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Saper comunicare: Il ruolo della Teoria della mente e della pragmatica

Proponente: S. Lecce, Università di Pavia

Discussant: V. Bambini, IUSS Pavia

Descrizione del simposio:

Le capacità comunicative rappresentano un elemento di primaria importanza per l’adattamento e lo sviluppo del singolo individuo. La ricerca recente ha dimostrato come esse dipendano da una molteplicità di fattori, ambientali e individuali, di natura anche molto diversa tra loro. Nel presente simposio viene approfondito lo studio della teoria della mente, cioè la capacità di fare inferenze su stati mentali, e della pragmatica, intesa in senso lato come la capacità di integrare informazioni linguistiche e contestuali per comprendere un atto linguistico. Lo scopo principale dei lavori presentati è quello di indagare l’esistenza e la natura della relazione tra abilità pragmatiche e di teoria della mente usando una prospettiva multisciplinare e multi-metodo che include studi longitudinali (Università di Pavia), studi sperimentali

(Università di Torino) e dialogici (Università Cattolica del Sacro Cuore) e che coinvolge bambini con

sviluppo tipico, sia scolari che prescolari, e atipico, in particolare soggetti con autismo ad alto funzionamento (Università di Trento). Il contributo di Gabbatore e colleghi (Università di Torino)

presenta dati preliminari sullo sviluppo dell’abilità pragmatica in rapporto ad altre funzioni cognitive utilizzando l’adattamento italiano del Pragma test. Il contributo di Del Sette e colleghi (Università di Pavia) presenta i dati di uno studio longitudinale sul rapporto tra ToM e interpretazione di metafore durante la scuola primaria. Il contributo di Lombardi e collaboratori (Università Cattolica) presenta un’analisi dialogica delle giustificazioni al compito di falsa credenza secondo due modelli della Teoria della Argomentazione. Infine, il contributo di Mazzaggio prende in esame il tema dell’ironia confrontando soggetti con sviluppo tipico e soggetti con Disturbi dello Spettro Autistico ad alto funzionamento. Un simile approccio metodologico, raro nel panorama scientifico attuale, consente di far luce su un tema ancora poco indagato e di analizzare nel dettaglio una molteplicità di aspetti specifici che compongono la più globale abilità pragmatica: ironia (Unità di Trento), metafora (Università di Pavia), capacità dialogiche (Università Cattolica del Sacro Cuore). Il quadro che ne emerge evidenzia come vi sia una relazione specifica tra abilità pragmatiche e teoria della mente, che appare essere indipendente da fattori linguistici di base o da dimensioni di natura cognitive ed esecutiva e che assume caratteristiche di specificità nella popolazione clinica. Il simposio presenta diversi elementi interessanti. Oltre a possedere una valenza scientifica, esso ha un importante risvolto applicativo dato dalla presentazione delle traiettorie di sviluppo normotipico delle abilità pragmatiche (Università di Torino) e dall’analisi dialogica che consente di identificare possibili equivoci nell'interazione bambino-sperimentatore.

Parole chiave:

122 SIMPOSIO 4.3 - Prima comunicazione:

ABILITÀ PRAGMATICHE: TRAIETTORIE DI SVILUPPO NORMOTIPICO VALUTATE CON L’APPLICAZIONE DEL PRAGMA TEST

Ilaria Gabbatore1,2, Francesca Bosco2,3, Leena Mäkinen1, Soile Loukusa1 1 University of Oulu (FL), Child Language Research Center, Finlandia 2 Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Psicologia

3 Università degli Studi di Torino, Centro Interdipartimentale di Studi Avanzati di Neuroscienze – NIT

Introduzione: Le abilità pragmatiche si riferiscono al modo in cui il linguaggio è utilizzato per comunicare efficacemente in un particolare contesto. Si tratta di abilità complesse che chiamano in causa abilità di Teoria della Mente (ToM) e cognitive, come ad esempio le funzioni esecutive. Tali componenti si sviluppano con l’aumentare dell’età, e i bambini imparano a gestire atti comunicativi di sempre maggiore complessità. Lo studio delle abilità pragmatiche ha di recente assunto particolare rilevanza con l’introduzione nel DSM-5 del disturbo (socio) pragmatico. L’analisi delle traiettorie di sviluppo normotipico diventa, quindi, importante misura di riferimento con cui confrontare i dati provenienti dalle popolazioni cliniche. Obiettivo dello studio è presentare i dati preliminari relativi allo sviluppo dell’abilità pragmatica e la sua relazione con altre funzioni cognitive, in un campione di bambini a sviluppo tipico in età prescolare e scolare, utilizzando l’adattamento italiano del Pragma test, sviluppato presso l’Università finlandese di Oulu.

