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Psicopatologia materna e relazione col bambino: un approfondimento dalla

Proponente: M. Smorti, Università di Pisa

Discussant: P. Di Blasio, Università Cattolica del Sacro Cuore Milano

Descrizione del Simposio.

La gravidanza, il parto e il periodo post-natale sono periodi di grandi cambiamenti fisici e psicologici che possono costituire un evento stressante (Ammaniti et al., 1995) in grado di incidere sul benessere individuale della madre, del bambino, oltre che sull’andamento familiare. I cambiamenti psicologici della gravidanza che preparano la madre all’esperienza del parto, all’incontro col bambino e all’assunzione del ruolo genitoriale possono risultare estremamente gravosi per la madre e favorire l’emergere di ansia e depressione che spesso si mantengono dall’epoca prenatale a quella post-natale. I sentimenti ansiosi e depressivi in gravidanza, inoltre, influiscono sull’attaccamento col bambino nel periodo prenatale, sull’andamento del parto, sul benessere del bambino dopo la nascita e, più in generale sulla relazione madre-bambino. Scopo di questo simposio è quello di approfondire il ruolo di differenti fattori di rischio e di protezione nel periodo perinatale che possono promuovere il benessere psicosociale della madre e del bambino, ponendo una particolare attenzione alle variabili psicologiche individuali, ostetriche e relazionali.

Nello specifico, il contributo di Cenci e colleghi analizza il ruolo della sensibilità interpersonale nel predire la sintomatologia ansiosa e depressiva durante la gravidanza. Il lavoro di Mascheroni e colleghi considera l’attaccamento prenatale nelle gravidanze singole e gemellari rilevando come le donne che aspettano gemelli presentano un attaccamento minore ai figli ma che il supporto sociale percepito può favorire l’adattamento a questa esperienza. Il contributo di Ponti e Smorti analizza il ruolo che i sintomi depressivi durante la gravidanza e l’attaccamento prenatale al bambino hanno nell’influenzare l’andamento del travaglio e del parto e il benessere del bambino alla nascita. Infine, il contributo di Pisoni e colleghi indaga come la psicopatologia materna e il rischio perinatale nei bambini nati pretermine incidono sullo sviluppo neurologico di questi bambini e sulla qualità della relazione madre- bambino.

Parole chiave:

70 SIMPOSIO 2.7 - Prima comunicazione:

LA SENSIBILITÀ INTERPERSONALE PREDICE L’ANSIA E LA DEPRESSIONE MATERNA DURANTE LA GRAVIDANZA?

Giulia Cenci, Chiara Pazzagli, Livia Buratta, Claudia Mazzeschi

Università degli Studi di Perugia, Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione Introduzione: La transizione alla maternità è considerata un momento di grande vulnerabilità, spesso accompagnato da ansia e depressione (Alipour et al., 2012). Infatti, la presenza di ansia in epoca prenatale si aggira tra il 7% e il 20%, mentre la prevalenza di depressione perinatale è del 15,6% (Biaggi et al., 2015; Rotheram-Fuller et al., 2018). Depressione e ansia materna durante la gravidanza rappresentano inoltre importanti fattori di rischio per la depressione post partum, con effetti significativi a lungo termine sia per la madre che per il bambino (Dunkel Schetter & Tanner, 2012; Glover, 2015). La sensibilità interpersonale è una dimensione della personalità definita come un'eccessiva sensibilità al comportamento e ai sentimenti degli altri, per cui persone con un’elevata sensibilità interpersonale possono sperimentare maggior vulnerabilità alla depressione, senso di inadeguatezza e inferiorità, timidezza e minor assertività nelle relazioni (Boyce and Parker, 1989). L’Interpersonal Sensitivity

Measure (IPSM) è un self report volto a valutare l'ipersensibilità nelle relazioni interpersonali e ad

indagare l'inclinazione alla depressione (Boyce & Parker 1989). Studi precedenti hanno mostrato come la sensibilità interpersonale nel periodo prenatale possa essere un utile predittore di sintomi depressivi post

partum e della qualità della futura interazione madre-bambino (Boyce et al., 1998; Sakado et al., 1999,

Raine et al., 2016, Vidyanidhi & Sudhir, 2009). Occorrono tuttavia maggiori evidenze sul possibile uso dell’IPSM nel periodo prenatale e scarsi sono i lavori sulla relazione tra sensibilità interpersonale e ansia durante la gravidanza.

