• Non ci sono risultati.

Diritti e soggetti “reali”

6 “Madre natura” o “mauvaises mères”? Il ritorno della mitologia del l’essere madre

7. Diritti e soggetti “reali”

Non vi è dubbio che, grazie al lavoro e alle battaglie dei movimenti femmi- nisti “storici”, molti diritti siano stati conquistati e molti obiettivi siano stati raggiunti. È probabilmente questa consapevolezza che ha condotto all’afferma- zione “il patriarcato è finito”, da cui ha preso avvio la mia trattazione. Tuttavia, come ho tentato di evidenziare in queste pagine, la condizione delle donne è an- cora fortemente precaria e la tutela delle specificità delle donne è ancora in via di elaborazione e di evoluzione.

La riflessione è in corso. A più livelli. Quello accademico, intellettuale, for- se è il piano che più fatica a sintetizzare le questioni più rilevanti e a proporre letture chiarificatrici. Sembra muoversi più agilmente il piano operativo: penso ai centri anti-violenza, ai nuovi gruppi di lavoro sulla medicina di genere, alle donne impegnate in politica, alla vita delle associazioni, addirittura alle blog- ger. Sono questi soggetti “reali” quelli che ora sono maggiormente in grado di individuare i “nuovi” diritti, le “nuove” tecniche, tutele, garanzie utili al fine di rimuovere gli ostacoli e i drammi che pesano esclusivamente sul genere fem- minile.

Non solo. Sul piano delle “prassi esistenziali” stanno avvenendo delle rivo- luzioni che produrranno, nel lungo termine, effetti rilevantissimi, in particolare sul modo di intendere le relazioni tra i sessi, tra i generi, sulla ridistribuzione dei ruoli e delle competenze, e, pure, sul metodo educativo 53. I bambini e le bambi-

Women, Equality, and Dependency, Routledge, New York, 1999, trad. it., La cura dell’amo- re. Donne, uguaglianza, dipendenza, Vita & Pensiero, Milano, 2010.

53 Si veda, tra gli altri L. L

ESNARD, La famille désarticulée. Les nouvelles contraintes de

l’emploi du temps, Puf, Paris, 2009. Cfr. E. RUSPINI,S.LUCIANI, Nuovi genitori, Carocci,

   

ne che crescono oggi saranno uomini e donne diversi, assolutamente non ricon- ducibili alle categorie “sessuate” che le generazioni passate hanno subito o for- zatamente interpretato.

Tutto ciò travolge evidentemente la totalità dell’assetto attuale, compresa l’identità maschile, pesantemente – e da tempo – messa in discussione 54. E la

ridefinizione dei ruoli e dei soggetti a cui stiamo assistendo, e di cui siamo par- tecipi in molti, comporta necessariamente la riconfigurazione anche delle speci- ficità e delle competenze maschili, depurate, una volta per tutte, della primitiva investitura del comando. Può l’identità maschile fondarsi prescindendo dalla volontà di dominio? 55. La questione è centrale e tutto quanto concerne la rispo-

sta a questa domanda si pone sul piano della politica del diritto: quali strumenti ora servono per sorreggere le trasformazioni che stanno avvenendo ad opera delle donne e degli uomini “nuovi”?

Numerose sono le proposte e molte non riguardano quelle tradizionali (e an- gustiate) soluzioni che permettono solamente per esempio di trasferire ad altri (asili, badanti, colf, baby sitters e così via) il lavoro di cura. Non si discute dun- que solamente in merito al rafforzamento della rete degli asili nido (quando oc- correrebbe piuttosto riconfigurare lo “statuto” degli spazi pubblici, rendendoli, nei limiti del possibile, frequentabili e accessibili ai bambini, senza preclusioni di sorta, dato che la distinzione pubblico-privato ha relegato i bambini, per ov- vie ragioni sessiste, al privato), o di aumentare all’infinito il numero di mesi del congedo di maternità (per tornare a ricollocare le donne nella sfera familiare, espellendole per lunghi periodi dal “mercato” del lavoro). Piuttosto, si ragiona attorno al congedo di paternità obbligatorio 56, alla rilevanza del lavoro di cura

ai fini del conteggio della pensione (potrà rilevare la maternità a fini concorsua- li?), o alla tutela per tutte le maternità (non solo quelle delle donne che hanno un lavoro retribuito) 57.

