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Classificazione delle sette ed elementi comun

LA MANIPOLAZIONE MENTALE E I CULT

1. Classificazione delle sette ed elementi comun

Nel paragrafo precedente, si è accennato al fatto che il concetto giornalistico di

brainwashing ha trovato il suo principale e più fertile terreno di impiego nel fenomeno

dei nuovi movimenti religiosi, in unione al quale ha formato una relazione che potremmo definire perfino simbiotica. I media, da questo punto di vista, hanno sicuramente aiutato nel generare l‟idea, molto spesso erronea, che queste formazioni sociali detenessero il quasi monopolio delle pratiche di manipolazione mentale. Per chiarire il rapporto tra “culti” e “lavaggio del cervello”, si ritiene essenziale una riflessione più approfondita sull‟origine e sulla portata semantica del termine “setta”, doverosamente premettendo che detta operazione non riuscirà a dissipare completamente i dubbi e le nebulosità che hanno da sempre circondato la materia, in mancanza di un accordo teorico-scientifico univoco sul termine. Per quanto riguarda la sua etimologia, l‟espressione setta potrebbe derivare dal verbo deponente latino sector, un rafforzativo di sequor (= seguire), riferendosi quindi all‟insieme dei seguaci di una scuola di pensiero o di una particolare personalità che funge da maestro158. Un‟altra possibile origine del termine si può rinvenire nel verbo seco (= tagliare, recidere, staccare)159. In passato, quindi, il termine setta era accostato alle formazioni religiose minoritarie rispetto alle chiese istituzionali (specialmente quella cattolica). La concezione poc‟anzi delineata e in tali termini cristallizzata si è trascinata fino ai tempi moderni, ed ha coinvolto anche l‟esperienza italiana, dove si condusse una battaglia contro, soprattutto, i Testimoni di Geova, i Mormoni, le sette sataniche, la Chiesa di Scientology, il Reiki160. La scienza sociologica, dal canto proprio, classifica tra i “culti”

158 Ministero dell‟Interno, Dipartimento di Pubblica Sicurezza, Direzione Generale Polizia di

Prevenzione; Sette religiose e nuovi movimenti magici in Italia, Febbraio 1998, in www.olir.it, p. 2. Furono a questo proposito indicate come sectae quella degli Stoici, degli Scettici o degli Aristotelici .

159 In questo senso, esso poteva indicare quei gruppi eretici, separatisi, appunto, dalla chiesa madre; o

anche, successivamente, le formazioni sociali caratterizzate da una spiccata divisione dalla società che non condivide le loro stesse credenze159 e dal completo isolazionismo. Cit. ALETTI M.; Psicologia delle

religioni e psico-sette, in Psicologia della religione-news, Notiziario della Società Italiana di Psicologia

della Religione Anno 13, n. 1-2, (gennaio - agosto 2008), p. 1.

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o “sette” “i movimenti che si trovano in una situazione di conflitto e/o isolamento

rispetto alla società e considerati perciò devianti161”. La scienza criminologica,

definisce la setta è un “gruppo religioso pericoloso” ed “incline al delitto”162. Quest‟ultima è la lettura che sembra prevalere in campo scientifico, considerata anche la mancanza di indicazioni da parte del legislatore italiano, che non ha mai offerto una definizione di religione, al fine di non elaborare una precisa formula precostituita, che avrebbe potuto pregiudicare l‟ampia libertà assicurata in materia di culto dalla Costituzione163. Anche la Chiesa Cattolica164 ha preso atto della grande imprecisione terminologica e della spiccata tendenza a qualificare come sette “tutte le comunità

cristiane che non sono in comunione con la Chiesa cattolica"165, concludendo che “si

possono preferire termini più neutri come “nuovi movimenti religiosi”, “nuovi gruppi religiosi”166

. Da questa breve ricognizione storica emerge prepotentemente l‟accezione spregiativa, emarginante e sicuramente negativa che comunemente accompagna l‟uso dell‟espressione in parola. È per questa ragione che oggi la letteratura specializzata più autorevole è sempre più concorde e compatta nel rivolgersi preferibilmente ad una risorsa terminologica alternativa, quella di “Nuovi Movimenti Religiosi” (NMR), depurata dagli insidiosi difetti di parzialità ed ascientificità da cui è affetta la locuzione “setta”167

. Si ricerca così di incoraggiare un approccio più descrittivo, neutro e avalutativo al tema, pur nella consapevolezza dell‟approssimatività e convenzionalità dell‟espressione, peraltro intesa come completamente fungibile rispetto ai termini tradizionali168. Scomponendo l‟espressione di nuovo conio nelle sue plurime parti, rileviamo che l‟aggettivo “Nuovo” può assumere un valore meramente cronologico

161

Ibidem.