Metodo: Il campione è composto da 110 bambini Italiani a sviluppo tipico (56 F; 54 M), di età compresa tra 4 e 8 anni. Per valutare le abilità pragmatiche è stato utilizzato il Pragma test, sviluppato in Finlandia e adattato in Italiano. Il Pragma test indaga, attraverso semplici scenari presentati ai bambini con l’ausilio di immagini, aspetti quali l’utilizzo del contesto, del linguaggio sociale e delle intenzioni. Le 39 prove sono organizzate in 5 categorie che valutano la comprensione di inferenze contestuali con e senza aspetti di ToM, il riconoscimento di emozioni, l’utilizzo appropriato del linguaggio e prove di falsa credenza. Il profilo cognitivo dei bambini è stato valutato con alcune prove della batteria neuropsicologica Nepsy-II, con particolare riferimento alle abilità di linguaggio, di attenzione, memoria e cognizione sociale.

Risultati: I risultati indicano un effetto dell’età sulle prestazioni al punteggio complessivo di Pragma (F = 42.21; p < .001), così come ad ogni tipologia di compito analizzato separatamente (7.31 < F < 34.34; p < .001). Inoltre, si rileva una differenza nelle prestazioni dei bambini ai diversi compiti di Pragma (F = 32.44; p < .001). Infine, correlazioni significative emergono tra le prestazioni dei bambini a Pragma e ai compiti di comprensione e produzione linguistica, memoria e cognizione sociale di Nepsy-II (.62 < r < .74; p < .001), ma non con le prestazioni al task di attenzione selettiva.

Conclusioni: I risultati indicano differenze di prestazione nelle diverse fasce di età prese in esame, per quanto riguarda le abilità pragmatiche indagate con il Pragma test. Essi chiariscono, inoltre, la loro relazione con abilità cognitive e di cognizione sociale. I dati rappresentano una misura di riferimento per l’indagine delle stesse abilità in popolazioni cliniche che presentano disturbi della sfera pragmatica. Parole chiave:

123 SIMPOSIO 4.3 - Seconda comunicazione:

TEORIA DELLA MENTE E COMPRENSIONE DI METAFORE: UNO STUDIO LONGITUDINALE

Paola Del Sette1, Federica Bianco1, Valentina Bambini2

1 Università di Pavia, Dipartimento di Scienze de Sistema Nervoso e del Comportamento

2 Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia IUSS, Centro di Neurocognizione, Epistemologia e

Sintassi teoretica (NEtS), Pavia

Introduzione: La capacità di comprendere gli sati mentali altrui, i.e. Teoria della mente (ToM), e di capire il significato trasmesso in espressioni metaforiche presentano un evidente sovrapposizione in quanto entrambe implicano inferenze su rappresentazioni mentali. Nonostante ciò, le relazioni tra ToM e comprensione di metafore sono state tipicamente indagate su popolazioni cliniche, prima fra tutte quella dello spettro autistico.

Il seguente studio si propone perciò di investigare, attraverso un disegno longitudinale, la relazione tra ToM e interpretazione di metafore in bambini in età scolare a sviluppo tipico. Questo tema viene affrontato distinguendo tra metafore che implicano inferenze su stati mentali (“la mamma è un cioccolatino”) e metafore che implicano inferenze su stati fisici (“il cuoco è una botte”). Il disegno consente di valutare la direzione della relazione tra ToM e interpretazione di metafore distinguendo tra due modelli: uno in cui la ToM predice la successiva interpretazione di metafore e uno, opposto, in cui l’interpretazione delle metafore predice la successiva ToM.

Metodo: Un campione di 66 bambini a sviluppo tipico (range di età: 8.25-9.33 anni; 39 Femmine) ha partecipato alla ricerca. Essendo un disegno longitudinale i compiti di ToM (misurata tramite Strange Stories) e di interpretazione delle metafore (misurata tramite un compito sviluppato ad-hoc) sono state raccolti al tempo iniziale (T1) e dopo 6 mesi (T2). Inoltre, sono state misurate come variabili di controllo le abilità verbali e la comprensione del testo scritto ad entrambi i tempi, mentre lo status socio- economico e la memoria di lavoro sono state valutate solo al tempo iniziale.

