entra a far parte dello statuto di Roma, e proprio questa è la vera novità rispetto ai greci, oltre al carattere di apertura e adattabilità delle proprie frontiere E proprio la
1. La monarchia universale di Costantino
Esattamente un secolo dopo l’Editto di Caracalla, nell’Ottobre del 312, Costantino usciva vittorioso dalla battaglia di Ponte Milvio condotta contro uno dei suoi rivali, Massenzio; inoltre, la battaglia assumeva un doppio valore storico soprattutto per la
conversione al cristianesimo di Costantino, avvenuta poco prima del conflitto. Il sogno
premonitore di una sua vittoria si era rivelato veritiero: il Dio stesso dei Cristiani lo aveva incoraggiato a intraprendere la lotta e Costantino fece infliggere il simbolo crociato sopra gli scudi dei propri soldati. Come gesto ulteriore di ringraziamento al suo nuovo Dio, nel febbraio 313 promulgò l’editto di tolleranza verso la religione cristiana.
La politica di Costantino è rivoluzionaria in particolare per due aspetti: la concessione dell’immunità ecclesiastica e il riconoscimento ufficiale della Chiesa cattolica. Il primo riguarda uno degli elementi che caratterizzano la storia del basso impero. Consisteva nell’attribuzione di particolari esenzioni dalla tassazione dello Stato a una determinata casta sacerdotale; a questo fattore si collega in maniera consequenziale l’altro aspetto rivoluzionario, ovvero il riconoscimento ‹‹ufficiale››› da parte dello Stato di una Chiesa cattolica170. L’esigenza politica di Costantino consisteva nel ridurre a unità le varie classi sacerdotali: attribuendo l’esenzione dai munera curiali ai clerici dell’unica Chiesa, ‹‹riconosceva la presenza di un superiore interesse spirituale accanto al contenuto economico-politico dell’ordinamento statale››171.
La vicenda dello scisma donatista – che non è possibile qui riportare per esteso – rappresenta un primo passaggio fondamentale della disputa sul ruolo dell’imperator e l’indipendenza della Chiesa, soprattutto indica chiaramente la necessità, da parte di Costantino, di legittimare la presenza di una sola Chiesa ufficialmente riconosciuta, alla quale unicamente accordare i privilegi dell’esenzione.
Le vicende religiose seguono di pari passo gli sviluppi del potere di Costantino; mentre nella parte dell’impero da lui dominata si andava affermando il ruolo determinante della religione cristiana con l’istituzione di una Chiesa cattolica, nella pars di Licinio, l’altro Augusto, si verificava una politica anticristiana172
. La concordia
Augustorum veniva così a mancare: i due imperatori vennero a conflitto. Nelle due
battaglie di Adrianopoli (3 luglio 324) e di Crisopoli (18 settembre 324) Licinio uscì sconfitto e Costantino divenne l’unico Augusto: ‹‹come nel cielo aveva trionfato la
170
Cfr S. Mazzarino contenute in L’impero romano, cit. pp. 535-547. 171 Ivi, p. 538.
172
41 μοναρχία divina, l’unico e vero dio, così sulla terra si realizzava l’unità assoluta di governo, la μοναρχία dell’oikumene››173
.
Il concilio di Nicea del maggio-giugno 325, oltre a porre fine temporaneamente alle controversie cristologiche174, sanciva ufficialmente la distinzione del ruolo dell’imperatore – divenuto έπιίσκοπος τϖν έκτός, ‹‹vescovo di quelli di fuori››, cioè di tutti coloro che non erano clerici delle ecclesiae – rispetto a quello dei ‹‹sovrintendenti›› dell’organizzazione ecclesiastica. La sostanziale distinzione fra i due poteri, secolare ed ecclesiastico, ripercorreva, di fatto, la ‹‹duplice economia›› che aveva caratterizzato il mondo tardo romano e che aveva visto le comunità cristiane di Roma organizzarsi in maniera del tutto indipendente rispetto allo Stato romano, in particolare costituendo una vera e propria economia parallela a quella statale.