Metodo: Scopo del presente studio è pertanto quello di indagare il ruolo dell'IPSM nel predire la sintomatologia depressiva e ansiosa durante il secondo trimestre di gravidanza in un campione italiano di primipare (N = 223; MAge = 31,64 anni, SD = 4,84 anni). Sono stati somministrati un questionario socio-demografico, l’Interpersonal Sensitivity Measure (IPSM; Boyce & Parker, 1989), l’Edinburgh

Postnatal Depression Scale (EPDS; Cox et al., 1987) e la State-Trait Anxiety Inventory (STAI; Spielberger

et al., 1983). Sono state svolte analisi di regressione per esaminare separatamente il contributo dell'IPSM alla varianza spiegata nell’EPDS e nella STAI.

Risultati: I risultati mostrano come l'IPSM sia un importante predittore di depressione (β = .326; t(222) = 5.12, p < .001), ansia di stato (β = .323, t(222) = 5.07, p < .001) e ansia di tratto (β = .492; t(222) = 8.41, p<.001) nelle future madri in gravidanza.

Conclusioni: Verrà discusso il ruolo della sensibilità interpersonale come predittore di ansia e depressione materna nel periodo prenatale e le sue implicazioni cliniche.

71 SIMPOSIO 2.7 - Seconda comunicazione:

ATTACCAMENTO PRENATALE IN GRAVIDANZE GEMELLARI E SINGOLE: L’IMPATTO DI DIVERSI FATTORI BIOPSICOSOCIALI

Eleonora Mascheroni1, Merideth Gattis2, Lucia Bonassi3, Silvia von Wunster3, Chiara Ionio1 1 Università Cattolica di Milano, Dipartimento di Psicologia, CRIdee

2 Cardiff University (UK), School of Psychology

3 ASST Bergamo Est, Dipartimento medico U.O. Ostetricia e Ginecologia

Introduzione: L’attaccamento prenatale (AP), ovvero il legame che si sviluppa tra la gestante e il suo bambino (Muller, 1990), risulta essere un’importante dimensione legata all’adattamento psicologico delle madri in gravidanze gemellari (Damato, 2009).La futura madre deve identificarsi con due bambini contemporaneamente e creare uno spazio mentale per rappresentarli (Brustia et al., 2008). Nelle gravidanze gemellari i fattori che predicono l'AP sono simili a quelli riscontrati per le gravidanze singole (Damato, 2004), tuttavia le relazioni significative individuate risultavano deboli. Una possibile spiegazione è che questi fattori non sono stati studiati in interazione tra loro. Il contributo ha l’obiettivo di indagare: (a) AP delle madri durante la gravidanza gemellare; (b) i predittori dell'AP in interazione con il tipo di gravidanza (gemellare/singola).

Metodo: 18 mamme di gemelli e 21 mamme di singoli sono state reclutate in alcuni ospedali della provincia di Bergamo e valutate nel 3° trimestre di gravidanza (MEG=32.77, DS=3.39). Le donne hanno compilato specifici questionari per misurare: l’intensità dell’AP; la presenza di complicazioni durante la gravidanza e di aborti precedenti; stati affettivi negativi quali ansia, depressione, stanchezza; supporto percepito da partner, familiari e amici; paure e aspettative rispetto al parto; due principi che guidano i genitori nella cura del bambino: Structure rappresenta l’utilizzo di routine prestabilite. Attunement riflette la sintonizzione ai segnali del bambino.

Risultati: L’AP era più basso nelle donne che aspettavano gemelli (t=2.81, p>.01). La variabile gravidanza gemellare (1=sì/2=no) spiegava il 18% della varianza nel predire più bassi livelli di AP (R=.18, p<.05). La percezione di supporto dalla famiglia prediceva più alti livelli di AP (R=.22, p<.01), mentre la percezione di supporto da amici moderava la relazione tra tipo di gravidanza e AP (R=.26, p<.01). La gravidanza gemellare prediceva più basso AP nelle donne che percepivano bassi livelli di supporto da amici (t=-5.86, p<.001). Attunement prediceva più alti livelli di AP (R=.23, -p<.01), mentre

Structure moderava la relazione tra tipo di gravidanza e AP (R=.24, p<.01). La gravidanza gemellare

prediceva più basso AP nelle donne con punteggi bassi in Structure (t=-8.60, p<.001).

