• Non ci sono risultati.

Omogenitorialità: percezioni sociali, parenting e benessere dei bambini e delle

Proponente: R. Baiocco, Università di Roma La Sapienza

Discussant: L. Barone L., Università degli Studi di Pavia

Descrizione del simposio:

Negli ultimi anni il numero di studi sull’omogenitorialità è cresciuto notevolmente, tuttavia alcune aree che riguardano in particolare la genitorialità e il benessere dei bambini che crescono nelle famiglie con genitori gay e lesbiche risultano ancora relativamente poco esplorate nel contesto italiano. Una recente meta-analisi (Fedewa, Black & Ann, 2015) ha, inoltre, ribadito l’importanza di analizzare la qualità della relazione genitoriale e il benessere socio-emotivo dei bambini attraverso metodologie che includano non solo strumenti self-report ma anche metodologie osservative e interviste standardizzate. Al tempo stesso, dato l’aumento delle famiglie composte da genitori dello stesso sesso e la pluralità dei contesti in cui i loro figli si interfacciano, come per esempio la scuola e altre famiglie eterogenitoriali, è fondamentale rilevare la percezione sociale di queste nuove composizioni familiari.

Il primo contributo di Carone, Lingiardi e Baiocco utilizza una procedura multi-metodo e multi- informante per confrontare la qualità del parenting, il livello di adattamento e la percezione dello stigma in 40 famiglie di padri gay che hanno concepito con surrogacy e 40 famiglie di madri lesbiche che hanno concepito con inseminazione artificiale, tutte con figli tra i 3 e i 9 anni. Lo studio, inoltre, approfondisce il ruolo della struttura e dei processi familiari nel determinare il benessere psicologico dei bambini.

Il secondo contributo di Carta e Ozturk indaga la qualità della relazione di cura tra madre e bambino in termini di livelli materni di coerenza della mente, diponibilità emotiva diadica, stress genitoriale e alleanza genitoriale in 20 famiglie di prima costituzione con madre lesbica e nei rispettivi 20 figli di età prescolare. Nello specifico, lo studio esplora se lo status di madre biologica o non biologica si associa al funzionamento della coppia genitoriale e alla qualità dello scambio emotivo diadico, considerando anche un possibile effetto del genere del bambino.

Il terzo contributo di Rollè, Gerino, Caldarera e Brustia esamina in un campione di 378 soggetti con un’età compresa tra i 18 e gli 86 anni se il genere, l’età, gli atteggiamenti cognitivi ed emotivi e il sessismo ostile e benevolo sono predittori significativi degli atteggiamenti verso l’omogenitorialità. Il quarto contributo di Costabile, Manfredi e Servidio analizza il ruolo dell’orientamento politico, del contatto e del pregiudizio nell’espressione di credenze negative verso l’omogenitorialità in un campione di 87 educatori di nido e maestri/e di scuola primaria e dell’infanzia tra i 20 e i 60 anni.

I risultati delle ricerche proposte offrono importanti risvolti applicativi negli interventi di formazione, per esempio di psicologi, medici, insegnanti e assistenti sociali, e nella realizzazione di progetti volti alla promozione del benessere e della salute mentale delle famiglie con genitori gay e lesbiche e dei loro bambini/delle loro bambine.

Parole chiave:

160 SIMPOSIO 5.4 - Prima comunicazione:

IL FUNZIONAMENTO SOCIO-EMOTIVO NELLE FAMIGLIE CON MADRE LESBICA: QUANTO CONTA ESSERE MADRE BIOLOGICA O NON BIOLOGICA?

Andrea Carta, Yagmur Ozturk,

Università degli Studi di Pavia, Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento Introduzione: La maggior parte delle ricerche sulle famiglie di prima costituzione con madre lesbica hanno avuto l’obiettivo di stabilire, in un’ottica comparativa, l’adeguatezza della genitorialità omosessuale ed il benessere socioemotivo infantile. Un numero minore di studi ha invece indagato la specificità di funzionamento di questa tipologia di famiglia che si caratterizza per la presenza di due madri di cui una sola legata biologicamente al figlio. Una delle questioni rilevanti da affrontare riguarda infatti il ruolo del legame biologico e non biologico tra madre e figlio nell'influenzare il funzionamento socioemotivo del nucleo familiare, questione principalmente indagata su famiglie adottive e affidatarie. Obiettivo dello studio è di indagare la qualità della relazione di cura tra madre e bambino, esplorando se lo status di madre biologica o non biologica giochi un ruolo nel funzionamento della coppia genitoriale e se si associ alla qualità dello scambio emotivo diadico, considerando anche un possibile effetto del genere del bambino.

