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Mappa 4. La posizione di Xinzhucun, tra le città di Judian e Ludian (si veda il sito: Google Maps).

7. Spazio al singolo

91 In particolare, rispetto a quelle Nivaclé descritte da Grant, dove il singolo sceglierebbe autonomamente il

proprio campo di relazioni interpersonali (Grant 2012: 76), quelle che legano i Naxi non si possono definire dinamiche. Le persone sono qui legate prima che da qualsiasi forma di affetto svincolato da strutture sociali, dai legami di sangue. I rapporti che si creano indipendentemente da questi vincoli sono quelle di amicizia e di amore (queste ultime però di solito si risolvono con il matrimonio). Il dinamismo è molto limitato, dal momento che le persone che si finiscono per conoscere meglio sono i propri vicini di casa, e dunque i parenti più stretti in linea patrilineare.

Fig.30. Ragazza gioca con il suo smartphone mentre controlla che il fuoco che ha

appiccato non divampi oltre alle erbacce che deve bruciare, Donghongdui, Xinzhucun. Fotografia: L. Spinelli (2018).

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Dopo essere passati dal livello più ristretto della famiglia a quello più ampio del villaggio e della frazione, risulta necessario tornare indietro di due livelli ed interrogarsi sulle sorti dei singoli individui. All’interno di un contesto sociale così permeante, che spazio è concesso al singolo? Si è visto che la comunità di Xinzhucun appare armoniosa e scevra da conflitti. Come ho avuto modo di verificare una volta appreso qualche rudimento di lingua Naxi, e una volta inseritami meglio nel gruppo familiare dove risiedevo, questa permissività sussiste, ma la libertà individuale è in buona parte limitata, similmente a quanto accade per le violazioni delle restrizioni legislative statuali, da un potente deterrente. Ciò che, dell’armonia della comunità, non traspare immediatamente, è il substrato di commenti e pettegolezzi e l’impatto che l’opinione pubblica ha sui comportamenti e sulle scelte individuali. È davvero complicato in un ambiente così aperto sfuggire allo sguardo delle persone: le case stesse sono visibili dall’esterno e sono costituite da edifici che si affacciano tutti su uno stesso cortile. L’opinione “dominante” qui è in larga parte quella detenuta dalla generazione di persone tra i quaranta e cinquant’anni, i cui figli ora iniziano a sposarsi ed avere figli a loro volta, e che hanno mantenuto una mentalità fortemente improntata su uno stile di vita semplice, legato alla vita contadina che si è sempre tenuta in quei luoghi. Così, persone che si comportano in un modo discosto rispetto all’usuale sono spesso criticate.

Vorrei chiarificare cosa intendo per “persona”, e che peso ritengo che abbiano le strutture sociali e la collettività nel costituire quei vincoli e quelle possibilità determinati da ognuno degli agenti in gioco all’interno di una comunità umana. Sulla base del ragionamento di Ingold, l’emergere della persona, che egli intende come «Soggetto conscio delle relazioni sociali» (Ingold 2016: 99), avverrebbe attraverso continui contatti tra individui, grazie ai quali gli esseri umani introiettano nelle proprie strutture della coscienza il campo di relazioni sociali nel quale sono stati immersi fin prima della nascita. Tuttavia, questo processo non è passivo. Si è infatti visto che gli esseri umani, in quanto organismi viventi, andrebbero concepiti come «Esiti evolutivi non rigidamente assemblati […] ma in termini di entità continuamente in fieri, la cui specifica configurazione è il risultato dell’incontro con l’ambiente in quanto contesto del loro sviluppo» (Ligi 2003: 197, corsivo mio). Le forme sociali, lungi dal determinare in modo univoco i caratteri dei singoli, si genererebbero e svilupperebbero, similmente e congiuntamente a quelle organiche, a partire dall’auto organizzazione del sistema relazionale integrato di persone e ambiente:

Questa tesi assegna alle persone un ruolo attivo all’origine dell’ordine sociale, invece che relegarle allo statuto di veicoli passivi della replicazione di un programma scritto nei materiali dell’eredità oppure nella tradizione (Ingold 2016: 101).

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Di un simile parere è Anthony Giddens, che afferma che a garantire la prosecuzione delle forme sociali è la riproduzione delle azioni, delle pratiche abitudinarie inconsce; in quest’unico processo, che egli definisce “strutturazione”, da una parte avviene la formazione degli individui e dall’altra, attraverso la crescita di nuove persone, avviene la riproduzione della struttura sociale della comunità (Giddens 1990). Ne discende una precisa concezione dell’essere umano:

Un individuo vivente non è il risultato di leggi combinatorie, universali e meccanicistiche. È un’entità organica e biologica localizzata in un contesto (ambiente), parte integrante di processi storici, evolutivi e formativi e naturalmente dotato di un suo tasso di imprevedibilità (Ingold 2016: 9).