I diritti umani e fondamentali e le garanzie poste a loro tutela sono, dunque,

54

Già Simone de Beauvoir scriveva: “[…] penso che entrambi, uomo e donna, siano schiacciati dalla organizzazione. Né l’uno né l’altra vi possono resistere” (S. de Beauvoir,

Quando tutte le donne del mondo …, Einaudi, Torino, 2006, p. 27). Cfr. D. WALZER-LANG,

Nous, le mecs. Essai sur le trouble actuel des hommes, Payot, Paris, 2009; si veda, inoltre, la

rivista Men and Masculinities (SAGE Publications Ltd.).

55 Cfr. M. T

ERRAGNI, La scomparsa delle donne, Mondadori, Milano, 2007.

56 Si veda, a questo proposito, L. CALAFÀ (a cura di), Paternità e lavoro, il Mulino, Bo-

logna, 2007.

57 Cfr. a riguardo le campagne lanciate da “Pari o dispare” (http://www.pariodispare.

org/); “In genere” (http://www.ingenere.it/ricerche); “Gruppo maternità e paternità” (http:// maternitapaternita.blogspot.com/) e nei libri di C. SOFFICI, Ma le donne no, Feltrinelli, Mi-

lano, 2010; A.CASARICO,P.PROFETA, Donne in attesa. L’Italia delle disparità di genere,

in un’ottica di genere, in via di specificazione e in via di ridefinizione 58. Resta-

no, come ho tentato di evidenziare, alcune “periferie” ancora saldamente in ma- no al sistema patriarcale classico e su queste occorrerà agire repentinamente per evitare che cadano nel nulla le spinte innovatrici di cui si scorgono oramai ovunque i segnali e gli effetti. Queste periferie del patriarcato, assieme alle altre che permangono invisibili ma che probabilmente andranno sempre più veloce- mente svelandosi 59, sono spazi, luoghi del diritto e della politica che ancora non

hanno subito la forza riformatrice del principio di uguaglianza. I modi di acqui- sto della cittadinanza, lo statuto della violenza, la gestione dei confini e la legi- slazione sull’immigrazione, la tutela della salute, la mitologia della maternità indagate e affrontate in questa sede sono solo alcune delle questioni che attesta- no concretamente i processi in corso. Ve ne sono sicuramente altre, vi sono di certo altre periferie che andranno palesandosi via via che il principio dell’ugua- glianza – il “centro” della liberazione delle donne e della trasformazione delle società fondate sulla discriminazione di genere – andrà allargandosi, racco- gliendo al proprio interno tutta la rete di sistema che regge le relazioni umane, e non solo alcuni dei suoi frammenti.

58

Cfr. A. FACCHI, Diritti, in E. SANTORO (a cura di), Diritto come questione sociale, Giappichelli, Torino, 2009, pp. 59-90, alla p. 71.

59 Il genere, in quanto istituzione sociale, è invisibile perché considerato “naturale”. Co-

me ha osservato Tamar Pitch: “Per vedere il genere, deve accadere qualcosa, ci deve essere qualche mutamento sociale e culturale, una qualche frattura nel tessuto culturale, da cui emerge che almeno alcune delle caratteristiche ritenute ovvie, naturali, tali non sono” [T. PITCH, Sesso e genere del e nel diritto. Il femminismo giuridico, in E. SANTORO (a cura di),

Persone con disabilità e diritti umani

Outline

Documenti correlati