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La cittadinanza dei modern

V. Ordine politico e ordine economico

2. Homo œconomicus

Il concetto di cittadinanza è pienamente coinvolto in questo ‘nuovo’ progetto di società. Anzi, si potrebbe considerare la cittadinanza come uno di quegli aspetti che contribuiscono a mettere in atto un processo di cambiamento che si rivelerà

rivoluzionario. Si tratta di una cittadinanza che invece di derivare da un ordine politico

predefinito e ipostatizzato si rivela come spinta ‘dal basso’, come impulso che produce degli effetti sull’ordine politico. Proprio a partire dall’individuo-cittadino si instaura un differente modo di concepire la società, considerata come spazio autonomo e autoregolato. Ma tale fenomeno non appare ovunque con le stesse modalità e con gli stessi tempi. Soprattutto si pone nell’ambito di un più generale processo di cambiamento che si delinea come ‹‹una nuova idea di Europa››311

.

La nascita e il consolidamento degli Stati hanno prodotto un equilibrio nuovo, come si è visto. Soprattutto si sono affermati alcuni principi su quali si andava edificando un differente modo di concepire lo Stato stesso. D’altra parte, già Hobbes aveva sottolineato la necessità del potere supremo di concorrere alla felicità dei cittadini, ‹‹facendo si che possano godere delle ricchezze prodotte con la loro industria››312

. E ancora di più Locke, associando al concetto fondamentale di proprietà quello del lavoro, intendeva mettere in risalto la produttività e l’industriosità finalizzate all’ottenimento di ricchezze con l’opportunità di accrescerle ed estenderle313; l’utilità si declinava quindi secondo questi

elementi, in modo che ‹‹diritto e utilità andavano insieme››314

. Nel definire questi passaggi, Michel Foucault parla di ‹‹un’Europa dell’arricchimento collettivo […] la quale si presenta per la prima volta al mondo come unità economica››315.

Il costituirsi a grandi passi di un mercato delle merci aveva visto, ancora una volta, proprio nello Stato il principale fautore; come afferma Karl Polanyi, ‹‹il commercio interno nell’Europa occidentale fu in realtà creato dall’intervento dello Stato››. In particolare, prima in Inghilterra e in seguito in Francia ‹‹il commercio e lo scambio si diffusero su tutto il territorio nazionale e divennero la forma predominante dell’attività

310

Cfr. P. Costa, Civitas. Vol I , cit. p. 451. 311 Cfr. M. Foucault, Op. Cit. , p. 57. 312

Cfr. T. Hobbes, De Cive, XIII, 6. 313

Cfr. J. Locke, Op. Cit. , cap. V, par. 48. 314 Ivi, cap. V, par. 51.

315

73 economica››316

. Non a caso, i principali risvolti teorici sul funzionamento del mercato come ordine autonomo, naturale e autoregolantesi, si ebbero proprio in Francia con i fisiocrati317 e in Inghilterra con le fondamentali riflessioni di Adam Smith sulla Ricchezza

delle nazioni.

La ricchezza diviene fattore di potenza per la nazione, così come per il cittadino; la libertà si genera a partire dalle scelte autonome dell’individuo, ma con un ulteriore passaggio: la nuova pratica di governo liberale, per riprendere Foucault, si occupa quindi di ‹‹consumare libertà›› e quindi di produrla e organizzarla. Nel fare ciò provvede a procurare al cittadino ‹‹di che essere libero››, eliminando tutti gli impedimenti al naturale sviluppo degli interessi individuali e collettivi ed evitando che vi siano usurpazioni dalle rispettive parti. In questo modo Foucault introduce il concetto di sicurezza, inteso come ‘criterio’ ‹‹per calcolare il costo di produzione della libertà››.

Questi concetti fanno parte della categoria focaultiana della biopolitica, intesa come pratica di governo che si occupa di prendersi carico della vita delle popolazioni e quindi dei singoli soggetti. Foucault mette in evidenza la linea che separa il ‘vecchio’ sistema politico della sovranità da quello liberale: mentre il primo si basa su ‹‹una protezione del tutto esteriore […] il liberalismo si impegna in un meccanismo in cui sarà tenuto, in ogni istante, ad arbitrare la libertà e la sicurezza degli individui attorno alla nozione di pericolo››318

. Sembra abbastanza convincente l’ipotesi interpretativa di Foucault la quale individua nel liberalismo quel meccanismo di mediazione che introduce sistemi di controllo, indirizzati a ristabilire di volta in volta il giusto equilibrio fra libertà dei cittadini e sicurezza. Ciò che potrebbe apparire paradossale è che la ‘pratica’ liberale di governo, alla luce della lettura di Foucault, è ancora più pervasiva di ogni altra forma politica319; proprio in essa si svilupperanno i meccanismi disciplinari improntati alla correzione, alla punizione ed eventualmente alla eliminazione dei soggetti non “conformi”.

Comunque si guardi il problema, è abbastanza evidente che la questione ha a che fare con i mutamenti di ordine, siano essi politici o economici, e che la cittadinanza svolge

316

Cfr. K. Polanyi, La grande trasformazione. Le origini economiche e politiche della nostra epoca, Einaudi, Torino, 2000, cit. p. 82; cit. p. 85.

317

La fisiocrazia è una scuola economica che nasce in Francia attorno alla metà del XVIII secolo e asserisce l’esistenza di un ordin naturale (razionale) da cui discendono libertà, proprietà, legittima autorità. La visione dei fisiocrati riguardava una società prospera in cui utile individuale e sociale si sarebbero identificati. Cfr. ‘voce’ di A. Zanini, Fisiocrazia, in R. Esposito, C. Galli (a cura di), Enciclopedia del pensiero politico. Autori, Concetti, dottrine, Laterza, Roma-Bari, 2005, p. 300. 318

Cfr. M. Foucault, Op. Cit., p. 65, p. 67, p. 68.

319 ‹‹La stagione, tutt’ora in corso, della governamentalità liberale appare strutturata sulla limitazione, tramite la veridificazione economica, dell’eccesso di politica, con una contraddizione evidente: in cambio delle libertà produttive e di mercato si chiedono quei dispositivi di sicurezza che paradossalmente reprimono la libertà invocata››. Sul punto cfr. L. Bazzicalupo, Il governo delle vite, cit. p. 45.

74 talvolta ruolo attivo nella determinazione dell’ordine, altre volte occupa un ruolo passivo ‘subendo’, se così si può dire, l’instaurazione o la creazione entropica di un ordine che potrebbe apparire sconveniente o alienante. Del resto, la questione della cittadinanza riguarda molto da vicino e quasi sempre il tema della costituzione di un ‘certo’ ordine di diritti; si è visto con Hobbes e ancor di più in Locke, l’emergere di un radicale passaggio che potrebbe essere tradotto come il progressivo svilupparsi di una cittadinanza auto-

centrata.

Soprattutto, la cittadinanza si riassume intorno al ruolo significativo attribuito al ed esercitato dal “soggetto”; e proprio su questo punto l’apporto teorico di Michel Foucault risulta, per molti tratti, assolutamente indispensabile.