162 COLOMBO C.; La manipolazione mentale e le sette sataniche tra fattispecie penali e diritti

costituzionalmente garantiti, in Rivista Penale 11/2010, www.latribuna.it.

163 Cit. Ministero dell‟Interno, Dipartimento di Pubblica Sicurezza, Direzione Generale Polizia di

Prevenzione; Sette religiose e nuovi movimenti magici in Italia, Febbraio 1998, in www.olir.it, p. 3. Infatti, la Costituzione preferisce al sostantivo “religione” i termini “confessione religiosa” nell‟ art. 8 e “professione di fede” nell‟art. 9.

164

Il fenomeno delle sette o nuovi movimenti religiosi - Sfida pastorale, in Civ. catt.,1986, III. Del resto, per lungo tempo anche i cristiani sono stati etichettati come settari, specialmente a fronte del rito eucaristico, che la convinzione popolare credeva consistere nell‟atto di cibarsi della reale, e non simbolica, carne di Cristo. Così, http://www.cesnur.org/2011/messori.html [30.10.2018.]

165 COLOMBO C.; La manipolazione mentale e le sette sataniche tra fattispecie penali e diritti

costituzionalmente garantiti, in Rivista Penale 11/2010, www.latribuna.it.

166 Il fenomeno delle sette o nuovi movimenti religiosi - Sfida pastorale, in Civ. catt., 1986, III, p. 26 e ss. 167 http://www.cesnur.org/2011/messori.html [30.10.2018.]

168 USAI A., Profili penali dei condizionamenti psichici. Riflessioni sui problemi penali posti dalla

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(qualificando in questo senso, secondo la ricostruzione di Barker169, quei movimenti diventati “visibili” dopo la Seconda Guerra Mondiale), oppure valutativo, in base alla spiccata alternatività e dissonanza rispetto alle religioni storiche, o ancora alla circostanza che esso sia in grado di far vacillare il potere costituito, come puntualizzano Ibàn170 e Motilla171.172 Il sostantivo “Movimento” indica un gruppo in continua evoluzione, flessibile e prono al cambiamento e al dinamismo173. Infine, l‟attributo “Religioso” allude alla natura, appunto, religiosa o comunque alla vocazione spirituale del gruppo stesso174.

Il minimo comune denominatore che consente di ricondurre le multiformi e sterminate forme di manifestazione del fenomeno dei cults nell‟unico genus dei NMR è individuato da Usai in “una dottrina che coinvolge l‟intera vita della persona”, tanto da rivelarsi onnipervasiva e in rotta di collisione coi valori e il sistema di vita ordinari; una “fede cieca in un leader carismatico, a cui spesso vengono attribuiti poteri divini”; un “alto livello di coesione della comunità, ed isolamento dalle persone e dalle istituzioni

esterne”; ed infine, “capacità coercitive del gruppo, stimolanti la paura di sanzioni”175. Ciò stabilito, si deve radicalmente escludere che ogni formazione sociale di tal fatta, nonostante il credo insolito o eccentrico176, sia da qualificarsi per questo motivo in termini negativi, essendo imperativo affrancarsi dalle dannose generalizzazioni, improprie ed inutili, in cui spesso cadono i sostenitori dei movimenti anti-sette. A questo scopo, la questione che spontaneamente sorge e a cui è necessario fornire una risposta è: cosa rende un gruppo un “culto distruttivo”? Aderendo ad una concezione criminologia del termine, una setta assume caratteristiche distruttive quando professa una pratica fondata su un‟accesa distonia ed opposizione rispetto alle norme e ai valori sociali177. Hassan definisce culto distruttivo “qualsivoglia gruppo che metta in atto

169 BARKER, E., “Gran Bretagna”, in INTROVIGNE, M., MAYER, J. F. (a cura di). L‟ Europa delle

nuove religioni, Leumann (Torino), ElleDiCi, 1993, pp. 57-78.

