Mappa 4. La posizione di Xinzhucun, tra le città di Judian e Ludian (si veda il sito: Google Maps).
3. Tema, struttura e domande di ricerca
1.1 Le pratiche come oggetto
Nello studio dei sistemi integrati che sono le comunità nel proprio ambiente di insediamento, un aspetto fondamentale consiste nelle azioni con cui gli uomini modificano il paesaggio per trarne sussistenza ed oggettivare gli aspetti immateriali della propria cultura (struttura sociale e familiare, le credenze, ecc.). Si tratta del campo della cosiddetta “tecnica”, termine per cui non si intendono solo gli strumenti di controllo dell’ambiente per modificarlo in favore dell’uomo: la tecnica è infatti una parte integrante della socialità umana. Vi sono tecniche del linguaggio, e tecniche del dono, insieme alle tecniche dell’uso degli utensili, «E tutte sono coinvolte in un dialogo di relazioni interpersonali che costituisce la vita sociale» (Ingold 2016: 165).
Si cresce in tale conoscenza allo stesso modo in cui si impara a conoscere il proprio paese i il proprio sistema di parentela. Si tratta di un tipo di conoscenza che permette ad una persona di navigare
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efficacemente in un mondo di altri uomini e anche di non umani, e che le fornisce una specifica identità (Ingold 2016: 181).
Nell’insieme altamente integrato che sono gli uomini nel proprio ambiente, non si può «Disarticolare il rapporto esistente tra ciò che gli esseri umani sono e ciò che gli esseri umani fanno» (Ligi 2003: 166). Come vedremo, uno dei motivi per cui questa operazione concettuale è infattibile risiede nel processo stesso tramite il quale gli esseri umani apprendono ad eseguire le sequenze di azioni quotidiane che permettono loro di muoversi nel proprio ambiente, di interagire con gli altri, e persino di pensare. Tutte queste operazioni dipendono infatti da un lungo addestramento a cui vengono sottoposti gli individui fin dalla nascita; questo prevede che introiettino nel proprio corpo, ad un livello profondo e spesso inconsapevole, un tipo di sapere, che è contemporaneamente un saper fare, e consiste in un particolare modo di percepire, agire e concepire il mondo secondo le modalità adottate dalla propria comunità. Queste considerazioni risulteranno fondamentali nello svolgersi del presente capitolo, dal momento che sottenderanno l’operazione che in questo principalmente tenderò a fare: esaminare un aspetto del rapporto che i Naxi di Xinzhucun hanno nei confronti del proprio ambiente, attraverso le pratiche che questi conducono sul proprio territorio.
Nella “teoria della pratica” di Ingold, le culture possono essere interpretate alla stregua di sistemi di attività in sistemi di luoghi. Questo tipo di ragionamento discende da uno dei principi fondamentali dell’approccio ecologico: la cultura non è separabile dalle forme materiali tramite le quali si riflette concretamente nel mondo, mondo che ha influenzato il suo sviluppo e la ha parzialmente determinata per quello che essa è in ogni momento puntuale della loro storia comune. Da questo punto di vista, l’autore propone di interpretare i paesaggi, o “landscapes”, come “taskscapes”, ossia considerare le pratiche come oggetto dell’antropologia del paesaggio. Questo sarebbe possibile data l’evidente analogia delle due prospettive, dal momento che pratiche, strutture sociali e ambiente sono inscindibilmente interconnessi. I task sono le operazioni svolte in un determinato ambiente da parsone che hanno sviluppato specifiche abilità in relazione ad esso: sono le azioni quotidiane, che insieme prendono il significato dell’abitare un luogo. Il taskscape è dunque un ambiente che prevede la presenza di diversi agenti che interagiscono nell’abitarlo (Ingold 2000a: 153, 195, 199). In questo senso il paesaggio è da intendersi come un «Tessuto di interazioni tra
percezioni e pratiche» e l’ambiente come una «Struttura di opportunità per l’azione orientata da
scopi» (Ligi 2003: 276)31. Gli esseri umani sviluppano in modo pratico un rapporto con il paesaggio,
31 È utile considerare che le categorie di pensiero che si applicano allo spazio concreto in cui una comunità umana
vive, non parlano mai dello spazio come esso potrebbe risultare ad uno sguardo neutro, ma lo considerano in base alle modalità in cui le persone interagiscono con esso: «L’ambiente non è mai concettualizzato in senso oggettivo, come tale, da una comunità, ma sempre come un insieme di pratiche possibili» (Ligi 2003: 276).
