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Strumenti di valutazione e riflessioni a supporto del lavoro degli operatori de

Proponenti: S. De Stasio, Università di Roma LUMSA; P. Molina, Università di Torino

Discussant: O. Albanese, Università di Milano-Bicocca

Descrizione del simposio:

Il filo rosso del presente simposio è rappresentato dall’intento di approfondire alcune dimensioni cruciali nello sviluppo del bambino nei primissimi anni di vita e di fornire agli educatori dei nidi e agli insegnanti della scuola dell’infanzia utili strumenti osservativi e spunti di riflessione in una prospettiva di ricerca- formazione.

Il simposio raccoglie contributi che, a partire da differenti interrogativi e metodi di ricerca, risultano accomunati dall’interesse di riflettere, attraverso il coinvolgimento degli adulti significativi a diverso titolo coinvolti nel quotidiano del bambino, su alcuni aspetti rilevanti nello sviluppo del bambino e che sappiamo possono avere una ricaduta nel lavoro educativo svolto nei servizi per l’infanzia 0/6 anni. Nello specifico Varin e coll. esamineranno l’influenza dei cambiamenti generazionali, avvenuti all’interno dei contesti socioculturali, sullo sviluppo sociale e cognitivo dei bambini, così come percepiti da educatrici e insegnanti della scuola dell’infanzia, mentre Molina e coll. spinti dall’attuale necessità di avere maggiori conoscenze sui bisogni e sullo sviluppo nell’arco del primo anno di vita, presenteranno uno strumento osservativo in via di sperimentazione, pensato con gli operatori del nido, che valuta lo sviluppo dei bambini nel primo anno di vita. Bulgarelli e coll. contribuiranno ad evidenziare barriere e facilitatori per l’inclusione, nei servizi dell’infanzia, di bambini con disabilità, indagando le esperienze vissute dalle educatrici, e infine, De Stasio e coll. indagheranno nello specifico i fattori genitoriali e contestuali che influenzano lo sviluppo e la qualità del sonno di bambini di età compresa fra i 18 e i 36 mesi.

Parole chiave:

170 SIMPOSIO 5.6 - Prima comunicazione:

CAMBIAMENTI SOCIOCULTURALI, CAMBIAMENTO DELLO SVILUPPO DELL’INFANZIA: TESTIMONIANZE DALL’ASILO NIDO E DALLA SCUOLA DELL’INFANZIA

Dario Varin, Francesca Borgnis, Mara Canavesi

Università degli studi di Milano-Bicocca, Dipartimento di psicologia

Introduzione. Diverse ricerche, in particolare alcune metanalisi cross-temporali relative alle generazioni dell’ultimo mezzo secolo, svolte specie ma non solo negli USA., hanno collegato i mutamenti nei contesti economici, tecnologici e socioculturali con cambiamenti di alcune caratteristiche di adolescenti ma anche di bambini: sul piano biologico, su quello sociale, come una diminuzione dell’empatia e della capacità di perspective taking, e un aumento dell’egoentrismo e del materialismo (Twenge,2014); maggiori competenze cognitive (Flynn,2012), minore creatività (Kim,2010).Scopo della ricerca è stato di indagare se e come cambiamenti di questo genere sono stati percepiti in Italia da educatrici di nido e da insegnanti della scuola dell’infanzia con maggiore anzianità di servizio, considerate come possibili “testimoni previlegiate”, confrontando i bambini di tre decenni fa con quelli di oggi.

Metodo. Le 180 partecipanti reclutate in tre città (116 dei nidi, anzianità media di servizio 32 anni) hanno risposto a una scala Osgood a 7 punti (coppie di aggettivi opposti, riguardanti differenze nelle caratteristiche sociali e cognitive dei bambini) e ad una scala Likert a 5 punti, relative a mutamenti nei contesti sociali e parentali rilevanti per l’educazione dei bambini. Il 20% delle partecipanti ha risposto anche a interviste, finalizzate ad ottenere testi che esemplificano le riposte date alle scale.

