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Gli assi del minimalismo (e quelli per una prospettiva alternativa)

Soggetti in contesto: vulnerabilità e diritti umani di T HOMAS C ASADEI ∗

1. Gli assi del minimalismo (e quelli per una prospettiva alternativa)

Come ha osservato Roberto Esposito, “basta una rapida occhiata al panora- ma mondiale e si è costretti ad ammettere che oggi nessun diritto è meno garan- tito di quello alla vita” 1. “In relazione ai mezzi tecnici dell’uomo, la spropor- zione tra la parte di vita umana garantita e potenziata ben al di là dei suoi biso-

gni e la parte di vita umana ‘condannata a morte’ per fame, guerra, malattie en- demiche ha raggiunto livelli insostenibili” 2. Lo stesso vale per quella sorta di

“morte prolungata” 3 dovuta a condizioni estreme di subordinazione come sono,

ad esempio, le forme contemporanee della schiavitù 4. È nelle maglie di questa

“sproporzione” che si innestano quelle indagini critiche che mirano a delegitti- mare la dottrina, la cultura e il linguaggio dei diritti e a cogliere, tra i tratti di- stintivi dell’epoca presente, la proliferazione delle retoriche dei diritti umani nello spazio di discorso pubblico e politico 5. L’unico diritto per milioni di per-

1 R. ESPOSITO, Terza persona. Politica della vita e filosofia dell’impersonale, Einaudi,

Torino, 2007, p. 7.

2 Ibid.

3 “Morte prolungata” è quella “morte sociale” con la quale O. P

ATTERSON, Slavery and

Social Death. A Comparative Study, Harvard University Press, Cambridge (Mass.), 1982, p.

13, ha inteso concettualizzare e interpretare, in maniera univoca, la schiavitù: “il dominio permanente e violento di individui alienati dalla nascita e privati in ogni senso del loro ono- re” e della loro “essenziale dignità umana”.

4 Su questo aspetto vedi infra, anche per alcuni riferimenti bibliografici.

5 Per una “ricognizione di alcune delle diverse forme in cui si declina la progressiva de-

legittimazione della cultura dei diritti e di una lettura critica degli argomenti sui quali esse si fondano” si veda T. MAZZARESE, Ripensare la cultura dei diritti?, in T.MAZZARESE,P.PA- ROLARI (a cura di), Diritti fondamentali. Le nuove sfide. Con un’appendice di Carte re-

sone sembra essere “il diritto a rimanere in silenzio” 6; in vaste zone del pianeta

l’assenza di voce e l’invisibilità dei corpi accompagna la morte per il mancato soddisfacimento dei bisogni più elementari 7.

Del tutto aperta è, quindi, “la questione – non meramente procedurale, ma

latamente politica – di una tutela sufficientemente rapida dei diritti umani (in

quanto, assai spesso, giustizia ritardata equivale a giustizia “denegata”), piena- mente universale (senza zone del mondo, o campi di illecito, che rimangano “scoperti”), realmente effettiva (che non riguardi solo “alcuni”, fra i molti, sog- getti coinvolti) e veramente integrale (non limitata solo a una garanzia “parzia- le” dei diritti)” 8.

Di fronte alla portata di questa sfida, da più parti si registra una “crisi del- l’età dei diritti”, alla quale – da un punto di vista teorico – si cerca di rispondere con diverse strategie argomentative. Una di quelle più seguite, e più discusse, negli ultimi tempi è rappresentata dalle tesi del minimalismo dei diritti. Di tale strategia offre un esempio paradigmatico l’elaborazione teorica di Michael Ignatieff 9. Proprio da questa valenza esemplare – che trova puntuali riscontri

nell’orientamento delle politiche degli Stati su scala internazionale, nonché nel- la realizzazione di uno “Stato minimo” nei contesti nazionali – discende, a mio avviso, l’utilità di un serrato confronto con le sue argomentazioni, e dunque, conseguentemente, una critica che, a partire dall’interno dei suoi dispositivi concettuali, ne faccia emergere incongruenze, aporie, limiti, carenze.

Ripercorrendo schematicamente l’analisi messa a punto da Tecla Mazzare- se 10, si possono individuare quattro caratteri salienti, per così dire quattro “as-

si”, del minimalismo dei diritti tratteggiato da Ignatieff 11:

a) in primo luogo, ciò che risulta prioritario, relativamente al fondamento dei diritti, è il criterio della tutela della “capacità di agire” (human agency) e della salvaguardia di una forma di libertà identificata con la “libertà negativa” (cosa,

6

Così M. GIBNEY, Introduzione a AA.VV., La debolezza del più forte. Globalizzazione e

diritti umani, a cura di M.J. GIBNEY, Mondadori, Milano, 2004, p. 7.