170 IBÀN, I.C., Nuovi Movimenti Religiosi: Problemi Giuridici, in FERRARI, S., Diritti dell‟ uomo e

libertà dei gruppi religiosi. Problemi giuridici dei nuovi movimenti religiosi. Padova, CEDAM, 1989.

171 MOTILLA, A., New religious movements in international law, in FERRARI, S. Diritti dell‟ uomo e

libertà dei gruppi religiosi. Problemi giuridici dei nuovi movimenti religiosi. Padova, CEDAM, 1989, pp.

105-142.

172 ZAPPALÀ, A.; Delitti Rituali, p. 2. 173 ZAPPALÀ, A.; Delitti Rituali, p. 1.

174 ZAPPALÀ, A.; Delitti Rituali, p. 2. INTROVIGNE M., Le nuove religioni, Carnago (Varese),

SugarCo, 1989, peraltro, suggerisce di rinunciare all‟ attributo “religioso”, da sostituire con “magico”, data la constatazione che in molti NMR l‟ esperienza mistica o spirituale, che dir si voglia, rimane secondaria ed è lasciata sullo sfondo.

175 USAI A., Profili penali dei condizionamenti psichici, cit. p. 58.

176HASSAN, S., Mentalmente liberi. Come uscire da una setta, Avverbi Edizioni, Roma, 1999, cit. p. 65. 177

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tecniche fraudolente per il conseguimento dei propri obiettivi, siano essi religiosi o laici nell‟orientamento di facciata”178

. Essi si differenziano da un normale gruppo sociale e religioso essenzialmente per i metodi usati, perché ricorrono a tecniche di manipolazione mentale assolutamente immorali e all‟ inganno per lucrare nuovi seguaci e trattenere gli adepti al suo interno, rivelandosi estremamente dannose per i membri che vi si trovino intrappolati, i cui diritti vengono sistematicamente violati179. Hassan elabora addirittura un modello che consente di accertare la natura di un gruppo, e di sincerarsi degli aspetti quantitativo e qualitativo della sua “distruttività”, articolato su tre aree di base: la dirigenza, la dottrina e l‟adesione180. Operando una sintesi tra i vari contributi scientifici, tra cui quello interessantissimo di Kathleen Taylor181, possiamo concludere che gli elementi caratterizzanti un gruppo distruttivo, e che fungono quindi da campanello di allarme per il potenziale neofita, sono i seguenti: la presenza di una specifica ideologia, in base alla quale la vita all‟interno del gruppo viene disciplinata, e che fa sentire i membri degli eletti, incrementando la coesione interna del gruppo; la figura di un leader carismatico con forte ascendenza sugli adepti, che aderiscono alla sua causa in maniera fanatica; il controllo operato sui membri in maniera continua, sistematica e capillare (in alcuni casi si istituiscono addirittura tribunali interni autorizzati ad infliggere punizioni ai trasgressori); la richiesta di un impegno totale del seguace, in termini di tempo e denaro, nonché della prestazione di lavoro a favore del culto a titolo gratuito e spontaneo; l‟organizzazione gerarchica del gruppo, che vede il proprio vertice nel capo che detiene il potere assoluto, più o meno dichiaratamente; l‟isolamento e l‟obbligo di spezzare i legami col passato e soprattutto con la famiglia di origine, cosa che impedisce qualsiasi rapporto sociale e relazionale regolare con