Risultati. I bambini di oggi sono visti come più intuitivi (57% delle educatrici) ma meno riflessivi (83%) e meno capaci di prestare attenzione (82%).Sul piano del comportamento sociale, con percentuali superiori all’80%, i bambini di oggi sono visti come più trasgressivi, eccitabili, dipendenti, frustrabili, materialisti, egocentrici; più competitivi (57%). Più dell’80% ritiene eccessivo l’uso dei media fin dall’ infanzia; i genitori dei bambini di oggi sono troppo permissivi ponendo poche regole, e troppo protettivi, difendendo i figli anche quando è sbagliato. Si avverte una minore fiducia nei confronti delle educatrici e delle insegnanti da parte dei genitori (64%). Nella soluzione monofattoriale risultante dall’analisi per dati ordinali con CATPCA di SPSS 24 l’alpha di Cronbach è 0,875 per la scala Osgood e 0,785 per la scala Likert. I coefficienti, tutti maggiori di 0,600, sono più elevati (>0.700) per la trasgressività, l’eccitabilità, la distraibilità e l’egocentrismo. Le percentuali citate, che si riferiscono ai nidi e sono simili a quelle della scuola dell’infanzia, sono tutte a livello significativo (Wilcoxon: p<.05)

Conclusioni. Questi risultati sembrano avvalorare l’ipotesi secondo la quale alcuni cambiamenti generazionali nello sviluppo sociale e cognitivo, in particolare per le caratteristiche citate, possono emergere fin dall’infanzia, in concomitanza ai nuovi scenari sociali e culturali; suggeriscono discussioni rilevanti per le finalità dell’attività pedagogica e per le relazioni fra le istituzioni educative dell’infanzia e le famiglie.

Parole chiave:

171 SIMPOSIO 5.6 - Seconda comunicazione:

OSSERVARE LO SVILUPPO NEL PRIMO ANNO DI VITA: UNA RICERCA ESPLORATIVA Paola Molina1, Giulia Borio1, Ludovica Polla1, Battista Quinto Borghi2, Denise Daddi2, Valentina

Demattè2, Carlo Gualini2, Vera Turchet2

1 Università degli studi di Torino, Dipartimento di Psicologia 2 Cooperativa Città Futura, Trento

Introduzione: Nei nidi italiani stanno aumentando i bambini al di sotto del primo anno, e la letteratura nazionale e internazionale riporta a volte preoccupazioni rispetto alla frequenza precoce di strutture collettive. D’altra parte, la qualità dell’esperienza vissuta al nido è unanimemente considerata la variabile principale nel determinare il buon adattamento del bambino e il suo sviluppo positivo. Tuttavia, le nostre conoscenze sui bisogni e sullo sviluppo nel primo anno sono ancora lacunose, e la ricerca su questa fascia di età sembra essersi ridotta drasticamente negli ultimi anni. L’obiettivo di questo lavoro è la presentazione di uno strumento osservativo dello sviluppo dei bambini, nel primo anno di vita, pensato con gli operatori del nido e in via di sperimentazione.

Metodo: Lo strumento è articolato in due parti, la prima per la riflessione delle educatrici sulla propria pratica educativa a partire dalla discussione di riprese video; la seconda che prende in considerazione diversi aspetti dello sviluppo (motricità grossolana e fine, attività, interazione con gli altri bambini, espressione emotiva) come strumento di osservazione dei bambini, sempre a partire da una ripresa video, per conoscerne le abilità e progettare individualmente l’ambiente e l’intervento educativo. Presenteremo i primi risultati relativi a due scale di questa seconda parte, lo sviluppo motorio e l’interazione con i pari. Sono stati osservati 7 bambini (1 femmina) durante il primo anno al nido. È stata effettuata mensilmente una videoregistrazione di circa 5 minuti, durante un momento di gioco libero, chiedendo alle educatrici di intervenire il meno possibile. L’età dei bambini al momento della prima osservazione varia tra 6 e 8 mesi, e per ogni bambino sono state effettuate 2-5 osservazioni, per un totale di 42 periodi di ripresa. Tutte le osservazioni sono state codificate da due osservatori, ottenendo un accordo soddisfacente (Cohen’s K compreso fra .61 e 1.00 per la motricità, e fra .74 e 1.00 per l’interazione). I disaccordi sono stati risolti con il confronto con un terzo osservatore.

