• Non ci sono risultati.

Ritiro Sociale e Benessere dall’Infanzia all’Adolescenza: Quali Fattori Protettivi?

Proponente: S. Sette, Università di Roma La Sapienza

Discussant: E. Baumgartner, Università di Roma La Sapienza

Descrizione del simposio:

Diversi studi hanno sottolineato come stabilire relazioni sociali positive con gli altri (genitori, gruppo dei pari) possa rappresentare un compito di sviluppo fondamentale per il benessere e il funzionamento sociale sia dei bambini sia degli adolescenti (Rubin et al.,2015). E’ noto infatti come bambini e adolescenti in grado di stabilire relazioni armoniose con gli altri abbiano non solo relazioni sicure con i propri genitori ma anche più successo a scuola, ricevendo maggiore accettazione dal gruppo dei pari (Eisenberg et al.,2015). Tuttavia, alcuni bambini e adolescenti preferiscono attività solitarie, restando in disparte, spesso per una insicurezza nelle proprie capacità sociali e/o per l’eccessiva preoccupazione di essere giudicati negativamente dagli altri (Coplan et al.,2014), sebbene alcuni studi abbiano mostrato anche possibili risvolti positivi associati al comportamento solitario (Coplan, Ooi, & Baldwin,2018). All’interno di questa tipologia troviamo coloro che - per diverse motivazioni - preferiscono mettere in atto comportamenti socialmente ritirati, tra cui ad esempio i bambini e gli adolescenti timidi (Coplan et al.,2015). Ad oggi sappiamo ancora poco circa i fattori protettivi che possono aiutare i bambini e gli adolescenti a rischio di sviluppare comportamenti di ritiro sociale. Il presente simposio, composto da quattro contributi, si propone di individuare alcuni dei fattori protettivi che possono favorire l’adattamento sociale dei bambini e degli adolescenti socialmente ritirati. Proveremo a comprendere in diversi periodi di sviluppo (dall’infanzia all’adolescenza) e in differenti contesti (familiare e scolastico), il ruolo protettivo dei fattori individuali (la teoria della mente e la positivity) e di quelli relazionali (l’accettazione dal gruppo dei pari e l’attaccamento sicuro ai genitori) nel favorire il benessere e l’adattamento sociale di coloro a rischio di ritiro sociale. Il primo contributo, condotto utilizzando un approccio multi-informatore e multi-metodo, intende esaminare il ruolo protettivo dell’accettazione sociale per il benessere dei bambini timidi e socialmente disinteressati di età prescolare. Il secondo contributo vuole comprendere il ruolo che ha la positivity, da intendersi come la modalità di percepire se stessi e il proprio futuro da una prospettiva positiva, nel proteggere dai comportamenti di natura internalizzante (ansia, ritiro sociale) in un ampio gruppo di bambini e preadolescenti inglesi. Il terzo contributo intende invece comprendere, con uno studio longitudinale, il ruolo svolto dalla teoria della mente nel ridurre l’ansia sociale e nel favorire l’accettazione sociale durante la transizione alla scuola secondaria di primo grado. Infine, il quarto contributo, si propone di analizzare il ruolo svolto dall’attaccamento genitoriale sicuro nel prevenire la relazione negativa tra la timidezza e i sentimenti di autoefficacia in un ampio gruppo di adolescenti.

Parole chiave:

141 SIMPOSIO 4.7 - Prima comunicazione:

TIMIDEZZA, DISINTERESSE SOCIALE E FUNZIONAMENTO SOCIALE IN ETÀ PRESCOLARE: IL RUOLO PROTETTIVO DELL’ACCETTAZIONE DA PARTE DEI PARI. Stefania Sette1,2, Emma Baumgartner3, Federica Zava3, Robert Coplan4

1 Università di Roma La sapienza, Facoltà di Medicina e Psicologia,

2 Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI),

Roma

3 Università di Roma La sapienza, Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione 4 Carleton University, Ottawa (CA), Department of Psychology

Introduzione: I bambini timidi vivono generalmente un conflitto interno caratterizzato dal desiderio di interagire e da quello di evitare attivamente gli altri per via di emozioni quali paura, ansia o senso di colpa(Rubin et al.,2009).Di conseguenza, i bambini timidi sembrano essere meno accettati da parte dei pari e preferire attività solitarie(Coplan et al.,2014).Diversamente dai timidi, i bambini socialmente disinteressati prediligono attività solitarie poichè meno interessati ad interagire con gli altri(Coplan et al.,2013).Quest’ultimi, anche se abili nel relazionarsi con altri, vengono esclusi e rifiutati da parte dei compagni(Coplan&Weeks,2010).La letteratura ha individuato alcuni fattori che possono favorire l’adattamento sociale dei bambini timidi ma si sa ancora poco sui fattori che possono promuovere il benessere dei bambini socialmente disinteressati. In questo studio ci proponiamo di comprendere il ruolo

protettivo dell’accettazione sociale in un gruppo di

bambini timidi e socialmente disinteressati di età prescolare.

