la “lunga” Prima Guerra Mondiale
2. Il manicomio agli inizi del Novecento e la svolta della “direzione Rossi”
La molteplicità dei tempi storici in relazione a un evento è un patrimonio acquisito dalla storiografia. Così, anche per il caso che qui analizziamo, valgono le parole di Oliver Janz, autore di una recente importante opera di sintesi sulla Grande Guerra, 14 – Der große Krieg: «La prima guerra mondiale fu una guerra non solo globale, ma anche molto lunga e segnò un’epoca. Per molti aspetti
cominciò ben prima del 1914 […]»615. Per il manicomio di Racconigi l’evento traumatico costituito
dal Primo Conflitto Mondiale si inquadra in una congiuntura che ha inizio nel 1908 quando, a seguito delle polemiche dimissioni del neo-Direttore Vitige Tirelli, nominato alla fine di un periodo caratterizzato da tensioni e incertezze, diviene direttore Cesare Rossi, medico primario al manicomio di Como.
Per avere un quadro realistico delle condizioni del manicomio racconigese tra Otto e Novecento possiamo fare riferimento alle osservazioni fatte dalla Commissione Speciale e depositate nel Marzo 1897, dopo un’accurata visita all’istituto. La commissione aveva valutato come gravemente insufficienti gli spazi a disposizione degli oltre 600 ricoverati, 116 dei quali reclusi da un ventennio. La statistica, d’altra parte, evidenziava un trend inarrestabile, con una popolazione in continua crescita, che nel 1891 ammontava a 489 internati, nel 1892 a 509, nel 1893 a 535, nel 1894 a 545, nel 1895 a 584. Le conclusioni della Commissione erano preoccupanti: «La statistica segna dunque un aumento continuo e rapido di ricoverati e ci avverte che nella popolazione del nostro manicomio sono in preponderanza i vecchi inquilini, i mentecatti cronici»616. Bisogna infatti fare i conti con il dato drammatico secondo cui una porzione rilevante di ricoverati sono da considerarsi «incurabili», cioè internati da oltre 5 anni senza ragionevoli prospettive di miglioramento. Ciò fa agevolmente prevedere che la popolazione del manicomio – compresi medici e sanitari oltre 700 individui – sia destinata ad aumentare. D’altra parte già qualche anno dopo l’apertura si fa sentire il bisogno di ingrandirne la sede», poiché troppo angusta e limitate nelle possibilità di ampliamento. Drammatica addirittura la situazione delineata «nelle Sezioni Tardieu e Connolly, ove per la categoria dei
di Modena, Modena 2009, pp. 213-254; C. Cagliero, P. Collo, Il Regio Manicomio di Torino. Nascita e sviluppo di un’istituzione totale in A. De Bernardi (a cura di), Follia, psichiatria e società, Franco Angeli, Milano 1982, pp. 33-44; A. De Bernardi, F. De Peri, L. Panzeri,
Tempo e catene, manicomio, psichiatria e classi subalterne. Il caso milanese, Franco Angeli, Milano 1980; A. Valeriano, Ammalò di testa. Storie dal manicomio di Teramo (1880-1931), Donzelli ed., Roma 2014.
612 Cfr. D. Caffarato (a cura di), Un itinerario attraverso la storia del Manicomio di Racconigi. Fonti correlate per la storia dell’ospedale
psichiatrico per la Provincia di Cuneo in Racconigi in Archivio Ospedale Neuropsichiatrico di Racconigi, coll. Gli Archivi della Sanità,
Hapax Editore, Torino 2010, p.13. Il volume rappresenta un primo tentativo di orientamento all’interno dell’archivio della struttura e contiene una serie di saggi che interessano l’intera storia del “manicomio”.
613 L’archivio clinico della struttura è oggetto di una parziale schedatura da parte del progetto «Carte da legare» a cura della Direzione
generale archivi del Ministero dei beni e delle attività culturali.
