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Nuove tecnologie e funzionamento psicologico in infanzia e in adolescenza

Proponenti: A, Di Norcia, E. Cannoni, Università di Roma La Sapienza

Discussant: S. Cacciamani, Università della Valle d’Aosta

Descrizione del simposio.

L’uso sempre più frequente delle tecnologie digitali e dei dispositivi mobili interattivi tra i bambini e gli adolescenti (ISTAT, 2014) e i suoi effetti sullo sviluppo cognitivo ed emotivo sono al centro di un dibattito che coinvolge genitori, ricercatori, rappresentanti di istituzioni che si occupano delle politiche per la tutela dell’infanzia, dell’educazione e della salute di bambini e ragazzi, in ambito nazionale e internazionale (Cubelli & Vicari, 2016; Unicef, 2017; Mascheroni & Ólafsson, 2015; AAP & Council Communication and Media, 2016). Si tratta di un fenomeno relativamente giovane e in continua evoluzione, così come sono in continua e rapida evoluzione le tecnologie digitali, il che richiede un continuo adattamento di teorie e metodologie di ricerca (Vulchanova et al., 2017).

Le ricadute dell’uso delle tecnologie riguardano tutti gli aspetti e le fasi dello sviluppo. In questo simposio ci focalizzeremo in particolare sull’infanzia, l’età prescolare e l’adolescenza. Nel primo caso l’attenzione dei lavori è focalizzata sui correlati fisiologici ed emotivo-cognitivi dell’uso di varie tecnologie, dalla TV ai dispositivi digitali. Il primo contributo analizza la relazione tra il sonno e l’ampiezza del vocabolario del bambino e il suo accesso alle tecnologie digitali, mentre il secondo lavoro è centrato sull’uso di dispositivi mobili da parte di bambini di 5-6 anni con problemi di ipercinesia e attenzione.

I due studi sull’adolescenza sono invece focalizzati sull’uso di Internet, particolarmente diffuso tra gli appartenenti a questa fascia di età. Il terzo contributo prende in considerazione indicatori fisiologici allo scopo di indagare la relazione tra reattività emotiva e comprensione delle pagine web. L’ultima comunicazione, invece, pone l’attenzione sulle ricadute che può avere internet in ambito sociale, prendendo in esame il cyberbullismo e la sua relazione con la percezione delle prepotenze.

La varietà di questi studi dimostra quanto diversificati possano essere i fattori psicologici connessi con l’uso di tecnologie sullo sviluppo e il fatto che nel panorama italiano sembra non si siano ancora chiaramente definiti dei filoni di ricerca più focalizzati su aspetti specifici.

Parole chiave.

55 SIMPOSIO 2.4 - Prima comunicazione:

L’USO DELLE TECNOLOGIE DIGITALI IN BAMBINI TRA GLI 8 E I 36 MESI E RELAZIONI CON IL SONNO E CON IL VOCABOLARIO DEL BAMBINO

Francesca Bellagamba1, Fabio Presaghi2, Martina Di Marco1, Olivia Blanchfield3, Rachel Barr3 1 Università di Roma La Sapienza, Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica

2 Università di Roma La Sapienza, Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione 3 Georgetown University, Washington (USA), Department of Psychology

Introduzione: Esistono evidenze che l’uso precoce e intensivo delle tecnologie digitali interferisca con il sonno e con lo sviluppo linguistico in età prescolare (Cheung et al. 2017; Barr & Linebarger, 2016); le linee guida dell’Accademia Americana di Pediatria raccomandano di limitarne l’uso fino a cinque anni a non più di un’ora giornaliera. Mancano studi italiani sull’accesso alle nuove tecnologie digitali da parte di bambini tra 8 e 36 mesi in relazione al sonno ed allo sviluppo linguistico, il nostro studio si è posto l’obiettivo di aggiornare lo stato delle conoscenze su questo tema.

