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Mappa 4. La posizione di Xinzhucun, tra le città di Judian e Ludian (si veda il sito: Google Maps).

6. Rapporti interpersonali e luoghi fisic

Vorrei dunque riassumere quanto si è detto ed aggiungere una riflessione su alcune caratteristiche dei rapporti interpersonali nella comunità, per come sono riuscita a coglierli nel tempo che vi ho trascorso.

All’interno di questa rete relazionale, a diversi livelli di intensità, tutti i membri sono legati, da un lato, da una vita in continua collaborazione, in una gamma di attività che va dall’ordinaria amministrazione dei beni comuni, passando per l’organizzazione di feste a cui tutti partecipano, al supporto delle attività produttive altrui; dall’altro, dalla condivisione di risorse (la forza lavoro; le strumentazioni agricole; le docce ad acqua corrente calda; i frigoriferi; ecc.), spazi (le strade; il palco nella frazione centrale; i campi da basket; l’ampia distesa della vallata, con le abitazioni ed i campi che si affacciano uno verso l’altro; le case di ciascuno degli abitanti in certi momenti e contesti; etc.) e tempi (lunghe ore di lavoro negli stessi o ciascuno nei propri appezzamenti forestali e campi, adiacenti a quelli altrui; interi giorni di partecipazione attiva alle feste private e nazionali; lunghe serate trascorse davanti al focolare). I luoghi e i tempi sia del lavoro che del divertimento sono ampiamente condivisi. Nonostante i risultati del rendimento lavorativo siano eminentemente relativi ai singoli nuclei familiari, osservando certe situazioni, ad esempio i bambini che corrono da una casa all’altra, tenuti d’occhio in ogni luogo come fossero propri, la libertà delle persone di introdursi nelle abitazioni altrui o la noncuranza con cui ciascuno dedica il proprio tempo ad affari che non gli competono, aspettandosi come unica ricompensa che gli venga fatto lo stesso favore, il fatto che i cancelli d’ingresso rimangano aperti, sembrerebbe sotto molti punti di vista che la vita di una famiglia sia sempre in un qualche modo legata a quella delle altre. Come esporrò più in dettaglio nel capitolo finale, tutti questi fattori, a mio parere, convergono nel creare quel senso di appartenenza alla propria comunità e di vivere in un ambiente familiare e protetto che, parlando e condividendo il tempo con gli abitanti di Donghongdui, difficilmente sfugge, ed emerge nelle azioni concrete di cui si è appena detto.

Si è precedentemente accennato all’importanza dello studio dello spazio antropico in quanto coagulo di relazioni sociali, vicende storiche e condizionamenti naturali (Ligi 2003: 22). Vorrei ora approfondire le modalità con cui sistemi sociali, ecosistemi e ambienti costruiti si relazionano ed intersecano. Come si è visto, tra l’uomo e l’ambiente vigerebbe un rapporto di reciprocità, secondo il quale tra i due vi sarebbe «Un continuo scambio dialettico, se nell’adattarsi la cultura trasforma il suo paesaggio e quindi deve di nuovo rispondere ai mutamenti che essa stessa ha messo in moto» (Sahlins 1973: 123-124, cit. in Ligi 2003: 25). È da notare che sia la sfera materiale che quella simbolica dell’esistenza umana si trovano in un rapporto molto complesso di interdipendenza con l’ambiente,

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dal momento che le comunità, sulla base delle proprie esigenze materiali, assumono determinate strutture sociali e modificano lo spazio, finendo per imprimerci significati simbolici e valori (Ligi 2003: 23). Si cristallizzano le proprie credenze nello spazio, e poi si impara a leggerlo per risvegliare in sé le visioni del mondo e corretto ordine sociale e modi d’azione e affetti tramesseci dal nostro gruppo sociale. L’ambiente da un lato può essere considerato come un setting fisico e quindi una risorsa e un limite per quanto riguarda la possibilità di azione da parte dell’uomo; dall’altro lato, può essere visto come un’entità che esercita un’influenza diretta sulle persone che lo abitano, plasmando, a causa della propria conformazione, le particolari modalità di gestione delle risorse, forme di relazione sociale, e concezioni del mondo che esse di volta in volta producono (Rapoport 1994; Ligi 2003: 23-24). L’ambiente e le comunità umane che vi si sono stabilite sono così legati, per via della conformazione di uno e dell’altro e del tempo che hanno condiviso influenzandosi e trasformandosi vicendevolmente, che spesso accade che uno si renda visibile attraverso l’altro: lo spazio, per via delle porzioni costruite di cui è composto; l’uomo, per via delle specifiche modalità di vita che ha adottato, incluse la struttura sociale, la forma delle abitazioni, il modo di vestire e nutrirsi, la lingua… (La Cecla 1993 cit. in Ligi 2003).

