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Connessione per ossessione: indici di disagio e/o rivoluzione culturale nel mondo

Proponenti: U. Pace, Università Kore Enna; L. Milani, Università Cattolica del Sacro Cuore Milano

Discussant: M.B. Ligorio, Università di Bari

Descrizione del Simposio.

L’utilizzo sempre più massiccio di sistemi informatici connessi alla rete sta trasformando non solo le abitudini degli individui, ma anche il loro modo di esprimersi e comunicare. Soprattutto nel periodo adolescenziale, l’utilizzo di device tecnologici ha un impatto sempre più forte nello sviluppo psicosociale dell’individuo. Ma la repentina trasformazione delle modalità di comunicazione rischia di porre un quesito dirimente per chi si occupa di sviluppo psicosociale: è possibile valutare i comportamenti attraverso griglie di osservazione che risultano spesso già superate? La sfida che si pone a chi si occupa da diverse angolazioni di questi temi sembra essere quindi quella di costruire quelle competenze capaci di differenziare le nuove tendenze culturali, per cui le autostrade digitali rappresentano potenzialità informative, formative ed esplorative, dall’utilizzo problematico o patologico di queste nuove tecnologie. Attraverso il confronto fra diversi studi si vogliono quindi esplorare le dinamiche psicologiche connesse ai fenomeni appena esposti, prendendo in considerazione le differenti attività che spesso a sproposito, per le differenti peculiarità comportamentali e i diversi processi psicologici che le determinano, vengono categorizzate sotto il termine-ombrello “Internet addiction”: il sexting, il socialnetworking, l’hating ed il gaming. Il lavoro di Morelli e colleghi approfondisce il tema del sexting nelle ragazze adolescenti, e si propone di individuare variabili di funzionamento familiare che possano predire specifici comportamenti a rischio. Verranno descritti profili di funzionamento familiare associati a diversi comportamenti di sexting, con l’obiettivo di favorire l’individuazione precoce di nuclei familiari a rischio e implementare programmi di prevenzione efficaci. Il lavoro di Casale e colleghi si inserisce all’interno del modello metacognitivo delle dipendenze da Internet. Verranno presentati i risultati di due studi, il primo volto ad indagare l’eventuale ruolo delle metacognizioni positive sui social media nello spiegare la relazione tra disregolazione emotiva generale e dipendenza; il secondo volto a chiarire se fattori emozionali specifici di rischio (ad es., la fear of missing out e la fear of negative evaluation) possano spiegare lo sviluppo di metacognizioni positive sui social media e, attraverso questo effetto indiretto, contribuiscano a spiegare l’uso compulsivo. Il lavoro di Pace e colleghi, affronta il tema dell’hating on line, quella tendenza a pubblicare in siti, blog ecc frasi caratterizzate da odio violento e immotivato, con l’obiettivo di verificare se tale fenomeno possa costituire un concreto fattore di rischio durante lo sviluppo adolescenziale o una deriva della comunicazione in modalità remota. Il lavoro di Milani e colleghi, infine, riporta i dati di uno studio nazionale sulla prevalenza dell’Internet Gaming Disorder, condotto su tre sedi (Milano, Roma, Catania), evidenziando correlati maladattivi del rischio di dipendenza tecnologica, e offrendo alcuni dati preliminari della struttura di validazione dello strumento VGA, specifico per la rilevazione del disturbo secondo i criteri DSM-5.

Parole chiave:

101 SIMPOSIO 3.6 - Prima comunicazione:

COMPORTAMENTI DI SEXTING NELLE RAGAZZE ADOLESCENTI: PROFILI DI FUNZIONAMENTO FAMILIARE

Mara Morelli1, Dora Bianchi2, Elena Cattelino1, Antonello Chirumbolo2 1 Università della Valle d’Aosta, Dipartimento di Scienze Umane e Sociali

2 Università di Roma La Sapienza, Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione

Introduzione: Il sexting (invio di contenuti sessuali tramite Internet) è un comportamento sessuale a rischio, soprattutto per le ragazze, a causa di pressioni sociali e aspettative legate al genere. Il funzionamento familiare, fattore protettivo per i comportamenti sessuali in adolescenza, non è stato ancora studiato in relazione al sexting. Questo studio ha indagato il funzionamento familiare alla base di vari comportamenti di sexting nelle ragazze, secondo il Modello Circonflesso di Olson. Si ipotizza che alti livelli di coesione, flessibilità, comunicazione e soddisfazione, e bassi livelli di rigidità, invischiamento, caos e disimpegno siano fattori protettivi per il sexting.

