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Form-Based Code: nuova frontiera dello standard urbanistico

Fabio Maulella, Luca Menguzzato

2. Form-Based Code: nuova frontiera dello standard urbanistico

2.1 Cosa è e dove si sviluppa

A method of regulating development to achieve a specific urban form. Form-Based codes create a

1 Il D.M. 1444, emanato in seguito alla Legge n. 765 del

1967, fissa i limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati e i rapporti massimi tra gli spazi desti- nati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheg- gi, da osservare ai fini della formazione dei nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti.

predictable public realm by controlling physical form primarily, with a lesser focus on land use, through city or county regulations [...]. Not to be confused with design guidelines or general state- ments of policy, Form-Based codes are regulato- ry, not advisory. Form-Based codes are drafted to achieve a community vision based on time tested forms of urbanism. Ultimately, a Form-Based code is a tool; the quality of development outcomes is dependent on the quality and objectives of the community plan that a code implements (Paro- lek et Al. 2008).

Un metodo di regolazione dello sviluppo per ot- tenere una specifica forma urbana: ecco come viene definito il Form-Based Code dall’omonimo istitu- to di ricerca statunitense che ha sede a Chicago, Illinois.2

Ma al di là delle definizioni, che appaiono in- trise del tipico pragmatismo americano, che cosa è nella pratica questo codice e in quale contesto si è sviluppato?

Il Form-Based Code nasce negli Stati Uniti al- la fine degli anni Novanta all’interno delle teo- rie che ruotano intorno al New Urbanism.3 Viene

concepito come uno strumento giuridico che le singole municipalità possono redigere per sostitu- ire il predominante modello di crescita della città frutto delle ordinanze basate sullo zoning tradi- zionale. Un modello di crescita che ha prodotto generalmente quartieri formati da un’intermina- bile sequela di casette unifamiliari isolate sul lot- to, con il proprio giardinetto circostante, vialetto d’accesso e affaccio nell’immancabile strada a cul- de-sac. In antitesi alle down-town, i cui grattacieli svettano sempre più in alto, ma nello stesso tem- po anche a loro completamento: due facce della stessa medaglia, frutto del medesimo paradigma di sviluppo insediativo. Sprawl: così viene definito questo insieme di azioni riferendosi ad un modello di città che

2 V. <https://formbasedcodes.org/> (02/18).

3 Il New Urbanism è un movimento urbanistico che tende a

promuovere i quartieri pedonali che contengono un mix di funzioni e di destinazioni d’uso in antitesi al convenzionale modello di sviluppo urbanistico, in particolare americano.

non è più caratterizzata da confini definiti ma si ‘sdraia sguaiatamente’ sul territorio, invadendolo in modo spesso disordinato, casuale, caotico, e provocando molti effetti negativi: dall’aumento dei costi della mobilità e dei sevizi, alla sottrazio- ne ingiustificata di grandi porzioni di territorio al ciclo naturale, all’allentamento dei legami sociali, alla distruzione dei connotati paesaggistici (Sal- zano 2003).

In questo contesto se da un lato la città conti- nua a svilupparsi, dall’altro si assiste ad un progres- sivo deterioramento dello spazio pubblico, fino alla sua mortificazione – esplicata talvolta da miseri e squallidi marciapiedi bordo strada – o eliminazio- ne totale. L’automobile diventa l’unico passepartout in grado di districarsi in un territorio urbanizzato ampio, piatto e omogeneo, puntellato sempre più spesso da megacomplessi commerciali.

