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La manipolazione mentale nella criminalità organizzata

LA MANIPOLAZIONE MENTALE AL DI FUORI DEI CULT

2. La manipolazione mentale nella criminalità organizzata

Un gruppo sociale può essere definito come “una totalità dinamica basata

sull‟interdipendenza e sull‟interazione dei propri membri”506. L‟interdipendenza

sussiste quando i membri del medesimo gruppo sono animati da scopi comuni, mentre l‟interazione è ravvisabile quando tra tali soggetti esistono dei legami: difatti, in tal caso un numero determinato di soggetti interagisce regolarmente e condivide un preciso nesso (ad esempio, i membri di una famiglia o di un circolo sportivo o ricreativo507). Questi elementi ricorrono, certamente, anche nelle organizzazioni mafiose. È ravvisabile altresì in questo caso, infatti, uno scopo comune, poiché la comunità mafiosa tende a concepirsi come un gruppo “imprenditoriale”, che fa affari giovandosi delle risorse economiche che il territorio gli offre. Lo scopo sociale della criminalità organizzata coincide con la commissione di delitti e l‟illegittima ed indebita ingerenza nelle attività redditizie altrui508. Il legame è quello che congiunge a doppio filo ciascun membro al gruppo ed i membri tra loro. Il primo di questi rapporti viene tradizionalmente consacrato per mezzo di rituali di iniziazione di valore altamente simbolico, i quali sanciscono l‟origine di rapporti di sangue reputati molto più stretti e insolubili di quello famigliare e biologico, a cui essi sono in parte accomunati509. Non va, infatti, ignorato che la mafia è prima di tutto una società segreta, con pesanti connotazioni rituali510. La falsa dignità di cui si riveste l‟atto di iniziazione ha la funzione di attribuire una qualche onorabilità alla delinquenza e alla nefandezza degli scopi. In questo modo, ogni tipo di crimine che venga perpetrato trova sempre una

505 CARTA, C.; L‟amore malato, violenza psicologica e manipolazione mentale, 13 ottobre 2017, in

www. vociglobali.it.

506 PALMONARI A., CAVAZZA N., RUBINI M., Psicologia Sociale, il Mulino, Bologna, 2002

507 POMILLA A. ; GLYKA G. K. ; Dinamiche di manipolazione mentale ed organizzazioni di stampo

mafioso., in Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza – Vol. IV –N. 3 –Settembre-Dicembre

2010, p. 51.

508

ZAPPALÀ A.; Delitti Rituali, Centro Scientifico, Torino, 2004, p. 215.

509 POMILLA A. ; GLYKA G. K. ; Dinamiche di manipolazione mentale ed organizzazioni di stampo

mafioso., in Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza – Vol. IV –N. 3 –Settembre-Dicembre

2010, p. 51.

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propria giustificazione, da ricondurre a qualcun altro o comunque altrove rispetto al suo autore511. Per mezzo di tali riti si ufficializza l‟ingresso del singolo in Cosa Nostra e si costituisce un legame destinato a durare per tutta la vita. L‟“uomo d‟onore” è ben consapevole di appartenere alla mafia e ne è apertamente orgoglioso: solo lì, del resto, egli ha trovato l‟affetto, la sicurezza e le garanzie che andava disperatamente cercando512. I gruppi mafiosi si autodefiniscono come formazioni profondamente ispirate ad una (apparente e anomala) religiosità di fondo. In particolare, la genesi illustre che essi hanno elaborato per circondare di dignità storica la compagine mafiosa parla di tre Cavalieri delle Crociate (Osso, Mastrosso e Carcagnosso) che, stabilitisi in un‟isola vicina alla Sicilia, crearono la mafia, la camorra e la „ndrangheta. Ciò spiega anche la para-religiosità dei riti iniziatici da loro praticati, i quali fanno tradizionalmente riferimento a simboli e figure sacre, pur variando nelle loro modalità attuative a seconda della zona geografica513. Analogamente a ciò che abbiamo visto avvenire per i culti, l‟avvicinamento e la successiva adesione ad un gruppo mafioso sono messi in moto dalla ricerca, da parte dell‟individuo, di una qualche soddisfazione ai propri personali bisogni. Per questo, anche in questo caso, si ritiene impossibile abbandonare il paradigma attivo per spiegare l‟adesione. Le necessità individuali (che possono corrispondere a desiderio di potere, di accettazione, di apprezzamento, di profitti economici o di acquisizione di identità) ricevono un pieno appagamento all‟interno del gruppo. Il rapporto che s‟instaura col gruppo mafioso è assimilabile a quello materno, comportandosi quest‟ultimo da agente rassicuratore nel cui grembo l‟individuo può trovare la propria identità. Tuttavia, a differenza della relazione madre-figlio, che è naturalmente destinata a evolversi fino a una separazione, quando il secondo scopra una propria identità individuale, nel caso della mafia si rimane fissi alla statica fase della identicità, osteggiando qualsiasi istanza di allontanamento dell‟uno dall‟altro514