Metodo: Sono state reclutate 250 ragazze italiane adolescenti (M = 16.36; DS = 1.88; range età: 13-20) in scuole superiori di Roma. Genitori e partecipanti hanno dato il loro consenso informato. Una survey online ha indagato vari tipi di sexting (inviare/non inviare sexts; inviare sexts a più persone; inviare sexts di altri senza il consenso; sexting per regolazione emotiva; sexting con partner), e otto dimensioni del funzionamento familiare (FA

CES IV; coesione, flessibilità, rigidità, invischiamento, caos, disimpegno, soddisfazione e comunicazione). Un’analisi multivariata della varianza (MANOVA) ha esplorato le differenze tra gruppo che fa sexting e quello che non lo fa (variabile indipendente; VI) nelle dimensioni di funzionamento familiare (variabili dipendenti; VD). Un’altra MANOVA ha esplorato le differenze tra il gruppo che invia sexts al partner e quello che non ne invia (VI) nelle dimensioni di funzionamento familiare (VD). Tre regressioni lineari hanno indagato il ruolo predittivo delle dimensioni di funzionamento familiare in tre variabili criterio: sexting con più persone, inviare sexts di altri senza il consenso, e sexting per regolazione emotiva.

Risultati: Le due MANOVA mostrano che il gruppo che non fa sexting ha punteggi più alti di coesione,

F(1, 249) = 3.79, p = .04, e comunicazione, F(1, 249) = 18.47, p < .001, rispetto al gruppo che lo fa, e che

il gruppo che invia sexts al partner ha punteggi più bassi di comunicazione, F(1, 249) = 6.50, p = .01, e coesione, F(1, 249) = 4.03, p = .04, rispetto al gruppo che non invia al partner. La prima regressione mostra che il sexting con più persone è predetto negativamente da comunicazione, beta = -.28, p = .002, e rigidità, beta = -.12, p = .04, e positivamente da invischiamento, beta = .14, p = .04. La seconda regressione mostra che inviare sexts di altri senza il consenso è predetto negativamente da comunicazione, beta = -.18, p = .04, e positivamente da flessibilità, beta = .17, p = .04, e invischiamento,

beta = .21, p = .003. La terza regressione mostra che il sexting per regolazione dell’umore è predetto

negativamente solo dalla comunicazione, beta = -.19, p = .04.

Conclusioni. I risultati possono supportare l’individuazione precoce di famiglie a rischio e l’implementazione di programmi di prevenzione.

Parole Chiave:

102 SIMPOSIO 3.6 - Seconda comunicazione:

IL RUOLO DELLE METACOGNIZIONI POSITIVE NELL’USO PROBLEMATICO DEI SOCIAL MEDIA

Silvia Casale,

Università di Firenze, Dipartimento di Scienze della Salute

Introduzione: In anni recenti, un considerevole numero di ricerche ha messo in evidenza il ruolo delle metacognizioni (mc) nelle dipendenze comportamentali, incluso l’uso problematico della rete (Spada et al., 2015). Le mc positive fanno riferimento alle credenze circa i benefici del comportamento di dipendenza come mezzo di regolazione cognitivo-affettiva, laddove le mc negative riguardano la non controllabilità e i pericoli associati al comportamento di dipendenza. Le mc positive, in particolare, hanno un ruolo centrale nel motivare gli individui verso il comportamento problematico. I precedenti studi sull’uso problematico di Internet si sono concentrati sul ruolo delle mc generali (ad es., la credenza che certi pensieri aiutino a controllare emozioni negative) piuttosto che su mc specificamente legate all’oggetto della dipendenza (ad es., la credenza che l’uso della rete sia utile nel tenere sotto controllo emozioni negative) e non hanno considerato i differenti servizi offerti da Internet (ad es., giochi online vs social media). Nella presente comunicazione verranno presentati due lavori empirici volti a dare un contributo alla letteratura sull’uso problematico dei social media tra i giovani – inteso come la mancanza di auto-regolazione sul proprio uso dei social network (Griffiths, 2011). Nel primo studio, si è ipotizzato che le mc positive sui social media (ad es., “usare la rete mi aiuta ad evitare ciò che so che dovrei fare”) svolgano un ruolo mediatore nella relazione tra disregolazione emotiva generale e uso problematico dei social media.

Metodo:Partecipanti: Il modello strutturale testato su un gruppo di 293 studenti universitari (M: 48.4%; età media: 21.73 + 2.17) ha mostrato buoni indici di fit (χ2 = 203.76; df = 81; p <.001; RMSEA [90% CI] =.07 [.06-.08]; CFI = .95; SRMR =.08). Nel secondo studio, al posto della disregolazione emotiva (che costituisce fattore di rischio aspecifico per tutte le dipendenze), sono state prese in considerazione emozioni negative specifiche (fear of missing out, fear of negative evaluation e scarse abilità di autopresentazione) risultate da studi precedenti associate positivamente all’uso problematico dei social media ed è stato ritestato il ruolo mediatore delle mc positive. E’ stato reclutato un campione di convenienza costituito da 579 studenti universitari (54.6% F; età media = 22.39 ± 2.82). Strumenti: FoMO (Przybylski et al., 2013), BFNE II (Carleton et al., 2007), Social Control Scale (Riggio, 1989), Bergen Social Media Addiction Scale (Monacis et al., 2017) e uno strumento appositamente predisposto per la rilevazione delle meta cognizioni positive.

