• Non ci sono risultati.

Esperienza bellica, follia e soldati internati in manicomio (1915-1919)

8. La guerra e il “mal di vivere”.

8.2 La nostalgia della famiglia

Tra le cause del malessere psichico che affligge i soldati impegnati nel conflitto c’è quello per la distanza da casa, o il distacco dalla famiglia: «il pensiero della famiglia, il desiderio acuito fino al parossismo di rivedere i propri cari e la propria casa costituiscono la nota sentimentale dominante che traspare nei discorsi e nella condotta, che prende forma concreta ed esplicita negli scritti dei soldati, dai più colti ai più umili, dai più semplici ai più intelligenti»1187. Complici le particolari condizioni della guerra, l’incombente paura di morire, il ferimento o la mutilazione di compagni e commilitoni, tutto ciò poteva sfociare nella malattia mentale.

Nello specifico la nostalgia dei luoghi natii, o della famiglia, poteva generare melanconie contraddistinte da angosce, perdita della parola, disorientamento, pensieri di morte. È quanto avviene all’alpino T.Pietro, della classe 1890, appartenente al 2° Reggimento, che giunge all’ospedale Militare di Savigliano il 10 marzo 1918 su proposta del Distaccamento Alpini di Costigliole Saluzzo. Qui viene visitato e trovato «in stato d’angoscia, tenendo un contegno come di

persona grandemente accorata e dominata da ansie interne»1188. Interrogato dall’ufficiale medico

«non risponde alle domande rivoltegli, dimostrandosi indifferente alle impressioni esterne, solo preoccupato di raggiungere il fratello il quale lo attende in Francia»1189. Tale idea appare assurda al medico e dipendente «da alterazione della psiche in relazione a intossicazioni intestinali»1190 e per questo ne dispone l’invio in ospedale. Qui viene visitato ed evidenzia «in atto disturbi psicopatici, caratterizzati essenzialmente da marcata depressione sentimentale e stato confusionale allucinatorio, che lo rende pericoloso a sé e agli altri»1191. Colpisce che nelle note del presidio militare venga espunto ogni riferimento all’intossicazione intestinale che, invece, viene ritenuta dai medici del reggimento la causa del morbo mentale. In manicomio Pietro T., che ha 28 anni, giunge il 12 marzo 1918, dunque due soli giorni dopo la visita in caserma in cui sono stati evidenziati i disturbi mentali. Cosa ci dice questo dato? Che alcune caserme agiscono con rapidità e poca esitazione e ai primi segnali di disagio psichico inviano i militari in manicomio. Un tentativo di evitare la diffusione tra i militari di fenomeni suggestivi? Le fonti non consentono di rispondere risolutivamente alla questione, ma è possibile ipotizzarlo, anche se, come abbiamo visto, non tutti i presidi militari sono così celeri e in alcuni casi la prassi adottata sembra essere quella di attendere che il disagio mentale passi. Per quanto riguarda invece la rapidità con cui l’ospedale militare procede a disporre l’invio in manicomio, bisogna considerare che il periodo tra la fine del 1917 e l’estate del 1918 è quello più critico per la realtà in questione, costretta a gestire, oltre al carico ordinario, i feriti provenienti dalle zone sgombrate del nord-est. Gli spazi a disposizione erano saturi, i feriti venivano disposti ovunque, nei corridoi e lungo i porticati, così non sorprende constatare la

1186 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10567, lettera di A. Anna, 23 Febbraio 1922.

1187 Cfr. L. De Lisi - E. Foscarini, Psiconevrosi di guerra e piccole cause emotive, in «Note e riviste di psichiatria», 1920, n. 1, p. 67. 1188 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10610, 2 Reggimento Alpini, Distaccamento Provvisorio di Costigliole

Saluzzo, Oggetto: Proposta di invio in osservazione, Costigliole Saluzzo, 10 Marzo 1918.

1189 Ibidem. 1190 Ibidem.

1191 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10610, Direzione ospedale Militare di Savigliano, Oggetto: Dichiarazione

189

rapidità degli invii presso altre strutture, ogni qual volta ciò era possibile. È questa la circostanza dei sospetti casi di alienazione mentale, che potevano essere inviati al manicomio e, dunque, liberare posti utili in ospedale. Non è ardito ipotizzare che l’espunzione del riferimento all’intossicazione intestinale, dalle note ospedaliere del soldato, sia da ricollegare a questa prassi emergenziale. Sarebbe un segnale di quanto le contingenze eccezionali del momento abbiano pesato sulle forme concrete d’attuazione della clinica.

Pietro T., appena giunto a Racconigi, viene posto in regime d’osservazione e immediatamente interrogato. Parimenti scattano le procedure per ricostruire la storia familiare del soggetto. I carabinieri attestano che «non è mai stato ricoverato in manicomio, né ha mai avuto a che fare con la giustizia»1192. Il medico condotto di Pagno, paese del soldato, attesta «che alcuni consanguinei in linea ascendente materna, quantunque non siano stati ricoverati nel Manicomio, manifestarono segni evidenti di squilibrio mentale»1193. Inoltre «la madre del militare […] non si trova nel pieno

possesso delle proprie facoltà mentali»1194. Questi dati sembrano iscrivere la vicenda del soggetto

all’interno del consolidato paradigma della predisposizione familiare e, dunque, sancire la non facile guaribilità della patologia. D’altra parte era proprio tra questi soggetti che si registrava il tasso più alto dei ricoveri definitivi, con un’ulteriore punta per i casi di amenza e malinconia, le cause maggiori di riforma dal servizio. E proprio alla depressione rimandano i sintomi riscontrati in manicomio durante il periodo di osservazione: «espressione fisionomica depressa, smarrita. Alquanto confuso e disorientato. Espressione monotona, rallentata, con preoccupazioni […] famigliari. […] Solitario,

taciturno, con disinteresse assolto dell’ambiente. Ha dormito pochissimo»1195. Anche nelle

settimane successive la principale preoccupazione del soldato è la famiglia: «meno confuso,

sebbene ancora depresso, con vaghe preoccupazioni famigliari»1196. I medici però sottolineano che

«finora non ha manifestato tendenze persecutorie»1197, sembra dunque essere scongiurato il rischio

suicidario, frequente nel caso delle costellazioni depressive. Tanto basta, anche in questo caso, per

emanare il 29 aprile il provvedimento di dimissione con il giudizio medico di «migliorato»1198. Un

mese e 17 giorni dopo l’ingresso a Racconigi.

1192 Ivi, Comando della stazione dei Regi Carabinieri di Saluzzo, Saluzzo 14 Marzo 1918. 1193 Ivi, Dichiarazione del Dott. Domenico Re, Pagno, 13 Marzo 1918.

1194 Ibidem.

1195 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10610, Tabella nosografica, Diari psichici e fisici, Marzo 2018. 1196 Ivi, Tabella nosografica, Diari psichici e fisici, Aprile 2018.

1197 Ibidem. 1198 Ibidem.

190

Capitolo VIII

Abbandonare il manicomio: l’uscita dei soldati alienati

Guerra, sempre guerra! C’è da diventar pazzi [...] Io ho paura di diventare pazzo [...] Io divento pazzo. Un giorno o l’altro, io mi uccido. Bisogna uccidersi.

E. Lussu, Un anno sull’altipiano, Torino 1966.

Outline

Documenti correlati