178 HASSAN, S., Mentalmente liberi. Come uscire da una setta, Avverbi Edizioni, Roma, 1999, cit. p. 25. 179 Ivi, p. 65.

180 Per quanto concerne la dirigenza, se non tutti i leader sono teleologicamente mossi dall‟ anelito di

potere politico o di guadagni pecuniari, ma la maggior parte di loro condivide un passato burrascoso o perlomeno più che discutibile, che li rende inaffidabili . Inoltre, se la struttura organizzativa del culto consta, più o meno dichiaratamente (e anzi, molto spesso solo de facto), di un impianto gerarchico, e il leader detiene il potere assoluto, ci troviamo probabilmente di fronte ad un gruppo distruttivo . Altro elemento da considerare è la dottrina . Nel culto distruttivo si registra una discrasia tra la dottrina esterna (quella che il gruppo dichiara in pubblico) e quella interna (cioè quella effettivamente praticata), finalizzata ad una modificazione della stessa al fine di ingannare il pubblico stesso, celando la vera natura del proprio credo, che non è così accessibile in modo trasparente a chiunque. Infine, sul piano dell‟ adesione180, Hassan osserva come il momento cruciale del reclutamento sia, in questi casi, profondamente caratterizzato da modalità fraudolente e spesso preveda l‟uso di tecniche di controllo mentale per ottenere nuovi proseliti. HASSAN S.; op.cit., pp. 143-146.

181 TAYLOR, K., Brainwashing : the science of thought control, Oxford : Oxford University Press ; 2004,

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l‟esterno182, in generale, l‟effetto di danneggiamento o sfruttamento a danno dei

seguaci.

Copiosa letteratura di settore ha cercato di approfondire l‟indagine sul fenomeno in espansione dei cults, proponendo varie alternative classificatorie, doverosamente premettendo, tuttavia, che, in ragione della già accennata complessità e multiformità dello stesso, risulta arduo operare una tassonomia univoca ed esaustiva. Quindi, qualsiasi catalogazione venga proposta, essa non è da intendersi in senso assoluto, ma come un utile punto di riferimento per orientarsi nello studio della materia, peraltro in continua evoluzione183.

Una prima possibile classificazione è quella elaborata da Introvigne e che venne accolta anche nel rapporto della Direzione centrale polizia di prevenzione del Ministero dell‟Interno del 1998184

, che articola le sette a seconda della loro origine, ottenendo quindi tre grandi gruppi: sette di derivazione cristiana, di origine orientale e i movimenti religiosi di innovazione occidentali185. Hassan opera una diversa tassonomia, individuando quattro tipi di culti. La prima categoria è occupata dai culti religiosi: sono sicuramente i più noti e numerosi e ruotano attorno a dogmi religiosi, siano essi cristiani, tratti da religioni orientali, basati sull‟ occultismo o, ancora, su fondamenti spirituali inventati dal proprio leader186. I culti politici si differenziano dai primi per la natura, appunto, politica ed assolutamente laica degli ideali perseguiti. Essi vengono spesso definiti dai mass media come “estremisti” o “di frangia” e sono meno noti di quelli religiosi187. I culti psicoterapeutici/educazionali puntano a favorire la consapevolezza e, infine, a raggiungere l‟illuminazione. Essi organizzano conferenze o seminari in cui, attraverso raffinate tecniche di controllo mentale, riescono ad ingenerare nei partecipanti stati cognitivi ed esperienze sensoriali al di fuori della norma, volti ad attirare un numero sempre maggiore di adepti188. Infine, i culti commerciali: essi sfruttano la speranza e l‟avidità di persone che aspirano a carriere

182

ISTITUTO MEME S.R.L. – MODENA ASSOCIATO A UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.I. BRUXELLES, TOMMASINA POLVERARI – SST in Scienze Criminologiche (1 anno), A.A. 2013- 2014, p. 4.

183

COLOMBO C.; La manipolazione mentale e le sette sataniche tra fattispecie penali e diritti

costituzionalmente garantiti, in Rivista Penale 11/2010, www.latribuna.it.

184 Ministero dell‟Interno, Dipartimento di Pubblica Sicurezza, Direzione Generale Polizia di

Prevenzione; Sette religiose e nuovi movimenti magici in Italia, Febbraio 1998, in www.olir.it.

185 INTROVIGINE, Le nuove religioni, SugarCo, Milano, 1989. 186

HASSAN, S., Mentalmente liberi. Come uscire da una setta, Avverbi Edizioni, Roma, 1999, p. 69. Ne sono un esempio, tra gli altri, la Chiesa di Scientology e la Chiesa dell‟ Unificazione.

187 Ivi, p. 69. tra i culti politici rientrano Move, Aryan Nation e l‟ormai estinto Democratic Workers‟ Party

of California.