Metodo: Hanno partecipato 112 bambini(58 bambine;M=56.85mesi,DS=10.14) di due scuole dell’infanzia.Per rilevare la timidezza e il disinteresse sociale, i genitori hanno compilato la Child Social Preference Scale(Coplan et al.,2004).Le insegnanti hanno invece compilato la Social Competence and Behavior Evaluation Scale(Sette et al.,2015)per poter comprendere i comportamenti socialmente competenti(α=.91),quelli aggressivi(α=.87) e di ritiro sociale(α=.91).Per rilevare la preferenza dei bambini per le attività solitarie, abbiamo utilizzato la Preference for Solitary Play Interview(Coplan et al.,2014).L’accettazione sociale è stata infine rilevata con il test sociometrico(Asher et al.,1979).

Risultati:I risultati dell’analisi di regressione multipla hanno suggerito una interazione significativa tra l’accettazione sociale e la timidezza, così come tra l’accettazione e il disinteresse nel predire il funzionamento sociale. L’analisi delle simple slope ha suggerito che, a bassi livelli di accettazione sociale, si riscontra una associazione positiva tra la timidezza e la preferenza dei bambini per le attività solitarie(b=.15,p=.03), mentre ad alti livelli di accettazione sociale tale relazione risulta essere non significativa(b=-.12,p=.08).Inoltre abbiamo riscontrato una relazione positiva tra il disinteresse sociale e i comportamenti aggressivi a bassi livelli di accettazione sociale(b=.51,p=.01),mentre tale relazione è risultata non significativa a livelli più alti di accettazione sociale(b=-.04,p=.85).

Conclusioni: I risultati suggeriscono come la scarsa accettazione dal gruppo dei pari possa incrementare nei bambini timidi livelli più elevati di ansia e paura, riducendo il desiderio di interagire con gli altri. Al contrario nei bambini socialmente disinteressati che generalmente non sperimentano ansia nelle relazioni sociali la scarsa accettazione sembra aumentare maggiori comportamenti aggressivi e oppositivi verso il gruppo dei pari.

142 SIMPOSIO 4.7 - Seconda comunicazione:

LA SALUTE MENTALE NELLA TERZA INFANZIA E NELLA PRIMA ADOLESCENZA: IL RUOLO PROTETTIVO DELLA POSITIVITÀ

Flavia Cirimele, Jana Kvapilová, Mara Cattini, Belen Lopez-Perez, Antonio Zuffianò

Hope University Liverpool (UK), Department of Psychology

Introduzione: Dato l’aumento dei problemi internalizzanti in adolescenza (Bor et al., 2014), il presente studio ha avuto come scopo quello di esaminare il ruolo della Positività(P) nei bambini, intesa come una modalità di vedere se stessi, le proprie esperienze di vita e il futuro in modo positivo(Caprara et al.,2012). Studi precedenti hanno mostrato il ruolo protettivo della P rispetto a stili interpersonali caratterizzati da ansia ed evitamento (Castellani et al.,2016), stabilità emotiva(Caprara et al.,2012) e prosocialità(Luengo Kanacri et al.,2017). Tuttavia, nessuno studio sinora ha investigato il contributo della P nella terza infanzia e nella prima adolescenza. Specificamente, lo studio ha un duplice obiettivo:(1)testare la validità fattoriale della scala P nella terza infanzia in bambini di scuola primaria(età 6-11) e nella prima adolescenza(età 11-13), tramite analisi fattoriali esplorative(EFA) e confermative(CFA);(2)testare il ruolo protettivo della P in relazione a disturbi internalizzanti(INT), esternalizzanti(EXT), problemi emotivi(EMO) e comportamenti prosociali (PRO).