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muovendosi ed agendo al suo interno. Ligi definisce consapevolezza ecologica questa conoscenza profonda del proprio ambiente (Ligi 2003: 278). La costruzione sociale del paesaggio è un processo continuo in cui una raffinata consapevolezza 32 legata all’ambiente, sviluppata a seguito
dell’adattamento ad uno specifico contesto, interagisce con l’insieme di pratiche quotidiane che costituiscono la modalità di vita di una comunità, portando le persone a sviluppare una sofisticata forma di sapere pratico legato alle specifiche caratteristiche del luogo dove essa risiede, il sapere
ecologico. Si stratta di un saper fare, ossia svolgere le attività quotidiane richieste dalla forma sociale
del gruppo in cui si vive e dal contesto, di un saper abitare, ossia vivere in quel luogo (Ligi 2003: 277-278). Ingold, utilizzando un termine di David Anderson (2000: 116-117) parla di una sentient
ecology:
It is knowledge not of a formal, authorized kind, transmissible in contexts outside those of its practical application. On the contrary, it is based in feeling, consisting in the skills, sensitivities and orientations that have developed through long experience of conducting one’s life in a particular environment (Ingold 2000: 25).
L’acquisizione di questo tipo di abilità, per quanto riguarda sia la prontezza mentale che la competenza manuale, non dipende da una mera accumulazione di dati, ma avviene attraverso la pratica costante di vita in un certo ambiente (Ligi 2003: 187-194). Da questo discende il fatto che ogni tipo di azione, anche le più scontate e che paiono neutre, come camminare, sono in realtà culturalmente specifiche: «Mentre la capacità di camminare è un universale biologico, modi particolari di camminare esprimono valori sociali» (Ingold 2016: 51; cfr. Mauss 1965). Questo vale tanto per i saperi tecnici (che comprendono le attività quotidiane, come cucinare un pasto o guidare un veicolo) e le cosiddette attività esperte (ossia sequenze operative che prevedono l’acquisizione di abilità specifiche riguardanti l’interpretazione dell’ambiente, la conoscenza dei materiali, la capacità di utilizzare gli strumenti ed un alto controllo del proprio corpo, pronto a rispondere ai feedback esterni), quanto per casi più complessi, relativi all’acquisizione di forme di conoscenza e di rappresentazioni del mondo. Concezioni del mondo, di umanità e di persona, così come strutture sociali e sistemi di valori, congiuntamente ai saperi pratici dai quali non si possono disgiungere, permeano profondamente le persone, spesso a livello inconscio, proprio perché vengono introiettate inconsapevolmente tramite una serie di fattori dipendenti dal contesto e dalla cultura di una comunità e dati per scontati, quasi fossero parte del buon senso. Ogni azione e schema mentale è quindi un
32 Ligi definisce consapevolezza ecologica questa conoscenza profonda del proprio ambiente nel caso in cui le
abilità coinvolte sono quelle della percezione sensoriale, in un contesto prevalentemente naturale, ma per quanto riguarda altre comunità, benché il procedimento di costruzione del paesaggio sia il medesimo, le abilità adattive richieste non necessariamente sono sensoriali (Ligi 2003: 278).
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“pacchetto di abitudini somatiche apprese”, e viene definito da Andrew Strathern e Pamela Steward (1998) “sapere incorporato”, per evidenziarne la forte componente biologica e psicofisica. Si tratta di «Schemi d’azione e di comportamento che traducono in pratiche sociali [osservabili] dei saperi e delle concezioni incorporate» (Ligi 2003: 194). Questo insieme di sensibilità, capacità, modi di organizzazione e azioni ricorrenti si depositano lentamente tra gli strati della popolazione, creando un vasto ed elaborato corpus di saperi ecologici. Gli oggetti, gli edifici, i paesaggi prodotti per mezzo delle tecniche «Fanno parte del dispositivo di inculturazione» (Lotman 1971: 46 cit. in Ligi 2003: 165). Ecco il motivo per cui le “tecniche del corpo” (Mauss 1965) sono uno degli elementi da tenere in considerazione nel comprendere le caratteristiche di una determinata cultura. Pertanto, facendo etnografia, è di prima necessità considerare il contributo fondamentale delle tecniche e degli oggetti, mezzo di espressione di quei segni invisibili che costituiscono sistemi emici di significato, nella composizione dell’elaborato intreccio che è una cultura. (Ligi 2003: 164-165).
Per comprendere quali siano i modi di vivere delle persone che vivono a Xinzhucun, dopo aver esaminato l’ingarbugliato contesto storico e politico che ha influenzato il loro presente, sarà fondamentale partire dal mondo delle tecniche che sottende le loro pratiche quotidiane.
Inizialmente fornirò una descrizione generica dell’ambiente naturale e politico in cui il villaggio è immerso, partendo, sulla stregua dell’ordine tipicamente cinese di individuazione di luoghi e momenti, dal generale (lo Yunnan e le specifiche leggi statali che vi sono state via via introdotte dallo Stato cinese) per arrivare al particolare (la vallata che ospita Xinzhucun, con il suo sistema amministrativo). Mi concentrerò in seguito sulla composizione della comunità che vi abita e sulle loro attività produttive, il che mi porterà a delineare l’andamento del ciclo annuale, tra periodi di lavoro e di festa.