.

511 Ibidem.

512 POMILLA A.; GLYKA G. K. ; Dinamiche di manipolazione mentale ed organizzazioni di stampo

mafioso., in Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza – Vol. IV –N. 3 –Settembre-Dicembre

2010, p. 52.

513 ZAPPALÀ A.; op.cit., pp. 218-219. Tradizionalmente, nelle mani di una persona di grado gerarchico

alto, si recitano formule di ispirazione religiosa e si pratica un taglio sul dito dell‟iniziato, il cui sangue gocciola a suggello di questa nuova vita e a sancire il nuovo legame, appunto “di sangue”, che si è appena formato. Il sangue si asciuga poi con un fazzoletto, che deve essere conservato dal neofita a memoria del suo giuramento. In certi casi si bruciano immagini sacre, durante il rito. In occasione della sua iniziazione, si possono svelare al soggetto delle informazioni sull‟organizzazione gerarchica dell‟organizzazione, ma senza mai fornirgli un quadro completo.

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Nella scelta di affiliazione ad un gruppo mafioso e, successivamente, di permanenza in esso, giocano un ruolo centrale alcuni fattori. Si tratta anzitutto della vicinanza fisica del gruppo alla propria esperienza personale, aspetto che permette l‟instaurazione di una qualche forma di contatto, ma anche la somiglianza, intesa come affinità culturale e di pensiero, ed infine l‟identificazione, poiché nei confronti di questa organizzazione l‟individuo inizia a nutrire un desiderio di appartenenza, per ricavarne uno status considerato desiderabile515. Ancora, una ulteriore similitudine col fenomeno settario è ravvisabile nella struttura spiccatamente piramidale e verticistica di Cosa Nostra. L‟anatomia dell‟organizzazione mafiosa è infatti conformata in modo tale che ciascun individuo ricopra un preciso ruolo e svolga un determinato compito. Tutti sono incasellati in una rigida gerarchia che affonda le proprie radici nella costruzione di base, costituita dalle cc.dd. “famiglie”, strutture di potere disseminate su base territoriale e a cui è demandato il controllo di precise unità geografiche, paesi o città che siano516. L‟organizzazione piramidale produce diversi generi di vantaggi, come la garanzia di una vita sociale più ordinata, la consapevolezza dei propri limiti e del proprio ruolo nel gruppo, una suddivisione efficiente del lavoro517. Ciascun membro dell‟organizzazione criminale risponde ad un “codice di onore”, cioè un insieme di regole non scritte che detta le norme e i valori a cui deve essere improntata la condotta del mafioso. La completa identificazione tra l‟individuo e il gruppo criminale rende quasi impossibile il disconoscimento di un sistema la cui obbedienza viene detta “obbedienza criminale”, tanto che appare impossibile distaccarsene518. Questa è definita da Lavanco e Di Maria come “la disponibilità a compiere atti violenti, o ad esserne complici, da parte di

soggetti che non sono direttamente motivati a realizzarli, ma che scelgono di eseguirli per il rispetto di decisioni prese ad un livello superiore e alle quali aderiscono senza una propria valutazione critica519”. Infatti, una volta che il proselito ha perfezionato il

proprio ingresso nell‟organizzazione, si trova di fronte un percorso necessariamente e inevitabilmente in salita. La progressione nella scala gerarchica è d‟obbligo, ed è scandita dal criterio del merito, dovuto al successo delle attività criminali che gli vengono commissionate da chi occupa una posizione gerarchicamente superiore. L‟omicidio è il delitto per eccellenza. Esso coinvolge indifferentemente sia persone