Metodo: La scala P e lo SDQ(Goodman,1997)sono stati somministrati a 742studenti di scuola primaria e secondaria in Inghilterra. Nello specifico, il gruppo di calibrazione(N=369)era formato da 219studenti(47.9%maschi)di scuola primaria(M=10.78,DS=.52)e da 150studenti(50.7%maschi)di scuola secondaria(M=13.58,DS=.92);il gruppo di validazione(N=373)era formato da 202studenti(46%maschi)di scuola primaria(M=10.71,DS=.52) e da 171studenti(48%maschi) di scuola secondaria(M=13.18,DS=.93).

Risultati: Nel gruppo di calibrazione, l’EFA ha indicato il modello ad un fattore della scala P come il più plausibile. Nel gruppo di validazione, la CFA ne ha confermato la struttura monofattoriale. Una CFA multigruppo (primaria vs secondaria)ha confermato l’invarianza scalare(factor loadings e intercette)della scala POS, come indicato dal cambio nel ΔCFI<.01(Cheung&Rensvold,2002). Gli indici di fit del modello scalare sono i seguenti:ΔCFI=.000, χ2(36)=63.599,p<.05,CFI=.963,TLI=.957,RMSEA=.065. Il confronto delle medie latenti tra i due gruppi d’età ha evidenziato che i bambini di scuola primaria riportavano una P media più alta(μ=3.90)rispetto ai ragazzi di scuola secondaria(μ=3.57). In termini di validità di costrutto, la P era associata negativamente con INT nella scuola primaria(β=-.550,p<.001)e nella secondaria(β=-.617,p<.001); inoltre, era associata positivamente con i PRO, sia nella scuola primaria(β=.468,p<.001)che nella secondaria(β=.436,p<.001), mentre risultava negativa l’associazione tra P e EXT nella primaria(β=-.524, p<.001)e nella secondaria(β=-.538, p<.001)e tra P ed EMO nella primaria(β=-.531, p<.001)e nella secondaria(β=-.551, p<.001).

Conclusioni: Questo studio ha dimostrato come la scala P sia valida nella terza infanzia e prima adolescenza e come la P rappresenti un fattore protettivo per la salute mentale. Le implicazioni pratiche di questo studio verranno discusse.

143 SIMPOSIO 4.7 - Terza comunicazione:

ANSIA SOCIALE E ADATTAMENTO SOCIALE: IL RUOLO PREDITTIVO DELLA TEORIA DELLA MENTE.

Luca Ronchi1, Robin Banerjee2

1 Università di Pavia, Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento 2 Università del Sussex di Brighton (UK), School of Psychology

Introduzione: L’ansia sociale è un fenomeno caratterizzato da paura o preoccupazione eccessiva di essere valutati negativamente in situazioni sociali. Essa genera elevato distress nell’individuo e, di conseguenza, può portare all’evitamento delle interazioni sociali. Data l’importanza della relazione sociale per il benessere e lo sviluppo sociale e cognitivo del bambino, l’individuazione di fattori protettivi contro l’insorgenza e il mantenimento del disturbo d’ansia sociale in età infantile rappresenta un’importante sfida per l’attuale ricerca scientifica.

Il presente studio longitudinale si inserisce in questo contesto ponendosi come obiettivo quello di indagare il potenziale ruolo dalla Teoria della mente (ToM), definita come l’abilità di comprendere e spiegare il comportamento proprio ed altrui in termini di stati mentali. Differenze individuali nella ToM sono state associate con maggiori livelli di accettazione sociale e minori livelli di rifiuto da parte dei pari (Banerjee, Watling, & Caputi, 2011; Slaughter, Imuta, Peterson, & Henry, 2015). Inoltre, alcuni studi hanno mostrato un’associazione concorrente e negativa tra ToM e ansia sociale in età scolare (Banerjee & Henderson, 2001). Sulla base di queste evidenze, ipotizziamo che differenze individuali nella ToM possano predire longitudinalmente livelli più bassi di ansia sociale e, in questo modo, promuovere il successivo adattamento sociale del bambino a scuola in termini di maggiore accettazione e minore rifiuto da parte dei pari.

Questa ipotesi è indagata in un periodo di sviluppo rilevante in tema di ansia sociale e adattamento sociale del bambino, ovvero la transizione alle scuole medie.

