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Identità e linee strategiche de La Briglia

Alessandra Baggian

G. Sistema del verde

I. La città come una rete.

2. Identità e linee strategiche de La Briglia

Il concetto di “invariante strutturale” è stato in- trodotto dalla Legge regionale della Toscana n. 5

del 1995 e confermata dalla successiva Legge regio- nale n. 1 del 2005, che abroga la precedente.1

Non esiste una definizione ufficiale della lo- cuzione, al chiaro scopo di lasciare alla pratica il compito di interpretarne il significato e tracciarne i contenuti; ma l’invariante strutturale può essere considerata come la prestazione non negoziabile ri- ferita a singole risorse territoriali, o a tipologie di ri- sorse territoriali, che deve assicurare livelli ottimali di qualità, stabiliti in espliciti principi di natura sta- tutaria in un dato territorio o in una data comunità locale. Essa è quindi una scelta sostantiva del piano. Le invarianti strutturali sono, quindi, elementi fisi- ci o parti del territorio che esprimono un carattere permanente e sono connotate da una specifica iden- tità, ed in quanto tali la loro tutela e salvaguardia risulta indispensabile al mantenimento dei caratteri fondamentali e delle risorse essenziali del territo- rio. Ma possono essere a loro volta considerate invarianti anche le geometrie e gli allineamenti principali, sui quali costruire le regole per lo sviluppo futuro, che costituiran- no i presupposti alla creazione di nuove invarianti.

Conseguentemente le invarianti strutturali do- vrebbero indicare i caratteri identitari di questi ‘beni’, costituenti il valore di un luogo, rispetto ai quali ca- ratteri attivare direttive, prescrizioni, azioni per la tu- tela e la valorizzazione secondo obiettivi prestazionali riferiti alla sostenibilità dello sviluppo, dal momento che è la permanenza e la durevolezza di tali caratteri a costituire l’indicatore principale della sostenibilità.

1 Al momento della stesura della Tesi questo era il riferimento

Le invarianti strutturali individuano quindi la struttura resistente del territorio, cioè quella parte del patrimonio territoriale a cui il piano deve as- sicurare la permanenza nel tempo, attraverso una disciplina di tutela adeguata alla loro natura e carat- teristiche. Alle invarianti, infatti, si ritiene di dovere attribuire per ragioni diverse, precisamente indivi- duabili e classificabili, la capacità di contribuire alla sostenibilità dello sviluppo locale e alla permanen- za della stessa identità dei luoghi e della comunità insediata. L’individuazione di suddette invarianti è quindi una sorta di progetto implicito delle com- ponenti di cui dovranno essere assicurate forme differenziate di tutela. Le invarianti sono dunque strutturanti il territorio, la sua identità, la sua salu- te, la sua qualità, il suo paesaggio, il suo potenziale come risorsa patrimoniale durevole.

Il passaggio delle comunità insediate ha portato nel corso della storia alla continua sedimentazione di ‘segni’ territoriali e urbanistici, testimonianza di ci- viltà e significato comunitario, e alla cancellazione di altri. Le azioni di continuo adeguamento dell’orga- nizzazione territoriale sono, in ogni tempo, finalizzate a renderla il più possibile aderente alle necessità. Tali elementi giunti fino a noi possono costituire in tutto o in parte i ‘segni costruiti’ identitari della comunità at- tuale, risorse da conservare come documenti fisici del- la cultura del luogo e come base fondante e durevole

dello sviluppo futuro. La valutazione degli ele- menti e dei tessuti iden- titari può comprendere anche il patrimonio so- ciale e quello ambien- tale connessi al centro abitato, componente es- senziale del paesaggio e delle risorse locali.

Per ogni invariante individuata dovranno essere descritte le presta- zioni che ciascuna risorsa deve continuare ad assi- curare nel tempo e le for- me di tutela in termini di azioni compatibili e di uso, finalizzate ad assicurare continuità a tali prestazio- ni. In base a questo, con riferimento all’insediamento della città-fabbrica de La Briglia, è stata condotta un’a- nalisi delle persistenze e dei segni invarianti sui quali basare la progettazione: non il solo riconoscimento di elementi fondanti, ma una classificazione in termini prestazionali al fine di trarre da questi il materiale ne- cessario a dare regole di lunga durata.