515 POMILLA A.; GLYKA G. K. ; op.cit., p. 52. 516

Ivi, p. 53

517 Ibidem. 518 Ibidem.

519 DI MARIA F. (a cura di), La polis mafiosa. Comunità e Crimine Organizzato, Franco Angeli, Milano,

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appartenenti all‟organizzazione sia soggetti esterni, ed è sempre teleologicamente orientato alla sopravvivenza del gruppo mafioso e a sgombrare la strada alle sue mire espansionistiche, per incrementare il proprio controllo sul territorio520. Tale genere di delitto viene ordinato a seguito di una specie di processo, celebrato in contumacia dell‟interessato da parte degli alti esponenti dell‟organizzazione. L‟esecuzione della condanna spetta a coloro che si trovano nei gradi inferiori521. Gli omicidi, in passato, quando la mafia non si preoccupava di nascondersi alle istituzioni pubbliche, erano caratterizzati da elementi tipici (per esempio, in riferimento alle modalità dell‟atto), che rendevano chiara ed inequivocabile la loro riconducibilità alla criminalità mafiosa, come se ne fossero una firma. In tempi più recenti, le tecniche e le procedure di realizzazione degli atti criminali si sono adattate alla nuova esigenza di non emergere in modo palese522.

La mentalità rigidamente dogmatica che compenetra ogni cellula dell‟organizzazione distrugge lo spirito critico dell‟individuo e ne assicura la cieca obbedienza al gruppo mafioso. Alla base del “pensare o sentire mafioso”, sentimento di natura inconscia, sta una sostanziale svalutazione dell‟Io individuale, considerato come un essere debole e miserevole, e del sociale; mentre viene fornita parallelamente una connotazione forte, una ipervalutazione, della famiglia523. Il singolo non può essere pensato come una entità separata dal “Noi-famiglia” onnipotente, ma anzi è rispetto ad esso dipendente e inseparabile524. Tra il singolo e il “Noi-famiglia” si viene a creare un‟identificazione totalizzante e che schiaccia qualsiasi tendenza all‟individualismo525. Solo recuperando la propria capacità critica e la propria identità il soggetto può avviare un percorso che lo porta potenzialmente a liberarsi dal gruppo.

Per quanto riguarda il rapporto controverso tra la cultura mafiosa e quella siciliana, si può affermare che molto frequentemente la criminalità organizzata di tipo mafioso sceglie di interiorizzare e valorizzare alcuni profili della sicilianità, inserendoli, dopo averne fornito un‟interpretazione rigida e conservatrice, nel proprio codice comportamentale, in modo che essi fungano da strumenti per il raggiungimento del

520 ZAPPALÀ A.; op.cit., p. 219. 521

ZAPPALÀ A.; op.cit., p. 221.

522 Ivi, p. 223.

523 POMILLA A.; GLYKA G. K. ; op.cit., p. 54. 524 POMILLA A.; GLYKA G. K. ; op.cit., p. 56. 525

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sogno di lauti e assolutamente illeciti profitti526. Lo scambio, però, avviene in questa unica direzione. Giacché la mafia non dispone di valori propri, indigeni e dotati di una propria originalità, essa non può trasmetterli alla cultura siciliana527. La mentalità mafiosa, comunque, non si esaurisce in valori e principi criminali e delinquenziali. Nonostante ciò, un soggetto che condivide il pensare mafioso è molto più esposto al rischio di aderire, un giorno, a tale gruppo, in ragione della mentalità condivisa che opera da collante528. Il “pensare mafioso” è composto da varie rappresentazioni sociali, concernenti lo Stato e le istituzioni, le donne, le norme di comportamento e il controllo del territorio, che vengono rielaborate dal gruppo in modo da volgerle a proprio vantaggio e da qualificarle come elementi al contempo unificanti e tratti che contribuiscono a comporre la propria identità, e al contempo come aspetti distintivi rispetto alla comunità esterna529. Il dogmatico sentire mafioso è “un pensiero che

infantilizza, perpetuando la necessità dell‟assistenza, della protezione e dell‟accudimento, appiattendo il processo di differenziazione individuale530” e

saturando gli spazi di riflessione. Il membro della criminalità organizzata ha a disposizione dei concetti già pensati da altri, preconfezionati, e che agevolano la lettura del mondo; egli non deve pertanto compiere l‟odioso sforzo di impiegare le proprie risorse razionali, ma gli è concesso il lusso di limitarsi ad agire. La mafia, infatti, rappresenta indubbiamente un vero e proprio sistema di significazione, pienamente capace di attribuire un significato ed una precisa rappresentazione sociale a qualsiasi cosa ne sia priva, compresi gli eventi autobiografici dell‟affiliato531

.

