins & Beyers, 2010), mentre altri non hanno confermato tale relazione (Qu, de Vaus, 2015).
Gli studi presenti in Italia hanno analizzato la soddisfazione di vita dei giovani adulti in relazione a criteri soggettivi, quali l'importanza attribuita ai criteri per l'età adulta (Piumatti et al., 2016) e lo ego-
identity status (Pace et al., 2016), mentre non sono stati analizzati criteri più “oggettivi”.
Obiettivi: 1) analizzare le differenti traiettorie evolutive in un campione di giovani adulti italiani,
prendendo in considerazione il grado di raggiungimento di una indipendenza abitativa, lavorativa ed economica; 2) analizzare se le differenti traiettorie individuate sono legate ai livelli di soddisfazione di vita.
Metodo: 189 adulti emergenti, di età compresa tra i 18 e i 30 anni (65% femmine) hanno compilato un questionario appositamente predisposto per indagare il loro status abitativo, lavorativo ed economico, oltre alla versione italiana del Satisfaction with Life Scale (Di Fabio & Busoni, 2009).
Risultati: L’analisi dei cluster, condotta in relazione allo status abitativo, lavorativo ed economico ha mostrato tre gruppi di adulti emergenti: 1) quelli totalmente dipendenti dalla famiglia di origine (vivono con i genitori, non lavorano, sono dipendenti economicamente dalla famiglia); 2) quelli totalmente indipendenti dalla famiglia di origine (raggiunta autonomia abitativa, lavorativa ed economica); 3) quelli con un lavoro stabile e un’indipendenza economica ma che vivono ancora nella casa di origine. I tre gruppi differiscono rispetto all’età (p<.001) ma non rispetto ai livelli di soddisfazione di vita.
Conclusioni:I risultati hanno evidenziato che i giovani adulti sono un gruppo eterogeneo per i quali la soddisfazione di vita non è legata al raggiungimento dell’autonomia personale. Tali risultati sono discussi in termini di specificità culturale del contesto italiano.
94 SIMPOSIO 3.4 – Il Terza comunicazione:
GIOVANI E SOCIAL NETWORK: UNO STUDIO CROSS-NAZIONALE SU RELAZIONI FACE-
TO-FACE E VIRTUALI E ASPETTI DEL SÉ
Emanuela Rabaglietti1, Bianca Casella2, Enrique Ortega2, Beril Calgan3, Aurelia De Lorenzo1 1 Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Psicologia.
2 University Dominguez Hills, Health Science Department, California State (USA) 3 Yasar University Izmir (TR), Faculty of Human and Social Sciences/Psychology,
Introduzione: In questi recenti anni la dimensione della rete ha pervaso lo spazio e il tempo dei giovani, rendendo complesso comprendere il profondo intreccio della vita offline e online nelle nuove generazioni (Valkenburg, 2009; Abbas & Mesch, 2018). Il presente studio trasversale ed in una prospettiva cross- nazionale indaga il contributo di caratteristiche individuali riferite alla percezione e stima di sé e competenze sociorelazionali (riferite alla qualità dell'amicizia online e offline) nell’utilizzo dei Social Network (SN) tra i giovani adulti Italiani, Statunitensi e Turchi. Studi recenti hanno riscontrato, infatti, interconnessioni tra dimensioni personali e sociali e uso dei SN tra i giovani (ad es. Pettijohnet al., 2012). È noto inoltre all’interno di realtà culturali differenti il contributo sia positivo (ad es. Valkemburg & Schouten, 2005), che negativo (Kalpidou et al., 2011) delle relazioni interpersonali sviluppate sui SN, sul benessere di adolescenti e giovani.
Metodo: Hanno preso parte allo studio 458 studenti universitari (66.2% femmine; Metà=20.92,
D.S.=2.16; per il 57% Italiani, 20% Statunitensi, 23% Turchi) che hanno compilato un questionario
self-report comprendente misure riferite a: uso di SN (Shipps & Philips, 2013 e Ellison et al., 2007), qualità dell’amicizia offline (Mendelson & Aboud, 1999) e online (Chan & Cheng, 2004), percezione (Stake, 1994) e stima di sé (Prezza et al., 1997).
