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Esperienza bellica, follia e soldati internati in manicomio (1915-1919)

7. La «confusione mentale».

Soprattutto tra i militari inviati in prima osservazione per sospetta alienazione mentale spicca un quadro sintomatico che, durante il conflitto, prende sempre più la forma di una diagnosi: la «confusione mentale». Per Arturo Morselli «la confusione è la conseguenza comune di tutti i disturbi che rallentano, distruggono l’intima relazione tra le idee, provocando difficoltà nella loro

rievocazione ed ostacolando il loro decorso»1098. In questi casi si interrompe «il nesso logico che

collega le diverse idee, e l’innalzamento della soglia della coscienza, per cui le impressioni esteriori sono percepite dal soggetto in modo incompleto e poco distinto, possono cagionare uno stato di confusione»1099. Il quadro «compare in molti melancolici, negli amenti, in molti allucinati», proprio alcune delle condizioni caratterizzanti le alienazioni nei militari. Nei casi più gravi, «quando il decorso delle idee è arrestato, si ha il massimo grado di confusione, al quale è dato il nome di stupore»1100. A Racconigi, solo per riferirci all’annata 1917-1918, le diagnosi di «stato confusionale» interessano 81 soggetti, compresi i 27 casi di «confusione allucinatoria»1101. Quest’ultima condizione rappresenta la variante più grave che prevede anche lo stato di delirante. E’ il caso del soldato Emanuele B., di Tearranova di Sicilia, nato l’1 Gennaio del 1898, in cui lo stato di confusione

si accompagna a «disorientamento e illusori riconoscimenti di persone»1102, con «manifestazione di

puro automatismo in forma di soliloqui incomprensibili, smorfie mimiche, irrequietudine motoria»1103.

La confusione mentale si caratterizzava per un intorpidimento della coscienza che rendeva i soldati confusi, spaesati, estraniati rispetto all’ambiente circostante. Agli occhi dei sanitari apparivano come immersi in un’altra dimensione, ipnotizzati per molti versi. Silenzio, ottundimento, passività rispetto agli stimoli esterni, tremori, contraddistinguevano il loro contegno. Così li descrive Giuseppe Pellacani:

1094 Ibidem. 1095 Ibidem.

1096 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10288, Ospedale da Campo della II Armata, c.c. 7491, Diario, 1 Gennaio

1918.

1097 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10288, Ospedale da Campo della II Armata, c.c. 7491, Diario, 6 Febbraio

1918.

1098 Cfr. A. Morselli, Manuale di psichiatria…cit., p. 61. 1099 Ibidem.

1100 Ibidem.

1101 AONR, Serie IX.1.1, UA 1142, Registro cronologico dei ricoverati e del loro movimento. Degenti coatti. Per la precisione sono 47 i

casi di «stato confusionale», 21 quelli di «confusione mentale» e 27 quelli con allucinazioni.

1102 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10293, Ospedale da Campo della II Armata, cc 7412, Diario Ottobre 1917. 1103 Ibidem.

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«sono malati confusi, inaccessibili, inconsapevoli, talvolta senza onirismo, senza depressione, ma in uno stato permanente di terrore, di tensione nervosa emotiva, e pure con gravi deficit di coscienza. Hanno vivaci estese reazioni di difesa per stimoli di nessuna entità, trasaliscono, sbarrano gli occhi, tremano, impallidiscono, assumono atteggiamenti di difesa, fuggono, si nascondono sotto le lenzuola: occorre tenerli isolati per la agitazione reattiva che si desta in essi ad ogni rumore»1104.