L’origine del carattere economico delle comunità cristiane di Roma viene individuata nell’ascesa alla cathedra Petri da parte di Callisto (222), divenuto vescovo di Roma; infatti, durante l’epoca dei Severi (dal 180 al 238) le attività bancarie, sebbene non amministrate dallo Stato, vengono concesse ai liberti della casa imperiale, i quali a loro volta le affidano ai propri schiavi. Callisto è lo schiavo di Carpoforo e gestisce per suo conto la banca, occupandosi dei depositi e del credito; ben presto, a causa di una congiuntura economica sfavorevole, la banca va incontro al fallimento e Callisto viene perseguito e condannato175. Dopo diversi anni di pene scontate ottiene la liberazione e torna a Roma, dove nel 217 diviene vescovo, alla morte del papa Vittore.
L’impronta data da Callisto all’organizzazione delle comunità cristiane di Roma è sorprendente, soprattutto per gli aspetti legati alla capacità attrattiva da parte di quei ‹‹luoghi di insegnamento›› del culto cristiano, le scholae, istituite appunto da Callisto e destinate all’apprendimento delle scritture. La comunità creata da Callisto è particolarmente forte sul piano economico, per via dell’esperienza maturata nell’amministrazione del denaro e anche grazie all’ampia possibilità di ricorrere alle
173
Ivi, p. 541. 174
Il concilio di Nicea, oltre a condannare scismatici ed eretici rispetto all’ortodossia cristiana, stabilisce uno dei principi cardine del cristianesimo, quello del trinitarismo. La disputa più radicale, che si concluderà soltanto alla fine del secolo, è quella con l’arianesimo rappresentato dall’ispiratore di questa dottrina, il presbitero di Alessandria, Ario. Quest’ultimo sosteneva l’impossibilità dell’uguaglianza tra Padre e Figlio, negando la natura divina del Cristo. La dottrina niceana ribadisce la condanna, più volte formulata, verso l’eresia di Ario e stabilisce la coeternità e la consustanzialità del Figlio al Padre, aggiungendo il ‹‹credo›› nello Spirito Santo. L’arianesimo continuerà ad avere un’influenza importante soprattutto nella parte orientale dell’impero e nella sua capitale Costantinopoli; sarà proprio in questo contesto che le tribù germaniche provenienti da nord entreranno in contatto con questa dottrina. Cfr. G. Ostrogorsky, Storia dell’impero bizantino, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2010, p. 44.
175 Per maggiori approfondimenti sulla storia di Callisto e sul tema delle ‹‹due economie›› rimando ancora a S. Mazzarino, L’impero romano, pp. 371-387.
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elemosine che ben presto apportano un notevole benessere a tutti gli appartenenti alla
comunità.
In tal modo, l’economia ecclesiastica si differenzia e si autonomizza da quella statale e si realizza costruendo una propria struttura, in modo da sostenere poveri e perseguitati; avviene così un’integrazione graduale dei cristiani che si riconoscono nella comunità dell’Ecclesia, trovandovi in questa rifugio e protezione176
. Tale caratterizzazione della comunità ecclesiastica incoraggia ‹‹la migrazione verso le grandi città››, per via della maggiore ricchezza delle comunità cristiane situate nei centri urbani e probabilmente favorita dall’Editto di Caracalla sulla cittadinanza che proprio in quegli anni andava sviluppando tutti i suoi effetti.
Per tornare a Costantino, la duplicità e la coesistenza di due strutture di potere distinte, seppure fortemente intrecciate fra di loro trova riferimento nella storia del mondo tardo- romano e nella preesistente divisione delle due organizzazioni, specie in ambito economico. Nel quadro di questa dualità, di questa separazione, si inserisce il passaggio fondamentale per tutta la storia dell’Occidente; la divisione tra politica e religione riflette la costituzione di ambiti specifici di influenza che talvolta rimangono separati, molto spesso invece si confondono o si sovrappongono.
Il credo della dottrina di Nicea sarà definitivamente sancito solo nel secondo concilio ecumenico di Costantinopoli nel 381 e la religione cristiana diventerà religione di Stato. La ‹‹città degli uomini››, pagana e affetta dalla libido dominandi, perirà sotto i colpi della sua stessa corruzione.