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Narrazione, emozioni e memoria autobiografica

Proponenti: C. Fioretti, Università degli Studi di Firenze; L.S. Sica, Università degli Studi di Napoli Federico II

Discussant: E. Ciucci, Università degli studi di Firenze

Descrizione del simposio:

All’interno delle transizioni normative e non normative del ciclo di vita, numerosi studiosi e clinici hanno evidenziato che, di fronte alle esperienze di rottura biografica del ciclo di vita (Bury, 1972), l’uomo sente il bisogno di dotare di significato il proprio vissuto, donando una temporalità, una causalità ed una struttura narrativa al proprio pensiero (Bruner, 1990; McAdams, 2001). In questo processo di dotazione di significato del passato autobiografico, gli esperti evidenziano un importante potere di disclosure della narrazione (Pennebaker et al., 1999; 2001; 2009), che permette l’esternalizzazione ed il riconoscimento del vissuto emotivo. Per questo motivo, nell’indagare le emozioni associate al vissuto autobiografico, la narrazione si caratterizza come un utile strumento di indagine.

Allo stesso tempo, gli studiosi evidenziano come, nel dotare la memoria autobiografica di un linguaggio narrativo (Smorti, 2011), questa venga elaborata ed il suo tono emotivo si arricchisca e diventi più complesso (Fioretti & Smorti, 2015). In questo senso, oltre a costituire uno strumento di indagine, la narrazione è un potente strumento intervento atto a promuovere l’elaborazione del vissuto autobiografico e dell’identità e senso di sé ad esso associati (Sica & Aleni Sestito, 2016).

Il presente simposio si propone di approfondire il ruolo della narrazione come strumento di indagine e di intervento delle emozioni associate al ricordo autobiografico attraverso la condivisione di esperienze di ricerca in differenti transizioni o epoche del ciclo di vita. Ulteriore obiettivo è quello di avviare un dialogo tra i differenti metodi di indagine e di analisi del testo narrativo, tema complesso rispetto al quale spesso i ricercatori sentono l’esigenza di confronto al fine di individuare specificità e aspetti comuni nelle procedure attuate e nei costrutti teorici. Un terzo obiettivo del simposio sarà la riflessione sulle implicazioni pratiche degli studi narrativi su emozioni e ricordi autobiografici nei contesti di psicologia dello sviluppo.

Quattro gruppi di ricerca si alterneranno nel simposio proponendo contributi relativi a differenti epoche del ciclo di vita: l’infanzia e la fanciullezza, con un contributo che affronterà la narrazione come strumento di reminiscing condiviso genitore-figlio delle esperienze autobiografiche riconducibili a transizioni di malattia oncologica; l’adolescenza e l’adultità emergente, periodo nel quale gli importanti compiti di sviluppo di definizione di un’identità adulta personale, affettiva e professionale possono essere indagati ed elaborati attraverso il linguaggio narrativo; infine l’età adulta, in considerazione dei ricordi autobiografici di esperienze relazionali studente-insegnante e del tono emotivo ad esse associato.

Parole chiave:

175 SIMPOSIO 6.1 - Prima comunicazione:

NARRAZIONE DI RICORDI CONDIVISI E BENESSERE EMOTIVO DEL BAMBINO ONCOLOGICO

Laura Guidotti1, Federica Solari2, Patrizia Bertolini2

1Università degli Studi di Parma, Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese

Culturali

2 UOC Pediatria e Oncoematologia - Dipartimento Materno Infantile AOUPR – Parma

Introduzione: Il ricordo condiviso tra genitore e bambino su eventi passati (reminiscing) permette di affrontare esperienze emotive, promuovendo regolazione emotiva e strategie di coping adattive (Sales & Fivush, 2005).

Bambini con patologia oncologica affrontano situazioni emotive intense (Massaglia, 2010) che impongono di affrontare eventi stressanti e dolorosi. La narrazione di eventi legati alla malattia permette di costruire un sistema di memorie dettagliato, favorendo l’elaborazione e l’attribuzione di significato alle esperienze vissute (Smorti, 2011).

Lo studio si è posto l’obiettivo di indagare la relazione tra lo stile genitoriale di reminiscing e il benessere emotivo del bambino oncologico, valutato rispetto a competenza e regolazione emotiva e abilità di coping.

