• Non ci sono risultati.

Mappa 4. La posizione di Xinzhucun, tra le città di Judian e Ludian (si veda il sito: Google Maps).

1. Contesto storico e politico

1.4 I Naxi di Lijiang

1.4.2 Dal centro alla periferia, seguendo il “giusto mezzo”

Furono i Mongoli della dinastia Yuan (1271-1368) a conquistare queste regioni nel tredicesimo secolo, sottomettendole ufficialmente all’impero cinese. I gruppi etnici locali riuscirono però a mantenere una sottomissione di nome, e non di fatto, fino al 1723, anno in cui Lijiang vene completamente incorporata nel sistema politico cinese e i vari gruppi etnici locali furono concretamente sottomessi alla struttura governativa, burocratica e rituale Han; gradualmente, la città e le campagne circostanti vennero popolate di cittadini provenienti da altre regioni (Hsu 1998: 12). Il governo cinese agì imponendo le proprie abitudini culturali come portatrici di civiltà. Nonostante dal punto di vista del culto non furono sempre imposte (o messe ad effetto) restrizioni, facendo leva sul tipico modello cinese basato sull’asimmetria fra centro e periferia, tra cultura Han e culture ‘altre’ reputate barbare o arretrate, si spinsero le popolazioni locali, con un’intensità decrescente dal fulcro di Lijiang verso l’esterno, ad abbandonare determinati culti e modificarne altri. Attraverso questo sistema, vennero ad esempio enfatizzate abitudini sociali che favorissero la patrilinearità tra le altre forme sociali presenti sul territorio, e un tipo di ritualità che si potesse innestare sugli stessi ritmi Han:

10 Secondo la nomenclatura che ne riportano rispettivamente Chao (2012) e McKhann (2017). 11 Si vedano: McKhann (1998, 2017); Oppitz (1998); Turini (2016).

12 Faccio riferimento all’impero cinese utilizzando il conosciutissimo ideale confuciano di cui questo era

35

il Capodanno cinese (春节 Chunjie), il Giorno dei morti (清明节 Qingmingjie), ecc (Hsu 1998: 9- 22). Da allora questo standard fu in buona parte assunto dalla popolazione, pur con ampi ambiti di assestamento.

L’ondata di violenze che seguì in crollo dell’impero nel 1911 e le lotte interne al Paese negli anni della Repubblica (1911-1949) lasciarono un profondo segno sulle popolazioni locali, ma quello del collettivismo maoista (1949-1976) fu forse il periodo storico di maggior povertà e difficoltà di sussistenza da parte delle comunità dello Yunnan settentrionale. Qui, nel 1957 venne introdotta la riforma agraria. I confini sociali e morali che tenevano lo Stato ai margini delle comunità si dissolsero: le istituzioni del nuovo Stato si diffusero appropriandosi delle relazioni produttive e riproduttive. Le singole case/famiglie13 vennero imposte come livello basico della produzione agraria della gestione delle risorse, per esercitare un controllo demografico più preciso al fine di riscuotere le tasse, quando prima, nell’area, erano presenti numerosi esempi di comunità caratterizzate da una varietà più ampia di sistemi sociali, favorita da un sistema fiscale meno rigoroso (Hsu 1998; Mueggler 2001). Tra 1958 e 1961, anni in cui si attuò il Grande balzo in avanti, si iniziarono a compiere esperimenti su vasta scala, agricoli e non, impiegando i terreni che da generazioni erano coltivati dalle etnie locali. Vennero deforestate ampie porzioni di terreno, si tentarno di instaurare ampie monocolture e vennero costruite fornaci per fondere ferro e rame. Gli stessi corpi delle persone furono obiettivo delle politiche statali volte alla salute14. Come è esposto da Erik Mueggler, i Lòlop’ò 15 di Zhizuo, nelle montagne Baicaolin, percepirono questa invasione come quella, che avvenne proprio in quegli anni, di un’erba amara che non si era mai vista prima sulle loro terre, e che essi chiamarono “yik’ù” (dove “yiku” in cinese significa “trasformazioni nazionali”). Le storie di vita delle persone vennero stravolte dai cambiamenti portati dal nuovo Stato cinese, e la Liberazione venne qui, in modo esemplificativo rispetto alle varie comunità della zona, vissuta come un’invasione materiale di ogni angolo del paesaggio (Mueggler 2001). Il rapporto e le modalità di gestione del territorio su cui vecchie visioni della comunità erano costruite vennero ribaltate quando terra e lavoro vennero collettivizzati. Ad esempio, le persone di comunità come quella di Zhizuo, trovarono lo Stato a rimpiazzare la tradizionale “autorità ancestrale” come forza generativa di produzione e riproduzione; ma questa visione si svuotò di significato durante il Grande balzo in avanti, quando anche questo fallì e si scatenò un’enorme carestia (Mueggler 2001). L’oppressione sociale ed ideologica non potè che peggiorare

