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Lorenzo Attardo

7. I morfotipi urban

L’elaborato del Piano in cui si inserisce il pro- getto fotografico è l’abaco delle invarianti, e speci- ficatamente quello relativo alla terza invariante che si struttura in due diversi abachi, riferiti rispettiva- mente ai “morfotipi insediativi”, ciascuno illustra- to nelle proprie articolazioni territoriali o figure componenti, e ai “morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee”, che articolano la trattazione dei diversi tessuti urbani o extraurbani.

• Morfotipo insediativo:

Per morfotipo insediativo si intende connotare una specifica forma del sistema territoriale regionale che ha carattere di ricorrenza in diversi sistemi insedia- tivi, per quanto riguarda le sue componenti e le sue articolazioni territoriali. Per figure componenti del morfotipo si intende denotare gli elementi morfo- logici che ne definiscono la struttura, ognuno dei quali rappresenta uno specifico assetto insediativo e morfogenetico che si esplicita in forme riconosci- bili e astraibili (figure componenti del morfotipo insediativo: ventaglio della testata di valle, pettine delle vallecole, corona, ecc…). Viceversa la speci- fica combinazione di queste componenti genera, alla scala regionale, morfotipi insediativi complessi ricorrenti, caratterizzati da medesime regole inse- diative e dinamiche di trasformazione (sistema del- la spina di valle, sistema a pettine delle penetranti di valle, sistema …). Per articolazioni territoriali del morfotipo si intendono le concrete e plurime configurazioni che il morfotipo astratto assume nel territorio regionale (Regione Toscana 2015).

• Morfotipo delle urbanizzazioni contempora- nee: caratterizzato dalla interpretazione forma- le delle disposizioni tipizzate degli edifici, pub- blici e privati, strade, piazze, ecc. e delle loro relazioni.

Nello specifico, il lavoro di analisi proposto for- nisce un supporto alla descrizione dei morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee fondamental- mente per due motivi:

• l’abaco che lo rappresenta è praticamente l’uni- co che non ha una rappresentazione fotografica prospettica, essendo esso raffigurato ‘solamente’ dall’illustrazione di ortofoto e supporto grafico; il progetto ha quindi la possibilità di validare praticamente la tesi sull’importanza della visione prospettica rispetto alla visione zenitale, descrit- ta nel precedente paragrafo;

• l’indagine fotografica dei morfotipi delle urba- nizzazioni contemporanee valorizza la rappre- sentazione del paesaggio urbano.

7.1 Abaco dei morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee

La particolare attenzione dedicata nel secondo aba- co ai morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee è dovuta al fatto che, in applicazione al Codice dei Beni culturali e del Paesaggio, per la prima volta il Piano paesaggistico regionale interviene su tutto il territorio regionale, non solo sulle eccellenze paesaggistiche, ma anche e soprattutto sugli elementi di degrado e decon- testualizzazione paesaggistica, rispetto a cui le periferie e le urbanizzazioni contemporanee costituiscono un campo rilevante di inter- venti di riqualificazione e ricostruzione di pae- saggi degradati.

Per questo, ri- spetto alla complessa articolazione dei mor- fotipi urbani costitu- ita dalla città storica (città antica, la città pluristratificata fino all’abbattimento delle mura; e città moderna, la città otto e novecen- tesca) e dalle urbanizza- zioni contemporanee, il Piano concentra lo stu- dio analitico e normati- vo su queste ultime.

Per comprendere la forma, gli spazi, i materiali e la qualità della urbanizzazione contemporanea vie- ne fatto uno studio dei tessuti urbani di diverse città toscane individuando la natura morfologica, tipolo- gica, infrastrutturale e funzionale dei tessuti che for- mano l’urbanizzazione contemporanea a partire dagli anni ’50 fino ad oggi, cogliendo le “ricorrenze” con cui si è venuta formando e attualmente funziona, po- nendo particolare attenzione a elementi comuni (I morfotipi urbani appunto), criticità e modalità di ri- generazione e riqualificazione dei singoli morfotipi.