Metodo: Un questionario online sulle tecnologie digitali (Barr et al. 2017) è stato compilato dai genitori di 264 di bambini (127 F, 136 M) italiani. Il questionario include informazioni sul numero di dispositivi digitali (NDD), sul tempo trascorso il giorno prima della compilazione del questionario con i diversi dispositivi digitali, sul sonno e sul vocabolario del bambino (Caselli et al. 2002). Sono state indagate le correlazioni tra variabili.

Risultati: NDD nella camera del bambino quando è sveglio e quando dorme correlano positivamente con il tempo dedicato a guardare la Tv (p<.05), mentre correlano negativamente con il tempo dedicato all’attività di lettura di libri (p<.01). NDD usati dal bambino correla positivamente sia con il tempo dedicato a guardare la Tv, che con il tempo dedicato a giocare con dispositivi mobili quale i-Pad (p<.01). Per quanto riguarda il sonno, NDD nella camera del bambino quando è sveglio correla negativamente con il numero di ore che il bambino dorme di notte (p<.01) e positivamente con quanto tardi il bambino si addormenta la sera (p<.01), mentre il tempo dedicato a guardare la TV correla negativamente con il numero di ore che il bambino dorme la notte (p<.01) e positivamente con quanto tardi si addormenta la sera (p<.01). Per quanto riguarda il vocabolario, per i bambini di 8-17 mesi l’ampiezza di vocabolario correla positivamente con NDD usati dal bambino (p<.05) e con il tempo trascorso a leggere libri (p<.01). Per i bambini di 30-36 mesi l’ampiezza di vocabolario correla positivamente con NDD usati dal bambino (p<.05) e negativamente con il tempo trascorso al computer (p<.05).

Conclusioni: I risultati sono in linea con quanto emerge dalla letteratura anglo-americana. I bambini italiani sono esposti molto precocemente alle nuove tecnologie digitali. Il numero di dispositivi digitali presenti nella stanza del bambino sembra essere un indicatore importante, che correla negativamente sia con il numero di ore che il bambino dorme la notte che con il tempo che il bambino dedica all’attività di lettura, mentre il tempo speso dal bambino con alcuni dispositivi digitali risulta inversamente associato all’ampiezza del vocabolario. Riteniamo che una gestione consapevole e regolata delle tecnologie digitali costituisca una sfida importante e un problema di rilevanza pubblica per la nostra società.

56 SIMPOSIO 2.4 - Seconda comunicazione:

DISPOSITIVI DIGITALI E PROBLEMI EMOTIVI E COGNITIVI IN BAMBINI DI SCUOLA DELL’INFANZIA

Eleonora Cannoni, Teresa Gloria Scalisi, Anna Di Norcia

Università di Roma La Sapienza, Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione Introduzione: L’uso di dispositivi digitali mobili (smartphone/tablet) è sempre più diffuso tra i bambini anche di età prescolare. Le prime ricerche su questo tema, basate su questionari somministrati ai genitori, hanno evidenziato che l’uso precoce di tali dispositivi è spesso associato a problematiche cognitive e/o emotive (Cho e Lee, 2017; Cannoni, Scalisi, Giangrande, 2018). Obiettivo di questo studio è esaminare tale relazione in bambini di 5-6 anni considerando, oltre alle valutazioni dei genitori, anche le prestazioni ad una prova di attenzione.

Metodo: Hanno partecipato allo studio 453 bambini, 211 M e 242 F; età compresa tra 5 anni e 6 anni e 5 mesi (media 5 anni e 9 mesi; DS: 3,9 mesi) e i loro genitori.

I genitori hanno risposto al Questionario sull’uso delle tecnologie digitali in bambini di 5-6 anni (Cannoni, Scalisi & Giangrande, 2018). Ai bambini sono state somministrate le Raven’s Coloured Progressive

Matrices (CPM; Raven, 1947; Belacchi et al., 2008) e il Test di Attenzione Selettiva (TAS), dalla batteria

PAC-SI (Scalisi et al., 2009).