Ciò che si intende perseguire è il principio della riproducibilità delle risorse, secondo il quale non è tanto l’oggetto materiale interessato, quanto la pre- stazione garantita dallo stesso a fare la differenza. A tal fine vengono individuate regole e limiti di azio- ne, con l’obiettivo di esercitare una tutela attiva, ben diversa dalla semplice conservazione vincolistica.

La classificazione delle invarianti, applicato al caso de La Briglia, si articola in varie tipologie. Nello ‘storico-culturale’ troviamo, contestualmente all’antico nucleo della città-fabbrica, il patrimonio edilizio esistente afferente agli stabilimenti indu- striali all’epoca dell’opificio tessile, quello afferen- te all’organizzazione del villaggio operaio, le strade matrici di valenza territoriale, di interesse locale e le sistemazioni idrauliche che hanno determinato lo sviluppo della morfologia urbana (il sistema di gore). Contestualmente alla viabilità di valenza ter- ritoriale troviamo un edificato di lungo strada dal quale è possibile leggere delle regole invarianti.

Nella categoria ‘funzionale’ si individuano i sevizi pubblici dei quali deve essere mantenuta la funzio- ne all’interno del centro abitato, indipendentemente dall’edificio che la ospita. Rientrano in questo grup- po anche le infrastrutture viarie e il Bisenzio, visto come motore idraulico che ha rappresentato, insie- me al sistema di gore (il quale potrebbe essere nuova- mente rifunzionalizzato), la principale forza da cui è di fatto scaturito l’insediamento.

Nel ‘fisico-ambientale’ troviamo sempre lo stesso fiume Bisenzio e gli impluvi secondari, stavolta nelle vesti di elementi di biodiversità non trascurabili, in- sieme al patrimonio boschivo.

Nel ‘paesistico-funzionale’ troviamo le pendici collinari della Val di Bisenzio, che rappresentano il contesto territoriale in cui trova luogo l’insediamento.

Nel ‘sociale-ambientale’ vanno a collocarsi i luo- ghi di ritrovo sociale e il sistema degli spazi aperti, unito agli impianti sportivi.

Infine, merita particolare attenzione il fine con- cetto delle invarianti geometriche. Si tratta dell’indi- viduazione delle direzioni e allineamenti principali, rappresentativi del disegno urbano e fondamen- tali per la progettazione di uno scenario futuro.

Tali segni costituiscono invarianti geometriche ‘im- materiali’ che operano ad un livello superiore, di- staccato dal sedimento materiale in un quadro di patrimonio urbano, ma più assimilabile ad un con- cetto di sedimento cognitivo.

Accanto alle invarianti, che costituiscono il pa- trimonio identitario e le strutture permanenti del centro abitato, troviamo il resto dell’insediamen- to che necessita anch’esso di regole di lunga durata. Attraverso l’interpretazione e l’analisi del territorio, emergono i caratteri e le problematiche connesse alle varie parti del centro abitato, che possono essere as- sunte quali domanda emergente. Tali parti sono in- dividuate e classificate nella legenda in funzione delle diverse problematiche riscontrate; mentre la risposta dovrà indicare, conseguentemente, quali comporta- menti e funzioni compatibili si rendono necessari.

In base a quanto detto, si sono individuati temi e problematiche relativamente a: aree costruite e bassa densità edilizia, aree produttive marginali, espansio- ne dell’insediamento pedemontano, luoghi storici della produzione da rigenerare, il mix funzionale, i tessuti residenziali non strutturati, la zona di espan- sione residenziale e la moderna zona industriale.

Tutto questo (in- varianti e regole) serve a delineare il quadro di regole fisse nel tem- po che garantiscono lo sviluppo sostenibile e una strategia di lun- ga durata, all’inter- no di una dimensione vuoi strutturale (statu- to) vuoi strategica di piano; la prima atta a fornire regole per le tra- sformazioni fisiche e le funzioni compatibili, la seconda atta a for- nire azioni compatibili con esse, rispondenti alla domanda di lungo periodo.

3. Progetto di piano