Gli esseri umani pertanto, formati per quello che sono da quel singolare susseguirsi di situazioni ed eventi che ha costituito la loro vita, non agiscono in modo passivo dominati dai dispositivi imposti su di essi dalla loro società, ma sono dotati di un buon grado di agency; il mondo sociale è formato da gruppi di individui con storie, interessi ed idee particolari, che agiscono in parte discostandosi dalle sue leggi, pur essendo stati in esso formati come persone.

A Xinzhucun, la pressione e l’inibizione scatenate dalla continua compresenza su spazi condivisi e dalla persistenza delle voci e dei pettegolezzi sembrerebbero piuttosto forti92. Mentre in

passato la formazione degli individui avveniva solo in contesti rurali come quello del villaggio, i giovani d’oggi sono cresciuti a metà tra questa realtà e quella urbana, dove sono tenuti a recarsi per frequentare la scuola; se è vero che le forme sociali sono rigenerate via via dai nuovi individui che popolano una comunità, si può intuire che il mondo sociale di Xinzhucun, per ora dominato dalla vecchia generazione, si trovi al momento in una fase di transizione verso qualcosa di diverso. Il mondo cinese successivo all’epoca maoista, in esplosione da un punto di vista sia economico che sociale, è ricco di nuovi spunti da cui le nuove generazioni sono attratte, pur senza voler sconvolgere un modo di vivere che, come loro stessi affermano e dimostrano93, in fondo seguono volentieri. Nell’intento di evitare incomprensioni con le generazioni precedenti si è quindi creato una sorta di mondo nascosto, che vive di notte e ad una certa distanza di sicurezza rispetto alle abitazioni dove rimangono gli adulti. Il fulcro di queste attività è un normale supermercato sulla via dei negozi, nel quale di notte, del tutto inaspettatamente, tramite una porticina viene aperto l’accesso ad un vero e

92 Faccio riferimento al fatto che, ad esempio, dopo aver lietamente acconsentito alla mia presenza, il figlio

maggiore della famiglia presso cui risiedevo non mi ha più rivolto parola, fatta eccezione per un paio di frasi. Mi è stato spiegato che per lui era una situazione complicata da gestire, dal momento che non era sposato e quindi sarebbero potute circolare voci. Parimenti, mi è stato detto che nella sua casa non si potevano fare raduni tra amici (maschi), dal momento che la madre è vedova, e la gente avrebbe potuto fraintendere.

93 Mi riferisco, ad esempio, all’importanza che ogni ragazzo con cui ho parlato attribuiva alla trasmissione della

ritualità “tradizionale”; alle loro scelte di vita, che spesso li portano ad optare per la vita rurale; all’importanza che si dava al rapporto tra diverse generazioni, che ho sempre notato essere molto stretto.

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proprio karaoke, con tanto di snack, birre e divanetti di pelle, proprio come quelli delle città. Capita però spesso che i più agguerriti giocatori al karaoke siano contemporaneamente i più accaniti difensori della necessità di portare avanti le tradizioni. Quello che sembrerebbe uno stile di vita in netta contrapposizione con quello “ufficiale”, è diventato in realtà un nuovo standard, che deve restare una cellula di sfogo all’interno di un sistema che non si vuole davvero cambiare. Sembra che anche in un simile contesto, nuovamente, la personalità dei singoli sia spinta ad emergere solo all’interno dei solchi tracciati dalla tradizione, o dalle nuove consuetudini, e, in caso se ne discosti, trovi poco spazio per esprimersi. In posti estesi come il karaoke nascosto nella soffitta di un supermercato, in micro-spazi come il display isolante del proprio telefonino, o nel luogo incorporale fatto di tentativi di parole o azioni insolite, si gioca il potere della creatività individuale, in particolar modo quella delle nuove generazioni di Xinzhucun, che come mai prima d’ora hanno la possibilità di plasmare il proprio futuro. Tuttavia, per il momento, con la parte più tradizionalista della propria comunità si viva un rapporto di convivenza pacifica per cui, come per quanto avviene a proposito della privacy all’interno della propria stanza, si può imporre la propria individualità solo a sprazzi, ma sarebbe meglio non desiderarlo.

Per tornare alla domanda che mi ponevo all’inizio del capitolo, al sentire quello scoppio di musica commerciale provenire dal cortile dell’abitazione dove alloggiavo, nonostante io non abbia visto la reazione di nessuno sono piuttosto certa che, come sarebbe potuto accadere altrove, tutti abbiano sussultato per l’eccezionalità dell’evento, per poi criticarlo come stranezza ma ridere sotto i baffi per il coraggio di farsi sentire da tutti in quel modo.