Lo stato di torpore e di confusione mentale, che spesso si accompagna a una condizione depressiva persistente, è uno dei contrassegni più comuni nei soldati che giungono negli ospedali da campo prima, e poi in manicomio, per problemi mentali. Come nel caso del soldato Francesco G., classe 1891, originario di sant’Anastasia, che «versa in uno stato di eccitamento nervoso e di confusione mentale. Non prende cibo, né bevanda, non risponde alle domande, pronuncia solo la parola “Toto”»1105. Trascorre le giornate dondolando il capo a destra e sinistra, «solitario, taciturno,

sovente inquieto»1106. Dalle notizie raccolte dai RR. Carabinieri non risultano «precedenti morbosi

o penali né famigliari né individuali»1107. Presto sopraggiungono anche gli «spunti deliranti di rovina

e disgrazia, specialmente verso un fratello parimenti sotto le armi»1108. Chiuso nel proprio mondo

non risponde alle domande e appare perso dietro pensieri sempre più oscuri. I medici del reparto malattie nervose dell’Ospedale S.Osvaldo di Udine1109, con un atteggiamento che può sembrare irreale, non pongono in relazione lo stato clinico di Francesco G. con la sua storia sotto le armi che, invece, è abbastanza esplicativa: «presta servizio da circa 6 anni; fu ferito nell’Ottobre 1915 alla guancia da una scheggia di granata, una seconda volta nel Giugno 1916 alla coscia pure da scheggia di granata. Appresso subì avvelenamento da gas asfissiante, che resero necessari due mesi di cura ospitale»1110. Come non mettere in relazione vicende simili con lo stato di depressione e gli «spunti deliranti di rovina e disgrazia»? Inviato a Racconigi resta in osservazione dal 27 Ottobre 1917 al 15 Marzo 1918, dopodiché viene dimesso come «migliorato» e rinviato al fronte.

Il rifiuto della guerra, la tensione per i lunghi turni di guardia esposti a pericoli invisibili, sollecitano nelle forme più diverse la mente dei soldati. È il caso del soldato Antonio R., che giunge in manicomio il 30 Settembre 1917 proveniente dall’Ospedale Civile di Santa Croce di Cuneo. Qui viene ritenuto «pericoloso a sé e agli altri. Presenta sintomi di eccitamento psicomotorio e perturbamenti confusionali e allucinazioni. In causa di questo stato sparò un colpo ai piedi mentre montava la guardia alla polveriera di S.Giacomo»1111. Giunto a Racconigi la diagnosi è quella di «esaltamento maniaco»1112: il soldato è logorroico, iperattivo, «balla, canta, si spoglia, parla da solo»1113. A Febbraio dell’anno successivo il diario clinico registra «nessun cambiamento nello stato psico-fisico»1114, considerato però che «non ha dimostrato tendenze aggressive»1115 e vista

l’urgenza di uomini nelle zone di guerra, viene dimesso come «migliorato»1116.

1104 Cfr. G. Pellacani, Le neuropatie emotive e le psiconevrosi dei combattenti, RSF, XLIII, 1919, p. 4010.

1105 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10284, Copia della cartella clinica n. 7085 dell’Ospedale da Campo della II

Armata, diario clinico, 23 Settembre 1917.

1106 Ibidem. 1107 Ibidem. 1108 Ibidem.

1109 I dati clinici riguardanti la vicenda di Francesco G. sono quelli presenti nella copia della cartella del S. Osvaldo di Udine contenuta

nella cartella redatta a Racconigi.

1110 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10284, Copia della cartella clinica n. 7085 dell’Ospedale da Campo della II

Armata, diario clinico, 23 Settembre 1917.

1111 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10250, Ospedale civile di Santa Croce di Cuneo, Direzione, Cuneo 1 Ottobre

1917.

1112 Ivi, Diagnosi.

1113 Ivi, Diario clinico, Ottobre 1917. 1114 Ivi, Diario clinico, Febbraio 1918. 1115 Ibidem.

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I casi di «confusione mentale» vengono perlopiù ritenuti transitori a Racconigi e per questo, a meno di condizioni di agitazione e impulsività particolarmente resistenti, alla fine del periodo acuto vengono dimessi. Ciò però favorì un certo numero di recidive, come nel caso del soldato Luigi C., di Due Miglia (Cremona), classe 1895, internato e dimesso tre volte1117. Il ricovero centrale avviene il 30 gennaio 1918, dopo che il 26 di gennaio, alle ore 20, per le strade di Fossano il militare «gettavasi a terra in preda ad accesso epilettiforme»1118. All’Ospedale Militare di Riserva di Fossano viene

ritenuto affetto da «accesso confusionale con impulsività»1119 e durante la degenza «si osserva che

il malato ha ripetuti accessi epilettiformi, durante i quali emette grida e cerca di picchiare gli assistenti, malgrado al camicia di forza»1120. Le tendenze epilettiche destano particolare attenzione nei medici che lo inviano a Racconigi. Qui resta in osservazione dal 30 gennaio al 15 aprile, dopodiché, in linea con la politica di rapide dimissioni adottata con i militari, e nonostante il pericolo degli agiti epilettici, viene dimesso in esperimento come «migliorato», salvo venire nuovamente

ammesso nell’istituto qualche mese dopo1121.