Ed è in queste circostanze che nasce la necessità, negli ambienti statunitensi del New Urbanism e dello Smart Growth, di modificare i processi urbanistici in atto, con lo scopo di contrapporre al modello di svi- luppo insediativo basato esclusivamente sullo sprawl una diversa visione di città. Per far questo è necessa- rio riformare le normative ordinarie delle municipa- lità, definendo dei nuovi codici di regolamentazione che tornino ad occuparsi delle ‘forme urbane’, con l’intento di proporre uno sviluppo urbano innova- tivo, compatto, orientato sulla mobilità pedonale e che inoltre abbia come suoi cardini i seguenti punti: • la tutela degli elementi di valore ambientale e

culturale;

• l’unità di quartiere complessa come elemento base della città;

• la dimensione di quartiere fissata a partire da ba- cini pedonali in cui il centro è facilmente rag- giungibile dalla maggior parte dei residenti; • servizi commerciali per i bisogni domestici quo-

tidiani reperibili entro il quartiere;

• posti di lavoro, inclusi quelli fisicamente inte- grati con gli alloggi, disponibili entro o a breve distanza dal quartiere;

• integrazione fra diverse tipologie residenziali, adatte a persone giovani, anziane, a chi abita so- lo e alle famiglie;

• investimenti equilibrati nei trasporti e infra- strutture urbane, mirati alla realizzazione di spa- zi ed edifici pubblici;

• possibilità di trasporto che comprendano mezzi privati e pubblici;

• una rete articolata di arterie stradali che disper- dano il traffico e si connettano al sistema regio- nale;

• strade concepite allo stesso modo per pedoni, ci- clisti, automobilisti;

• fronti stradali che nascondano i parcheggi e fa- voriscano le attività pedonali.

2.2 Form-Based Code e Zoning tradizionale: differenze

Ma quali sono le principali differenze che con- trappongono lo zoning al Form-Based Code?

In primo luogo, la zonizzazione convenzionale è basata sull’uso del suolo e sulle funzioni. Questo genera comunità fortemente divise in zone omoge- nee. Al contrario il Form-Based Code è basato sulla forma della città, in modo tale da cercare di de-en- fatizzare gli usi come unici regolatori dello sviluppo insediativo. Il Form-Based Code sceglie di conside- rare una comunità nello spazio che la contraddi- stingue, che sia un quartiere o una strada-corridoio specifica. Questi luoghi assumono sì un carattere distinto e coerente, ma continuano a consentire una miscela di usi compatibili.

Lo zoning convenzionale, inoltre, intende crea- re una dimensione di uniformità in tutta una zona omogenea applicando uniformi parametri edilizi, come allineamenti, altezze, densità e rapporti di su- perfici. I Form-Based Code, al contrario, tentano di sviluppare condizioni di diversità nei quartieri at- traverso l’applicazione di diversi standard in funzio- ne delle caratteristiche di ogni edificio.

E arriviamo al punto focale che contraddistingue i due paradigmi presi in analisi. Se, appunto, la sud- divisione in zone omogenee si concentra sull’utilizzo e su requisiti dimensionali che i singoli lotti devono possedere, i codici sono basati su moduli che si fon- dano sulla imprescindibile definizione della forma dell’edificio e su come esso si relaziona con la viabili- tà e lo spazio pubblico.

Proprio a tal fine i codici spesso prediligono e prescrivono allineamenti fronte strada. Lo zoning convenzionale, invece, limitandosi a segnalare di- stanze minime di rispetto dai confini, fa si che la posizione finale e la forma dell’edificio all’interno dei lotti sia tendenzialmente imprevedibile. Quindi lo zoning si concentra principalmente sul singolo lotto edificabile ponendo in secondo piano le re- lazione che andranno ad instaurarsi tra fabbricati, strade e spazio pubblico. I Form-Based Code consi- derano la forma dell’edificio parte integrante e non trascurabile del paesaggio urbano.

Altra sfaccettatura che contraddistingue i due modelli è la limitata capacità dello zoning nel produrre un cambiamento effettivo nei quartie- ri consolidati, in quanto tale modello rende più complessa e macchinosa la trasformazione dell’esi- stente. I Form-Based Code sono più flessibili, non hanno la necessità di sottostare a parametri quan- titativi. Si fondano sulla convinzione che sia più importante – e allo stesso tempo sufficiente – de- scrivere la forma urbana desiderata per garantire una città più viva e funzionale, permettendo di- versi scenari possibili.