Metodo: A 15 diadi genitore-bambino di età prescolare e scolare (M=6.5; DS=1.59) afferenti a un Reparto di Oncoematologia Pediatrica, è stata proposta una prova di reminiscing su eventi acuti e cronici (Sales & Fivush, 2005) e la somministrazione di questionari atti a valutare: competenza emotiva (Test of Emotion Comprehension), regolazione emotiva (Emotion Regulation Checklist) e abilità di coping (Children’s Coping Strategies). Sui dati raccolti sono state condotte analisi descrittive, qualitative e quantitative attraverso l’uso di test non parametrici.

Risultati: Nel ricordo di eventi acuti (z=-2.75, p<.01) e cronici (z=3.20, p<.01) i genitori hanno utilizzato più termini emotivi rispetto ai loro bambini. Sia i termini emotivi (z=-3.09, p<.05) sia i riferimenti a strategie di coping funzionali (z=-2.23, p<.05) sono stati maggiori nel ricordo di eventi cronici. Tuttavia, sono emerse correlazioni tra stile genitoriale elaborativo e l’impiego di riferimenti a strategie di coping sia nel ricordo di eventi cronici (ρ=.57, p<.05) sia acuti (ρ=.84, p<.001). Sono emerse correlazioni tra lo stile genitoriale elaborativo e l’utilizzo di spiegazioni degli stati emotivi provati sia nel ricordo di eventi acuti (ρ=.59, p<.001) sia cronici (ρ=.68, p<.01).

Relativamente al benessere emotivo dei bambini è emersa una correlazione tra l’uso di strategie di coping adattive da parte dei bambini e l’impiego di riferimenti emotivi da parte del genitore nel ricordo di eventi acuti (ρ=.72, p<.05). Rispetto a questi è emersa inoltre una correlazione tra lo stile genitoriale elaborativo e la presenza di buone abilità di regolazione emotiva nei bambini (ρ=.54, p<.05).

Conclusioni: I genitori che utilizzano un reminiscing elaborativo ed emotivo hanno bambini che presentano buone abilità emotive e strategie di coping adattive. Tale aspetto si rivela funzionale nell’aiutare il bambino oncologico a fronteggiare situazioni stressogene acute e croniche che il bambino deve affrontare durante il percorso di malattia e di cura.

Parole chiave:

176 SIMPOSIO 6.1 - Seconda comunicazione:

L’IMPATTO EMOTIVO E PERSUASIVO DEI GENITORI NELLO SVILUPPO DELL’IDENTITÀ VOCAZIONALE NELLE MEMORIE AUTOBIOGRAFICHE DEI GIOVANI ADULTI

Luigia Sica, Laura Aleni Sestito

Università degli Studi Federico II di Napoli, Dipartimento di Studi Umanistici

Introduzione: Alla luce della ricerca che combina la personal agency con il ruolo del contesto sociale sullo sviluppo dell'identità (Côté & Levine, 2002), è stato recentemente introdotto il concetto di parental identity agency, definendo i genitori come co-partecipanti attivi e propositivi nel processo di formazione dell'identità dei loro figli (Schachter & Ventura, 2008), e di quella professionale in particolare (Aleni Sestito, Sica, 2014). Inoltre, l'impatto della famiglia sull'identità vocazionale dei giovani sembra particolarmente importante in contesti culturali come l'Italia, dove la famiglia, a causa della complessa situazione economica, svolge un ruolo centrale nel sistema di welfare (Moreno & Marí-Klose, 2013). Pertanto, il presente studio ha lo scopo di esplorare, attraverso le memorie autobiografiche, la percezione, da parte dei giovani adulti, del ruolo dei genitori nella formazione dell’identità professionale e del progetto di carriera. L’approccio autobiografico utilizzato consente, infatti, di far emergere “eventi critici o significativi”, attraverso cui è possibile comprendere come i giovani danno senso all’influenza esercitata dai genitori sui propri progetti di carriera, incorporandola come parte di una più ampia storia della propria vita.