Risultati e Conclusioni. Il modello strutturale testato ottiene buoni indici di fit [F: χ2=101.11, df=52, p<

.001, RMSEA[90% CI]=.05[.04–.07], CFI=.98, SRMR=.05; maschi: χ2=98.02, df=55, p<.001;

RMSEA[90% CI]=.05[04–.07], CFI=.98, SRMR=.07]. I risultati nel loro complesso, mettono in luce il

ruolo mediatore delle mc positive (F: P=14.07 p<.05; males: P=10.25 p<.05), pur rilevando anche alcuni effetti diretti. I due studi mettono in luce l’importanza di considerare – anche sul piano del trattamento - le mc in questo ambito di studi e ne chiariscono il ruolo mediatore rispetto a fattori psicologici di rischio noti.

Parole Chiave:

103 SIMPOSIO 3.6 - Terza comunicazione:

HATERS ON E OFF LINE: DATI PRELIMINARI SULLA COSTRUZIONE DI UN

QUESTIONARIO E CORRELATI COGNITIVI ED EMOTIVI IN ADOLESCENZA Ugo Pace1, Giulio D'Urso1, Alessia Passanisi2, Carla Zappulla2

1 Università Kore di Enna, Facoltà di Scienze dell'Uomo e della Società

2 Università di Palermo, Dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche e della Formazione

Introduzione: Il fenomeno degli hating online, la tendenza cioè a partecipare a discussioni con commenti caratterizzati da odio violento e immotivato, sta divenendo sempre più comune fra gli adolescenti. Ma i comportamenti di hating rappresentano semplicemente una deriva comunicativa o possono configurarsi come un fattore di rischio verso la “reale aggressività” fra i pari? Studi recenti hanno messo in evidenza come gli adolescenti haters siano caratterizzati da scarsa prosocialità e da una tendenza a comportamenti esternalizzati. Manca, tuttavia, uno strumento d’indagine sui comportamenti di hating online e offline la cui validità sia stata dimostrata empiricamente. Il presente lavoro si propone, da una parte, di contribuire alla costruzione e validazione di uno strumento empirico creato ad hoc per la valutazione dell’hating, verificando, inoltre, se il fenomeno abbia una specificità legata all’uso della rete; dall’altra, di esplorare la relazione tra hating e fattori quali la preoccupazione patologica, o rimuginio, l’aggressività ostile e le distorsioni cognitive. La ricerca, infine, si propone di indagare l’effetto di mediazione delle distorsioni cognitive e dell’aggressività ostile nella relazione fra rimugino e hating.

Metodo:Partecipanti: 402 adolescenti (200 maschi), di 15-16 anni (M = 15.9 anni; ds =.54), frequentanti le terze classi di alcune scuole superiori del sud Italia. Strumenti: l’Hating Adolescents Test (HAT), creato

ad hoc per valutare il fenomeno degli haters online e offline; l’How I Think Questionnaire (HITQ), per

indagare le distorsioni cognitive; il Buss-Perry Aggression Questionnaire (BPAQ), per valutare l’aggressività ostile; il Penn State Worry Questionnaire (PSWQ), per valutare i livelli di rimuginio o pensiero patologico.

Risultati: Le analisi preliminari suggeriscono una soddisfacente validità di costrutto e convergente dell’HAT. Il coefficiente alfa di Cronbach ( = .91) suggerisce un'eccellente affidabilità della scala. Inoltre, la correlazione fra item va da .89 a .91. L’analisi fattoriale esploratoria mette in evidenza, in modo sorprendente rispetto all’ipotesi iniziale, una struttura a singolo fattore (eigenvalue = 5.930), che spiega il 50% della varianza. Dalla struttura fattoriale quindi non si delineano due distinti comportamenti di hating, online ed offline. Tale dato è in linea con la letteratura che sottolinea come la rete (i social media) amplifica e permette il perpetuarsi di azioni di odio che nella vita reale non si commetterebbero con così tanta facilità, perché talvolta l’adolescente non valuta in maniera realistica le conseguenze della propria azione deviante sulla vittima (Palfrey & Urs, 2013; Blaya, 2018). Dalle analisi di mediazione emerge come la scala “assumere il peggio” dell’HITQ rappresenti un mediatore significativo nella relazione fra rimuginio e hating online e offline. Infine, anche l’aggressività ostile emerge come mediatore significativo nella relazione fra rimuginio e hating.

