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Mappa 4. La posizione di Xinzhucun, tra le città di Judian e Ludian (si veda il sito: Google Maps).

10. Tecniche e (in)sensibilità

1.2 La casa come strumento euristico

All’interno di questa prospettiva, vorrei concentrare l’attenzione sulla centralità della casa come fulcro dell’organizzazione materiale, sociale e simbolica di una comunità, e come possibile strumento principe per l’analisi che mi accingo a fare. Non certo l’unico elemento di rilievo in quella complessa interrelazione tra uomo, società ed ambiente, tuttavia essa esercita innanzitutto una grande forza sugli individui, come Gaston Bachelard mette in rilievo nel suo volume “La poétique de l’espace”, ed è inoltre un completo strumento per analizzare trasversalmente vari aspetti delle dinamiche sociali. Egli sostiene che i siti della nostra vita più intima e psicologicamente pregnante vadano trovati nei dintorni che abitiamo quotidianamente, ed in particolare le nostre case. A suo parere, le concezioni che sviluppiamo dei nostri circondari abitati più strettamente sono il nostro “primo mondo”, che fonda la nostra esperienza di uno spazio più grande (1975: 32-36, 263- 265). La casa è «Uno dei più potenti elementi di integrazione per i pensieri, i ricordi ed i sogni dell’uomo… Nella vita dell’uomo, travalica le contingenze, moltiplica i suoi suggerimenti di continuità» (Bachelard 1975: 34). Essa abbraccia le unioni produttive all’origine della vita e incoraggia uno stabile e continuo flusso di relazioni umane. Nelle case, differenze sociali strutturate solidificate in conformazioni spaziali stabili, sono visibili una all’altra e a portata di mano: danno la possibilità alle varie persone di mettersi nei panni di alcuni altri ruoli diversi dal proprio, e dunque da un lato di introiettare e dall’altro di riflettere sulla struttura stessa della propria società: «Domestic space absorbed differential relations into dreams of unity» (Mueggler 2001: pos.829). Si tratta quindi di un elemento fondamentale di formazione delle persone e di trasmissione di cultura, che riflette e si riflette nella struttura sociale e nelle concezioni dei suoi abitanti. In proposito, Pierre Bourdieu, nel suo studio sulla casa Kabyle (1970), trova una serie di esempi di opposizioni e inversioni spaziali e li correla con simili opposizioni a livello sociale come differenze generazionali e di genere, e con le pratiche routinarie delle persone, fino ad ottenere una gamma di coppie oppositive fondamentali che secondo la sua visione strutturano le pratiche dell’abitare. Mentre Bourdieu focalizza l’attenzione su dei dispositivi sociali che a suo parere strutturano la visione delle persone, regolano un modo di concepire il mondo che si riproietta sia sulle strutture sociali, che sulla casa, che sull’universo, dipingendo quindi la casa come una sorta di universo in miniatura, secondo Mueggler non si tratta di una questione di rappresentazioni mentali, ma serve una visione più olistica: come in Bachelard il

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senso del vivere nel mondo è paragonato ad abitare una serie di posti vicendevolmente avvolgentisi e avvolgenti (1975: 5-29), qui, corpo, casa ed universo si raddoppiano, avvolgono e invadono a vicenda. Ogni casa, esprime un modo di abitare altamente contestualizzato, e, cristallizzati nella sua forma, negli oggetti che vi si trovano e nel tipo di atti che essa convoglia, raccoglie in sé una grande porzione della cultura di un luogo in un determinato momento. Secondo l’opinione di Ligi, si tratta di un «Dispositivo concreto che (sup-) porta cultura» grazie alle sue caratteristiche materiali e simboliche. La casa dunque, composta da una particolare serie di caratteristiche fisiche e connotazioni (attribuite dalle persone ma indissolubilmente legate alla concretezza degli spazi), è una «rete di confini, controlli e poteri», che veicola un certo tipo di modalità di vita, di forma sociale e di emotività personale. (Ligi 2003: 126-127). Oltre ad essere un riflesso della struttura sociale e del sistema di credenze, la forma dell’abitazione modella la routine dei suoi abitanti e di tutta la comunità, e può essere a sua volta modificata al variare di questa, contribuendo in modo essenziale alla riproduzione o alla trasformazione dell’identità etnica. La casa sembra dunque essere un punto di raccordo dei tratti essenziali di una cultura; si tratta di un potente strumento analitico per le scienze sociali, dal momento che offre rivelazioni sulle concezioni dell’essere umano e sui tratti essenziali delle società.