Metodo: 20 famiglie di prima costituzione con madre lesbica (M = 40.77 SD = 6.63) e i rispettivi 20 figli di età prescolare (M = 30.5 mesi SD = 21.4). Variabili misurate: livelli materni di coerenza della mente (Adult Attachment Interview), disponibilità emotiva diadica (Emotional Availability Scales - 4a edizione), stress genitoriale (Parenting Stress Index-Short Form) e alleanza genitoriale (Parenting Alliance Measure). Al fine di analizzare la associazioni tra le variabili in oggetto sono stati condotti t test e modelli di moderazione.

Risultati: I risultati mostrano che i livelli di coerenza della mente del genitore si associano alla disponibilità emotiva materna nelle interazioni diadiche, indipendentemente dallo status di madre biologica o non biologica (b = -.37, t = -1.93, p = .06); inoltre i livelli materni di coerenza della mente si associano alla disponibilità emotiva del bambino nelle interazioni con la propria madre, indipendentemente dal genere del figlio (b = -.18, t = .29, p = .77). Infine, i risultati hanno evidenziato che l’alleanza genitoriale si associa allo stress genitoriale (F(1, 18) = 5.1, p = .03, β = -.76) solo nelle madri biologiche.

Conclusioni: I risultati ottenuti confermano il ruolo dello stato mentale del genitore relativo all’attaccamento nel favorire una relazione emotivamente disponibile tra la madre e il bambino, piuttosto che la presenza o assenza del legame biologico nella diade, o il genere del figlio. Inoltre, si evidenzia una diversa gestione dello stress nei processi di cura da parte della madre biologica che, rispetto alla madre non biologica, sembra usufruire maggiormente dell’alleanza di coppia per far fronte allo stress genitoriale.

Parole chiave:

161 SIMPOSIO 5.4 - Seconda comunicazione:

FAMIGLIE DI PADRI GAY CHE HANNO CONCEPITO CON SURROGACY: QUALITÀ DELLA GENITORIALITÀ, STIGMA E BENESSERE PSICOLOGICO DEI BAMBINI

Nicola Carone1, Vittorio Lingiardi2, Roberto Baiocco1

1 Università di Roma La Sapienza, Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione 2 Università di Roma La Sapienza, Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica

Introduzione: La ricerca sulla qualità delle relazioni familiari e sul benessere psicologico dei figli di coppie dello stesso sesso si è concentrata in modo quasi esclusivo sulle famiglie con madri lesbiche, mostrando che non vi sarebbero differenze rispetto a famiglie eterogenitoriali in termini di funzionamento familiare, genitorialità e benessere psicologico dei bambini. Pochi studi hanno coinvolto anche famiglie di padri gay che hanno concepito con surrogacy – la tecnica di fecondazione assistita che ha suscitato maggiori controversie nel campo della psicologia e della medicina riproduttiva.

Metodo: Il presente studio confronta 40 famiglie di padri gay con 40 famiglie di madri lesbiche che hanno concepito all’estero, rispettivamente, con surrogacy e inseminazione artificiale, con figli di età 3–9 anni (Mmesi = 72.1, DS = 25.1). Sono state somministrate interviste semi-strutturate, questionari standardizzati e osservazioni video-registrate coinvolgendo 160 genitori, 80 bambini, 76 insegnanti e un neuropsichiatra infantile. Gli obiettivi indagati sono i seguenti:

1) verificare se la struttura familiare (famiglia con padri gay vs madri lesbiche; concepimento con surrogacy vs inseminazione artificiale) si associa all’adattamento psicologico dei bambini, alla qualità della genitorialità e della relazione genitore-bambino, e allo stigma percepito;

2) verificare se l’adattamento psicologico dei bambini è predetto maggiormente dalla struttura familiare o dalla qualità dei processi familiari.

