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Mappa 4. La posizione di Xinzhucun, tra le città di Judian e Ludian (si veda il sito: Google Maps).

6. Attività produttive

6.1 Imparare a vivere

La conoscenza perciò […] è immanente nella vita del conoscente e si sviluppa nel contesto della pratica che si instaura grazie alla sua presenza in quanto essere-nel-mondo (Ingold 2016: 70). Prima di addentrarmi nella sezione principale del capitolo, vorrei approfondire quanto si diceva nell’introduzione a proposito dello sviluppo del sapere ecologico nativo, che sarà il suo oggetto centrale.

Secondo una prospettiva ecologica, ciò che si definisce “mente” è un’entità che si estende nel mondo congiuntamente alle percezioni corporali di una persona, e il corpo non è isolato ma è in continua evoluzione insieme al sistema di relazioni ambientali in cui è immerso. Ne consegue che «Corpo e mente, perciò, non sono cose separate ma modi di descrivere la stessa cosa – o meglio, lo stesso processo, cioè la stessa attività dell’organismo-persona nel suo proprio ambiente» (Ingold 2016:

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73, Gregory Bateson 1973: 429 cit in Ingold 2016: 73). Date queste premesse, è possibile esaminare le modalità di avvenimento dello sviluppo ontogenetico di un uomo. Si è visto che la conformazione biologica dell’uomo, mancante di una struttura fisica o istintuale adeguata, rende necessario il suo adattamento nel suo ambiente di nascita al fine di affrontarvi la vita. L’organismo cresce in uno specifico contesto ecosistemico all’interno del quale è coinvolto in molteplici relazioni. Ad ogni generazione, gli “apprendisti” si trovano a doversi destreggiare in uno specifico contesto, con determinati “compiti” da svolgere. Il loro stile di vita avrà un ampio impatto sul loro sviluppo anatomico e cognitivo: sotto la guida di “abitanti” più esperti, verrà loro mostrato come percepire l’ambiente circostante (a cosa prestare attenzione) e come svolgere determinate azioni, a seconda di quanto la conformazione del territorio consente o impedisce di fare. Ciò che cambierà nel diverso approccio che due persone cresciute in contesti diversi avranno in un terzo ambiente, starà «Nei modi in cui scopre ciò che l’ambiente permette e acconsente (afford) ai fini delle proprie attività» (Ingold 2016: 73). Come afferma lo studioso di psicologia ecologica James Gibson esponendo la sua teoria sull’”educazione all’attenzione” (1979: 254 cit. in Ingold 2016: 154), dal momento che la reattività del corpo nel mondo e della mente nel corpo sono inscindibili, facendo porre l’attenzione del “novizio” su determinati aspetti del mondo che percepisce con il proprio corpo, lo si porta a recepire (selezionare) informazioni da esso in un determinato modo proprio della comunità in cui si trova, che lo porterà a crearsi una rappresentazione di esso diversa da persone nate (o che sono stati sottoposti a simili processi) altrove, e a sviluppare determinate sensibilità, abilità e modi di pensare che egli reputerà provenire da se stesso e darà per scontati. L’abilità «Non è né innata né acquisita, ma evolutivamente incarnata, nel modus operandi del corpo […] dell’uomo, attraverso la pratica e l’esperienza» (Ingold 2016: 154). Dal momento che «Sviluppare certe routine di azione nel mondo significa allo stesso tempo sviluppare certe modalità di attenzione per il mondo», «Percorrendo questo cammino [nella vita reale] secondo un certo stile di vita, il corpo subisce processi di crescita e decadenza, e contemporaneamente particolari abilità, abitudini e capacità, ma anche particolari punti deboli e incapacità, si annidano nella sua vera e propria costituzione – la sua neurologia, muscolatura e anatomia» (Ingold 2016: 72). Esso avrà dunque inconsciamente introiettato tali processi ad un livello così profondo che essi sono divenuti parte di lui: li avrà “incorporati”53, ossia «Sviluppati attraverso

pratica ed esercizio in un determinato ambiente» (Ingold 2016: 72). Ingold afferma in proposito:

Impariamo a percepire attraverso una sintonizzazione o sensibilizzazione dell’intero sistema percettivo, compreso il cervello e gli organi recettori periferici insieme ai loro nessi neurali e muscolari, rispetto a particolari caratteristiche del nostro ambiente. Attraverso questo processo,

53 Dal momento che non si riscontra nessuna distinzione tra corpo e mente, il processo di “incorporazione” o embodiment, potrebbe essere definito altrettanto giustamente “in-menta-mento” o en-mind-ment (Ingold 2016: 72).

