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Orientalismi, alterità e subalternità

Dalla cittadinanza europea alla cittadinanza globale

VII. L’Europa e la globalizzazione

2. Orientalismi, alterità e subalternità

Il fenomeno storico del colonialismo ha messo in atto delle pratiche di assoggettamento che non si sono esaurite con la sua fine; l’insieme degli studi

postcoloniali ha invece prontamente evidenziato ‹‹che un certo colonialismo sia ancora in

corso››412

. Fra i principali obiettivi degli studi postcoloniali si colloca l’intenzione di restituire voce ai subalterni, a coloro che si trovano ai margini della storia413. Il tema della voce rimanda a una questione fondamentale già richiamata: in che modo e con quali volontà si viene a creare una certa rappresentazione, attraverso quali filtri emerge la voce dell’altro e soprattutto tramite quali paradigmi è stata veicolata sino ad ora.

Edward Said, considerato fra i fondatori degli studi postcoloniali, parte da un assunto analitico secondo il quale l’alterità, rappresentata più in generale dal concetto di Oriente, sia fondamentalmente una pratica che ha radici profonde e antiche; infatti, Said sostiene che,

‹‹a meno di concepire l’orientalismo come discorso, risulti impossibile spiegare la disciplina costante e

410

Ivi, p. 124. Su questi temi si veda, fra tutti, il classico studio di B. Anderson, Comunità immaginate. Origini e fortuna dei nazionalismi, manifestolibri, Roma, 2009.

411

E. W. Said, Orientalismo. L’immagine europea dell’Oriente, Feltrinelli, Milano, 2001, cit. p. 17. 412

Cfr. M. Calloni, L. Cedroni, Postcolonialismo e critica dell’Occidente, in Id. (a cura di), Filosofia politica contemporanea, Le Monnier Università, Milano, 2012, cit. p. 145.

413

100 sistematica con cui la cultura europea ha saputo

trattare – e persino creare, in certa misura – l’Oriente in campo politico, sociologico, militare, ideologico, scientifico e immaginativo dopo il tramonto

dell’Illuminismo››414 .

Per Said, il discorso europeo dell’orientalismo ha utilizzato la letteratura come principale veicolo conduttore415. La costruzione narrativa dell’altro si è sviluppata fino a rendere egemoni alcune rappresentazioni nel più vasto insieme dell’immaginario collettivo. Così la rappresentazione distorta dell’altro, viziata geneticamente da una certa attitudine ideologica, ha contribuito al proliferare delle pratiche di assoggettamento. Nel cancellare o manipolare la voce dell’altro si è tentato di diffondere un unico racconto della modernità, quello occidentale416.

Alcuni caratteri di questo racconto emergono sin dall’antichità, sin da quando il contatto fra civiltà diverse si è materializzato prima nel conflitto culturale e in seguito nello scontro armato. Lo stesso Said porta ad emblema l’esempio della tragedia di Eschilo, Persiani, in cui ‹‹l’Asia parla per bocca dell’immaginazione europea››417. Gli elleni vincitori infliggono una pesante sconfitta ai persiani di Serse, e la disfatta viene celebrata nella tragedia proprio attraverso lo strazio della regina di Persia, madre di Serse. La rappresentazione procede con la costruzione di alcuni caratteri attribuiti alla Persia: spazi sconfinati, assolutismo politico, sudditanza e sottomissione, sono elementi utilizzati al fine di esaltare lo spirito di libertà e indipendenza dei greci. Una visione notturna della regina anticipa lo scenario della disfatta e allo stesso tempo sofferma l’attenzione sul punto discriminante da cui si sviluppa una certa immagine dell’Asia: ‹‹È l’Europa a dare forma, intelligibilità all’Oriente››418

.

Così la stessa regina è pronta a constatare il dramma persiano. La forza prorompente dell’immaginario artistico di Eschilo produce una rappresentazione specifica dell’Asia e per riflesso della propria patria:

‹‹REGINA: Mi apparvero due donne in vesti adorne, una fasciata di pepli persiani, l’altra in doriche fogge; ed erano, per statura, assai più insigni di ogni donna vivente, e di bellezza impareggiabile, e sorelle nate dagli stessi genitori. All’una era toccato in sorte di abitare il suolo

414

E. W. Said, Op. cit. , p. 13.

415 Sul rapporto fra identità europea e letteratura cfr. A. V. Olea, El papel de la literatura en la

formaciόn de las identidades europeas, in D. Negro Pavόn, P. S. Garrido (Editores), La identidad de Europa. Tradiciόn clásica y modernidad, CEU Ediciones, Madrid, 2008, pp. 293-334.

416 Sul punto rimando a T. Asad, Muslims ana European Identity: Can Europe Represent Islam?, in A. Pagden (Edited by), The Idea of Europe. From Antiquity to the European Union, Cambridge University Press, Cambridge, 2002, pp. 209-227.

417 E. W. Said, Op. cit ., p. 62. 418

101 ellenico, all’altra la terra persiana. Ed ecco che fra loro, a quanto mi parve di vedere, sorse una lite, ma il figlio mio, non appena se ne accorse, cercò di trattenerle, di calmarle, e le aggiogò al proprio carro applicando le cinghie sotto il collo. E una si gonfiò d’orgoglio per questa bardatura, e offriva docile la bocca al morso; l’altra invece recalcitrava, finché lacerò con le mani i finimenti del carro, strappò via con forza il morso e spezzò a mezzo il giogo.

Mio figlio cade giù dal carro e Dario, suo padre, gli si avvicina e lo compiange››419

.

La donna ellenica si libera dal giogo di Serse, lo strappa col morso e nell’impeto della ribellione capovolge il suo carro, facendolo cadere. Eschilo mette in scena non soltanto la celebrazione di una vittoria, ma costruisce un modello basato sulla peculiarità del carattere greco, vincente perché sostenuto da elementi culturali che lo oppongono all’Oriente. La contrapposizione getta così le sue radici già nell’antichità, e serve ai greci proprio per consolidare la loro identità rispetto a un nemico esterno.

La vicenda storica di Alessandro Magno si porrà come un primo importante spartiacque: l’apertura degli spazi, il fermento della cultura ellenista e la conquista della Persia abbattono le barriere fisiche della polis e innescano una vera e propria rivoluzione spaziale. La globalizzazione appare nella sua forma primordiale, rivela la sua intrinseca molteplicità degli spazi e delle culture, pone in essere il tentativo di una convivenza pacifica nella pluralità.