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Le analisi preliminari: il contesto di riferimento

Marina Visciano

2. Le analisi preliminari: il contesto di riferimento

2.1 L’evoluzione urbana di Empoli

La scelta dell’area empolese come luogo di inse- diamento umano risale al periodo etrusco, ma è solo in epoca romana che si assiste alla formazione di un vero e proprio centro urbano3 strutturato, fondato in seguito alla bonifica della piana alluvionale. La posizione occupata dalla città nel punto di tangen- za tra la viabilità fluviale (l’Arno) e quella terrestre

3 ‘Empoli’, dal latino ‘In Portu’.

(Via Pisana) favorì nelle epoche successive il flusso di merci e quindi lo sviluppo urbano lungo due di- rettrici: una principale tra Pisa e Firenze e una se- condaria verso Volterra, per il reperimento di sale.

Tra il X e l’XI secolo Empoli, ben collegata via terra e via acqua con le principali città della Toscana, divenne il principale mercato della Repubblica Fiorentina.

Nel 1333 un’esondazione dell’Arno distrusse gran parte delle mura e la città fu ricostruita con un modello ottagonale, avente un sistema viario co- stituito da quattro assi paralleli alla Via Pisana in- torno alla piazza su cui affacciava la Pieve, sede del mercato.

Tra il XV e il XVI secolo Empoli, “Granaio della Repubblica”4 fiorentina, visse un periodo di prospe- rità produttiva e commerciale che la rese un nodo rilevante a livello regionale (Frati, Simeoni 1997). Il periodo di floridezza fu seguito nel secolo suc- cessivo da un periodo buio causato da eventi cala- mitosi (saccheggi,5 pestilenza, carestia) che frenò lo sviluppo della città. Con la volontà di risollevare la città dal periodo di decadenza subito, i Medici at- tuarono interventi volti al rafforzamento della po- larità empolese nel contesto regionale, favorendo l’aumento della produzione agricola e la creazione di nuovi capitali. Il conseguente rilancio delle atti- vità manifatturiere favorì nuovamente lo sviluppo urbanistico.

Nel Settecento sotto l’amministrazione lorene- se si ebbe un corposo incremento della popolazione che portò alla saturazione del centro storico e ad una definitiva espansione oltre le mura cittadine.

Nella metà del XVIII secolo la costruzione della ferrovia definì la principale direttrice per l’espansio- ne urbana, “fisiologicamente spinta” (ibidem) verso Pisa e Firenze; vi fu comunque una limitata espan- sione a sud della ferrovia lungo le direttrici per Volterra e Siena. Tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo lo sviluppo industriale trasformò Empoli in un centro a carattere misto residenziale-produttivo.

4 Definito così da Francesco Guicciardini riferendosi alla fun-

zione di deposito di Empoli.

5 Prima dal duca Valentino nel 1501 e successivamente dalle

truppe spagnole nel 1530 durante la guerra dell’Impero con la Francia.

Negli anni ’50, con la redazione del primo PRG, le due funzioni vennero separate. Le industrie vennero lo- calizzate fuori dal cen- tro abitato a sud della ferrovia e in prossimità dell’area in cui, negli anni ’70, furono rea- lizzate le superstrade Firenze-Pisa-Livorno e Siena-Empoli-Mon-

tecatini, così da favorire i mercati regionali, nazio- nali e internazionali. (Della Capanna, Lavoratti 1972).

2.2 Empoli e l’Arno

Fino alla metà dell’Ottocento, l’Arno fu per Empoli il principale propulsore di sviluppo: un’in- frastruttura polivalente su cui si innestavano fun- zioni urbane diverse: la prima, quella commerciale, rese Empoli un importante scalo portuale dove gli scambi incentivavano le produzioni locali. In secon- do luogo, l’Arno ricopriva una funzione produtti- va, in quanto fonte di energia degli antichi mulini; inoltre, il fiume svolgeva un’importante funzione sociale: veniva utilizzato per il lavaggio della bian- cheria, per refrigerarsi nelle stagioni estive o come asse lungo cui passeggiare durante tutto l’anno. Il rapporto Empoli-Arno si indebolì progressivamen- te in conseguenza allo sviluppo infrastrutturale ad ampio raggio della città: con la realizzazione della linea ferroviaria (1848) il fiume perse la sua princi- pale funzione di via commerciale; i flussi mercantili si spostarono progressivamente su rotaia e la città si espanse verso la ferrovia, voltando le spalle all’Arno. Con la necessità di acquisire nuovi spazi da desti- nare alla città, il fiume, che inizialmente presentava un terreno di riporto nel suo letto (Piaggione), fu interrato nel suo ramo sinistro, riducendo significa- tivamente i suoi spazi naturali.

