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Tesi di laurea in Urbanistica e pianificazione territoriale ed ambientale Relatore: prof. Fabio Lucchesi

1. Inquadramento urbanistico

L’area di progetto è un vuoto urbano nella zona di levante di La Spezia e fa parte di un sistema di aree di potenziale trasformazione che il PUC (Piano Urbanistico Comunale) individua come Distretti di trasformazione urbanistica, disciplinati dall’art. 29 della Legge Urbanistica Regionale ligure 36/1997.

Nel PUC di La Spezia l’elaborato P4, Album dei Distretti di trasformazione urbanistica, articola la disciplina di tali Distretti: si tratta di specifici ambi- ti urbani per i quali si prevede un sistema complesso di interventi destinati a

innovare in modo so- stanziale l’assetto fisico e funzionale di parti di città. Tali ambiti riguar- dano aree industriali ormai dismesse, attrez- zature cittadine che hanno concluso il loro ciclo di vita, intersti- zi urbani e quelle parti di città su cui il Piano vigente non é riuscito a produrre interventi in- cisivi, rimanendo così inattuato.

In particolare l’a- rea oggetto di studio è costituita da due di- stinti Distretti di tra- sformazione integrati,

denominati AC n. 1 (Aree parzialmente destinate a servizi, non attuate) e AD n. 1 (Aree dimesse, di- smettibili e/o sottoutilizzate), che in questo lavoro si è scelto di accorpare, al fine di rendere l’interven- to di rigenerazione urbana, su questa parte di città irrisolta, il più completo possibile.

Nei Distretti di trasformazione integrati viene garantita la compresenza degli usi appartenenti alla funzione abitativa e di alcuni usi apparte- nenti alle funzioni terziarie, commerciali e al- berghiere: tale compresenza è definita come mix funzionale.

Figura 1. L’area di progetto fa parte di un sistema di aree di potenziale trasformazione che il PUC in-

I Distretti di Trasformazione sono di norma ri- partiti nelle seguenti tre zone funzionali:

• una zona all’interno della quale è concentrata l’edificabilità, definita come Superficie edifi- cabile Se, che rappresenta la misura reale della densità edificatoria prevista;

• una zona destinata a Verde privato con valenza ecologica Ve, attrezzata a verde (prato, arbusti, alberi di alto fusto);

• una zona destinata ad Area di cessione compen- sativa Ac, da cedere interamente al Comune o da vincolarsi a uso pubblico.

2. L’area di progetto nel contesto urbano

L’area di progetto è limitata a est dal laccio fer- roviario retroportuale, il cui traffico è gestito esclu- sivamente dall’Autorità portuale, a sud da Via Carducci, proseguimento urbano del raccordo au- tostradale, a ovest da Via della Pianta.

Accanto all’area di progetto si trova un altro Distretto di trasformazione, già attuato, apparte- nente a una diversa tipologia, in quanto area a pre- valenza di attrezzature urbane. Qui si trovano il Palazzetto dello sport della Spezia, un centro esposi-

tivo fieristico, un centro culturale e nuove strutture adibite a funzioni terziarie e commerciali.

Osservando più da vicino l’area oggetto di tra- sformazione si nota che la superficie territoriale è occupata dalla centrale ENEL e da attrezzature ad essa legate, da attività di stoccaggio retropor- tuale e dall’ex-stabilimento SIO (Società Italiana Ossigeno), oggi dismesso.

Le aree escluse dal processo di trasformazione so- no occupate da edifici residenziali, prevalentemente monofamiliari, e da attività commerciali artigianali.

Nel distretto si trovano tre fabbricati che il PUC definisce ‘edi- fici isolati di valore storico, architettoni- co’: l’edificio ex-SIO, costruito nel 1920, ex-sede di una fabbri- ca di porcellana e di uno stabilimento per la produzione di ossi- geno; l’edificio ex-SIL (Società Idroelettrica Ligure), ex-centrale idroelettrica costru- ita alla fine dell’Ot- tocento, attualmente sottostazione elettrica ENEL; l’edificio Coop ELPEA (ENEL), se- de di attività di ma- gazzinaggio e logistica industriale.

3. Il progetto

La fase progettuale è iniziata avendo ben presen- ti alcuni elementi:

• le due barriere: Via Carducci e il laccio ferro- viario;

• le matrici di progetto: l’asse di penetrazione Via della Pianta; i due assi di apertura e ricucitura verso la città: Via Bragarina e Via Sardegna; i tre edifici esistenti da conservare;

• i vincoli, vale a dire le aree escluse dalla trasfor- mazione.