Risultati: Dalle analisi di regressione lineare gerarchica è emerso che: i) per la Qualità dell’amicizia offline, tra i giovani adulti Italiani, Statunitensi e Turchi all’aumentare dell’alleanza relazionale e della
sicurezza emotiva si associano rispettivamente una riduzione del tempo trascorso sui SN (IT: B = -.34*;
USA: B = -3.09**; TR: B = -.37†) ed un aumento nell’uso di SN (IT: B = .31*; USA: B = 7.76**; TR: B = .42†); ii) per la Qualità dell’amicizia online, l’investimento relazionale è associato tra gli Italiani (IT: B = -.18*) ad un minor uso del tempo sui SN e tra gli Statunitensi ed i Turchi ad un uso maggiore (USA: B = 1.17**; TR: B = .29*), mentre solo per Italiani e Turchi la profondità della relazione (IT: B = .17†; TR: B = .36*) si associa all’incremento di tempo sui SN; iii) per la Percezione di sé, la vulnerabilità si associa ad un calo nell’uso di SN tra giovani adulti Italiani (IT: B = -.39**) e ad un aumento in quelli Statunitensi (USA: B = 2.93*), ed ancora tra gli Italiani la Stima di sé si associa ad una riduzione del tempo dedicato ai SN (IT: B = -.20*) ed al contrario tra gli americani ad un incremento (USA: B = .80*); non si rilevano invece differenze tra questi aspetti di sé e SN tra i giovani adulti Turchi.
Conclusioni:
Questi risultati, per quanto preliminari, potrebbero essere d’aiuto nel comprendere la rilevanza della riorganizzazione personale ed interpersonale nell’utilizzo degli strumenti di social networking tra i giovani in contesti culturali differenti.
(*=p<.05; **p<.001; †≤.09) Parole chiave: Relazioni sociali, social network, percezione e stima di sé
95 SIMPOSIO 3.4 - Quarta comunicazione:
FILIAL PIETY E BUON ADATTAMENTO IN EMERGING ADULTHOOD
Francesca Liga1, Maria Grazia Lo Cricchio2
1 Università degli Studi di Messina, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale.
2 Università di Palermo, Dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche e della Formazione
Introduzione: La pietà filiale è un atteggiamento specifico di alcuni contesti culturali definiti come ‘interdipendenti’ che si basa sul senso di gratitudine e rispetto da parte dei figli verso i loro genitori. I comportamenti legati alla pietà filiale includono varie forme di supporto emotivo e materiale da parte dei figli, incluso il rispetto, la complicità, e la presa di cura nel momento in cui i genitori diventano anziani. Diversi autori (Huang & Yeh, 2013; Wong et al., 2010) hanno dimostrato che i comportamenti di pietà filiale possono essere promossi non solo dal contesto culturale, ma anche da caratteristiche personali del soggetto (ad es. la capacità empatica) e possano giocare un ruolo importante nell’adattamento di adolescenti e giovani adulti in quanto spesso associati alla riduzione del conflitto genitori-figlio. Partendo da tali considerazioni, il presente contributo si propone tre principali obiettivi: 1) valutare come le caratteristiche personali del giovane quali l'empatia e l’autoaccettazione possano incidere sulla pietà filiale; 2) valutare la relazione tra la pietà filiale e la qualità della relazione con i genitori in termini di conflitto e calore; 3) analizzare l’associazione tra pietà filiale e depressione tenendo conto dell’effetto mediatore della qualità della relazione con i genitori. Le analisi tengono conto delle differenze di genere. Metodo: La ricerca ha coinvolto 365 adulti emergenti (M=48%) di età compresa tra i 18 e i 28 anni (M = 23.35, DS = 2.12). Ai partecipanti è stata somministrata una batteria di strumenti finalizzati a misurare: i comportamenti di pietà filiale (FBS; Cheng, Bond, & Tang, 2007); la percezione di calore e conflittualità nella relazione con i genitori (NRI; Furman & Buhrmester, 1985); la capacità empatica del soggetto (IRI; Davis, 1980; Albiero et al., 2006); l’autoaccettazione (dimensione del PWB; Ryff, 1989) e i sintomi depressivi (CESD; Radloff, 1977).
Risultati: E’ stata effettuata una multi-sample analysis. I risultati evidenziano come le femmine manifestano un livello maggiore di comportamenti inerenti la pietà filiale. La capacità empatica e l’autoaccettazione incidono sull’assunzione dei comportamenti di pietà filiale solo per le femmine, mentre i comportamenti di pietà filiale sembrano proteggere gli adulti emergenti di entrambi i sessi dal conflitto con i genitori. Infine, significativo l’impatto del conflitto con i genitori sui sintomi depressivi.
Conclusioni: I risultati supportano l’ipotesi che i comportamenti legati alla pietà filiale siano associati a caratteristiche dell’individuo come la capacità empatica e l’autoaccettazione, ma solo per il genere femminile. I comportamenti di pietà filiale sembrano essere una variabile importante per la riduzione del conflitto nel rapporto con i genitori, soprattutto con il padre per gli adulti maschi e con la madre per le femmine, così come la qualità della relazione con i genitori è a sua volta influente in termini di contrasto ai sintomi depressivi.
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