7 Secondo fonti dell’Amref (la principale organizzazione sanitaria privata, senza fini di

lucro, presente in Africa Orientale), nel mondo oltre un miliardo di persone non ha accesso all’acqua pulita e due milioni di bambini muoiono, ogni anno, a causa di malattie provocate dall’acqua sporca.

8 Così A. SPADARO, Dai diritti “individuali” ai doveri “globali”, Rubbettino, Soveria

Mannelli (CZ), 2005, p. 32.

9 M. IGNATIEFF, Una ragionevole apologia dei diritti umani (2001), Feltrinelli, Milano,

2003.

10

T. MAZZARESE, Minimalismo dei diritti: pragmatismo antiretorico o liberalismo indi-

vidualista?, in “Ragion pratica”, 26, 2006, pp. 179-208.

questa, che rimanda ad una concezione del diritto imperniata su un’idea di egua- glianza meramente formale e, perciò, “cieca rispetto alle differenze”);

b) in secondo luogo, sottesa a tale elaborazione – per quanto di rado esplici- tata o, forse, intenzionalmente celata – è una specifica visione dell’uomo che si può genericamente indicare, in prospettiva filosofico-politica, con la formula del “liberalismo individualista” 12;

c) in terzo luogo, si connette a questo approccio una strategia deflazionista che circoscrive, come osserva Mazzarese, “il catalogo dei diritti” “alle libertà civili, alle libertà che sole definiscono e tutelano la capacità di agire di ogni in- dividuo” 13. Si tratta di una tesi certamente non nuova nel dibattito giusfilosofico ma che, di fatto, víola gli assunti di molte delle Convenzioni internazionali che nel secondo dopoguerra si sono susseguite per precisare e specificare i diritti di soggetti particolarmente deboli e vulnerabili 14;

d) in quarto luogo, al minimalismo dei diritti si riconnette – relativamente “alle eventuali garanzie e alle possibili modalità di tutela (inter)nazionale dei diritti” – una visione fortemente interventista, all’insegna di un “robusto” uni-

versalismo dei diritti umani. Le teorie dell’intervento “umanitario” e della guer-

ra “giusta” 15 attestano emblematicamente queste implicazioni.

Anticipando quelle che saranno le conclusioni di questo contributo, una stra- tegia alternativa si dovrebbe connotare per quattro diversi aspetti, elaborati in opposizione rispetto alla configurazione del“minimalismo dei diritti”, differen- ziandosi – al contempo – anche dalle teorizzazioni che si muovono verso la “proliferazione”. Tale strategia:

a) assegna una centralità, pari a quella della capacità di agire, alla dignità della persona umana (dignity) e alla libertà intesa come non oppressione, o – più analiticamente – come “non dominio” 16;

12 Il senso di quest’osservazione consiste nell’opportunità di comprendere, in profondità,

i presupposti che strutturano le argomentazioni in materia di giustificazione e riconoscimen-

to dei diritti umani.

13 T. MAZZARESE, Minimalismo dei diritti, cit., p. 199.

14 Occorre comunque precisare che specificazione e proliferazione non sono necessaria-

mente in tensione. La proliferazione costituisce una delle possibili conseguenze della molti- plicazione dei diritti.

15

A questo proposito, si può individuare una chiara vicinanza, seppure nel contesto delle rispettive revisioni e ambivalenze, tra le tesi di Ignatieff e quelle di Walzer, entrambi firma- tari del celebre manifesto What We Are Fighting For, in “The Washington Post”, 12 febbraio 2002. Sul punto si può vedere il saggio di Luca Baccelli in questo stesso volume. Cfr., inol- tre, dello stesso BACCELLI, I diritti dei popoli. Universalismo e differenze culturali, Laterza,

Roma-Bari, 2009, pp. 53-63.

16 Nell’accezione elaborata da Ph. P

ETTIT, Il repubblicanesimo. Una teoria della libertà e

b) rinvia ad una visione dell’essere umano che mette al centro i bisogni dei diversi individui e che conduce a portare l’attenzione verso la pluralità dei sog- getti e dei bisogni stessi;

c) prefigura, anziché una “strategia deflazionista”, una strategia della sobrie- tà (nell’esercizio) dei diritti, e dunque un possibile bilanciamento anche rispetto alla proliferazione dei diritti stessi;

d) implica, infine, un radicamento nei contesti e nei luoghi, non rinunciando al potere, insito nella logica stessa dei diritti, di emancipare dalle situazioni di sofferenza, vulnerabilità, oppressione e dominio.

Per definire meglio questa prospettiva, tuttavia, è necessario ridisegnare lo scenario entro il quale si posiziona la discussione sui diritti umani, mettendo a fuoco alcuni nodi problematici, nonché alcune questioni, che possono scorgersi solamente assumendo angolazioni prospettiche stando, per così dire, “ai margi- ni”. Tale scenario può essere articolato, come si vedrà ora, seguendo diverse traiettorie.

2. Ipotesi di articolazione: a partire da una semantica della disugua-

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