614 Nel caso della struttura di cui ci occupiamo il termine «manicomio» venne utilizzato all’incirca fino agli anni Trenta del Novecento
senza alcuna particolare connotazione negativa. Venne sostituito con l’avvento del paradigma neuroscientifico e con il mutare della sensibilità medica, collettiva e, più in generale, sociale. ASONR, Serie I, Cl. I.13.2, Cambio denominazione dell’Ospedale Psichiatrico
Provinciale, risposta alla nota del 7/09/1934-XII, Cuneo 11 Settembre 1934-XII, Prot. 11985.
615 Cfr. O. Janz, 1914-1918. La Grande Guerra, trad.it. di E.Leonzio, Einaudi, Torino 2014. p. 6.
616 APCN, Seduta straordinaria su Relazione della Commissione di vigilanza, Marzo 1897, in ACP di Cuneo 1897, Tipografia A. Riba,
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rinchiusi, sucidi, paralitici, epilettici, e per la presenza dei maniaci criminali, lo spazio sarebbe più necessario, quivi la sua penuria giunge a segno da inquietare per le possibili conseguenze di un tale agglomerato»617. Oltre ai «pericoli per la disciplina e l’igiene» la Commissione segnala l’impossibilità di separare i malati per forma di alienazione mentale, contravvenendo così ad ogni ipotesi di «cura razionale». La descrizione offerta è quella di una realtà caotica, confusa, disordinata ai limiti dell’intollerabile:
«Chi entra infatti in quei cortili e guarda la folla che li popola, che si pigia nei portici e negli angusti refettori, quando il freddo e il maltempo ve la obbliga al riparo, e vede agitati e melanconici, semi agitati, leggermente confusi, allucinati, gli uni coglia altri suggestionarsi a vicenda nel modo più vario e strano. Mentre il loro animo depresso od agitato avrebbe tanto bisogno di quiete, di calma, facilmente si persuade che in simili condizioni è ben difficile siano a dovere osservati i dettati della igiene, efficace la vigilanza, proficua la cura fisica e morale di quei disgraziati»618.
L’immagine da “bolgia dantesca” bene riesce a rappresentare una realtà drammatica, che svolge quasi esclusivamente la funzione di reclusorio per “matti” e “degenerati” con cui la società non vuole avere a che fare. Ed è questa la situazione esistente quando viene indetto il concorso per il nuovo direttore dopo la scomparsa di Oscar Giacchi, nel 1907.
Avviate le procedure la Deputazione Provinciale indice il concorso, lo pubblicizza «su molteplici giornali politici e periodici scientifici»619 e nomina la Commissione «che deve esaminare i titoli dei concorrenti, chiamando a formarla il Medico Provinciale Cav. Dott. Marchisio, il Commendatore Dott. Marro, Direttore del Manicomio di Torino e Professore straordinario alla R. Università, nonché il Cav. Avv. Francesco Garelli […]»620.
«Al concorso si presentarono i seguenti 10 Medici: 1. Alessi Urbano, Assistente all’Università di Pisa; 2. Bergonzoli Gaspare Assistente al Manicomio di Voghera; 3. D’Ormea Antonio, Assistente al manicomio di Udine; 4. Garbini Guido, Assistente al manicomio di Perugia; 5.Lener Francesco, Assistente al Manicomio di Nocera Inferiore e già Assistente al nostro Manicomio; 6. Lui Aurelio, Assist. Al Manicomio di Brescia; 7. Pardo Giorgio, Assistente al Manicomio di Cremona; 8. Rossi Cesare, Assistente al Manicomio di Como; 9. Tirelli Vitige, Assistente al Manicomio di Torino; 10. Tonello Giovanni, 1° Assistente al manicomio di Racconigi621.
La conclusione delle operazioni individua nel Dott. Tirelli il soggetto con «una carriera
manicomiale di maggiore durata e una conseguente maggiore competenza tecnica»622. Dietro di lui
«per durata di servizio manicomiale e grado di competenza tecnica viene subito dopo il Dottor Rossi»623. Visitata però la struttura, Tirelli decide di rinunciare all’incarico. Le ragioni sono esposte pubblicamente dallo stesso in una lettera inviata alla «Gazzetta del Popolo» e ripresa da «La sentinella delle Alpi» che la pubblica il 24 Ottobre 1907624. Il dimissionario rende pubbliche «le condizioni non rispondenti né alla scienza né alla pratica né alle leggi» della struttura e denuncia
617 Ibidem. 618 Ivi, pp. 443-444. 619 Ibidem.
620 APCN, ACP di Cuneo 1907, Cuneo 1908, p. 18.
621 APCN, ACP di Cuneo 1907 …cit., p.18. Vedi Inoltre: ASONR, cat.2, cl.1, Concorso per la nomina del Medico Direttore, Elenco dei
Concorrenti per il posto di Direttore del Manicomio, 1907.