Metodo: 60 studenti, bilanciati per genere, di età compresa tra 17 e 21 anni, dell'ultimo anno di scuola superiore e del primo anno di università, hanno risposto alla seguente consegna narrativa “Raccontami di tutte quelle volte in cui in famiglia si è parlato del tuo futuro lavorativo”. La partecipazione è stata volontaria e l'anonimato è stato garantito. In un primo step, le memorie autobiografiche sono state analizzate utilizzando l'approccio guidato a più letture (Schachter, 2004). I resoconti narrativi sono stati, poi, codificati per i processi di identità professionale e l'influenza percepita dei genitori (emotiva e cognitiva); come fase finale, i risultati emersi sono stati aggregati allo scopo di individuare profili descrittivi (Aleni Sestito & Sica, 2014).

Risultati: I risultati hanno evidenziato una generale preponderanza di processi esplorativi dell’identità, connessi con la dimensione cognitiva dell’influenza percepita da parte dei genitori. I commitment identitari risultano, invece, connessi alla percezione di influenza in termini emotivi. Tale differenziazione viene meglio specificata dai risultati dell’analisi dei profili descrittivi. Emergono, infatti, tre profili che mostrano come l’influenza in termini emotivi sembri avere un ruolo chiave nei processi di scelta identitaria, mentre una influenza in termini cognitivi sembra attivare curiosità e sperimentazione legate alla formazione del progetto professionale.

Conclusioni: I risultati confermano che i percorsi di sviluppo dell'identità professionale, anche se con modalità differenziate, possono essere interpretati come un progetto autobiografico congiunto, con valenze emotive differenziate.

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177 SIMPOSIO 6.1 - Terza comunicazione:

SCRIVERE O PARLARE DEI RICORDI: IL RUOLO DELLA NARRAZIONE SULLA REGOLAZIONE EMOTIVA

Debora Pascuzzi, Chiara Fioretti

Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia

Introduzione: La letteratura ha evidenziato il ruolo essenziale della narrazione nell’influenzare le emozioni legate alla memoria autobiografica. La narrazione consente, infatti, di riorganizzare le esperienze personali e di regolare le emozioni legate ai ricordi spiacevoli. Gli effetti della narrazione dipendono però in larga misura dal contesto in cui essa avviene. È stato dimostrato che la narrazione tramite scrittura porta a molteplici benefici emotivi; al tempo stesso, anche la narrazione orale che avviene con un ascoltatore attento e responsivo, rispetto a una narrazione con un ascoltatore distratto, è benefica. Tuttavia, non abbiamo molti dati in merito al confronto diretto tra scrittura e racconto orale sui processi di regolazione emotiva, né l’ascolto empatico è stato comparato con altre modalità di ascolto diverse dall’ascolto distratto. Lo scopo del presente studio è dare una prima risposta a questi due interrogativi.

Metodo: 137 adulti emergenti (M = 22,02 DS = 1,96, 67,2% femmine) hanno rievocato un ricordo spiacevole legato alle Scuole Superiori, scegliendo da una lista di emozioni positive e negative le emozioni legate a questo ricordo. Successivamente, i partecipanti sono stati suddivisi in 4 gruppi: 32 hanno raccontato il loro ricordo a un ascoltatore empatico, 35 a un ascoltatore attento ma non empatico, 35 lo hanno messo per iscritto e 35 hanno riflettuto silenziosamente sul ricordo, senza narrarlo. In seguito, è stato chiesto di attribuire le emozioni relative alla narrazione/riflessione svolta; inoltre, i partecipanti che hanno raccontato il ricordo sono stati valutati sui processi di regolazione emotiva legati alla narrazione, in particolare sull’espressione delle emozioni e sulla rivalutazione cognitiva del ricordo.

Risultati: La narrazione, sia che avvenga per iscritto, sia che avvenga con due ascoltatori con atteggiamenti differenti, produce un aumento delle emozioni positive (traccia di Pillai = 0,10, F(3,133) = 4,99, p < .01, η2 parziale = 0,10) e una diminuzione di quelle negative (traccia di Pillai = 0,08, F(3,133) = 3,99, p < .01, η2 parziale = 0,08) rispetto alla non-narrazione. Inoltre, in tutti e tre i contesti di narrazione, i partecipanti sono riusciti a esprimere liberamente le loro emozioni nel racconto (F(2,101) = 0,37, p = n.s.), ma soltanto quando hanno parlato con un ascoltatore empatico hanno rivalutato cognitivamente il proprio ricordo (F(2,101) = 4,35, p < 0.05).