Risultati: Aggiustando per l’effetto delle variabili di controllo, le differenze individuali nella ToM sono risultate essere correlate a quelle nell’interpretazione di metafore mentali (MMI), ma non fisiche. Questa relazione si riscontra sia within time, r=.27, p=.04 a T1 e r=.45, p=.001 a T2, che between time, in entrambe le direzioni, r=.26, p=.05 ToM su MMI e r=.40, p=.002 MMI su ToM.

Dalle analisi di regressione emerge che MMI a T1 spiega la ToM a T2, pur aggiustando per l’effetto delle variabili di controllo e per la ToM a T1, β = .49, ΔR2 = .07, F(1,55) = 6.63, p = .013. Al contrario, la ToM a T1 non risulta incidere significativamente sulla MMI a T2 quando si aggiusta tale relazione per le variabili di controllo e la MMI a T1, β = .11, ΔR2 = .03, F(1,55) = 1.92, p = .171.

Conclusioni:Nel complesso tali risultati confermano l’esistenza, in bambini a sviluppo tipico di 8-9 anni, di una relazione tra ToM e interpretazione di metafore specifica per le metafore mentali nella direzione per cui l’interpretazione delle metafore mentali influenza il livello di ToM a 6 mesi di distanza, ma non viceversa.

Parole chiave:

124 SIMPOSIO 4.3 - Terza comunicazione:

UNA GIUSTIFICAZIONE SBAGLIATA È UN BUON ARGOMENTO? TEORIA DELLA MENTE E ARGOMENTAZIONE NEL CONTESTO SPERIMENTALE

Elisabetta Lombardi1, Sara Greco2, Rebecca Schär2, Antonio Iannaccone3, Anne-Nelly Perret-Clermont3 1 Università Cattolica del Sacro Cuore Milano, Dipartimento di Psicologia, Unità di Ricerca sulla Teoria

della Mente

2 USI-Università della Svizzera italiana Lugano (CH), Istituto di Argomentazione, Linguistica e

Semiotica

3 Université de Neuchâtel (CH), Institut de Psychologie et Education

Introduzione: La letteratura ha dedicato poca attenzione alle argomentazioni prodotte dai bambini, soprattutto se coinvolti in uno scambio dialogico con adulti in contesti sperimentali. Questo particolare contesto comunicativo è caratterizzato da precisi obiettivi di ricerca, noti solo al ricercatore. Ciò ha conseguenze sul tipo di attività argomentativa (Levinson 1979; van Eemeren 2010), che è predefinita e rigida e che esclude la possibilità di argomentazione naturale. Questo determina un'asimmetria tra adulti e bambini, che può avere un'influenza su come i bambini rispondono alle richieste del ricercatore; per esempio, quando viene loro chiesto di giustificare le loro risposte ad un classico compito di falsa credenza del 2 ° ordine (Perner e Wimmer, 1985). In questo compito solo i ragionamenti che dimostrano esplicitamente che il bambino è impegnato nel ragionamento ricorsivo di 2° ordine sugli stati mentali è considerato corretto (Sullivan et al, 1994). Questo contributo propone un nuovo approccio per interpretare le giustificazioni di questo compito, adottando una prospettiva dialogica e analizzando le risposte dei bambini secondo due modelli della Teoria della Argomentazione.

Metodo: Hanno partecipato allo studio 86 bambini (48 maschi, età media = 123 mesi, ds = 3,9 mesi). Ai bambini è stato somministrato il compito di falsa credenza di 2 ° ordine, il gelataio. Le analisi sono state effettuate attraverso 2 modelli della Teoria dell’Argomentazione: il modello pragma-dialettico - analityc overview (van Eemeren & Grootendorst, 2004) per l’individuazione degli argomenti utilizzati dai bambini e l’Argumentum Model of Topics – AMT (Rigotti & Greco Morasso, 2010), che coglie la componente inferenziale del ragionamento.

Risultati: Dalla ricostruzione della risposta attesa attraverso l’analytic overview, sono emerse 5 categorie di risposta, 3 che si riferiscono agli argomenti che sono legati alla risposta attesa dal test e 2 alle deviazioni da questa, risposte considerate sbagliate nella codifica tradizionale. La "risposta ideale" è composta da uno standpoint e da due argomenti coordinati che costituiscono la giustificazione prevista, due premesse di uno stesso schema argomentativo, basato su una relazione di causa-effetto. Per quanto riguarda le risposte sbagliate possono riferirsi al punto di vista dei protagonisti della storia o alle ipotetiche e possibili esperienze, desideri dei personaggi o a esperienze personali dei bambini intervistati. I risultati dell’analisi dell’AMT, mostrano che le risposte parzialmente "scorrette" dei bambini dipendono dalla pragmatica della conversazione e dalla relazione tra contenuto esplicito e implicito e da un fraintendimento della issue (domanda) da cui parte la discussione. Queste risposte sono basate su inferenze corrette ma che non soddisfano le aspettative del compito, perché i bambini non condividono le stesse premesse materiali dei ricercatori.