Una separazione ancora più netta si ebbe quan- do nel secondo Dopoguerra fu costruita la variante della SS n. 67 a nord della città e adiacente al fiu- me; la strada costituisce non solo una barriera fisica,

ma in alcuni tratti anche visiva, poiché colloca- ta a quote superiori rispetto ai terreni circostanti. Inoltre, gli scarichi civili e industriali hanno gra- dualmente portato l’Arno a livelli di inquinamento tali da non permetterne più la balneabilità, facen- dogli perdere così ogni valenza sociale.

2.3 Empoli città industriale

La stretta relazione della funzione espositiva con quella produttiva ha indotto ad uno studio dei ca- ratteri e dell’evoluzione della città industriale empo- lese, percepibile nel centro storico negli elementi di archeologia industriale che costituiscono ancora oggi un aspetto fortemente identitario. Ad Empoli erano molti i settori industriali sviluppati: dal più tipico ed identitario del vetro,6 a quelli delle confezioni, delle pelli e dei prodotti dolciari. Negli anni ’70, accan- to a queste strutture produttive principali dell’indu- stria empolese, se ne collocavano (e tuttora alcune si collocano) altre di valenza secondaria con funzio- ne di integrazione nel tessuto produttivo empolese,

6 “La produzione del vetro, sebbene già presente a Empoli nel

XV secolo, incontrò un notevole impulso nella seconda metà del Settecento. […] La lavorazione del vetro artistico e del vetro ver- de di Empoli fu un connubio felice, dal quale nacque una delle più originali espressioni dell’artigianato artistico italiano degli anni Trenta del ’900” - <http://www.museodelvetrodiempoli.it> (08/17). “Nel 1959 le sole 25 aziende più importanti, 15 delle quali lavoravano ‘vetro bianco’ e 10 ‘vetro verde’, occupavano 1870 addetti e indirettamente 1000 rivestitrici a domicilio. […] Negli anni ’70 nel settore della produzione e lavorazione del ve- tro bianco a soffio e artistico si contavano circa 30 industrie di una certa rilevanza, fra le quali la Cooperativa S.A.V.I.A. e la C.E.V.” (Della Capanna, Lavoratti 1972, 468).

come l’industria delle pelli, dei liquori, della colla ed altre di importanza ancora minore. Negli ultimi decenni Empoli ha lentamente modificato la sua struttura produttiva: i settori che sono andati svi- luppandosi sono quelli alimentari e delle confezioni, mentre quello vetrario e manifatturiero sono anda- ti progressivamente a decadere. Il declino di alcune imprese è stato in parte causato dal decentramento industriale dovuto all’esistenza di realtà territoriali adiacenti alle quali le amministrazioni locali, al fine fronteggiare la crisi economica, hanno concesso pri- vilegi fiscali per la localizzazione di nuovi stabilimen- ti (Vinci, Montelupo Fiorentino, Carmignano).

2.4 L’Area Expo

La nascita del Palazzo delle Esposizioni si deve alla necessità della città di avere una sede di fiere e mercati in cui esporre e vendere i prodotti tipici empolesi. L’area destinata alla funzione espositiva fu quella del Piaggione per la quale furono proposti diversi progetti.

Il primo risale al 1938 quando fu indetto un concorso per la Casa del Fascio di Empoli, vinto dall’Arch. Italo Gamberini. La proposta si basava sulla realizzazione di un complesso polivalente con al centro due edifici disposti lungo l’asse nord-sud circondati da spazi aperti. Il progetto prevedeva un doppio affaccio, di cui uno verso la città e l’altro sul fiume, dove era collocato un attracco fluviale.

Un secondo concorso fu bandito nel 1958 e por- tò alla realizzazione dell’attuale centro espositivo su progetto degli Arch. A. De Cecco e P. Castelli. L’edificio, la cui altezza non doveva ostacolare la vista sul Montalbano, è stato pensato come un elemen- to isolato al centro del lotto, circondato da un parco urbano, a cui era inizialmente collegato il giardino pensile posto sulla copertura con affaccio sull’Arno.

Nel 2002 viene proposto un nuovo progetto dagli Arch. M. Giglioli e M. Ferrara per la riqualificazione dell’Area Expo, da trasformare in uno spazio polivalen- te che oltre alla funzione espositiva ospitasse esercizi commerciali, uffici, residenze e un parcheggio sotter- raneo. Gli edifici specialistici hanno forme eterogenee, mentre quelli residenziali, disposti a filo strada lungo le vie che delimitano l’area progettuale a est e a ovest, presentano tutte la medesima tipologia in linea.