Come abbiamo indicato la «confusione mentale» più che una diagnosi vera e propria è una condizione costituita da diversi sintomi quali smarrimento, perdita d’orientamento, catatonia, agitazione e impulsività, incoscienza, aggressività, perdita di memoria. Per i medici di Racconigi rappresentò progressivamente la condizione tipica dei soldati inviati in manicomio perché potenzialmente alienati, così venne con sempre maggiore frequenza utilizzata come diagnosi d’entrata che, sovente, fu l’unica emessa nei confronti dei militari. Interessando però un ventaglio ampio di sintomi, venne applicata su vicende anche molto diverse, spesso accomunate solo dal fatto di interessare soldati. Nel caso del militare Enrico C., classe 1887, di Roma, ad esempio, ci troviamo davanti a un soggetto in cui la «confusione» si accompagna anche a comportamenti impulsivi, a presunte amnesie a “stranezze”, per le quali molto probabilmente la diagnosi emessa appare essere riduttiva. Il soldato, appartenente al 1° Reggimento Artiglieria da Montagna, viene inviato in ospedale a Savigliano dai carabinieri

«che lo trovarono ignudo nei pressi della stazione ferroviaria mentre gesticolava e commetteva stranezze. Lì per lì non fu possibile identificarlo, non essendo l’individuo accessibile all’interrogatorio. Smaniò e gridò tutta la notte e solo il giorno appresso diede le sue generalità, confermate poi dal Distaccamento di Mondovì, a cui egli appartiene. Non seppe dare spiegazioni degli atti commessi e si meraviglio di trovarsi lontano dal Corpo»1122.

Dalle prime indagini risulta «da quando trovasi al Reggimento ha sempre mantenuto un contegno indisciplinato, scorretto, antimilitare e che più volte ha compiuto fughe ed ha commesso ogni sorte di stranezze».1123 Il militare, durante la degenza, alterna fasi di agitazione e confusione ad altre in cui non ricorda nulla e appare «tranquillo, di contegno ordinato e corretto, cosciente dei propri

atti»1124. In passato era già fuggito dalla caserma e in un’occasione era andato a Torino dove era

stato fermato dai carabinieri e condotto all’ospedale militare di quella città perché «aveva dato in

1117 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10232, 10559, 10952.

1118 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n., 10559, Ospedale Militare di Riserva di Fossano, Oggetto: dichiarazione

medica, Fossano, 30 Gennaio 1918.

1119 Ibidem. 1120 Ibidem.

1121 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n., 10952.

1122 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n., 10558, Direzione Ospedale Militare Principale di Savigliano, Oggetto:

Dichiarazione medica pel ricovero al manicomio del soldato C. Enrico, Savigliano, 29 Gennaio 1918.

1123 Ibidem. 1124 Ibidem.

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escandescenze»1125. Venne in seguito giudicato per diserzione dal tribunale militare e, uscito assolto, restituito al corpo d’appartenenza dove mantenne «sempre contegno indisciplinato scorretto antimilitare in tutto il senso della parola»1126. Insomma, un soggetto pericoloso, che alterna ripetutamente situazioni di agitazione, impulsività e confusione mentale e altre di vera e propria subordinazione. In manicomio però i medici non notano «elementi morbosi», anche se è «instabile, per poco senza contrasto trascende e minaccia tutti di violenza»1127. Notano inoltre che «è quasi sempre solitario, taciturno, e solo fa comunella con soggetti pari ai suoi nel reparto. Non si

presta ad alcun lavoro»1128. Considerata anche la pericolosità sociale che emerge da queste note

osservative ci si sarebbe aspettati il prolungamento del periodo d’osservazione, quando non un provvedimento d’internamento. Eppure, a dimostrazione che la categoria dei soldati alienati presenta delle specificità proprie agli occhi della direzione sanitaria, il militare viene dimesso come «guarito» il 4 aprile 1918, vale a dire un mese e mezzo dopo le note redatte dai medici appena riportate.