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l’essere umano assume l’aspetto […] di un centro di coscienza ed intenzionalità i cui processi sono in risonanza con quelli dell’ambiente. La conoscenza perciò […] è immanente nella vita del conoscente e si sviluppa nel contesto della pratica che si instaura grazie alla sua presenza in quanto essere-nel-mondo (Ingold 2016: 70).

La conoscenza, intesa come una sorta di abilità, un saper-fare, include anche le operazioni ordinarie della vita quotidiana, come il modo di sedere, le espressioni del volto o il modo di utilizzare uno strumento. Queste capacità si sviluppano mediante la ripetizione di performance di compiti, per svolgere i quali è necessario assumere posture e compiere gesti specifici; non è sufficiente osservare, è necessario sottoporsi a ripetute prove pratiche. Le abilità si acquisiscono «Attraverso un miscuglio di improvvisazione ed imitazione nel contesto di pratica», ed una paziente attività di tentativi ed errori (Ingold 2016: 150). Non si tratta infatti di apprendere a livello mentale una sequenza di operazioni, identiche a quelle di chi insegna, ma di riuscire in modo simile, attraverso le proprie potenzialità, a raggiungere i medesimi risultati: il processo di apprendimento prevede imitazione, improvvisazione e innovazione, ed è sempre una sorta di riscoperta guidata. Quello che le generazioni precedenti trasmettono alle successive non sono infatti informazioni, ma movimenti da imitare e contesti di sviluppo ad alta specificità, in cui «Gli apprendisti, attraverso la pratica e l’addestramento, acquisiscono e affinano le proprie capacità di azione e di percezione» (Ingold 2016: 151). «Il segreto della destrezza deve risiedere nel continuo aggiustamento o sintonizzazione del movimento, in risposta ad un continuo monitoraggio percettivo del compito in atto» (Ingold 2016: 74). Ogni movimento, anche i più semplici, si compiono «Secondo uno schema neurofisiologico di azione/retroazione con un feedback sensoriale costante» (Ligi 2003: 187), che prevede un’immersione consapevole delle persone nel proprio ambiente, data da una lunga permanenza in esso, per mezzo della quale essi sono in grado di interpretarlo e prevedere con un discreto grado di certezza cosa in esso accadrà in un futuro immediato o lontano. Questo avviene grazie all’intrinseca conformazione del cervello, che grazie alla sua fortissima tendenza adattiva sviluppa meccanismi fluidi e pronti a mantenere la persona pronta a vivere nei contesti dove via via si trova (Ligi 2003: 282).

Questo schema neurofisiologico è quindi una riprova della profonda immersione degli organismi nel proprio ambiente, e dell’inscindibile unione di corpo e mente, pratiche e conoscenze. Ad esempio, giacché questa trattazione ha uno sguardo prioritario per il rapporto tra l’uomo e l’ambiente, ci si potrebbe chiedere come le persone sviluppano la propria concezione dello spazio. Ligi afferma, per quanto riguarda una popolazione come i saami, pastori la cui vita consiste in una successione di spostamenti a seguito delle mandrie, essa si forma principalmente attraversandolo (Ligi 2003: 265). Per quanto riguarda altre popolazioni, attraverso le altre attività che vi si fanno.

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Infatti “conoscerlo” significa essere in grado di svolgere tali attività, ossia essere allenati a tenere un livello di attenzione su certe caratteristiche del paesaggio che consenta di svolgerle bene. Conoscerlo significa dunque “percepirlo” come in tal luogo si è abituati a farlo al fine di sopravvivere o di vivere nelle modalità specifiche previste dalla società del luogo.

È in questo modo che a Xinzhucun, una generazione via l’altra, al modificarsi delle leggi statali, dei prodotti spendibili sul mercato, sulle condizioni ambientali in continua modifica, i nuovi abitanti vengono inevitabilmente formati in quanto presenti in quel contesto e a stretto contatto con i suoi spazi e paesaggi domestici, urbani e naturali, affinché possano condurre una vita nel posto. Lascerò dunque che siano i luoghi, e le attività che le persone vi conducono, a parlare.

Mentre una minoranza della popolazione adulta è occupata in impieghi come il negoziante, l’autista o l’insegnante, le attività principali che hanno luogo a Xinzhucun nei periodi non festivi dell’anno sono legate ai vari prodotti coltivati nei campi e ricavati dalla foresta.