Rispetto alle modalità con cui la compagine mafiosa attua un‟autentica manipolazione mentale nei confronti dei propri membri, è imprescindibile trattare del concetto di “influenza sociale”, il quale si riferisce al cambiamento delle attitudini, delle concezioni o delle rappresentazioni sociali originarie di un individuo a fronte dell‟influenzamento delle stesse operato da un altro soggetto o da un gruppo532

. In base al modello funzionalista elaborato da Sherif e Asch, l‟influenza sociale è strettamente legata ai fenomeni di conformismo ed obbedienza ad una maggioranza numerica o di potere la quale, unilateralmente, genera e irradia il suo influsso su tutti gli altri soggetti,

526 FIORE I., Le radici inconsce dello psichismo mafioso, Franco Angeli, Milano, 1997, pag. 64 e ss., pp.

222- 224.

527 Ibidem. 528

POMILLA A.; GLYKA G. K. ; op.cit., p. 54.

529 Ivi, p. 58. 530 Ivi, p. 62. 531 Ibidem. 532

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che non possono che accoglierla passivamente. Tale modello è adattabile anche al gruppo mafioso, dove si presta a descrivere l‟influenza che il “pensiero mafioso” esercita non già sulla totalità della società siciliana, ma solo su chi sceglie di aderire alla compagine mafiosa, che rappresenta una esaltazione iperbolica della sicilianità533. Invece, secondo Serge Moscovici e il suo modello genetico, l‟influenza si muove in una doppia direzione, in quanto anche la minoranza detiene il potere di incidere sulla maggioranza, occupando una posizione sì subordinata, ma anche alternativa rispetto ad essa. L‟influenza sociale produce non solo conformismo, ma rappresenta altresì la base di partenza dell‟innovazione sociale. Attraverso questo paradigma, si riesce a illustrare causalmente l‟influenzamento interattivo che avviene tra il gruppo mafioso e la società siciliana. La mafia costituisce proprio il gruppo di minoranza, che si oppone ad una maggioranza composta dallo Stato e le proprie istituzioni e dalla società siciliana ( detta “polis siciliana”). Le rispettive norme si pongono notoriamente in stridente contrasto534

. Circa l‟eventualità di una fuoriuscita dal gruppo, poiché il consorzio mafioso è una società segreta, il distacco da esso potrebbe rivelarsi molto pericoloso per l‟ex membro, che così disattende il proprio giuramento iniziatico535. Spesso si possono perfino profilare rischi per la sua stessa sopravvivenza. In ogni caso, come nel momento dell‟entrata, anche in uscita si affronta il medesimo processo di cambiamento del proprio assetto di convinzioni e della propria conformazione identitaria. L‟abbandono anche di un singolo affiliato può aprire problemi organizzativi nella comunità mafiosa, ma significa, per lo stesso individuo, la perdita di un ambiente famigliare e rassicurante, di un autentico punto di riferimento e dell‟immagine di se stesso536

. Nel momento in cui egli lascia l‟organizzazione, si distacca dai valori che la caratterizzavano e a cui si era affidato e aveva adeguato il proprio comportamento e il proprio pensiero magari per lungo tempo. Uscire dal gruppo mafioso, perciò, è sicuramente possibile, come è difatti avvenuto per taluni che hanno deciso di pentirsi e collaborare con la giustizia, ma richiede senza dubbio molto coraggio e forza di volontà537. Lo Stato dovrebbe impegnarsi al fine di assicurare quanto più possibile garanzie di protezione nei confronti di questi soggetti, specialmente nel momento in cui sono più fragili e vulnerabili:

533

Ivi, p. 60.

534 Ibidem.

535 ZAPPALÀ A.; op.cit., p. 218.

536 POMILLA A.; GLYKA G. K., op.cit., p. 64. 537

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quando scelgono consapevolmente di gettarsi alle spalle i condizionamenti mentali che la mafia ha cucito loro addosso.

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PARTE II

I PROFILI PENALI DELLA MANIPOLAZIONE

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