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remunerative e di successo, di fatto invece intrappolandoli in una rete di rapporti frequentemente a struttura piramidale e abusando economicamente dei malcapitati. Il buon esito del meccanismo su cui si fonda il gruppo dipende dalla capacità di reclutare sempre nuovi adepti, che a loro volta diventeranno reclutatori189.

Di fronte alla grande diffusione del fenomeno dei nuovi movimenti religiosi, sorge spontaneo interrogarsi su quali siano le motivazioni di tanto universale successo. Le diverse spiegazioni psicologiche dell‟adesione e affiliazione ai Nuovi Movimenti Religiosi possono polarizzarsi su due paradigmi diversi: quello della passività e quello dell‟attività190

. Il paradigma della passività, sostenuto da Galanter, è così definito perché intende chi aderisce Nuovi Movimenti Religiosi come soggetto passivo di un‟operazione di induzione, di manipolazione, di persuasione coercitiva, oppure di ignoranza o anche di psicosi collettiva191, attraverso cui, a partire dal potenziale adepto, si ottiene il prodotto finale, cioè l‟adepto stesso. Invece, il paradigma della attività pone decisiva enfasi sulla ricerca, operata dal religious seeker che si rivolge ai NMR, di risposte gratificanti ai propri bisogni, che non riesce evidentemente a trovare altrove192. L‟adesione è percepita come una decisione personale, libera e matura, stimolata da un naturale bisogno di spiritualità193. È comunque teoricamente praticabile anche un

modello "intermedio", che risolve questo limitante dualismo e che tiene conto

dell‟interazione tra le induzioni dall‟esterno e le posizioni interne del soggetto, unendo questi due fattori in un punto mediano, e consentendo di cogliere la potenziale propedeuticità dell‟esperienza vissuta all‟interno del gruppo religioso per la personalità del soggetto, ma anche le modalità perverse in cui la stessa può realizzarsi194.

Un‟indagine sociologica sulle possibili motivazioni della notevole espansione del fenomeno settario rileva che queste possono risiedere, sinteticamente, nell‟inadeguatezza della ormai arida Chiesa, specialmente quella cattolica (ma non solo), ad adattarsi all‟evoluzione della società e delle sue intime esigenze, e la sua

189

Ivi, p. 70.

190 DI FIORINO, M. Conversione ai "nuovi movimenti religiosi". Alcune annotazioni sugli studi

psicologici. Orientamenti Pedagogici, 1992, 39, 185-192.; RICHARDSON, J. T., The active vs. passive convert: paradigm conflict in conversion/recruitment research., in Journal for the Scientific Study of Religion, 1985, 24, 163-179; ALETTI M.; ALBERICO C., Tra brainwashing e libera scelta. Per una lettura psicologica dell‟affiliazione ai Nuovi Movimenti Religiosi, in Mario Aletti e Germano Rossi (a

cura di), Ricerca di sé e trascendenza, Centro Scientifico Editore, Torino 1999.

191 ALETTI M.; ALBERICO C., Tra brainwashing e libera scelta. Per una lettura psicologica

dell‟affiliazione ai Nuovi Movimenti Religiosi, in Mario Aletti e Germano Rossi (a cura di), Ricerca di sé e trascendenza, Centro Scientifico Editore, Torino 1999.