6.2 I campi

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L’area di terreni posseduta, come dicevo poco sopra, dipende dal numero di persone in grado di lavorare che compongo la famiglia e dalle sue condizioni economiche. I vari appezzamenti presentano solitamente differenze nella collocazione, inclinazione del suolo e qualità del terreno (fig. 5 e 6).

Una famiglia possiede terreni diversi appositamente, perché ci sono dei tipi di prodotti agricoli che si coltivano meglio in certi tipi di campo: sta all’abilità del contadino fare una buona scelta. Sono stimati di maggior valore i terreni in piano o con pendenza non eccessiva, dal momento che sono molto più comodi da coltivare, e quelli prossimi alla propria abitazione, poiché la maggior parte delle famiglie trasporta gli strumenti di lavoro e, in epoca di raccolto, i prodotti caricandosi grandi gerle intrecciate di vimini sulle spalle (fig. 6 e 9). L’irrigazione invece non è una discriminante: la zona è ben irrorata dal fiume a carattere torrentizio che solca la valle e da diversi piccoli torrenti che scorrono in giù dalle montagne. Inoltre, è stato recentemente costruito un sistema di tubature sotterranee che portano l’acqua ovunque nella vallata. I lavori sono ancora in corso, e un gruppo di costruttori provenienti da un’altra provincia è temporaneamente alloggiato nei pressi dello snodo principale di questo impianto idrico, che si trova, insieme ai ripetitori di rete 4G della China Mobile, proprio sull’alta collina che

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spalleggia sulla destra la fazione di Donghongdui. Pozzi di cemento emergono in diversi punti, o presso le case o in mezzo ai campi.

I principali prodotti agricoli sono mais, tabacco e piante medicinali. Mentre il mais si coltiva da tempo nella zona, le altre due colture sono state introdotte nella valle dallo Stato in tempi relativamente recenti. Tutte le coltivazioni iniziano in primavera. Il mais viene piantato insieme alle altre colture e raccolto in autunno. Le pannocchie vengono stipate in un edificio completamente vuoto a cui manca una parete, che immancabilmente si affaccia sul cortile di tutte le case (fig. 6). In passato il mais si utilizzava per produrre un particolare tipo di pagnotta, chiamata baba 巴巴 e un cibo asciutto, molto simile al cous-cous, da accompagnare ad una zuppa di tofu, uova e spinaci. Era considerato il cibo dei poveri, e oggi che il benessere medio della popolazione è salito, è stato completamente rimpiazzato da cibi più gustosi a base di farina di grano o di riso; il baba è tuttavia ancora spacciato a Lijiang come specialità locale. Oggi dunque il mais non si consuma più, anche dal momento che la qualità del mais coltivato è calata moltissimo54 e nessuno si sentirebbe sicuro a mangiarlo. Esso viene spesso sgranato all’interno delle abitazioni nei momenti di pausa dalle altre attività. Solitamente, dopo cena, ci si siede in cucina e, utilizzando i tutoli, si sgranano le pannocchie, raccogliendo i semi in una particolare cesta di vimini a forma di semicerchio. Quando si ha infine a disposizione un’intera giornata o due, si impiegano strumenti manuali o elettrici, propri o presi in prestito, per finire di sgranare e di tritare i chicchi. Il trito si conserva in sacchi, per poi utilizzarlo per nutrire pollame e maiali o per venderlo. La preparazione delle foglie di tabacco è più laboriosa. Essa prevede, dopo la raccolta delle foglie a fine agosto, una loro essicazione in loco.

54 Questo problema che deve avere a che fare con la tendenza dei contadini ad utilizzare sementi più versatili ma

di scarsa qualità, come si accennava sopra (Wilkes e Xu 2004).

Fig.7. Abitazione sul cui cortile si affacciano un

deposito di mais (sulla sinistra) e un kaoyanlu a vecchio stampo, Xinzhucun. Fotografia: L. Spinelli (2018).