Risultati: L’analisi dei Modelli Lineari Gerarchici mostra che, controllando per le variabili socio- demografiche, l’unica differenza in riferimento alla struttura familiare riguarda maggiori livelli di stigma percepito dai padri gay rispetto alle madri lesbiche, b = -1.71, t(80) = -3.22, p < .05. I problemi esternalizzanti dei bambini risultano predetti da alti livelli di stigma, b = 0.17, t(129) = 3.46, p < .01, alti livelli di genitorialità negativa, b = 0.73, t(152) = 3.52, p < .01, e dal genere maschile dei bambini, b = - 0.53, t(77) = -2.61, p < .05, ma non dalla struttura familiare, b = 0.13, t(78) = 0.64, p = .53. Le madri lesbiche riportano maggiori problemi internalizzanti nei loro figli, b = 0.49, t(76) = 2.34, p < .05. I problemi internalizzanti sono predetti anche da alti livelli di stigma, b = 0.13, t(129) = 2.84, p < .01. Ripetendo le analisi con le valutazioni delle insegnanti e del neuropsichiatra infantile, la struttura familiare non predice significativamente i problemi psicologici dei bambini.

Conclusioni: In linea con la letteratura, né la paternità gay né il concepimento con surrogacy sembrano essere, di per sé, fattori di rischio per la qualità della genitorialità e lo sviluppo psicologico dei bambini. I risultati hanno implicazioni sia per la nostra comprensione teorica dei processi di sviluppo in famiglie omogenitoriali sia per la regolamentazione dell’accesso alle tecniche di fecondazione assistita da parte di persone gay e lesbiche.

Parole chiave:

162 SIMPOSIO 5.4 - Terza comunicazione:

ATTEGGIAMENTI NEI CONFRONTI DELL’OMOGENITORIALITÀ Luca Rollè, Eva Gerino, Angela M. Caldarera, Piera Brustia

Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Psicologia

Introduzione: Parlare di omogenitorialità oggi implica ancora troppo spesso parlare di atteggiamenti positivi o negativi nei confronti non solo delle coppie composte da due gay o da due lesbiche, ma soprattutto di come queste siano in grado o meno di crescere dei figli. Nonostante numerose ricerche nazionali e internazionali abbiano dimostrato che non vi siano sostanziali differenze tra un bambino cresciuto in una coppia eterosessuale e un bambino cresciuto in una coppia gay o lesbica sono ancora molte le resistenze nei confronti di questo tema. Si è inoltre notato come alcune variabili quali il sessismo, gli atteggiamenti nei confronti dei gay e delle lesbiche, gli stati affettivi positivi e negativi siano legate agli atteggiamenti nei confronti dell’omogenitorialità.

Obiettivo del presente studio è stato quello di analizzare modelli causali che testino, nella determinazione dell’atteggiamento verso le dimensioni dell’omogenitorialità (Sviluppo infantile, Accesso alla legalizzazione e Attitudine parentale), il ruolo delle variabili genere, età, atteggiamenti (cognitivi ed emotivi) nei confronti dell’omosessualità e sessismo (ostile e benevolo).

Metodo: Alla ricerca hanno partecipato 378 soggetti con un’età compresa tra i 18 e gli 86 anni (M= 32.24; DS= 14.04), 60% maschi e 40% femmine. I partecipanti hanno compilato un questionario volto a rilevare le principali variabili socio-demografiche, gli atteggiamenti cognitivi ed emotivi (ATGL- L/ATGL-G; PANAS) nei confronti della popolazione LG, il sessismo nella sua componente ostile e benevola (ASI), l’atteggiamento nei confronti dell’omogenitorialità. Si sono svolte le principali analisi descrittive monovariate e bivariate e tre modelli di regressione multipla per blocchi.

Risultati: L’analisi di regressione ha mostrato che tutte le dimensioni dell’omogenitorialità sono predette dagli atteggiamenti cognitivi verso le persone omosessuali, dall’atteggiamento emotivo e dal sessismo. Esiti differenti si sono ottenuti relativamente alle altre variabili incluse nei modelli: il genere non risulta essere, in nessun caso, un predittore significativo; l’età lo è solo nel caso dell’attitudine parentale.