Figura 1. Gli schemi di assetto dei Distretti AC n°1 e AD n°1 sono orientativi, non prescrittivi; possono

Gli elementi citati assumono il significato di matrici in funzione del ruolo da essi svol- to in quanto genera- tori di spazi vuoti e, di conseguenza, di spazi pieni, come spiegato successivamente.

Tra i primi spunti progettuali si sottolinea senz’altro la scarsa visi- bilità dell’edificio Coop ELPEA percorrendo Via della Pianta; questo fatto ha suggerito un’a- pertura verso di esso, una sorta di invito, che si è risolto in uno spa- zio vuoto pavimentato, antistante il prospetto principale del fabbrica- to, estesosi fino a com- prendere via Sardegna. Analogamente l’edifi- cio ex-SIL è stato ge- neratore di uno spazio vuoto che si è esteso fino a comprendere Via Bragarina; infine anche l’edificio ex-SIO ha suggerito una piaz- za antistante, uno spa- zio vuoto, teso verso gli altri.

La necessità di col- legare questi vuoti tra di loro, attraverso un percorso unificatore, ha portato al sistema di piazze e slarghi di progetto. L’edificato di pro- getto, ovvero i pieni, delimita questa sequen- za di cavità urbane,

Dall’alto: Figura 3. Lo stato attuale dell’offerta dei servizi; Figura 4. Le matrici assumono il loro senso compiuto: dai vuoti si generano i pieni. L’edificato di progetto delimita la sequenza di cavità urbane.

conferendo alle matrici il loro pieno significato di generatrici: di spazi vuoti e pertanto di pieni, di volumi di progetto.

La prevalente fun- zione commerciale dei piani terra ha lo scopo di conferire all’inter- vento un carattere ur- bano. Il mix funzionale previsto dalle norme di piano è stato ottenuto distribuendo ai piani terra l’uso commercia- le, terziario e abitativo, ai piani superiori l’uso terziario e abitativo.

Ai tre fabbricati esi- stenti conservati sono state attribuite funzioni speciali. In particolare l’ex-SIL, accogliendo usi differenti nei tre corpi che lo compongono, è paradigmatico di questa ricerca di un mix fun- zionale: in testata ospita uffici, nel corpo di mez- zo abitazioni per stu-

denti, nei capannoni annessi terziario avanzato, nella fattispecie laboratori per la creazione di siti Internet.

L’edificio Coop ELPEA diventa la Biblioteca del Levante, collocata in testata al parco; la presenza delle scuole e del polo universitario infermieristi- co situarti nelle vicinanze e la scarsità dell’offerta di servizi di tipo culturale riscontrate nella zona hanno determinato tale funzione.

L’edificio ex-SIO diviene la sede di una scuola di musica, con aule e laboratori; immersa nel parco, essa gode della possibilità di usufruirne per piccoli concerti.

Tra l’edificato e le barriere costituite dal laccio ferroviario e da Via Carducci si snoda senza soluzio- ne di continuità il parco urbano.

La decisione di spalmare tutta l’edificabilità rea- lizzabile sul solo distretto AD n. 1 ha reso possibile

la realizzazione degli orti sociali nell’area del distret- to AC n. 1. Del resto appariva un’operazione im- probabile realizzare nuovi fabbricati, fino a 15 m di altezza, da incastrare in una zona come questa, occupata da edifici prevalentemente monofamiliari e, storicamente, da orti.

La viabilità di progetto è derivata fondamental- mente dal fatto di dover garantire l’accessibilità alle aree escluse dalla trasformazione e agli orti, e dalla decisione di evitare l’attraversamento del parco.

L’accesso all’area di progetto avviene, come allo stato attuale, attraverso Via della Pianta, che viene mantenuta strada a senso unico, e attraverso la stra- da di progetto principale che si collega a Via del Molo passando sotto a Via Carducci, nel tratto a ponte di quest’ultima.

I territori della contemporaneità. Percorsi di ricerca multidisciplinari, a cura di Claudio Saragosa e Maddalena Rossi

ISBN 978-88-6655-189-8 - CC BY 4.0, 2018 Firenze University Press

6. Le forme della città. Dalle teorie di

Christopher Alexander ad una ipotesi di ri-