Fig.8. Un kaoyanlu del nuovo modello,

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A questo scopo, vent’anni fa si iniziarono a costruire appositi forni chiamati 烤烟炉 (kaoyanlu): si tratta di quegli edifici che, a prima vista, apparivano come delle alte torrette di mattoni costruite sparsamente fra le varie case (fig. 7). Quasi ogni casa/famiglia ne possiede uno, anche se esso non è sempre immediatamente adiacente alla propria abitazione. La tipologia di forno più moderna invece, che ad un occhio occidentale appare come una grande cella frigorifera bianca, a più porte e all’aperto, è stata introdotta nella valle la prima volta all’incirca dieci anni fa: mentre le ultime famiglie completavano la costruzione dei forni a vecchio stampo, le più abbienti o interessate alle tecnologie già pensavano di acquistare quelli moderni (fig. 8). Questi non sono frequenti quanto i forni a vecchio stampo, e si trovano al di fuori dei centri abitati, spesso posizionati uno accanto all’altro. A fine agosto, si tagliano gli steli di tabacco e ci si avvicenda per essiccarli nella modalità che si preferisce o che ci si può permettere. Dal momento che per far partire il forno serve una grande quantità di combustibile e un notevole sforzo, si tende a non farlo spegnere finché non si siano essiccate le foglie fino alla fine. Questa operazione richiede di solito un paio di giorni: ogni famiglia gestisce la situazione dividendosi i turni di veglia. Nei campi, vengono a lungo lasciate le basi degli steli di tabacco, che, insieme a quelli del mais, presto seccano, donando alla valle un colorito giallognolo per tutta la stagione invernale.

La coltivazione di piante medicinali è una delle fonti di reddito maggiori per i contadini di Xinzhucun. Infatti i prezzi sono piuttosto alti (a seconda della specie, si possono vendere a 20/50 RMB al 斤 jin55), e i compratori sono numerosi e particolarmente interessati. L’aspetto dei campi nella vallata è piuttosto vario. Alcuni di questi sono arati in modo da creare lunghe e strette dune parallele di terra, spesso coperte da una pellicola di plastica nera dalla quale talvolta sbucano quelle che appaiono piante infestanti. Altri sono completamente coperti da arbusti mezzi secchi e piegati dal vento. Altri sono fittamente coperti da file parallele di piantine gialle, che animali e persone calpestano senza cura (fig. 9). Ciò che viene denominato 药材 (yaocai), o “erba medicinale”, consiste in realtà nelle radici di queste piante. A Xinzhucun ne vengono coltivati otto tipi, ma non tutte le famiglie riescono a coltivarne ognuno. Spesso ci si affretta a piantare quelli che l’anno precedente avevano un maggiore valore di mercato, ma i prezzi continuano a cambiare e quindi non sempre si fa la scelta migliore. Le soluzioni implementate dalle famiglie e il loro successo dipendono dalle doti strategiche del capofamiglia e dall’abilità di chi coltiva di far crescere bene le radici ed estrarle con i forconi al momento giusto, in modo che siano spesse e croccanti.

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L’estrazione di per sé non è banale: richiede grande destrezza e velocità, dal momento che ogni operazione agricola va effettuata, limitando gli sprechi, nel momento dell’anno giusto e con grande esperienza. I contadini del posto, anche i più piccoli ed inesperti, sanno distinguere a colpo d’occhio, o quasi solo osservando le erbe soprastanti, se la radice è “femmina” o “maschio”, se va bene o se va abbandonata. Ognuno degli otto tipi è diverso dagli altri e richiede periodi e procedimenti di coltivazione ed essicazione specifici. In alcuni casi bisogna bruciare gli arbusti che spuntano, in altri bisogna spellare la radice una vota estratta; quasi in ogni caso, le si deve lasciare essiccare al sole sui portici, motivo per cui capita spesso, da dicembre fin quasi al capodanno cinese, di vedere portici coperti di erbe medicinali e persone che, mentre si riposano al sole, spellano radici bianche a gran velocità. Mi è stato detto che, stufate con la carne, le radici sono molto buone e benefiche: Indicando diverse radici, mentre le osservavano soddisfatti dal centro del cortile o le trasportavano al coperto in caso sembrasse dover piovere, tutti mi sapevano dire a che parte del corpo avrebbero portato giovamento se consumate. Però di fatto questa non è assolutamente un’abitudine, e la totalità delle piante viene venduta. Sono spesso gli acquirenti che si recano sul posto e, dopo avere a lungo passeggiato fra i campi di diversi contadini, scelgono quello che pare loro più promettente. Tutti questi scambi di denaro avvengono in nero, senza bisogno di nasconderlo e con generale soddisfazione di entrambe le parti coinvolte. Talvolta si vedono quindi degli sconosciuti che camminano fra le case ed entrano liberamente nei cortili per osservare le radici (fig. 10). Se una casa/famiglia non viene selezionata da nessun compratore, carica la propria merce sul motocarro proprio o di un conoscente e la porta in uno dei pochi magazzini di Xinzhucun, dove verrà valutata da un intermediario, che pagherà direttamente la famiglia e si occuperà di rivendere i prodotti. Le radici sono destinate ai negozi in diverse città, o portate in fabbriche farmaceutiche, dove se ne

Fig.9. Contadina carica sulle spalle una gerla

piena delle radici medicinali appena raccolte, Donghongdui, Xinzhucun. Fotografia: L. Spinelli (2018).