Conclusioni: La narrazione, sia che avvenga per iscritto, sia che avvenga in forma di racconto orale condiviso con un ascoltatore, si configura come uno strumento efficace di regolazione emotiva che consente di modificare il tono emotivo spiacevole dei ricordi e di esternare il proprio vissuto. Tuttavia, i ricordi hanno maggiore possibilità di essere rivalutati in una prospettiva positiva soprattutto quando il racconto viene accolto in maniera empatica e co-costruito con un ascoltatore attivo e responsivo.

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178 SIMPOSIO 6.1 - Quarta comunicazione:

RACCONTI DI VITA SCOLASTICA: RICORDI ED EMOZIONI DELLA RELAZIONE CON I DOCENTI IN UN CAMPIONE DI ADULTI.

Valeria Cavioni, Elisabetta Conte

Università degli Studi di Milano Bicocca, Dipartimento di Scienze Umane per La Formazione Riccardo

Massa

Introduzione: Molteplici studi si sono focalizzati sulla relazione studente-docente, enfatizzando come tale rapporto, se caratterizzato da comportamenti supportivi e da sostegno emotivo, permetta lo sviluppo dell’autoefficacia, promuova la motivazione e l’impegno, e rappresenti un forte fattore protettivo per il fallimento e l’abbandono scolastico (Pianta, 2001). Nonostante numerosi studi si siano focalizzati sull’analisi della qualità della relazione studente-docente in soggetti in età scolare, vi sono ancora pochi studi che hanno indagato tale rapporto mediante i ricordi rievocati in età adulta. L’obiettivo del presente studio è, pertanto, quello di indagare la qualità dei ricordi degli adulti relativamente alla relazione con i docenti durante gli anni di scuola e le emozioni connesse a tali ricordi.

Metodo: Lo studio ha incluso 92 soggetti (32 maschi e 60 femmine), tra i 19 e gli 80 anni (età media=33 anni; ds=15,55). Ai partecipanti è stato chiesto di narrare due eventi, uno piacevole e uno spiacevole, connessi al rapporto con un docente durante l’età scolare, descrivendo in dettaglio l’episodio, le emozioni esperite, l’età in cui l’evento è accaduto e se tale evento abbia avuto un effetto positivo o negativo sul rendimento scolastico. Le narrazioni sono state trascritte e codificate al fine di individuare la tipologia e la frequenza di temi ed emozioni.

Risultati: Tra gli eventi piacevoli rievocati maggiormente dai soggetti, emergono ricordi in cui la relazione con il docente è stata caratterizzata da feedback positivi, come complimenti o premi per un’attività svolta (42,4%), o da comportamenti e atteggiamenti di vicinanza emotiva agita dal docente (18,5%). Tra le emozioni più frequentemente menzionate connesse a eventi piacevoli si rilevano la felicità (31,5%) e l’orgoglio (29,3%). I ricordi si riferiscono principalmente a eventi accaduti nella scuola secondaria di II grado (52,2%) ed hanno avuto un effetto positivo sul rendimento scolastico per il 69,6% dei rispondenti. Riguardo agli eventi spiacevoli, i soggetti rievocano maggiori ricordi connessi ad episodi in cui il docente ha aggredito psicologicamente o fisicamente lo studente, per esempio con minacce e punizioni fisiche (31,5%), o in cui hanno ricevuto una valutazione negativa rispetto all’apprendimento scolastico (20,7%). Le emozioni rievocate si riferiscono principalmente a vissuti di rabbia (21,7%) e umiliazione (14,1%). Più della metà dei soggetti riferisce che questi eventi sono accaduti durante gli anni della scuola secondaria di II grado (55,4%) e che hanno avuto un effetto negativo sul rendimento a scuola (53,3%).

Conclusioni: I contenuti delle narrazioni e le emozioni rievocate rimarcano l’importanza e l’impatto della qualità della relazione tra studente e docente. La presenza o carenza di comportamenti di stima e supporto sia fisico sia psicologico da parte del docente hanno infatti, rispettivamente, effetti positivi o negativi sull’apprendimento e sul rendimento scolastico.

Parole chiave:

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