Conclusioni: I risultati di validazione dell’HAT ne evidenziano buone caratteristiche psicometriche e una struttura monofattoriale, che include hating online e offline. I risultati sui correlati dell’hating suggeriscono l’esistenza di un modello di mediazione in cui una tendenza al rimuginio influenza l’hating e in cui una componente importante è rappresentata dalla tendenza a distorcere le informazioni e a vedere le situazioni ambigue come ostili.

Parole Chiave:

104 SIMPOSIO 3.6 - Quarta comunicazione:

INTERNET GAMING DISORDER: PREVALENZA, CORRELATI EVOLUTIVI E DATI PRELIMINARI DI VALIDAZIONE DI UNO STRUMENTO DSM-ORIENTED

Luca Milani, Serena Grumi, Paola Di Blasio

Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Centro Ricerche sulle Dinamiche Evolutive ed Educative (C.Ri.d.e.e),

Introduzione: L’Internet Gaming Disorder (IGD) è stato riconosciuto nel DSM-5 come una nuova dipendenza comportamentale. La letteratura evidenzia una correlazione del disturbo con diverse aree di maladattamento in età evolutiva: sintomatologia ansioso-depressiva, problemi di attenzione, problemi interpersonali e fobia sociale, problemi della condotta e infine basso rendimento scolastico. Muovendo dalla definizione diagnostica del disturbo, è necessario acquisire innanzitutto dati di prevalenza a livello nazionale e chiarire i fattori che possono aumentare il rischio di tale diagnosi in infanzia e adolescenza. In secondo luogo, come da recenti articoli di consenso (Gentile et al., 2018; Petry et al., 2014), è necessario affinare e perfezionare gli strumenti di rilevazione del rischio di IGD in ottica DSM così da massimizzare la comparabilità internazionale. A partire da tali considerazioni, gli obiettivi della presente ricerca sono 1) investigare dal punto di vista epidemiologico la prevalenza dell’IGD e i correlati evolutivi in un ampio campione di rilevanza nazionale e 2) presentare alcuni dati preliminari della struttura di validazione di uno strumento specifico per la rilevazione del disturbo, il VGA Questionnaire, al suo primo utilizzo in Italia.

Metodo:Partecipanti: 612 studenti di scuole pubbliche di diverso grado (323 femmine), di età compresa tra 9 e 19 anni (M = 13.94, ds = 2.44). Gli studenti sono stati coinvolti a Milano, Roma e Catania. Strumenti: il VGA Questionnaire (VGA) per misurare l’Internet Gaming Addiction; l’Internet Addiction

Test (IAT), per valutare la dipendenza da Internet; il Children’s Coping Strategies Checklist–Revised 1

(CCSC-R1) per misurare le strategie di coping in situazioni di difficoltà; il Test delle Relazioni

Interpersonali (TRI) per valutare la qualità delle relazioni sociali in diversi domini; infine la Child Behavior Checklist (CBCL, compilata dai genitori) per valutare problematiche di adattamento in chiave

internalizzante o esternalizzante.

Risultati: Il 15.2% dei partecipanti (soprattutto maschi) ha mostrato segni di problematicità subclinica nell’uso dei videogames, mentre il 2.1% raggiungeva la soglia diagnostica di IGD. I risultati segnalano inoltre una elevata correlazione tra IGD e dipendenza da Internet. I ragazzi con uso problematico dei videogames sono caratterizzati da una peggiore qualità delle relazioni interpersonali in diversi domini (pari, famiglia, insegnanti), peggiori strategie di coping e peggiori esiti adattivi in termini di problemi attentivi, internalizzazione ed esternalizzazione. Per quanto riguarda la struttura fattoriale dello strumento VGA, sono stati identificati 4 fattori, nominati “addiction”, “coping”, “problemi sociali” e “conseguenze negative”, che spiegano il 52.14% della varianza. Tali 4 fattori sono risultati tutti altamente correlati con i punteggi di dipendenza da Internet (scala IAT), il fattore “coping” è risultato altamente correlato con i punteggi di coping maladattivo (scala CCSC) e di internalizzazione ed esternalizzazione; infine, i fattori “addiction”, “coping”, e “conseguenze negative” sono emersi come negativamente correlati con la qualità delle relazioni sociali (scala TRI).

Conclusioni: I risultati attirano l’attenzione sulla alta correlazione tra rischio di IGD ed esiti maladattivi, specialmente nella sfera delle relazioni interpersonali. Considerata la rilevanza sociale del fenomeno, e la necessità di consolidare gli studi sulla diagnosi del disturbo, i primi dati di validazione dello strumento VGA appaiono promettenti e qualificano lo strumento come affidabile e sensibile.

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SIMPOSIO 3.7: Relazioni inter-dominio tra funzioni esecutive e altre aree dello sviluppo e

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