Fig.10. Valutazione delle radici medicinali,

Donghongdui, Xinzhucun. Si intravede l’orto dell’abitazione dei proprietari del campo. Fotografia: L. Spinelli (2018).

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ricavano i principi attivi per creare medicine. La cosa rilevante è che tutti, contadini e acquirenti, sembrano saper valutare la qualità delle varie radici osservandole e saggiandone l’elasticità. È da considerare che questo tipo di prodotto agricolo è iniziato ad essere intensivamente coltivato solo recentemente, in seguito alle spinte del governo; questo fa riflettere sulla rapidità con cui i gruppi umani adattano le proprie abilità percettive ai mutamenti del contesto in cui vivono. Al termine di queste operazioni, i campi vanno ripuliti: frammenti di plastica protettiva rimossi, radici eliminate, arbusti ed erbette staccate dalla propria radice vengono radunati in vari piccoli mucchi all’interno dei campi e viene dato loro fuoco.

6.3 La foresta

Con il fuoco, invece, non ci si può nemmeno avvicinare alle foreste di pino dello Yunnan che ricoprono fittamente tutte le colline visibili da Xinzhucun. Mentre i campi sono completamente a gestione dei contadini e non vigono grandi restrizioni, se non quella di stare estremamente attenti a bruciare senza fare danni, le foreste, anche quelle private, sono considerate uno spazio altamente suscettibile a danni che potrebbero ricadere su tutti (incendi, disboscamento, frane). Questo fatto, accentuato dalle pressioni dello Stato per sensibilizzare la popolazione rurale alle conseguenze di un uso indiscriminato delle risorse boschive (nonché la minaccia delle sanzioni statali), portano la collettività da una parte ad interagire con riguardo con le foreste, dall’altra a temere le reazioni della comunità in caso fossero visti trasgredire le norme collettive. Mentre gli appezzamenti privati si possono, all’interno di questi limiti, sfruttare a piacimento, ci sono delle regole sulle modalità e l’intensità di impiego delle risorse provenienti dalle foreste comuni; in generale, le persone si controllano a vicenda e le rispettano. La foresta nella valle di fatto cresce rigogliosa, ed è difficile, con le restrizioni che vi sono riguardo al volume di prodotti che vi si possono recuperare, che una famiglia (dati gli attuali limiti legali di consumo) esaurisca fino in fondo le risorse dei propri appezzamenti di foresta. Ci si reca nelle foreste principalmente a raccogliere aghi di pino e a recuperare legname; durante determinate stagioni, inoltre, si possono trovare moltissimi altri prodotti, come frutta, verdura e funghi. Ciascuno di questi, inclusi gli aghi e la legna, in parte si impiega per il consumo domestico ed in parte si vende.

Gli alberi di pino poggiano su un suolo spugnoso, il cui stato superficiale è costituito muschi e foglie in decomposizione, ma estremamente scivoloso per via degli aghi di pino secchi (松毛

songmao), che lo ricoprono interamente. La foresta cattura luce e suoni e immerge ogni cosa in

un’atmosfera ovattata e sospesa, dove il tempo sembra non scorrere. In questo contesto quasi onirico, i contadini si muovono con grande rapidità, come se non si fossero accorti della ripidità della

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pendenza, della scivolosità del suolo e dell’assenza di suoni: si arrampicano agilmente in mezzo agli alberi fitti e rastrellando il suolo con i forconi creano grossi mucchi di aghi secchi, che fanno poi rotolare verso aree libere in mezzo agli alberi. Creano una balla, la sollevano e adagiano sopra una corda opportunamente disposta a terra all’incirca a forma di ɣ. Con grande maestria, legano l’enorme cumulo di aghi (fig. 11) e ci si appoggiano con la schiena sopra, per poi fissarselo sulla schiena