Il risultato è lo sviluppo di unità di quartiere in cui si incoraggia la mobilità pedonale e l’inte- razione sociale. È anche per questo che tali stru- menti promuovono l’utilizzo nei nuovi fabbricati di un linguaggio edilizio di tipo tradizionale, che in taluni contesti risulta essere forse un po’ ecces- sivo e di discutibile gusto, tra l’altro difficilmente replicabile nelle nostre realtà, ma che senz’altro ha aperto all’ordinario e infinito modello di svilup- po insediativo americano una valida e percorribile alternativa.

2.3 Principi ed elementi caratteristici di un Form- Based Code

Quello che i Form- Based Code tentano di realizzare sono quartieri vissuti da popolazioni di estrazione, cultura e reddito vari, all’interno dei quali siano ospitate più funzioni. Le città devono essere modellate attorno a spazi pubblici fi- sicamente definiti e alle istituzioni comunitarie, gli spazi urbani devono essere incorniciati da architet- ture e paesaggi naturali.

Lo spazio pubblico torna ad avere un ruolo di centralità urbana inderogabile; l’elemento primario è l’ambiente stradale comprensivo di marciapiede, illuminazione, alberature, arredo urbano, degli spa- zi attorno agli edifici e delle loro facciate. L’ambito pubblico comprende parchi, piazze, slarghi a verde, zone da gioco, corridoi di comunicazione pedonale.

All’interno di ciascun quartiere, il nucleo centra- le contiene funzioni miste. Questo offre una combi- nazione vitale e sinergica di attività, che vanno dalla residenza, agli affari, alle scuole, ad attività ammini- strative, religiose, per il tempo libero, ecc.. I piani ter- reni dei fabbricati sono destinati principalmente ad attività che generano ‘traffico pedonale’, come negozi, ristoranti, servizi alla persona e culturali, anziché uffi- ci o residenza, che al contrario non attirano pedoni.

In ultima analisi il fine principale del Form-Based Code è il progetto di quartieri integrati ad alta vivibi- lità. I disegni, le tipologie, gli schizzi, sono strumenti importanti non per illustrare le architetture, ma per dare regole alla progettazione urbana. Per questo le ordinanze di questi nuovi codici contengono solita- mente più elementi grafici di quelli convenzionali.

Si riportano di seguito le componenti fonda- mentali che è possibile trovare in un’ordinanza di Form-Based Code:

• Regulating Plan: un piano dell’area da regola- mentare che designa le zone in cui i diversi stan- dard di forma degli edifici si applicano, sulla ba- se delle intenzioni della comunità locale che de- vono essere espresse in fase di programmazione;

Figura 1 (a-d). Esempio di Form-Based Code della municipalità di

• Public Space Stan- dards: norme che regolano gli ele- menti dello spazio pubblico (ad esem- pio i marciapiedi, le corsie, i parcheg- gi, le alberature, l’arredo urbano, ecc.);

• Building Form Stan- dards: norme che controllano la con- figurazione, le carat- teristiche e le fun- zioni degli edifici, che definiscono la forma e l’articola- zione dello spazio pubblico;

• Administration: la domanda dell’am- ministrazione pub- blica deve essere chiara e ben defini- ta; deve, inoltre, es-

sere garantito un processo di revisione del pro- getto;

• Definitions: un glossario per garantire l’uso pre- ciso di termini tecnici;

• Architectural Standards: regolamenti di controllo degli elementi architettonici esterni degli edifici e della qualità del progetto;

• Landscaping Standards: norme che regolano i materiali vegetali per controllarne l’impatto su- gli spazi pubblici;

• Signage Standards: norme che controllano la segnaletica, i materiali, l’illuminazione strada- le;

• Environmental Resource Standards: regole di con- trollo per le risorse ambientali (drenaggio delle acque meteoriche, energie rinnovabili, ecc.); • Annotation: ulteriori testi e illustrazioni che con-

corrono ad esporre le intenzioni delle disposizio- ni del codice.

3. La costruzione di un nuovo codice urbano per