Apatia, perdita della parola e del contatto on l’ambiente circostante, agitazione violenta o ripiegamento su se stessi. Sono questi alcuni dei sintomi che accompagnano più di frequente lo stato confusionale dei soldati che fanno il loro ingresso a Racconigi. Come nel caso del militare Teodoro T., del 1° Reggimento Alpini, originario del genovese, che la sera del 19 gennaio 1918 viene accompagnato all’ospedale Militare di Savigliano poiché a casa, dove si trovava «in breve licenza causa la morte repentina di un suo fratello, fu improvvisamente colpito da alienazione mentale. Chiama di continuo il fratello morto e non risponde a tono a quanto gli si dice»1129. In ospedale il soldato «si presenta in stato confusionale con episodi di eccitamento psico-motorio»1130 e per questo viene indirizzato in manicomio. Il suo stato è tipico di molti casi di confusione mentale, che si caratterizzano per un ottundimento della coscienza e per la perdita di contatto con la realtà. Sembrava quasi che questi soldati volessero rimuovere le esperienze vissute, i momenti dolorosi che si accumulavano nella loro psiche fino a raggiungere il punto di rottura.

In questo caso la morte improvvisa del fratello giunge dopo due anni trascorsi al fronte, durante

i quali ha riportato «leggiere ferite […] da schegge di granata»1131. Anche in manicomio il soldato

resta «confuso e disorientato. Non parla e non risponde alla domande, solo qualche frase sconnessa. Distacco dall’ambiente e mancanza di reazione agli stimoli dolorosi. Talvolta assume atteggiamenti

di ascolto, come davanti ad allucinazioni»1132. Un mese dopo «voci gli dicono che hanno ucciso il

fratello».1133 Viene dimesso il 29 Aprile 1918 senza che i fenomeni allucinatori siano scomparsi. Le esigenze del conflitto hanno la precedenza.

7.1 «Torbido, ottuso, confuso, depresso».

La gran parte dei soldati ricoverati per disturbi mentali a Racconigi presentava sintomi quali lo sguardo fisso nel vuoto, la ripetizione di frasi prive di senso, lo scuotimento del capo o il tremore degli arti e una più generale condizione di disgiunzione dal mondo reale che veniva identificata come “confusione mentale”. Identificare però le cause all’origine di questo stato non era semplice, anche

1125 Ivi, 1 Reggimento Artiglieria da Montagna, Mondovì, Oggetto: Rapporto sulla condotta abituale del soldato C. Enrico, Mondovì,

22 Gennaio 1918.

1126 Ibidem.

1127 Ivi, Diari psichici e fisici, 15 Febbraio 1918. 1128 Ibidem.

1129 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10542, Direzione Ospedale Militare Principale di Savigliano, Oggetto:

Dichiarazione medica pel ricovero al Manicomio del soldato T. Teodoro, Savigliano, 20 Gennaio 1918,

1130 Ibidem.

1131 Ivi, Tabella nosografica di T. Teodoro, Anamnesi.

1132 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10542, Diari psichici e fisici, 21 Gennaio 1918. 1133 Ivi, Diari psichici e fisici, Febbraio 1918.