Risultati: Il confronto tra i due gruppi ha evidenziato innanzitutto le seguenti differenze significative (p < 0,05): prestazioni peggiori del gruppo GP al test TAS (ma non alle CPM) e più elevata frequenza (in base al questionario) di nervosismo e irritabilità, difficoltà di addormentamento e tendenza a piangere. Per quanto riguarda l’uso delle tecnologie, in base alle risposte dei genitori, il gruppo GP si differenzia dal gruppo di controllo (p < 0,05) per un’età di inizio più precoce nell’uso dello smartphone e un maggior uso di dispositivi tecnologici diversi senza l’assistenza di un adulto, in prevalenza smartphone (23,9%). Quest’ultimo viene utilizzato in autonomia anche per 2-3 ore al giorno prevalentemente per videogiochi e visione di video. Inoltre i genitori del gruppo GP dichiarano più spesso (p < 0,01) di utilizzare i dispositivi mobili per intrattenere i bambini quando si annoiano, tenerli occupati e farli stare buoni. Conclusioni: I risultati di questo lavoro confermano la relazione recentemente riscontrata in letteratura tra uso frequente e precoce di dispositivi mobili e difficoltà nell’autoregolazione, evidenziando inoltre, mediante un test standardizzato, la relazione con problematiche attentive. Ovviamente, data la natura correlazionale dello studio, non è possibile ipotizzare relazioni causa-effetto tra le variabili indagate. Parole chiave: Infanzia, problemi attentivi, dispositivi digitali

57 SIMPOSIO 2.4 - Terza comunicazione:

ADOLESCENTI E INTERNET: ATTIVAZIONE FISIOLOGICA E MOVIMENTI OCULARI DURANTE LA LETTURA DI PAGINE WEB E COMPRENSIONE DELLE INFORMAZIONI Lucia Mason, Sonia Zaccoletti, Maria Caterina Tornatora

Università di Padova, Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione

Introduzione: Gli studenti utilizzano quotidianamente Internet che fornisce una molteplicità di testi su qualsiasi argomento, specialmente se controverso. Per una rappresentazione integrata dei contenuti letti, viene richiesta una comprensione a livello intertestuale (Britt & Rouet, 2012). La ricerca ha documentato che essa è influenzata da fattori cognitivi e motivazionali (Braten et al., 2013, 2014). Risulta invece scarsa l’indagine sul ruolo dei fattori emotivi (Mason et al., 2017). Questo studio si è focalizzato sul processo di lettura di pagine Web, registrando la reattività emotiva e il comportamento visivo di adolescenti, per poi esaminarne il ruolo nella comprensione delle informazioni contrastanti. Le seguenti domande di ricerca hanno guidato lo studio: (1) studenti adolescenti si differenziano nella risposta emotiva fisiologica, rilevata attraverso la conduttanza cutanea, e in quella comportamentale, rilevata attraverso le fissazioni oculari, mentre leggono vari siti su un argomento? (2) La reattività emotiva e il comportamento visivo predicono la comprensione dei contenuti, dopo aver controllato abilità di lettura e pre-conoscenze?

Metodo: Hanno partecipato, previo consenso informato dei genitori, 48 studenti (età media=12.37, F=25) di seconda classe della scuola secondaria di I° grado. La reattività emotiva è stata esaminata come differenza tra la conduttanza cutanea di base e durante la lettura di 4 siti sull’argomento degli alimenti transgenici, che avevano un contenuto emotivo e variavano per attendibilità degli autori e posizione in merito. Durante la lettura sono stati misurati anche i movimenti oculari. Dopo la lettura, gli studenti hanno svolto una prova di comprensione intertestuale mediante la scrittura di un testo argomentativo Risultati: (1) I lettori non si sono differenziati nella risposta emotiva fisiologica, o nel comportamento di lettura, in relazione a ciascun sito. Sono stati perciò considerati i punteggi medi di reattività emotiva e fissazione oculare sulle quattro pagine. (2) Un’analisi di regressione gerarchica, Fchange(2,43) = 4.47, p

=.01, ha evidenziato che sia la reattività emotiva fisiologica (ß= -.28), che il tempo di fissazione totale sulle pagine (ß= -.25) erano predittori negativi della comprensione profonda delle informazioni, dopo aver controllato abilità di lettura (ß= .40), e pre-conoscenze sull’argomento (ß= .21).