622 APCN, Nomina del Medico-Direttore del Manicomio Provinciale, Seduta segreta del 27 Luglio 1907, in ACP di Cuneo 1907 …cit., p.
372.
623 Ibidem.
624 Le condizioni attuali del Manicomio di Racconigi. Contro la scienza, contro la pratica e contro le leggi, in «La Sentinella delle Alpi»,
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l’«antica caserma ridotta a manicomio con un numero di alienati persino eccedente la capacità dei
locali, in contravvenzione all’articolo 3 del regolamento sui manicomi 5 Marzo 1905 n.198»625.
Il secondo candidato della lista approntata dalla Commissione esaminatrice è il dott. Cesare Rossi, medico primario al manicomio di Como che, visto anche il contemporaneo ritiro degli altri tre medici, a settembre del 1908, quindi dopo oltre un anno dall’inizio delle procedure concorsuali, viene nominato medico direttore.
Cesare Rossi, al momento della presentazione dei documenti, ha 41 anni, è nato a Pavia ed è vice
direttore del Manicomio di Como, dove opera dal 1894626. In passato può vantare anche una breve
esperienza come praticante e, in seguito medico supplente, presso il frenocomio di Reggio Emilia, sede di una delle scuole di psichiatria più importanti in Italia, quella del San Lazzaro, animata da alienisti del calibro di Augusto Tamburini e Enrico Morselli627. Alcuni concorsi gli avevano già fruttato l’eleggibilità per «il posto di direttore dei Manicomi di Parma, Arezzo, e di S. Servolo in Venezia»628. Diverse – 19 quelle presentate – sono le pubblicazioni all’attivo, che spaziano dall’indagine sperimentale, all’istologia, all’anatomia patologica, agli studia di osservazione clinica e patologia forense. Si è occupato inoltre di “frenosi alcoliche”, come mostra il saggio Della pazzia alcolica nella Provincia di Como, in cui si concentra sull’incidenza statistica del problema nel territorio di riferimento del frenocomio comasco.
Quasi un anno dopo, il 1° Luglio 1909, presa la “direzione” dell’istituto esprime le proprie considerazioni alla Deputazione e al Consiglio Provinciale in una «Relazione sull’andamento del Manicomio di Racconigi» in cui sottolinea «la realtà, davvero mortificante, di uno stato di cose che dimostrava, malgrado ogni parziale assestamento fattibile, l’impossibilità di un normale
funzionamento dell’Istituto medesimo»629. Il primo elemento messo in luce riguarda sempre
l’aumento delle presenze che passano dalle 763 del 1° Luglio 1908 alle 797 del 30 Giugno 1909630.
Interessante è l’ermeneutica attraverso cui il direttore contestualizza e cerca di spiegare il fenomeno. Ritiene innanzitutto responsabile l’emigrazione che coinvolge la realtà del cuneese; infatti la frantumazione di molti legami familiari incide non soltanto sul venir meno delle difese psicologiche nei soggetti più deboli, ma priva anche questi ultimi di quel sostegno materiale che deve allora essere svolto dal servizio sociale. A ciò si lega un’altra delle cause dell’affollamento, vale a dire
«lo scarso sviluppo delle varie forme di pubblica assistenza: mancano in questa Provincia istituti per frenastenici e deficienti, ospedali per malati cronici, ricoveri per vecchi o inabili al lavoro, luoghi di cura per nevropatici e così via, sicché tutto il detrito sociale, rappresentato da questa multiforme congerie di inetti alla lotta per l’esistenza, converge al Manicomio, sospintovi dai famigliari, dai medici, dalle congregazioni di carità, dai Sindaci e dalle Autorità in genere»631.