L’unità minima presa in esame è il “tessuto ur- bano”, ossia l’insieme di lotti fabbricati distingui- bili dal resto in base a caratteri di omogeneità ed elementi di uniformità tali da prevalere sulle dif- ferenze. Ogni tessuto urbano, studiandone le ca- ratteristiche secondo il principio della prevalenza, è riconoscibile per formazione storica, per sistemi insediativi urbani (relazione tra struttura urbana e tipologie edilizie), per tipi edilizi e per funzione prevalente (residenziale, produttiva-commerciale, specialistica, mista).

L’abaco dei morfotipi delle urbanizzazioni con- temporanee, a partire dalle espansioni urbane della città storica (antica e moderna) si compone di: • definizione, rappresentazione schematica con

documentazione fotografica e iconografica; • descrizione strutturale; dinamiche di trasforma-

zione; valori; criticità; obiettivi di qualità; • definizione di approfondimenti di linee guida e

norme figurate per la riprogettazione dei mar- gini urbani e la riqualificazione delle relazioni città-campagna.

Questo sistema insediativo, descritto e rappre- sentato nei suoi caratteri morfotipologici, viene in- terpretato nelle sue regole generative e evolutive di lunga durata, nelle sue criticità, per poter definire regole di trasformazione e obiettivi di qualità a li- vello regionale.

I criteri posti alla base dell’analisi e classificazione dei tessuti dell’urbanizzazione contemporanea sono: 1. localizzazione e funzione prevalente: urbano/-

extraurbano; prevalentemente residenziale / cit- tà produttiva o specialistica;

2. struttura del tessuto: densità insediativa, isolati regolari o irregolari, cortina edilizia continua o

edifici isolati in singoli lotti, presenza o meno di una maglia viaria strutturata e gerarchizzata, spazi di pertinenza;

3. rapporto con la strada e grado di complessità fun- zionale: rapporto con la strada diretto o mediato da spazi di pertinenza, presenza/assenza e spazi pub- blici, servizi e funzioni di servizio alla residenza; 4. tipo edilizio prevalente: edifici pluripiano, tipi

edilizi a blocchi, edifici mono e bifamiliari, ca- pannoni prefabbricati;

5. collocazione e margini: continuità o meno con altri tessuti, relazioni con il territorio aperto, ca- ratteristiche del margine.

La classificazione è la seguente:

• tessuti urbani a prevalente funzione residenziale e mista: TR1. Tessuto ad isolati chiusi o semichiu- si; TR2. Tessuto ad isolati aperti e lotti residen- ziali isolati; TR3. Tessuto ad isolati aperti e bloc- chi prevalentemente residenziali; TR4. Tessuto ad isolati aperti e blocchi prevalentemente resi- denziali di edilizia pianificata; TR5. Tessuto pa- villonaire; TR6. Tessuto a tipologie miste; TR7. Tessuto sfrangiato di margine;

• tessuti urbani o extraurbani a prevalente funzione residenziale e mista: TR8. Tessuto lineare; TR9. Tessuto reticolare o diffuso;

• tessuti extraurbani a prevalente funzione residen- ziale e mista: TR10. Campagna abitata; TR11. Campagna urbanizzata; TR12 Piccoli agglome- rati isolati extraurbani;

• tessuti della città produttiva e specialistica: TPS1. Tessuto a proliferazione produttiva lineare; TPS2. Tessuto a piattaforme produttive-com- merciali-direzionali; TPS3. Insule specializzate; TPS4. Tessuto a piattaforme residenziali e turi- stico-ricettive.

Per ogni tipologia di tessuto cosi individuata (morfotipo urbano), nell’abaco figura una sche- da nella quale sono presenti: una rappresentazione grafica e fotografica di alcuni tessuti esemplificativi da cui è dedotto il morfotipo dei tessuti stessi; il morfotipo, a sua volta rappresentato attraverso uno schema grafico astratto, rappresentativo dei suoi ca- ratteri specifici; una descrizione, riferita allo schema grafico dei caratteri del morfotipo stesso; le critici- tà; gli obiettivi di qualità.