Conclusioni: Gli studenti a più alta reattività emotiva, e che impiegano maggior tempo ad elaborare le informazioni, manifestano comprensione più scarsa di pagine Web. Secondo il modello dell’allocazione delle risorse (Ellis & Ashbrook, 1988), chi reagisce con maggiore intensità a livello fisiologico dispone di minori risorse cognitive da utilizzare in un compito complesso, poiché l’alta attivazione emotiva distoglie parte dell’attenzione. Ciò spiega anche perché tempi più lunghi di fissazione, in questo caso un indicatore di elaborazione più laboriosa, si associano a prestazioni meno buone.

58 SIMPOSIO 2.4 - Quarta comunicazione:

PERCEZIONE DEL CYBERBULLISMO IN ADOLESCENTI E ADULTI: QUALI RELAZIONI? V. Della Valle, Simona Caravita, Laura Ghiringhelli

Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia e Milano, Dipartimento di Psicologia

Introduzione: La messa in atto di cyberbullismo (CB) si associa a una percezione morale distorta (Renati et al., 2012) e nell’intervento spesso si assume che i giovani siano poco consapevoli che le azioni agite attraverso i media siano prepotenze e si opera per aumentare tale consapevolezza. Tuttavia, sono poco noti i fattori influenti sulla percezione degli adolescenti delle azioni di CB come tali, anche se è presumibile che gli adulti influiscano. Lo studio indaga in che misura la capacità degli adolescenti di riconoscere il CB è connessa con quella di genitori e insegnanti, e con la qualità della comunicazione con i genitori quando altri fattori, la percezione del clima scolastico (dipendente anche dagli insegnanti) e il disimpegno morale, sono controllati.

Metodo: 387 adolescenti (48% f., età: M 13.65 a., DS 1.66), insieme a 146 genitori (78% f., età: M 47.11 a., DS 5.58) e 27 insegnanti (74% f., età: M 53.57 a.; DS 6.61) hanno risposto a questionari self-report. La batteria degli adolescenti includeva misure dell’apertura e della problematicità della comunicazione con i genitori (Barnes & Olson, 1985), del disimpegno morale per il CB (Caravita & Ghiringhelli, 2016), del CB agito e del clima scolastico (Genta et al., 2013). La percezione del CB di adolescenti, genitori e insegnanti è stata indagata fornendo la definizione di CB e chiedendo di valutare su una scala a 5 livelli quanto 8 tipi di cyberprepotenze (es., inviare messaggi molesti) fossero CB.

I dati sono stati analizzati con correlazioni e regressioni multilivello (per controllare l’effetto degli insegnanti a livello di classe).

Risultati: Il riconoscimento delle azioni di CB dagli adolescenti correlava negativamente con il CB agito (-0.13**) e il disimpegno morale (-0.15**) e positivamente con l’apertura della comunicazione (0.20**) e la percezione positiva del clima scolastico (0.20**). Il riconoscimento del CB di genitori e insegnanti non correlava con quello dei ragazzi.

Regressioni: il riconoscimento del CB degli adolescenti era associato solo con l’apertura della comunicazione con i genitori (b .27*). La problematicità della comunicazione, però, moderava la relazione tra percezione del CB di adolescenti e percezione del CB dei genitori (b -.71*): la percezione dei genitori era associata con quella dei figli negativamente (b -.56*) per livelli alti di problematicità e positivamente (b .90**) per livelli bassi.

Conclusioni: Per quanto le correlazioni non abbiano indicato relazioni sostanziali, un minore riconoscimento delle azioni di CB come prepotenze era associato alla messa in atto e all’autogiustificazione del CB. Aumentare la consapevolezza del CB potrebbe essere, quindi, utile per contrastarlo. A tale riguardo è importante la qualità della comunicazione con i genitori: la capacità degli adolescenti di riconoscere il CB è maggiore quando la comunicazione è aperta e la capacità di riconoscere il CB dei genitori aumenta quella dei figli quando la comunicazione è poco problematica.

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