625 Ibidem.
626 ASONR, cat.2, cl.1, Concorso per la nomina del Medico Direttore, Elenco dei Concorrenti al posto di Direttore del manicomio: n.9
Rossi Dottor Cesare; APCN, Nomina del Medico-Direttore del Manicomio Provinciale, Seduta segreta del 27 Luglio 1907, in ACP di Cuneo 1907 …cit., p.370. APCN, Tit. 10, cat.4 Personale, Concorso per la nomina del Medico Direttore.
627 Cfr. F. De Peri, Il medico e il folle: istituzione psichiatrica, sapere scientifico e pensiero medico fra Otto e Novecento in Storia d’Italia,
Annali vol.7, Einaudi, Torino 1984, p. 1088 e segg.
628 APCN, Nomina del Medico-Direttore del Manicomio Provinciale, Seduta segreta del 27 Luglio 1907, in ACP di Cuneo 1907 …cit., p.
370.
629 APCN, Sull’andamento del Manicomio di Racconigi e sullo stato odierno del problema manicomiale nella Provincia di Cuneo.
Relazione all’Onorevole Deputazione e all’Onorevole Consiglio Provinciale 1908-1909, in ACP di Cuneo 1909, Sessione ordinaria,
Tipografia Provinciale G. Marenco, Cuneo 1909, p. 172.
630 Ibidem. Vedi inoltre l’Allegato n.1 – Quadro del movimento dei ricoverati in ACP di Cuneo 1909…cit., p. 178.
631 APCN, Sull’andamento del Manicomio di Racconigi e sullo stato odierno del problema manicomiale nella Provincia di Cuneo.
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In particolare se rispetto all’anno precedente si registrano 6 ingressi in meno – 320 invece di 326 – desta interesse – e preoccupazione – l’alto numero di recidivi (104) che, pur essendo nella media, indica che la condizione di miglioramento che spinge alle dimissioni di alcuni internati è sovente solo apparente, transitoria e non durevole nel tempo. Anche alla luce di ciò puntuali sono le lamentele del nuovo direttore sulla facilità con cui autorità e sindaci spediscono in manicomio soggetti diversi, non tutti pericolosi e, di frequente, colpevoli solo di rappresentare un peso per la famiglia.
Analizzando il Servizio Sanitario Cesare Rossi sottolinea come questo sia scadente sul piano numerico «e non conforme alla legge»632, visto che oltre al vicedirettore ci sono 3 medici di cui due alle prime armi, senza dunque quella preparazione medica e quella competenza psichiatrica richiesta per svolgere adeguatamente la funzione. In tale ottica va letta la riorganizzazione della pianta organica ora «costituita oltre che dal Direttore e dal Vice-Direttore, da due Medici di Sezione e da due Medici Assistenti»633 che hanno terminato il percorso di formazione. Nello specifico è stato nominato un nuovo medico di sezione, il dottor Francesco Petrò, che affianca il dottor Segre, e due medici assistenti, i dottori Dosio e Pio. A questa ridefinizione si somma l’adozione di «una nuova tabella nosografica, conforme all’indirizzo psichiatrico moderno, in cui si registra per ciascun malato l’anamnesi, l’esame fisico, l’esame psichico, il giudizio diagnostico e ogni modificazione dello stato psico-somatico […]»634 dell’internato dal momento del suo ingresso nell’Istituto. Accanto a ciò fissa l’obbligo di «un rapporto ufficiale scritto che ogni mattina informa dettagliatamente la direzione di quanto è occorso nelle 24 ore precedenti in ordine, tanto ai ricoverati, quanto al personale di assistenza»635. Una misura quest’ultima che va nella direzione di aumentare i controlli sulla vita interna del manicomio, non soltanto per quello che riguarda gli internati ma anche il personale di assistenza, in passato più volte segnalato per gli eccessi nei confronti dei malati e per il comportamento troppo disinvolto di alcuni suoi membri. Il segnale che si vuol programmaticamente lanciare è quello di riportare il frenocomio sotto il diretto controllo della direzione sanitaria, in nome di una scelta strategica che, controluce, sembra voler additare nell’eccessiva rilassatezza e liberalità precedente una delle ragioni della crisi.