Sarebbe quindi possibile tracciare un parallelo, o meglio, trovale la linea ideologica comune che sottende sia la forma sociale di questa comunità, equa (per usare un termine di Hsu, più storico che descrittivo, “socialista” (1998) e votata al supporto reciproco e alla condivisione di tempi e spazi, sia la forma che l’ambiente in cui essa è immersa ha oggi assunto: un insieme di case dalla struttura aperta, nelle quali si è di fatto sempre in contatto uditivo e visivo con gli abitanti del circondario, e tutte all’incirca uguali. Nella comunità quindi apparentemente vige una sorta di quieta armonia, tra le persone un forte senso di comunione e di appartenenza a quello specifico ambiente. Questo si avverte in modo molto intenso quando, durante le celebrazioni, le normali relazioni delle persone con spazi e tempi subiscono un forte scarto: i luoghi appartenenti alle famiglie nucleari ed ai singoli, e gli usuali tempi dedicati al lavoro o al riposo individuale e con la famiglia stretta, vengono infatti convertiti in spazi pubblici e tempi condivisi. La festa del Capodanno cinese è una sorta di ripresa e coronamento di tutto ciò che si vive nelle circostanze più comuni, nonché il culmine del climax che si sperimenta nel periodo di “follia Naxi”. Le persone sembrano crogiolarsi nel piacere di stare insieme a tutti gli altri (al di là delle divisioni di prossimità legate alla parentela) senza altri pensieri e di vivere uno spazio che gli appartiene: si vedono adulti incedere ad un passo borioso e forzatamente lento, bande di bambini con un’espressione dispettosa sul viso correre dappertutto, come fossero i padroni della città, ed esplodere petardi agli angoli delle strade. Tuttavia, anche in questo unico periodo dell’anno in cui le strutture sociali sembrano ammorbidirsi, l’importanza dei legami di sangue non tralascia di farsi sentire ed imporre la propria gerarchia: come si è visto, una delle usanze più sentite è il giro di

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visite a familiari da compiere e ricevere strettamente all’interno del rispettivo ambiente domestico. Il primo dell’anno (o durante la celebrazione di un rito di passaggio di uno dei suoi componenti), mentre i preti dongba si preparano a compiere dei riti per rinsaldare il legame con quei prossimi parenti dell’uomo che nella loro visione del mondo sono gli elementi naturali, non vi è alcuno che non improvviserebbe accanto al focolare o nei pressi di un vecchio albero adiacente al proprio cortile, un altare per i propri defunti (fig. 28 e 29), per offrire loro le prelibatezze che si accingono a consumare.

I gruppi familiari più devoti spendono l’intera giornata nel cimitero comune (fendi), dilettandosi in un banchetto a cui partecipano morti e vivi, tutti discendenti dalla coppia di antenati che li guarda dal punto più alto del campo. Il resto del tempo si spende in luoghi collettivi, insieme a tutti gli abitanti del villaggio. Ogni tipo di legame sociale viene così rinnovato, in una modalità che, nuovamente, lega intimamente pratiche sociali, relazioni interpersonali e spazi, contemporaneamente privati e collettivi come sono in questa occasione.

Credo che, in questo contesto, sia opportuno applicare un modello simile al “concentric dualism” descritto da Grant a proposito delle comunità amazoniche, all’interno del quale le relazioni sociali, dalle più lontane alle più intime, verrebbero ripartite all’interno di cerchi concentrici che via

Fig.28. Sopra. Offerta ai defunti su un altarino

in cucina in occasione di Chunjie,

Donghongdui, Xinzhucun. Fotografia: L. Spinelli (2018).

Fig.29. Destra. Offerta ai defunti davanti ad un

albero sul retro della casa in occasione del matrimonio di una figlia, Donghongdui, Xinzhucun. Fotografia: L. Spinelli (2018).

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via decrescono fino a quello centrale, il minore91. Stiamo parlando di un mondo sociale in buona parte

familiare all’interno del quale le persone vivono in simbiosi tra di loro e con il proprio ambiente, o, con le parole di Grant, «Space is intrinsically connected to intersubjective engagement», in cui parentela e territorio sono mutualmente coinvolti nella creazione dei vincoli entro i quali l’agency individuale si può manifestare (Grant 2012: 72-78). A Xinzhucun si creano attorno ad ogni individuo delle sfere relazionali concentriche in cui i contatti con gli altri, dall’esterno verso l’interno, sono via via più stretti, e coincidono in buona parte con la progressiva vicinanza fisica alla propria abitazione: a partire dalla comunità allargata del villaggio, passando per gli abitanti della frazione ed i rami di parentela per via patrilineare in parte disseminati nelle frazioni adiacenti (e in minor parte anche quelli legati alla famiglia della madre), dei quali si conosce ogni persona ed ogni casa, per giungere ai gruppi di sostegno tra parenti vicini di casa, ed infine alla propria famiglia.