192 Ibidem.

193 HASSAN, S., Mentalmente liberi. Come uscire da una setta, Avverbi Edizioni, Roma, 1999. 194

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progressiva secolarizzazione, che ha aperto uno spazio di culto per i NMR; la traslazione culturale dal collettivismo all‟individualismo, per la crisi delle grandi ideologie di matrice socialista, che comportano la sempre maggiore richiesta di culti che propongano valori e percorsi riferiti alla sfera intima, emotiva e psicologica del soggetto; la diffusione nella società contemporanea di ideologie ecologiste e antitecnologiche, che hanno ispirato certi movimenti, soprattutto di matrice New Age; il disagio generalizzato dovuto all‟aggressività del progresso, che spinge alcune persone a ricercare modi per governare lo stress, la sovra-stimolazione, la frenesia e l‟ansia sociale, la sensazione soffocante di incertezza verso il futuro; la ricerca di certezze, di calore, di un posto nel mondo in un‟epoca consacrata all‟individualismo antagonista e alla solitudine, a rapporti sociali ed affettivi consumistici e superficiali195 e dalla generalizzata crisi di valori che permea la società liquida descritta dal sociologo Zygmunt Bauman; infine, la ricerca di esclusività in opposizione all‟anelito verso la standardizzazione e la conformità196. Secondo Aletti197, la motivazione della fortuna planetaria delle sette è da attribuire ad una caratteristica intrinseca nell‟uomo: il “bisogno di credere” in qualcosa, che funga da punto di riferimento rispetto a cui improntare le proprie scelte di vita. L‟adesione ad un gruppo di tal genere è dettata dall‟esigenza di sognare, di evadere dalla quotidianità schiacciante, dalla ricerca disperata di speranza a fronte di eventi traumatici. Spesso quel che si ricerca non è necessariamente la “verità”, ma ci si accontenta di una speranza. Da ciò si ricava la funzione, almeno apparentemente, terapeutica dei NMR. Le ragioni socio-culturali appena illustrate possono fornire anche una spiegazione dell‟alto tasso di trasversalità198 soggettiva dei culti: essi insinuano i loro influssi nei vari strati della comunità, in maniera capillare. Da un punto di vista strettamente psicologico, per conoscere i fattori che determinano l‟attrazione verso le sette, è irrinunciabile un‟analisi strettamente specifica e calata sul singolo individuo, che permetta di illuminarci sul perché un soggetto sia più suscettibile a certi condizionamenti o richiami di un altro. Attenendoci a considerazioni universali e generiche, notiamo come le sette si propongano come un sentiero alternativo, migliore, sostenuto dall‟illusione fornita dalla manipolazione

195 COLOMBO C.; La manipolazione mentale e le sette sataniche tra fattispecie penali e diritti

costituzionalmente garantiti, in Rivista Penale 11/2010, www.latribuna.it , cit., p.6.

196

Centro studi abusi psicologici (CeSAP)- Sette e controllo mentale, in www.senato.it.

197 ALETTI M.; Psicologia delle religioni e psico-sette, in Psicologia della religione-news, Notiziario

della Società Italiana di Psicologia della Religione Anno 13, n. 1-2, (gennaio - agosto 2008).

198 http://www.allarmescientology.it/txt/rdm_plagio.htm , estratti audio di una lezione universitaria

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mentale199. Gli adepti, dunque, possono essere adulti, generalmente con un passato travagliato e ricco di insoddisfazioni alle spalle, o persone comunque solitarie o emarginate che vivono un momento di vulnerabilità, ma soprattutto giovani, ingenuamente curiosi di entrare in contatto con subculture trasgressive200, che rappresentano “una risposta patologica al tentativo di sopperire al disorientamento”201

. Insomma, la setta è un campo di battaglia, in cui si combatte contro i propri disagi e affanni personali, o contro i “mali” della società. Siano i demoni interni o esterni all‟Io, i nuovi movimenti religiosi sembrano fornire le armi per distruggerli. E questa è un‟opportunità a cui molti non sanno resistere.

2. Il Satanismo

Il Satanismo è definito da Introvigne202 come “l‟adorazione o la venerazione da

parte di gruppi in forma di movimento, tramite pratiche ripetute di tipo culturale o liturgico, del personaggio chiamato Satana o Diavolo nella Bibbia”203. Quest‟ultimo

può essere inteso sia come unico Dio esistente, sia come una divinità in manicheo contrasto col Dio cristiano204, a cui si oppone in qualità di signore delle potenze invisibili del male e personificazione delle forze negative (dall‟ebraico hass-t-n, “l‟avversario”)205

. Tratto caratterizzante e comune a tutti i (vari) tipi di satanismo è l‟attenzione alla ritualità, necessariamente incentrata su Satana206

, che ricopre un ruolo preminente nella simbologia. Se il Diavolo non occupa tale posizione di egemone protagonista nella dottrina di un gruppo, questo non può propriamente qualificarsi come satanista207. Queste organizzazioni settarie presentano alcuni profili differenziali rispetto

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