Il processo di riorganizzazione della sorveglianza rientra in una politica più generale che vuole ammodernare il manicomio e renderlo più in linea con lo spirito dei tempi: meno luogo di detenzione e più spazio di cura. Questo proposito si scontra con l’evidenza, più volte riaffermata tra le righe di relazioni, comunicazioni e documentazione clinica, del frequente ricorso ai mezzi coercitivi, secondo una percentuale che il direttore afferma essere passata dal 9% della precedente amministrazione al 3% vigente nel primo anno della sua Direzione. Giustifica la situazione così:
«Si incontrano nell’applicazione del no-restraint ostacoli enormi da superare, rappresentati più precisamente dalla disadattabilità degli ambienti, dalla obbligata promiscuità d’ogni categoria di ricoverati, dall’abitudine inveterata alla repressione e dal cumulo di pregiudizi in proposito. Questi ultimi specialmente non si possono sradicare d’un tratto e solo la tenacia del proposito avrà fra un po’ di tempo su di loro ragione»636.
Fattori strutturali, abitudini e pregiudizi pesano in sinergia sulla mancata applicazione del no- restraint che, però, si configura nei termini di un obiettivo non più facilmente eludibile alla luce di una sensibilità generale che sta lentamente mutando e che tende a interpretare la malattia mentale sempre più come patologia da curare e meno come colpa morale da espiare attraverso la reclusione
632 Ibidem. 633 Ibidem. 634 Ibidem. 635 Ibidem.
636 APCN, Sull’andamento del Manicomio di Racconigi e sullo stato odierno del problema manicomiale nella Provincia di Cuneo.
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e l’esclusione dal corpo sociale. Il tentativo di far coesistere i due aspetti, quello disciplinare e quello curativo, segnano dunque da subito la direzione sanitaria di Cesare Rossi e questo nonostante le deficienze strutturali e i peccati d’origine di una struttura che poco si presta al no-restraint. Il Primo Conflitto Mondiale, con le sue emergenze, interruppe in tal senso un’azione volta a rendere il manicomio un istituto più moderno e, per certi versi, meno compromesso con l’immagine terrificante che l’abuso di mezzi coercitivi contribuiva a mantenere.
La svolta impressa dal nuovo direttore si concentra dunque soprattutto sulla rimozione di ciò che definisce «alcuni tra i più intollerabili sconci»637 riscontrati al suo ingresso e che non riguardano, come più volte indicato dai consiglieri provinciali e dalla precedente direzione sanitaria, soltanto i difetti originari della struttura. Anche se questi sono evidenti e sollecitano un’azione radicale, quantomeno per correggere le situazioni più gravi, quelle in grado di evocare «la più triste e penosa impressione»638. E’ il caso del vecchio «Reparto celle», ubicato nella Sezione Centrale, non un vero e proprio settore ma «un doppio ordine – dice Rossi –, non di camere, ma di catacombe, e la sua demolizione, consigliata anche dall’Onorevole Commissione di vigilanza, si impone a qualsiasi costo»639. Parole che lasciano poco spazio all’immaginazione e che rendono conto di una realtà intollerabile, ai limiti del disumano. Si procede così alla sostituzione delle vecchie celle con uno spazioso salone, in grado di servire da refettorio e da luogo di riunione per gli internati, in particolare durante i mesi più freddi. Sempre nella divisione “uomini” della sezione Centrale si procede inoltre alla sostituzione del pavimento, con uno che favorisca meno il deposito della sporcizia e il proliferare di pidocchi e acari, e all’«apertura delle finestre che permetta la ventilazione degli ambienti»640. Eppure questi interventi risultano nulla di più – sostiene sempre il direttore – che palliativi, accomodamenti temporanei, a fronte di un problema grave, quello della sovraffollamento: «il
manicomio ospita una media di 800 malati contro una capienza di tolleranza di appena 600»641. Ciò
fa sì che «le condizioni in cui si trovano quasi 200 alienati sono addirittura lagrimevoli»642.