Metodo: Abbiamo reclutato un campione di 70 bambini all’inizio della prima media (tempo 1, età 11 anni e mezzo) e li abbiamo seguiti per un anno valutandoli nuovamente 6 mesi dopo (tempo 2, età 12) e 12 mesi dopo, all’inizio della seconda media (tempo 3, età 12 anni e mezzo). Ad ogni fase abbiamo valutato l’abilità di spiegare il comportamento altrui in contesti sociali sulla base di stati mentali utilizzando compiti avanzati di ToM (Strange stories e Silent films), il grado di accettazione e rifiuto in classe ed il livello d’ansia sociale riportato dai partecipanti, insieme ad abilità linguistiche e status socio-economico. Risultati: I modelli di equazioni strutturali mostrano che, al netto di abilità verbali, status socio- economico e stabilità nelle differenze individuali, maggiori abilità di ToM al tempo 1 predicono maggiore accettazione e minore rifiuto sociale ad un anno di distanza (Tempo 3), riducendo i livelli di ansia sociale riportati dai bambini al tempo 2.

Conclusioni: Il presente studio estende la nostra conoscenza circa le implicazioni sociali della ToM in età scolare. Suggerisce che la ToM può giocare un ruolo importante per l’adattamento sociale dei bambini nel periodo di transizione alle medie riducendone il vissuto d’ansia sociale quando si confrontano con situazioni nuove.

Parole chiave:

144 SIMPOSIO 4.7 - Quarta comunicazione:

TIMIDEZZA E SENTIMENTO DI AUTOEFFICACIA: IL RUOLO DEL LEGAME DI ATTACCAMENTO AI GENITORI.

Franca Tani, Simon Ghinassi

Università degli studi di Firenze, Dipartimento di scienze della salute

Introduzione: La timidezza è stata concettualizzata come la tendenza a provare ansia e a mostrare comportamenti inibiti nelle situazioni sociali (Cheek et al., 1990). Questa condizione rappresenta un fattore di rischio significativo per il benessere personale soprattutto durante l'adolescenza (Asendorpf, 2000; Karevold et al.,2011). Gli individui timidi, infatti, rispetto a quelli non-timidi, hanno maggiori problemi nell'esprimere le loro opinioni, tendono a dubitare delle proprie capacità, hanno minore stima in sé stessi e nella loro autoefficacia (Findlay et al., 2009). Le ricerche finora condotte hanno verificato che alcuni aspetti del contesto familiare, come la qualità dello stile genitoriale, giocano un ruolo rilevante nel moderare la relazione tra timidezza e benessere, sia nell'infanzia (Miller, 2012) che nell'adolescenza (Tani et al., 2014). Tuttavia ancora poco si sa del ruolo che la qualità dell'attaccamento ai genitori può svolgere come fattore di rischio ovvero di protezione nel moderare gli esiti disadattivi della timidezza durante l'adolescenza. Scopo principale di questo lavoro è quello di analizzare il ruolo di moderazione che l'attaccamento sicuro ai genitori può giocare nella relazione tra timidezza e sentimenti di autoefficacia. Metodo:La ricerca si è svolta su un campione totale di 398 adolescenti di età compresa tra 13 e 16 anni(M=14,50;DS=0,73).

Per rilevare la timidezza è stata utilizzata la versione italiana della Revised Cheek e Buss Shyness Scale (Ponti & Tani, 2009). Per rilevare i sentimenti di autoefficacia dei soggetti è stata utilizzata la Scala di Autoefficacia sociale percepita (Caprara, 2001). Per rilevare la sicurezza nel legame di attaccamento ad entrambi i genitori è stata impiegata la versione italiana dell' Inventory of Parent and Peer Attachment (IPPA, Guarnieri et al., 2010), nelle due forme parallele per madre e padre. Per esplorare l'influenza moderatrice del legame di attaccamento ai genitori sulla relazione tra timidezza e autoefficacia, sono state condotte due analisi di regressione gerarchica, separatamente per madri e padri.

Risultati:I risultati hanno mostrato un effetto di interazione significativo tra timidezza e attaccamento sicuro alla madre (β = .12, p = .005). In particolare, livelli elevati di attaccamento sicuro alla madre tendono a ridurre significativamente la relazione fra timidezza ed autoefficacia. Al contrario, non è emerso alcun effetto d’interazione significativo tra la timidezza e qualità del legame di attaccamento al padre (β = 0,05, p = 0,210).

Conclusioni:In linea con quanto emerso nell’indagine precedente, i nostri risultati confermano che il contesto familiare gioca un ruolo rilevante sul benessere dei timidi (Tani et al., 2014). In particolare, l'attaccamento sicuro alla madre si configura come un fattore protettivo importante in grado di ridurre gli esiti negativi della timidezza sul sentimento di autoefficacia, in un periodo di sviluppo critico come l'adolescenza.

Parole chiave:

145

Quinta sessione: mercoledì 19 settembre ore 8:30-10.00

Outline

Documenti correlati