1.3 La casa Naxi

Questo tipo di analisi è particolarmente efficace presso la comunità di Xinzhucun. Charles McKhann, uno dei più autorevoli studiosi dell’etnia Naxi, ha sempre posto grande attenzione alla funzione che la casa riveste all’interno del mondo sociale di questo gruppo, evidenziando l’interconnessione tra relazioni spaziali e processi sociali che le ruotano attorno. Egli identifica uno spazio radiale con la sfera domestica al centro, generalmente vista come femminile, e la sfera agricola e pastorale, dominata dall’uomo alla periferia. L’edificio principale delle case è dominato da un focolare, centro sociale e cosmico di una casa tradizionale Naxi. Il tripode che si trova sulla piattaforma del focolare è parimenti importante: mentre ogni cosa contenuta in un’abitazione appartiene ai proprietari, questo, in passato accostato dal tavolino degli dei, rappresentando il centro sociale (e religioso) della casa, è considerato parte inalienabile della casa stessa (Hsu 1998: 87-88). Riproduzioni lignee della casa si ritrovano anche all’interno della ritualità di questo gruppo, come sull’altare per la Propiziazione del Cielo o nelle mani dello sposo durante il suo matrimonio (al fine di accogliere la compagna nella sua famiglia). Unità domestica e microcosmo cosmologico, l’abitazione Naxi è anche l’unità organizzativa del sistema di parentela, e garantisce ai suoi occupanti un senso di appartenenza territoriale che sembra essere molto importante nella loro vita di tutti i giorni (Hsu 1998: 88). Essa ricopre così i criteri avanzati di Carsten e Hugh-Jones per la caratterizzazione

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di una casa come strumento euristico (Carsten and Hugh-Jones 1995: 2-45); nel presente capitolo, essa sarà dunque contemporaneamente un oggetto fondamentale della mia attenzione negli aspetti materiali e simbolici che porta incastonati tra le travi di legno che costituiscono i suoi edifici, nonché uno strumento di analisi del sistema di relazioni che legano le persone che la abitano.

Nello snodarsi della narrazione, si vedranno dunque elementi spaziali e architettonici dell’ambiente domestico di Xinzhucun non solo come facilitatori di scambi umani, ma come coaguli di concezioni profonde di cosa sia un uomo e come esso si dovrebbe relazionare con gli altri.

Nel prossimo capitolo prenderò dunque in considerazione la struttura familiare e sociale della comunità di Xinzhucun, ponendo particolare attenzione alle dinamiche relazionali che sussistono tra gli abitanti del villaggio per come esse emergono nei diversi contesti della vita sia privata che pubblica che ho potuto osservare durante i mesi che vi ho trascorso. Prenderò le mosse da una descrizione dell’ambiente domestico (benché sia estremamente difficile dare un resoconto della moltitudine di forme che esso può assumere) e delle attività che vi si svolgono, per osservare che tipo di relazioni si instaurano tra i familiari più stretti; passerò quindi ad esaminare le forme dei dintorni delle abitazioni private e dei luoghi pubblici in cui si portano avanti attività non a fine di lucro, per dare un’immagine di quali tipi di relazioni sociali si instaurino tra persone dai legami di sangue via via meno stretti. Concluderò il capitolo facendo una considerazione sul particolare tipo di senso di comunità che si respira in questo villaggio e come questo sia intrecciato alla conformazione dello spazio urbano.

Fondando il mio ragionamento sui principi basilari dell’antropologia dello spazio e in una prospettiva ecologica che tenga in conto in modo olistico dell’essere umano nel suo ambiente di crescita, mi baserò largamente sugli spunti forniti dagli oggetti e dagli ambienti, considerandoli come delle cristallizzazioni di pratiche e valori sociali nonché di pezzi di storie individuali, e come veri e propri agenti che plasmano l’andamento della vita nella comunità. Tra questi, darò una posizione prioritaria alla casa, che si è visto essere il perno attorno al quale in una comunità Naxi spazio e relazioni umane gravitano. L’argomentazione è fondata in particolare su quanto ho osservato nella frazione di Donghongdui (fig. 4), dal momento che questo è stato il posto in cui ho vissuto e i suoi abitanti sono le persone che ho avuto modo di conoscere meglio.