Risultati: L’evoluzione del comportamento motorio appare in chiaramente nell’attività dei bambini, e le tappe previste sono state osservate sistematicamente. Anche l’interazione si modifica con l’età, pur rimanendo nel primo anno abbastanza limitata, contrariamente alle nostre aspettative. Inoltre abbiamo potuto osservare alcune differenze individuali nell’approccio dei bambini, più diretto o più distale, che si manifestano assai precocemente.

Discussione e conclusioni: Il lavoro è ancora preliminare, anche per le difficoltà a ottenere osservazioni regolari in ambiente naturale, senza interferire con l’attività del nido. Tuttavia le indicazioni a livello di ricerca e di intervento educativo si sono rivelate utili nel ripensare gli ambienti di vita dei bambini, e nel suggerire aree di ricerca, come quella delle differenze individuali, ancora poco esplorate in questa fascia di età.

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172 SIMPOSIO 5.6 - Terza comunicazione:

IL BAMBINO CON DISABILITÀ AL NIDO. STRATEGIE PER AGIRE L’INCLUSIONE Daniela Bulgarelli

Università della Valle d’Aosta

Introduzione: I nidi d’infanzia sono servizi inclusivi, che rispettano l’individualità, la cultura e la religione del bambino e della sua famiglia (Legge n. 107/2015). La ricerca qui presentata illustra alcune strategie messe in atto nei servizi per favorire l’inclusione dei bambini con disabilità.

Metodo: Il questionario “Il Bambino con Disabilità al Nido” (Bulgarelli, 2017) consiste di 30 domande raggruppate in 8 sezioni, e indaga le esperienze con bambini con disabilità da parte degli operatori del nido. La compilazione è avvenuta nel luglio 2017, da parte di 93 educatrici e 2 coordinatrici (tutte donne), afferenti a 10 nidi piemontesi. Sono stati raccolti 100 questionari: 5 educatrici hanno riferito di esperienze con due diversi bambini. Settantaquattro questionari sono riferiti a 55 bambini con disabilità: per 15 di essi sono stati restituiti almeno due questionari compilati, poiché due o più educatrici hanno riportato il loro punto di vista sull’esperienza vissuta con lo stesso bambino. I restanti 26 questionari sono stati compilati solo relativamente alla sezione dei dati anagrafici e dei bisogni formativi percepiti rispetto alla tema della disabilità al nido.

Questo studio riporta le risposte alle domande: a) “Quali adattamenti Lei e il Suo gruppo di lavoro avete messo in atto per favorire l'inclusione di questo bambino?”, categorizzate secondo 8 dimensioni individuate in base all’uso del lessico utilizzato (Relazione tra pari; Piccolo gruppo; Attenzione individualizzata; Comunicazione; Spazi; Materiali; Tempi; Attività); b) “Cosa secondo Lei facilitava e cosa ostacolava l'inclusione del bambino?”.

Risultati: Nel 33,8% delle risposte le educatrici riportano di dedicare un’attenzione individualizzata al bambino con disabilità e di preferire attività e routine in piccolo gruppo (29,7% delle risposte), per permettere al bambino di vivere in situazioni più calme. Le educatrici favoriscono la relazione tra i pari (18,9% delle risposte) e fanno da mediatori nella relazione con gli altri bambini. Rispetto alla

comunicazione (29,7%), le educatrici parlano dell’uso di un linguaggio semplice e chiaro, e spiegano di

attuare una semplificazione di richieste e al bambino. Inoltre riportano esperienze di adattamento di

spazi (21,6%), materiali (5,4%) e tempi (8,1%).

I principali facilitatori per l’inclusione sono l’organizzazione degli ambienti, la scelta dei giocattoli, l’organizzazione di attività e routine, anche in termini di durata e collocazione temporale, e il numero di educatori che gravitano sulla sezione. Le principali barriere percepite sono invece il numero di bambini in sezione e il rapporto numerico educatori/bambini.

