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la “lunga” Prima Guerra Mondiale

5. La fine di una «lunga Grande Guerra».

Le criticità, però, non si fermano qui e, proprio sul finire del conflitto, tra settembre e ottobre del 1918, si diffonde all’interno del manicomio una terribile epidemia influenzale, dapprima limitata al solo comparto uomini e poi diffusasi anche nella sezione femminile. La difficoltà di «segregare l’ingente numero dei colpiti – sono le parole del Direttore – ha contribuito senza dubbio all’estendersi dell’epidemia la quale ha fatto non poche vittime specie fra gli individui di debole resistenza organica»718. In realtà all’interno del recinto manicomiale è presente un vecchio padiglione, denominato «lazzaretto», che dovrebbe proprio svolgere la funzione di isolare gli infetti e impedire il contagio. Ma la sua dislocazione è scomoda, oltre il comparto Connolly, verso il fondo del giardino, inoltre è un vecchio e cadente edificio ricavato da un preesistente caseggiato, non è riscaldato e manca il personale per vigilarlo, così che di fatto risulta inutilizzabile. «Le difficoltà

715 APCN, ACP di Cuneo 1918. Sessioni Ordinaria…cit., p. 25. 716 Ibidem.

717 Ibidem.

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d’assistenza aumentarono anche pel gran numero di infermieri colpiti dalla malattia»719 e di suore

ammalate, così che si rende necessario il sostegno «di soldati del locale distaccamento» che, però non possono essere utilizzati per i servizi di cucina, lavanderia e sorveglianza delle sezioni femminili, ciò determina diverse difficoltà, soprattutto per quello che riguarda «i servizi generali che però, malgrado tutto, non hanno subito interruzioni né hanno determinato gravi inconvenienti». La situazione migliora verso la fine di novembre, quando lentamente diminuiscono i malati e il contagio

appare essere meno incisivo720. All’interno del manicomio viene percepito come il segnale di una

più generale uscita dalla lunga e tragica stagione del conflitto, con le sue privazioni e il persistente stato d’emergenza di cui l’epidemia influenzale appare essere solo una delle diverse declinazioni.

Il segnale che la guerra sia davvero finita e che ci sia un generale desiderio di rapido ritorno alla normalità, anche all’interno della cittadella manicomiale, lo si percepisce immediatamente attraverso lo spoglio dei documenti amministrativi. E’ del 27 dicembre del 1918 una delibera con cui si provvede alla «soppressione degli incarichi straordinari»721, cioè tutte quelle incombenze eccezionali affidate «a talune categorie di infermieri (sorveglianti, capisezione, portieri)» cui sono stati versati in ragione di ciò «speciali assegni» che ora non è più il caso di pagare, «poiché, se fino a un certo punto era compatibile il servizio anormale durante lo stato di guerra, non lo è più

certamente quando siano venute meno le condizioni che questa anormalità hanno imposto»722. Si

considera l’imminente ritorno del personale congedato e quindi vanno aboliti gli incarichi e gli assegni straordinari. E’ anche questo un modo per chiudere rapidamente una pagina traumatica e cercare di tornare rapidamente alla normalità.

L’altro elemento che segnala la fine del conflitto è deducibile dall’analisi delle presenze che al 1° Luglio 1918 sono 1133, mentre al 30 Giugno 1919 «sommano a 979 con una differenza in meno di 154 presenze, dovuta, in parte al trasferimento in altro manicomio di un buon contingente (n.50) di ricoverati veneti e, in parte, alla forte riduzione dei ricoverati militari»723. Nello specifico i militari

presenti al 30 giugno sono 35724, mentre gli alienati veneti sono scesi a 31 unità. A questi numeri

vanno aggiunti «pochi alienati civili appartenenti ad altre province», così che il numero dei ricoverati effettivamente provenienti dal territorio cuneese è di «913 con una diminuzione di 42 presenze in rapporto al carico provinciale dell’anno precedente»725. Il ritorno sotto il tetto delle mille unità contribuisce al rafforzamento del clima di tiepida speranza che si diffonde nel manicomio nei mesi immediatamente successivi alla fine del conflitto.

Nel mese di marzo del 1919 vengono congedati dal servizio militare i medici Petrò e Dosio e il loro ritorno è fondamentale perché il servizio sanitario torni a un regolare assetto. La fine del conflitto, però, non è evidente solo dalla flessione del numero dei militari e dal rientro del personale. Infatti, dalla guerra, c’è anche chi non fa ritorno e la sua assenza appare essere silenziosa testimone di una tragedia con cui bisogna ancora fare i conti. Nello specifico, tra il personale del manicomio sono 4 gli infermieri che non riprendono il loro posto perché deceduti: 3 in combattimento e uno «in seguito a broncopolmonite da influenza»726. Intanto prima dell’arrivo dell’estate del 1919 viene

719 Ibidem.

720 ASONR, Classe I.4, UA 66, Direzione del manicomio della Provincia di Cuneo, Racconigi, 27 Novembre 1918.

721 ASONR, Classe I.4, UA 66, Direzione del manicomio della Provincia di Cuneo: Soppressione degli incarichi straordinari, Racconigi,

27 Dicembre 1918

722 Ibidem.

723 APCN, Dati statistici e funzionamento del Manicomio Provinciale di Cuneo- Relazione all’On. Deputazione e all’On. Consiglio

Provinciale (1918-1919), in ACP di Cuneo 1919. Sessioni Ordinaria, Tipografia Cooperativa, Cuneo 1920 p. 137.

724 ASONR, Serie IX.1, UA 114, Registro cronologico degli alienati ammessi nel manicomio 1918-1920.

725 APCN, Dati statistici e funzionamento del Manicomio Provinciale di Cuneo- Relazione all’On. Deputazione e all’On. Consiglio

Provinciale (1918-1919)…cit., p. 137.

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«chiusa la speciale sezione psichiatrica»727, nel nuovo padiglione, adibita al ricovero dei militari e si prevede di dimettere entro la fine dell’anno anche gli ultimi soldati inviandoli o presso l’Ospedale Militare o presso i manicomi di competenza delle rispettive province. È il segnale più evidente della fine di una lunga, dolorosa, parentesi e l’apertura di una storia diversa, segnata dall’avvento del fascismo.

727 APCN, Commissione Amministrativa del Manicomio della Provincia di Cuneo. Relazione sul disegno di Bilancio pel 1920, Seduta del

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Capitolo VI

Guerra e follia tra statistica e diagnostica (1915-1919)

Il contributo massimo all’elevata cifra dei non riconosciuti alienati (39) venne dato dai militari presso i quali, per ragioni ovvie, è frequentissima, se non la vera e propria simulazione della pazzia, l’esagerazione intenzionale di svariate manifestazione nevropsichiche la cui natura patologica non può essere ammessa.

Dott. Cesare Rossi, Direttore del Manicomio di Racconigi, 1919

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