Conclusioni: I risultati suggeriscono l’importanza di considerare le peculiarità dell'esperienza di aspettare due gemelli. Clinici e operatori sanitari dovrebbero essere maggiormente consapevoli delle sfide associate alla gravidanza gemellare. Tali sfide sono spesso sottovalutate sia dalla società che dalle neo-mamme (Beck, 2002). Prestare attenzione sin dalla gravidanza alle peculiarità legate all’essere mamme di gemelli potrebbe promuovere maggiormente specifici interventi di sostegno e favorire la transizione alla genitorialità.

72 SIMPOSIO 2.7 - Terza comunicazione:

SINTOMATOLOGIA DEPRESSIVA MATERNA DURANTE LA GRAVIDANZA E BENESSERE DEL NEONATO

Lucia Ponti1, Martina Smorti2

1 Università di Firenze, Dipartimento di Scienze della Salute

2 Università di Pisa, Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica

Introduzione: La sintomatologia depressiva nelle donne in gravidanza rappresenta un rilevante

fattore di rischio per le donne e i bambini. Nello specifico, essa è associata a complicazioni

durante il travaglio (Pereira et al., 2009) e esiti maggiormente negativi del neonato (Grote et al.,

2010). Nonostante la relazione tra depressione durante la gravidanza ed esiti negativi durante il

travaglio e il parto siano abbastanza noti, meno attenzione è stata rivolta agli aspetti emotivi e

affettivi che potrebbero influenzare questa relazione. In particolare, la qualità dell'attaccamento

prenatale della madre verso il futuro nascituro è associata alla capacità delle donne di assumere

un adeguato ruolo materno e rappresenta un fattore di protezione durante il travaglio (Tani et

al., 2017).

Obiettivi: analizzare il ruolo della sintomatologia depressiva delle donne sugli aspetti clinici del

travaglio, sia direttamente che indirettamente, attraverso l'attaccamento prenatale verso i loro

bambini non ancora nati, e analizzare se questi aspetti influenzano il benessere del neonato,

misurato attraverso l'indice Apgar.

Metodo: Uno studio longitudinale è stato condotto su un totale di 203 donne primipare con

gravidanza singola (età media = 32,12, DS = 4,71) che sono state reclutate al terzo trimestre di

gravidanza. I dati sono stati raccolti in due momenti. Al T1 (31-32 settimana di gestazione) le

donne hanno compilato la versione italiana del Beck Depression Inventory (Ghisi et al., 2006) e il

Prenatal Attachment Inventory (Della Vedova et al., 2008). Al T2 (il giorno della nascita), il

personale sanitario ospedaliero ha registrato i dati clinici relativi al travaglio, parto (durata del

travaglio, durata dell'eventuale somministrazione di epidurale e/o ossitocina) e il benessere del

neonato con il punteggio di Apgar. I dati sono stati analizzati attraverso un modello di

equazione strutturale.

Risultati: Il modello ha mostrato buoni indici di adattamento (χ

2

=587.313, df=15, p<.000,

CFI=.97, TLI=.94, RMSEA=.07, SRMR=.04). In particolare, la sintomatologia depressiva

materna durante la gravidanza tende a promuovere un peggiore attaccamento prenatale

materno al nascituro, ed entrambe queste variabili tendono ad influenzare l’esperienza del

travaglio, misurata attraverso la sua durata e la quantità di epidurale e ossitocina necessari.

Tali aspetti, inoltre, tendono a influenzare negativamente l'indice Apgar.

Conclusioni: In linea con altri studi, la sintomatologia depressiva in gravidanza è un fattore di

rischio rilevante (Räisänen et al., 2014). Tuttavia, i nostri dati evidenziano l'importanza della

diagnosi precoce e del trattamento dei sintomi depressivi materni in gravidanza, perché una

riduzione di tale sintomatologia potrebbe migliorare il benessere della madre e favorire

l'attaccamento precoce verso il bambino e una più positiva esperienza di travaglio, aspetti che

potrebbero risultare in un maggiore benessere fisico del neonato.