13 Il termine cinese è 家 jia, quello inglese è households.

14 Si veda: Hsu (1998: 12). Si confronti con: Mueggler (2001), Chao (2012), White (1997, 2011).

15 I Lòlop’ò (come essi definiscono se stessi) farebbero parte, secondo il sistema classificatorio statale, della

minoranza etnica “Yi” (彝族 yizu). Quelli residenti a Zhizuo costituiscono piccolo gruppo di comunità situate in una stretta e scoscesa valle in ogni punto della quale ognuna di esse è chiaramente visibile, anticamente legate da catene di supporto trasversale e da un ciclo rituale annuale condiviso (Mueggler 2001). Nonostante le due etnie siano culturalmente molto distanti (Hsu 1998: 11), si può notare un certo parallelismo con il gruppo di frazioni che costituiscono Xinzhucun.

36

nel decennio della Rivoluzione culturale, tra il ’66 e il ’76. Gli agenti dello Stato, in particolare nel Nord dello Yunnan, vennero reclutati tra i familiari e i vicini di casa (Mueggler 2001). In questi casi, il dolore divenne più profondo proprio perché le persone che lo provocarono in modo diretto, sebbene forzati da un potere lontano ed intangibile, furono i propri familiari e amici. In un contesto storico e geografico in cui spesso il corpo individuale era considerato in intima connessione con quello familiare e comunitario, la paura e la sopraffazione venivano da dentro la comunità, e quindi emergevano quasi dallo stesso corpo delle persone (Mueggler 2001).

States are loosely coordinated systems of institutions, policies, symbols, and processes. Their capacity to affect events, produce meanings, or work themselves into the bodies of their subjects depends on how they are imagined collectively as unitary entities. […] the socialist state in China, especially during the Mao era, was particularly striking in this regard (Mueggler 2001: pos.111).

Come emerge dalle parole di Mueggler, ed è riportato da numerosi studi condotti in ogni zona della Cina, lo Stato si seppe imporre in modo particolarmente efficace, penetrando in profondità nell’essenza stessa delle persone16. Una delle modalità con cui lo fece, fu la gestione dello spazio.

Mueggler descrive per esempio le modalità con cui lo Stato, in epoca maoista distrusse tutti templi del bacino di Lijiang tranne quello più venerato, e di come lo abbia in anni più recenti ricollocato all’interno di un particolare scorcio, quello, di cui si diceva poco sopra, che compare nell’immagine più ritratta in fotografie e cartoline turistiche rappresentanti la città di Lijiang (fig. 1). L’autore evidenzia come in tal modo esso sia riuscito, in due tempi, ad espropriare le persone della propria religiosità eliminando l’autorità spirituale esercitata dai luoghi sacri, per poi prenderla su di sé, assumendo dentro all’immagine che le persone hanno dello Stato anche una grossa fetta della loro religiosità, dimostrando una volta di più il suo potere assoluto e la dipendenza delle persone nei propri confronti anche da un punto di vista spirituale (1991).

Tuttavia, come sostenuto in varie etnografie scritte da studiosi di gruppi etnici di questa zona, sembrerebbe che presso diverse comunità del Nord dello Yunnan pratiche e credenze siano persistite in modo più tenace, pur riadattandosi al mondo al quale sono state costrette ad affacciarsi così bruscamente, e continuino ad essere parte della vita delle persone17. Mueggler, per esempio, verte la

sua intera etnografia sui Lòlop’ò (2001) sulla spiegazione di come essi abbiano reinventato il proprio panorama mitico, i propri rituali e pratiche quotidiane per “digerire”, fisicamente e spiritualmente, il dolore derivato dalle ondate di violenza provocate da guerre e politiche statali sperimentali che hanno invaso il loro territorio ed i loro corpi a partire dal crollo dell’impero Qing. Anche Chao si concentra

16 Si vedano: Mueggler (1991, 2001); Anagnost (2008); Chao (2012). 17 Si vedano: White (1997, 2001); Mueggler (2001); Chao (2012).

37

sulle pratiche rituali tutt’ora attuate in villaggi prossimi a Lijiang, in cui sono coinvolti vecchi esperti rituali e figurano immagini sincretiche di spiriti appartenenti al culto Naxi ed inni maoisti18. Si può

affermare che ogni comunità fu costretta ad arrangiarsi nel trovare un nuovo posto allo Stato nella nuova prospettiva sul mondo che si trovavano aperta innanzi.

Nel 1976 la Rivoluzione Culturale si poteva dire terminata, e con la svolta politica apportata da Deng Xiaoping, il successivo leader del Partito Comunista Cinese a partire dal 1978, pioniere della riforma economica cinese e artefice del "socialismo con caratteristiche cinesi", si aprirono le porte di questo paese all’avvento della modernità e allo sfruttamento capitalistico. Iniziò quel periodo di liberalizzazione e apertura nei confronti delle potenze straniere che continua tuttora e di cui si è diffusamente parlato nei paragrafi precedenti19.