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2. La casa

Janet Carsten e Stephen Hugh-Jones, partendo dalle teorie strutturaliste di Lévi-Strauss sulla casa, che egli intendeva utilizzare come strumento di classificazione alternativo di quei sistemi di parentela che non rientrassero in nessuna delle tre categorie basiche unilineare, bilineare e indifferenziata, accolgono lo spunto di utilizzare la casa come strumento euristico per studiare i sistemi sociali e le strutture di parentela. Suggeriscono però di farlo in modo da ampliare la propria visuale sulla totalità delle società umane, accostando l’antropologia dell’architettura all’antropologia del corpo per considerare la casa, come l’organismo, come agenti primari di socializzazione. Sarebbe in questo modo possibile evidenziare le mutue co-implicazioni dello spazio (domestico) e delle strutture sociali e di parentela, nonché gli svariati aspetti della vita sociale che hanno strettamente a che fare con la cultura materiale, con le forme architettoniche e con il paesaggio, e che rimangono continuamente in contatto con il mondo esterno tra scambi e negoziazioni politiche. In particolare, le componenti significative che costituiscono la casa in quanto vero e proprio processo sociale, attraverso i quali possiamo analizzare la struttura di ogni tipo di abitazione, sarebbero: «Elementi costruiti fissi o mobili», categoria che comprende la disposizione e l’orientamento dell’edificio rispetto al territorio e alle altre costruzioni, la sua forma complessiva, l’eventuale suddivisione interna in stanze o vani, la forma e la quantità delle aperture, gli arredi; «Caratterizzazioni di luoghi “interni”», incluse le loro delimitazioni materiali o simboliche, relative all’uso che se ne fa (cucinare, dormire, ecc.); significative connotazioni, spesso oppositive, attribuite agli ambienti, che li rendono adeguati o meno a supportare certi tipi di presenza ed attività (interno o esterno, privato o pubblico, pulito o

Fig.4. Una delle due stradine di accesso a

Donghongdui, Xinzhucun. Fotografia: L. Spinelli (2018).

Fig.5. Cancello d’ingresso ad una casa a cortile

di Donghongdui, Xinzhucun. Fotografia: L. Spinelli (2018).

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sporco, femminile o maschile, ecc.) (Ligi 2003: 127). Elementi come la disposizione e la forma di edifici e stanze, le modalità di occupazione, il numero e le differenziate concessioni delle persone che vivono in casa, ed altri ancora, sono connessi con la struttura sociale (incluse l’organizzazione sociale più estesa, la struttura della famiglia, le dinamiche d’età, di genere e le forme di socializzazione), con il sistema di credenze (riguardanti la cosmologia più in generale e le forme particolari di ritualità) e con l’emotività delle persone (come le modalità di gestire l’intimità, la malattia, la nascita, il lutto e di riprodurre o contestare identità individuali e collettive) (Ligi 2003: 126). Altre delle caratteristiche di una società che possono essere esaminate utilizzando la casa come strumento euristico, sono, ad esempio: l’appartenenza ad un territorio e ad un luogo specifico (Carsten and Hugh-Jones 1995: 19), inscindibile dall’importanza attribuita ai vincoli di sangue e dalle pratiche attuate per rinforzare entrambi i legami (Hsu 1998: 71); i concetti locali di casa (intesa sia come edificio che come focolare domestico), legati sia alla località dove la comunità vive che alla fisicità delle case dove effettivamente abitano (Carsten and Hugh-Jones 1995: 37)68; la vita quotidiana delle persone, ed i gruppi che si formano nello svolgere le attività routinarie che questa prevede, tra il trascorrere delle giornate e l’abitare lo spazio domestico (Carsten and Hugh-Jones 1995: 45).

Mi accingo dunque a descrivere le abitazioni di Xinzhucun cercando di ritrovarvi alcuni di questi elementi significativi, con l’obiettivo di cogliere dei tratti importanti del modo di essere-nel- mondo delle persone che ci vivono. È necessario specificare che nel compiere quest’analisi, gli aspetti materiali e quelli sociali e simbolici emergeranno separatamente, per poi venire riaggregati; si tratta di una finzione concettuale compiuta meramente a fini esplicativi, dal momento che considero la casa come un ambiente costruito e simultaneamente uno spazio per abitare.