• Non ci sono risultati.

Modernità arabe ed Europa

Dalla cittadinanza europea alla cittadinanza globale

VII. L’Europa e la globalizzazione

4. Modernità arabe ed Europa

Uno degli aspetti più critici evidenziati da Edward Said riguarda la costruzione letteraria dell’Oriente, dovuta a una sorta di ‹‹atteggiamento testuale››426

da parte degli occidentali nell’avvicinarsi allo studio e al bagaglio di sapere sul mondo orientale. Tale atteggiamento schematico non tiene conto della realtà effettiva, piuttosto fa sempre riferimento al modo con cui l’Oriente è stato descritto e ai caratteri più comuni messi in circolazione da quei viaggiatori europei che, sulla scia del colonialismo francese di Bonaparte, intesero riprodurre i tratti distintivi del mondo orientale; tali descrizioni,

422 P. Chattarjee, Oltre la cittadinanza. La politica dei governati, a cura di S. Mezzadra, Meltemi, Roma, 2006, cit. p. 50.

423

Ivi, p. 54.

424 Cfr. E. Balibar, Cittadinanza, Bollati Boringhieri, Torino, 2012, cit. p. 166. Balibar riprende l’espressione ‹‹atti di cittadinanza›› da E. Isin, G. Nielsen (a cura di), Acts of Citizenship, Zed, London-New York, 2008.

425 D. Schnapper, Qu’est-ce que la citoyenneté?, folio-actuel, París, 2000, p. 305. 426

103 aggiunge Said, divennero il principale strumento per mezzo del quale avvicinare l’Oriente all’Europa al fine di inglobarlo completamente427

.

Uno dei temi più controversi e interessanti del rapporto fra Occidente e Oriente ha riguardato l’avvento della modernità e il modo in cui esso si è manifestato e diffuso. Se da una parte questa si irradiava verso le altre civiltà a partire dal suo centro propulsore europeo, dall’altra è stato puntualmente specificato che ‹‹sebbene la diffusione della modernità abbia avuto luogo quasi in tutto il mondo, tuttavia essa non ha dato vita a una civiltà, ad un solo modello di risposta ideologica e istituzionale ma almeno a numerose varianti di base››428

. Ogni civiltà ha interpretato e recepito a suo modo la modernità. Un esempio emblematico è rappresentato dall’Egitto, rimasto per lunghi anni sotto il giogo europeo, a partire da Napoleone fino alla colonizzazione britannica. Il rapporto vissuto con la modernità ha prodotto una lettura differente del fenomeno, visto da una prospettiva non eurocentrica. Tale prospettiva si sviluppa dalla lettura del romanzo canonico egiziano contenuta in un interessante studio sul tema, proposto nel volume dal titolo Modernità arabe. Nazione, narrazione e nuovi soggetti nel romanzo egiziano429. Al centro di questo studio sta lo sviluppo del ‹‹tema europeo›› partendo dalle considerazioni contenute in alcuni importanti romanzi egiziani e riguardanti la costruzione di ‹‹un immaginario relativo all’Europa››430

. Questi romanzi, collocati grosso modo intorno agli anni Trenta e Quaranta del Novecento, contengono fra i vari argomenti tre aspetti fondamentali: il più generale riguarda la riflessione critica sulla modernità, un altro si sofferma sulla nascita di movimenti nazionalisti nella società egiziana, il terzo pone in evidenza i principali risvolti del rapporto fra i protagonisti (tutti egiziani) e la società europea.

Anche in questo caso le cronache di viaggio, da parte di letterati, studiosi o autori arabi, hanno avuto un ruolo centrale ‹‹nella formazione del nuovo immaginario arabo sull’Europa››431. L’Europa viene vista, in un primo momento, come un modello, come la

società ideale da emulare. Fino alla seconda metà dell’Ottocento, l’immagine dell’Europa viene fatta coincidere con la modernità, fino a quando l’avvento del dominio britannico (1882) inizia a produrre effetti di rivalsa inducendo a riflettere su un’identità collettiva egiziana. Il confronto speculare con un’altra civiltà innesca la parabola nazionalista.

427

Ivi, p. 92. 428

S. N. Eisenstadt, Modernità, modernizzazione e oltre, Armando Editore, Roma, 1997, p. 68. 429 Cfr. L. Casini, M. E. Paniconi, L. Sorbera, Modernità arabe. Nazione, narrazione e nuovi soggetti

nel romanzo egiziano, Mesogea, Messina, 2012.

430

Ivi, p. 155. I romanzi a cui si fa riferimento sono: Il ritorno dello spirito (1933) di TAWFĪQ AL- HAKĪM, La lampada di Umm Hāšim (1944) di YAHYĀ HAQQĪ, Adīb (1935) di ŢĀHĀ HUSAYN. 431

104 Il nazionalismo stimola la ricerca di un’identità culturale che si afferma proprio nel rifiutare le categorie della modernità europea, e il conseguente razionalismo di derivazione illuminista432. Tutti i personaggi protagonisti, messi in scena nei romanzi, fanno emergere una dimensione fortemente conflittuale nell’impatto con la società europea; la tanto agognata terra di libertà diviene luogo d’esilio. Ne scaturisce un profondo disagio, colmato solo dall’affiorare dei ricordi della propria patria e dei legami familiari. La mediazione di alcuni personaggi femminili europei fallisce nel momento in cui l’Europa si rivela un miraggio.

L’Europa assume il valore di corrispettivo allegorico dell’Altro da sé , di quella figura attraverso la quale emerge con ancora più chiarezza la propria identità. Viene messo in evidenza l’emergere di un occidentalismo strategico, concetto utilizzato al fine di incentivare la proliferazione di connotati identitari capaci di dar vita al corpo sociale della nazione433. Il senso profondo della comunità viene individuato per mezzo ‹‹della mistificazione romantica dell’ambiente contadino››434

, in quel gruppo autoctono e primordiale che costituisce la base e la purezza originaria. La comunità dei contadini diviene allora la sineddoche dell’intero Egitto, acquista una sorta di trascendenza che la pone come l’espressione più autentica dei valori e dei sentimenti collettivi.

I romanzi egiziani presi in analisi non si propongono come obiettivo principale quello di descrivere una realtà, quanto piuttosto di stimolare la creazione di un sentimento nazionale e soprattutto di sottolineare le incongruenze fra differenti modelli culturali. Inoltre, mentre nelle descrizioni dell’Oriente da parte di scrittori o viaggiatori occidentali sono prevalenti delle attitudini che intendono sminuire le differenze al fine di assimilare l’altro, nella letteratura egiziana si pone in essere invece un processo di smascheramento dei lati deboli della modernità occidentale, degli aspetti più problematici e ambivalenti435.

Tali considerazioni possono costituire un valido esempio di come sia necessario fare in modo che il subalterno, l’altro, colui che ha subito il rapporto di dominio coloniale, racconti se stesso con le proprie parole, con la propria voce. L’identità culturale assume in questo caso valore strategico, al fine di rendere il più chiaro possibile il desiderio di riconoscimento e il conseguente posizionamento politico sulla scena globale436.

432 Ivi, p. 183. 433 Ivi, p. 200. 434 Ivi, p. 227. 435

Per un’approfondita esamina del rapporto fra Islam e modernità cfr. K. Fouad Allam, L’islām contemporaneo, in G. Filoramo (a cura di), Islam, Laterza, Roma-Bari, 2007, pp. 219-307.

436

105