73 SIMPOSIO 2.7 - Quarta comunicazione:

PSICOPATOLOGIA MATERNA E OUTCOME COGNITIVO NEI NEONATI PRETERMINE: UNO STUDIO ESPLORATIVO.

Camilla Pisoni1, Silvia Spairani2, Mauro Stronati1, Simona Orcesi2

1 Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, UOC Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale 2 Fondazione IRCCS Istituto Neurologico C. Mondino, UO Neurologia dell'Infanzia e dell'Adolescenza

Introduzione :Un’ampia letteratura riporta che circa oltre la metà delle madri di neonati pretermine sperimenta elevati livelli di ansia, associati a sintomi depressivi e/o stress, con ricadute sulla percezione della competenza genitoriale e sull'interazione madre-bambino (Helle et al., 2016; Lasiuk, Comeau, Newburn-Cook,2013). È stato inoltre dimostrato che un'interazione diadica problematica correla con ritardi nello sviluppo neurologico del neonato e può avere effetti diretti e indiretti sul bambino anche nel lungo termine (Forcada-Guex, Pierrehumbert, Borghini, et al., 2006; Forcada-Guex, Borghini, Pierrehumbert, Ansermet, Muller- Nix 2011).

Metodo: 29 neonati pretermine (˂34 settimane) e le loro madri sono stati valutati in due tempi: al t0, durante il ricovero del bambino nell'unità di terapia intensiva neonatale (TIN) e a 12 mesi di età corretta del bambino (t1).

Al t0, sono stati raccolti i dati socio-demografici e ostetrici materni, oltre ai dati relativi al rischio perinatale (PERI); ogni madre ha inoltre compilato i seguenti questionari self-report: Parental Stressor Scale: (PSS:NICU); Modified Perinatal PTSD Questionnaire (MPPQ); State-Trait Anxiety Inventory (STAI-Y); Center for Epidemiologic Studies Depression Scale (CES-D) e Multidimensional Scale of Perceived Social Support (MSPSS).

Al t1, le madri hanno nuovamente compilato i seguenti questionari: MPPQ, STAI Y1-Y2, CES-D e MSPSS in aggiunta a Parenting Stress Index-Short Form (PSI-SF) e Maternal Postnatal Attachment Scales (MPAS). I bambini sono stati sottoposti a esame neurologico utilizzando la scala Griffiths (GMDS-R), si è inoltre valutata la relazione diadica mamma-bambino tramite CARE-Index.

Risultati: Per quanto riguarda l’assessment psicologico materno, permangono elevati i valori di distress; non vi sono variazioni significative tra t0 e t1, ad eccezione di un decremento dell’ansia di stato e tratto (p<.001) e del supporto sociale (p<.001). Il rischio perinatale del bambino appare la variabile maggiormente influente sulla sintomatologia materna in TIN, in particolare rispetto ad ansia di stato (r=.46), PTSD (r=.61) e stress (r=.44). L’outcome neurologico dei bambini è sostanzialmente buono, ed è inversamente correlato allo stress materno percepito in TIN (PTSD (r=-.45) e stress (r=-.49)). La sincronia diadica al CARE-Index risulta inadeguata in 13 coppie (46.43%) sebbene non siano emerse correlazioni tra la sincronia diadica e dati perinatali infantili, variabili psicologiche materne (t0 e t1) e sviluppo cognitivo del bambino valutato al t1.

Conclusioni: I risultati, in linea con la letteratura presente, mostrano che il rischio perinatale rappresenta la variabile che maggiormente influenza l’assetto psicologico materno. Nonostante la numerosità delle variabili psicologiche indagate, lo stress in TIN risulta essere l’unico elemento ad influenzare negativamente lo sviluppo cognitivo del bambino a 12 mesi di età corretta (3). I risultati ottenuti sottolineano la necessità di fornire alle madri un supporto adeguato precoce in TIN, allo scopo di preservare la genitorialità dall’eccessivo stress percepito in TIN.

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Terza sessione: martedì 18 settembre ore 8.30-10.00

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