Conclusioni:Lo studio dimostra come la considerazione dialogica delle impostazioni sperimentali possa contribuire a portare alla luce i ragionamenti che si nascondo dietro le risposte sbagliate dei bambini e che con una codifica tradizionale si perderebbero. Questo contribuisce a una nuova interpretazione degli "errori" e aiuta a identificare possibili equivoci nell'interazione adulto-bambino, aprendo così la discussione sul modo di risolverli.

125 SIMPOSIO 4.3 - Quarta comunicazione:

LA COMPRENSIONE DELL’IRONIA IN BAMBINI CON DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO

Greta Mazzaggio1, Francesca Panzeri2, Beatrice Giustolisi2, Luca Surian1

1 Università degli Studi di Trento, Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive 2 Università degli Studi di Milano Bicocca, Dipartimento di Psicologia

Introduzione: Comprendere l’ironia è un compito complesso che i bambini a sviluppo tipico compiono a partire dai sei anni. Diversi studi hanno evidenziato il ruolo della Teoria della Mente (ToM) e delle abilità linguistiche nella comprensione dell’ironia. Gli individui con Disturbi dello Spettro Autistico ad alto funzionamento (AAF) sono caratterizzati da abilità linguistiche intatte ma deficit nella ToM e nella pragmatica, a volte compensati mediante strategie linguistiche.

Metodo: Dati precedenti studi che hanno evidenziato difficoltà pragmatiche e di ToM in persone con AAF, l’obiettivo del nostro studio è indagare la comprensione di differenti tipi di ironia (sia critiche che complimenti) in questa popolazione, al fine di individuare i fattori che la facilitano. I partecipanti sono 26 bambini con AAF (età media = 7,2) e 26 bambini a sviluppo tipico (ST) di pari età (p = .98), testati per QI non verbale, abilità linguistiche (sintassi e lessico), e ToM. Per la comprensione dell’ironia abbiamo creato un compito composto da 10 brevi storie che si concludono con un commento letterale (4, controllo) o ironico (3 complimenti e 3 critiche), a cui seguivano tre domande che richiedevano il riconoscimento del significato inteso, dell’atteggiamento del parlante, e del contesto (come controllo). Risultati: Entrambi i gruppi non hanno dimostrato difficoltà nel comprendere le storie letterali (AAF: 99%; ST: 99.5%). Attraverso un’analisi di regressione logistica abbiamo riscontrato una maggiore accuratezza di risposte per entrambe le tipologie di ironia (complimento e critica) nel gruppo a ST rispetto al gruppo di AAF (β = 8.25, SE = 2.52, z = 3.27, p = .001). In entrambi i gruppi l’accuratezza è stata maggiore per le critiche ironiche rispetto ai complimenti ironici (β = 0.90, SE = 0.32, z = 2.83, p = .005). L’analisi di correlazione di Pearson ha individuato come nel gruppo di AAF solo la ToM correli con la comprensione dell’ ironia (p < .001) mentre nel gruppo di bambini a ST, invece, al netto del fattore età solo le abilità sintattiche correlano (p = .03). Nel gruppo di AAF si evidenzia una netta distribuzione bimodale nelle risposte alle storie ironiche: la maggioranza dei bambini (16) ha dimostrato enormi difficoltà (accuratezza < 25%) mentre alcuni bambini (6) hanno dimostrato piena comprensione.

Conclusioni: I bambini AAF mostrano un pattern atipico rispetto ai controlli a ST. Per spiegare questi dati ipotizziamo che i bambini con AAF con basse abilità di ToM, nella comprensione dell’ironia corrispondano al profilo degli individui AAF con deficit pragmatici e meta-rappresentazionali; i bambini con AAF che hanno una perfetta comprensione dell’ironia e alte abilità di ToM potrebbero utilizzare una strategia compensatoria, forse a seguito di una riabilitazione. Future ricerche di tipo longitudinale dovrebbero indagare questa possibilità, e verificare se un training in ToM permetta una generalizzazione sull’ironia o viceversa.

Parole chiave:

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