Conclusioni: Gli atteggiamenti verso le persone gay e lesbiche e il sessismo risultano influenzare trasversalmente gli atteggiamenti dei partecipanti rispetto a tutte e tre le dimensioni concernenti l’omogenitorialità. Ciò fornisce delle possibili indicazioni nella progettazione di specifici interventi di formazione e prevenzione primaria a favore delle diverse figure professionali (psicologi, educatori, insegnanti, assistenti sociali) che operano in contesti in cui possono essere intercettate dinamiche discriminatorie relative all’omogenitorialità.

Parole chiave:

163 SIMPOSIO 5.4 - Quarta comunicazione:

ATTEGGIAMENTI DI EDUCATRICI DEI NIDI E MAESTRI/E: BAMBINI CHE CRESCONO CON GENITORI DELLO STESSO SESSO

Angela Costabile1, Francesca Manfredi2, Rocco Servidio1

1 Università della Calabria, Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione, 2 Pedagogista

Introduzione: L’omogenitorialità è il legame, di diritto o di fatto, tra uno o più bambini (sia figli biologici che adottati) e una coppia di persone dello stesso sesso. Le ricerche sulla omogenitorialità, negli ultimi anni, hanno suscitato l’interesse dei ricercatori a indagare atteggiamenti, credenze e pregiudizi nei confronti delle famiglie con genitori dello stesso sesso (Baiocco et al., 2015). Nel nostro paese lo stato di cittadinanza delle persone gay e lesbiche in materia di diritti e tutele stenta ad essere socialmente accettato. Manca, inoltre, una narrazione della genitorialità tra persone dello stesso sesso e molti di loro scelgono di avere figli e se la legge lo consentisse, sceglierebbero anche di adottarli (Lalli, 2009). Avere genitori dello stesso sesso può nuocere al bambino? All’interno di questo contesto teorico è rilevante anche indagare le percezioni degli insegnanti e degli educatori i quali hanno il compito non solo di contribuire alla formazione dei bambini, ma anche di accrescere il loro benessere psicofisico.

L’obiettivo principale dello studio, pertanto, è di esplorare gli atteggiamenti di educatori e maestri/e nei confronti di bambini con genitori dello stesso sesso. Nello specifico, si sono volute indagare le credenze di educatori e insegnanti sugli effetti della omogenitorialità e le concezioni che hanno sul loro sviluppo. Metodo: Hanno partecipato allo studio 87 tra educatori di nido e maestri/e di scuola primaria e dell’infanzia (2 maschi e 85 femmine) di età compresa tra 20 e 60 anni (M = 37.16, DS = 8.99). Lo studio ha previsto l’uso delle seguenti scale: la Beliefs about Children’s Adjustment in Same-Sex Families (SBCASSF) per misurare le convinzioni degli adulti nei confronti dei bambini cresciuti in famiglie dello stesso sesso, la Beliefs on Same-Sex Parenting (BOSSP-P e BOSSP-M) per stimare la presenza o assenza di opinioni moralistiche e pregiudizi riguardo alle competenze genitoriali delle coppie dello stesso sesso e l’Attitudes Toward Lesbians and Gay Men (ATLG) per valutare gli atteggiamenti delle persone eterosessuali verso lesbiche e gay. Infine, una scheda per la raccolta di dati socio-anagrafici tra cui anche le esperienze di contatto con persone gay e/o lesbiche.

Risultati: I risultati hanno evidenziato che l’orientamento politico (β = -.37), le esperienze di contatto con persone gay e/o lesbiche (β = -.29), il pregiudizio sessuale (β = .19) e il Parental Adjustment (BOSSP- M) (β = -.46) erano predittori significativi dell’Individual Opposition (R2 adattato .63). L’età (β = .23),

invece, era un predittore significativo solo quando nel modello sono inserite le scale del pregiudizio sessuale e la BOSSP-M e BOSSP-P. Il livello di istruzione (β = -.34) e l’orientamento politico (β = -.31) sono risultati gli unici predittori significativi del Normative Opposition (R2 adattato .32). Infine, tutte le

scale considerate per l’analisi hanno mostrato valori significativi di correlazione.

Conclusioni:I risultati sembrano confermare gli studi precedenti, ossia il ruolo dell’orientamento politico, del contatto ed il pregiudizio nella espressione di credenze negative nei confronti di famiglie omogenitoriali.

164

Outline

Documenti correlati