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perché spesso le ragioni di emergenza erano le più diverse. Come mostra il caso del soldato Lorenzo G., di anni 33, originario di Aisone, in provincia di Cuneo, ricoverato il 26 Ottobre 1917 nel manicomio provinciale di Verona, «perché torbido, ottuso, confuso, depresso»1134. Il militare, appartenente al 53° Reggimento Fanteria, viene dapprima inviato presso l’Ospedale Militare Principale di Verona e, dopo un periodo d’osservazione, inviato al manicomio provinciale. I medici dell’istituto di Verona offrono una descrizione particolareggiata delle giornate del militare, del contegno tenuto e dello stato emotivo:

«Durante la degenza […] oltre ad alterazioni nervose quali midriasi, torpore pupillare, lieve paralisi dell’ipoglosso sinistro […] mantiene un contegno costantemente passivo, apatico, inerte. D’umore abitualmente fatuo, trascorre le giornate quasi estraneo all’ambiente. Lo si vedeva pazientemente collezionare oggetti inutili, pezzetti di carta, straccetti, pietre di cui si riempiva le tasche. Sempre trasandato nel vestire, si nutriva abbondantemente con una voracità eccessiva, seguita sovente da forti indigestioni»1135.

La diagnosi è quella di «stato confusionale da esaurimento cronico». Proprio la cronicizzazione della condizione clinica del militare indurrebbe i medici del manicomio veronese a sollecitarne un provvedimento di riforma dal servizio, ma c’è una «pendenza giuridica» dipendente dal Tribunale Militare di Alessandria1136, così si decide di trasferire il soldato al manicomio della provincia di appartenenza: Racconigi. Qui giunge il 10 Marzo 1918 e appare immediatamente segnato da un

«deperimento organico generale»1137; durante la degenza la situazione si aggrava, infatti

aumentano i «tremori alle mani, alla lingua (lingua tagliuzzata)»1138. Nessun riferimento alle cause dei sintomi, alla loro origine, neanche quando emerge dalla documentazione inviata da Verona che il militare «era già stato […] degente per sintomi di meningite cerebro-spinali»1139, dopo di cui «aveva avuto tre mesi di licenza, dei quali non aveva potuto usufruire per le condizioni mentali»1140. Anche in questa circostanza a Racconigi si sceglie la politica della mera elencazione dei sintomi e della semplice osservazione del malato. Il soldato muore il 5 Ottobre 1918, a causa di una

broncopolmonite1141, e fino a quel momento – secondo i diari clinici e la documentazione medica

disponibile – nessuna valutazione sulle possibili cause d’emergenza è stata fatta. Neanche in questa circostanza viene emanata alcuna diagnosi definitiva, nessuna spiegazione del disagio vissuto dal soldato – anche a Racconigi – attraverso la coazione «a collezionare cose inutili e a riempire le braghe di pezzetti di carta che trova in reparto»1142. Storie come questa evidenziano come il trauma di guerra, nelle sue multiformi sfaccettature, fu una sfida che i medici di Racconigi scelsero di non raccogliere, per evitare contrasti con le autorità militari o perché consapevoli di avere a disposizione strumenti diagnostici inadeguati. In ogni caso, la scelta di non pronunciarsi sull’origine e le cause delle patologie, rappresentò nei fatti un potente meccanismo di esclusione, probabilmente al di là delle stesse intenzioni degli alienisti che, però, mantenendo un profilo basso, contribuirono a cancellare la soggettività dei soldati e a ridurli a individui spersonalizzati.

1134 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10604, Direzione del Manicomio Provinciale di Verona, S. Giacomo 24

Gennaio 1918.

1135 Ivi, Direzione del Manicomio Provinciale di Cuneo, Riassunto della cartella del soldato G. Lorenzo, Racconigi, 23 Gennaio 1918

[n.358 del Prot. Generale]

1136 Ivi, Tribunale di Guerra di Torino, Ufficio di istruzione: G. Lorenzo, classe 1884, 53 Reggimento di Fanteria, Torino 20 Luglio 1918. 1137 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10604, Tabella nosografica: Diari psichici e fisici, 6 Marzo 1918.

1138 Ivi, Tabella nosografica: Diari psichici e fisici, 17 Giugno 1918.

1139 Ivi, Direzione del Manicomio Provinciale di Verona, S. Giacomo 24 Gennaio 1918. 1140 Ibidem.

1141 Ivi, Direzione del Manicomio Provinciale di Cuneo, Partecipazione di morte, Racconigi, 6 Ottobre 1918 [n. 7379 del Prot. Generale]. 1142 Ivi, Tabella nosografica: Diari psichici e fisici, 17 Giugno 1918.

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