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Cittadinanza e diritti social

Dalla cittadinanza europea alla cittadinanza globale

VIII. La cittadinanza europea

2. Cittadinanza e diritti social

Per diritto sociale si intende un ‹‹diritto che sorge in virtù di un certo radicamento nel “sociale” […] la cui giustificazione fondamentale si trae dall’essere inseriti in un tessuto sociale››465

. Ciò comporta, per gli individui che fanno parte di questo tessuto sociale, la condivisione relazionale delle prassi come delle azioni sociali, la messa in comune spontanea degli spazi, non solo fisici, all’interno dei quali si svolgono e si perpetuano i rapporti fra soggetti. Si profila, così, un modello sociologico di cittadinanza.

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La ricerca a cui si fa riferimento è di E. Recchi, Senza frontiere. La libera circolazione delle persone in Europa, il Mulino, Bologna, 2013, cit. p. 205. Il Trattato di Schengen prevede la libera circolazione all’interno dello spazio europeo. Gli Stati aderenti sono Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera e Ungheria. Regno Unito e Irlanda, pur non essendo parte di Schengen, costituiscono un’area di libero trabsito interno.

462

P. Costa, Cittadinanza, Laterza, Roma-Bari, 2005, cit. p. 148.

463 Il riferimento è a T. H. Marshall, Citizenship and Social Class, 1950; trad. It. , Cittadinanza e

classe sociale, a cura di S. Mezzadra, Laterza, Roma- Bari, 2002.

464

M. La Torre, Cittadinanza e ordine politico. Diritti, crisi della sovranità e sfera pubblica: una prospettiva europea, Giappichelli Editore, Torino, 2004, cit. p. 246.

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112 Questo modello si costituisce principalmente a partire dall’interazione466

, dalla contiguità e, aggiungerei, dalla contingenza del vivere associato, sempre sottoposto all’imprevedibilità delle dinamiche sociali.

Il legame fra cittadinanza e diritto sociale deriva da un processo di socializzazione dei diritti, i quali, più che essere perimetrati da una cornice giuridico-normativa, sono sottoposti a un processo di “oggettivazione” a partire dal basso. La convivenza degli individui all’interno di uno spazio comune produce, quindi, fatti sociali. Inoltre, la socialità degli individui è un carattere trasversale rispetto all’esistenza di confini che delimitano lo spazio dello Stato-nazione e rappresenta quella dimensione in cui le trasformazioni sono prodotte da quello che Balibar definisce ‹‹un essere di relazione che circola (o meno) tra i territori e gli Stati››467

.

La dimensione sociologica della cittadinanza opera infatti su un piano differente da quello politico e giuridico; alla luce della classificazione marshalliana, l’esclusione si attua non tanto per mezzo della connotazione giuridica di straniero o per via della non appartenenza al corpo politico da parte di un soggetto, quanto piuttosto a causa della carenza di inserimento nei processi sociali e della conseguente emarginazione da un gruppo468. In altre parole, si può essere cittadini a pieno titolo, nel senso politico e giuridico del termine, pur essendo emarginati dai processi di socializzazione; oppure, l’essere cittadino secondo la declinazione politico-giuridica non implica contestualmente una cittadinanza di tipo sociale se, per esempio, il godimento di alcuni diritti – quali la salute, l’istruzione, l’assistenza sociale per gli svantaggiati – non venga assicurato. D’altra parte, un non cittadino, al quale però vengono assicurati alcuni diritti sociali fondamentali quali l’istruzione o la salute, può essere incentivato a partecipare alla vita sociale e politica del paese o del gruppo ospitante, favorendo, in tal modo, l’acquisizione indiretta o successiva degli ulteriori diritti che configurano la cittadinanza in senso pieno.

Il contenuto dei diritti sociali si rivela, così, come il substrato della cittadinanza: tenuto sempre conto che la cittadinanza, a sua volta, non costituisce un bene finale bensì strumentale, ‹‹benché surrogatorio››, al conseguimento di beni finali469. Questi beni finali hanno anch’essi una caratterizzazione sociale, vale a dire che sono determinati dal modo in cui una certa organizzazione intende distribuire e allocare le risorse al proprio interno. Da questo punto di vista l’avvento della logica economica di mercato e il suo strutturarsi

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Ivi, p. 244. La Torre definisce tale modello come interazionistico. 467

E. Balibar, Cittadinanza, cit. p. 97.

468 Cfr. P. Mindus, Cittadini e no. Forme e funzioni dell’inclusione e dell’esclusione, Firenze University Press, Firenze, 2014, p. 233.

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Per una recente analisi della cittadinanza rimando a M. Barberis, ‹‹Civis Europæus Sum››. Una ragionevole apologia della cittadinanza, in Rivista di ‹‹Filosofia Politica››, n. 2/15, Anno XXIX, cit. p. 318.

113 nelle società europee ed occidentali ha posto una seria questione sul ruolo interventista dello Stato e su quello accessorio del libero mercato.

Proprio la riflessione di Marshall – al quale si deve, essenzialmente, l’approccio sociale alla cittadinanza – ha posto la prima vera relazione fra lo studio del welfare e il concetto di cittadinanza sociale470. Egli si pone come il precursore di una nuova riflessione sulla cittadinanza, alla luce del mondo dicotomico che si presenta nel secondo dopoguerra, diviso fra un’impostazione dei diritti in chiave liberale e di una visione critica del capitalismo tipica dei marxisti e dei Laburisti. Il suo intento è appunto di superare questa dicotomia ‹‹ridefinendo la cittadinanza in chiave sociale››471

. Ciò che appare più interessante è che per Marshall una società ineguale – nella quale le differenze economiche e di classe non vengono mitigate da servizi pubblici e da una politica sociale472 – è destinata a creare esclusione e instabilità.

Il Welfare State appare come il principale strumento di un importante ampliamento della sfera dei diritti; lo Stato si fa promotore di una più completa integrazione politica, attuata per mezzo dei diritti sociali. I diritti sociali, allora, si trasformano nel principale deterrente della cittadinanza, rappresentano l’aspetto più evidente e immediato del mutamento e delle rivendicazioni sociali. I moderni sistemi di welfare ridefiniscono, in un certo senso, la stessa democrazia, facendo sì che i soggetti ‹‹apprendono a riconoscersi come tali, entro relazioni tese alla cura di sé e del mondo comune››473

. Ma fin dove si estendono i confini del mondo comune? Riguardano, essi, limitatamente la sfera di uno spazio statale – lo spazio della cittadinanza par excellance – oppure si estendono oltre il concetto dello Stato-nazione, al di fuori dello stesso ambito europeo?