Conclusioni: Alcune azioni per l’inclusione non sono citate e andrebbero quindi esplicitamente promosse: la sensibilizzazione generale al diritto allo sviluppo e all’educazione per tutti i bambini e la creazione di alleanze extrascolastiche con i servizi territoriali sociali e sanitari, e con le associazioni di genitori.

Parole chiave:

173 SIMPOSIO 5.6 - Quarta comunicazione:

GLI EFFETTI DEL COINVOLGIMENTO PATERNO SULLA QUALITÀ DEL SONNO DEI BAMBINI Simona De Stasio, Benedetta Ragni, Francesca Boldrini

Università di Roma LUMSA, Dipartimento di Scienze Umane

Introduzione: Nel primo anno di vita i bambini conquistano due tappe fondamentali dello sviluppo rispetto al sonno: il consolidamento e la regolarizzazione dei pattern di sonno-veglia. Lo stabilizzarsi di questi processi rappresenta spesso una sfida per i genitori, infatti, circa il 25-50% dei bambini fra i 18 e i 36 mesi soffre di problemi del sonno, mostrando difficoltà all’addormentamento e/o risvegli notturni, fonte di stress per la famiglia e motivo di consultazione pediatrica o neuropsichiatrica (Johnson & Mindell, 2011). In una prospettiva ecologica e transazionale (El-Sheikh &Sadeh, 2015) la qualità del sonno dei bambini risulta influenzata dai fattori appartenenti al contesto prossimale, fra i quali quelli genitoriali come il livello di stress percepito in relazione al proprio ruolo, il supporto sociale percepito, il livello di soddisfazione coniugale e il grado di coinvolgimento nella cura del bambino (Bernier et al., 2013). Mentre il coinvolgimento materno all'addormentamento è stato ampiamente approfondito in letteratura, un numero limitato di studi ha preso in considerazione quello paterno. L’obiettivo di questo lavoro è stato individuare i fattori che contribuiscono alla riduzione del numero di risvegli notturni, variabile utilizzata in letteratura per valutare la qualità del sonno nei primi anni di vita.

Metodo: Hanno partecipato 80 coppie genitoriali di bambini di età 18-36 mesi (M = 48). Entrambi i genitori hanno compilato: Emotional Regulation Checklist (Shields & Cicchetti,1995); Parent-Child Sleep Interaction Scale (Alfano,et al., 2013); Parent-Stress Index-Short Form (Abidin,1995); Social Provisions Scale (Cutrona & Russell, 1987); Dyadic Adjustment Scale-4 (Sabourin et al.,2005); un questionario ad-hoc per il coinvolgimento proprio e del partner percepito nella gestione del bambino ordinaria e all'addormentamento; un questionario ad-hoc per la rilevazione della presenza di difficoltà all’addormentamento e di risvegli notturni. Sono state effettuate correlazioni fra le variabili oggetto di studio e un modello di regressione gerarchica per valutare il ruolo predittivo di queste sulla qualità del sonno dei bambini.

Risultati: Il coinvolgimento paterno nella gestione del sonno e il supporto sociale percepito dal padre stesso correlano negativamente con il numero di risvegli notturni (rispettivamente r= -.27, p <.05; r= - .31, p < .05). Dai risultati della regressione emerge come un elevato supporto sociale paterno percepito (β= -.28, p <.05) e il suo coinvolgimento nella gestione del sonno (β= -.35, p <.001) predicano la varianza dei problemi del sonno in termini di risvegli notturni.

Conclusioni:I risultati mostrano come il supporto sociale percepito dal padre e il suo coinvolgimento nella gestione del sonno del bambino siano fattori protettivi per la qualità del sonno di quest’ultimo e sottolineano l’importanza che i padri rivestono nel consolidamento di pattern sonno-veglia regolari (Bernier et al.,2016;Tikotzky et al.,2015).

Parole chiave:

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Sesta sessione: mercoledì 19 settembre ore 11:30-13.00

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