la “lunga” Prima Guerra Mondiale
4. La nevrosi bellica: un’approssimazione diagnostica
Gli stati patologici riscontrati ai militari traumatizzati dalla guerra presentano un andamento fluido, che spesso sembra muoversi su registri sintomatici diversi, a cavallo tra le categorie contemplate dall’alienismo dell’epoca. In questo senso l’assenza di diagnosi nelle cartelle dei
soldati850, soprattutto a partire dalla metà del 1916, a fronte di una documentazione clinica molto
più completa per gli alienati civili, rende conto di una difficoltà semeiotica conseguenza del confronto con un fenomeno inedito –quello delle nevrosi belliche – che a fatica può essere ricondotto alle categorie mediche consolidate. La tassonomia diagnostica riesce a rendere conto della molteplicità e varietà dei sintomi lamentati dai militari alienati solo per approssimazione, così gli alienisti – è quanto avviene a Racconigi – optano nel corso del conflitto per due strategie: evitare di prendere posizione sulla natura e l’origine delle nevrosi belliche; non indicare sulla documentazione clinica851 diagnosi definitive che chiariscano e specifichino le indicazioni espresse dopo il primo periodo d’osservazione. Il risultato è che per i soldati alienati – o presunti tali –, nella documentazione clinica, sovente, non viene indicata una diagnosi definitiva e ciò fa da corredo alla particolare approssimazione con cui vengono compilate le cartelle. Nella parte dedicata all’anamnesi perlopiù vengono riportate – copiate letteralmente nella maggior parte dei casi – le informazioni contenute nei certificati medici che dispongono l’invio in manicomio e qualche indicazione – se possibile – sulla presenza in famiglia di precedenti ricoveri manicomiali. Scarsi sono i riferimenti al conflitto, alle condizioni di emergenza dello stato sintomatico, a elementi in grado, anche incidentalmente, di stabilire un rapporto causale tra i sintomi e il conflitto stesso. Eppure, proprio questa assenza di elementi, mostrano una rottura nella prassi sistematica, e solitamente meticolosa, con cui in manicomio vengono abitualmente redatte le cartelle, compilati in più copie i registri e riempiti i documenti che riguardano gli internati. E in tale anomalia di trattamento amministrativo tra internati civili e internati militari, parimenti ricoverati durante la guerra, deve essere individuata una delle discontinuità più evidenti, in grado di far emergere la difficoltà a confrontarsi con i traumi dei combattenti, effetti a loro volta di una guerra totalmente nuova. La prima guerra di massa del Novecento, industrializzata e per certi versi condotta scientificamente, fa così il suo ingresso in manicomio, costringendo alienisti impreparati a fronteggiarne gli effetti più tragici sulla psiche dei combattenti.
La difficoltà a inquadrare diagnosticamente i sintomi, la mancanza di una diagnosi definitiva e, quindi, anche un certo grado di approssimazione terapeutica, da parte dei medici di Racconigi, è
testimoniata in vicende come quella del soldato Giuseppe B.852 Classe 1884, viene ricoverato presso
l’Ospedale di Riserva di Cuneo il 24 Novembre 1917 perché «inerte, apatico chiuso in mutismo assoluto, sta per più ore in piedi immobile nella sua camera: rifiuta i cibi»853. Secondo il Capitano
849 Cfr. E. Lugaro, recensione a G. Elliott Smith and T. H. Pear, Shell Shock and its lessons, Longman, London 1917, in “Rivista di
patologia nervosa e mentale”, fasc. 5, vol. XXII, Maggio 1917, p. 326.
850 La carente compilazione della documentazione clinica dei soldati, soprattutto per quanto riguarda le diagnosi, è un fenomeno che
riguarda anche altri manicomi: Cfr. V. Fiorino, Le officine della follia. Il frenocomio di Volterra…cit., p. 128 e 132.
851 Sull’uso della cartella clinica come fonte storica vedi: V. Fiorino, La cartella clinica. Un’utile fonte storiografica?, in F.Alberico, G.
Franchini, M.E. Landini, E. Passalia (a cura di), Identità e rappresentazione di genere in Italia tra Otto e Novecento, Dismec, Genova 2010, pp. 51-69.
852 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10418.
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Medico che lo visita «trattasi probabilmente di sindrome melanconico e potendo detto soldato tornare di pericolo agli altri o a se stesso, si giudica opportuno il suo invio in apposito Istituto»854. Il giorno successivo giunge a Racconigi e dalle prime osservazioni lo stato melanconico appare essere piuttosto uno «stato confusionale in neuropatico»855. Il militare è apatico, chiuso nei confronti del mondo, afasico, eppure l’intorpidimento della coscienza, i vuoti di memoria, sembrano essere dovuti più che a una condizione melanconica a un generale ottundimento, una forma di fuga interiore nei confronti di una realtà spaventosa e il cui ricordo è difficile da sopprimere. I medici si concentrano soprattutto sul mutismo del soldato e cercano di ricostruire precedenti familiari in grado di evidenziare delle tare degenerative. Scoprono che precedentemente «lavorando nella miniera di [illeggibile] perdette una volta la parola in seguito ad un improvviso scoppio di una mina»856. Il precedente sembra indirizzare l’analisi del caso entro i comodi paradigmi delle predisposizione, eppure ciò non convince del tutto gli alienisti di Racconigi che non lo segnalano nella cartella clinica, probabilmente ritenendo – come già lo scoppio in miniera – quali fattori predisponenti le possibili, violente, emozioni del conflitto.
Durante il ricovero il soldato persiste nel mutismo, evidenzia vuoti di memoria soprattutto per i dati lontani, sono invece «incerti e confusi i dati recenti»857. Il militare è «innocuo, passivo, si
nutrisce e dorme regolarmente»858, appare disorientato e la memoria è frammentaria, ma non può
essere considerato un melanconico, né sembra pericoloso. La notte di Natale, però, «venne trovato accoccolato presso il letto, in stato di semincoscienza, facendo movimenti accentuati della braccia.
Dopo pochi minuti si mette a parlare»859 e abbandona la condizione di afasia che ha contraddistinto
il suo stato clinico. A Gennaio risulta «scomparsa ogni traccia di confusione. Tranquillo, docile, laborioso»860, sembra quasi un’altra persona, così il direttore decide di dimetterlo definitivamente il 6 Febbraio 1918 e di rispedirlo al corpo d’appartenenza. Il foglio con la proposta di dimissione, inviato come da prassi al Procuratore del Re di Saluzzo, non fa più riferimento alla melanconia, ma sottolinea lo stato confusionale che viene posto in relazione con la condizione di predisposizione neuropatica del soggetto: il soldato B. Giuseppe «è guarito durante il periodo d’osservazione dalla
psicopatia (stato confusionale con apatia in soggetto neuropatico) da cui in manicomio affetto»861.
La direzione sanitaria evita dunque tanto i riferimenti alla cause dello stato confusionale, quanto la definizione chiara di una diagnosi che permetta di inquadrare lo stato clinico del soggetto. Il riferimento alla guarigione durante il «periodo d’osservazione» è invece un elemento che ritorna sovente nel trattamento degli alienati militari, sembra fare riferimento tanto a una condizione patologica temporanea, sfuggente e difficile da definire, quanto alla difficoltà di esprimere un giudizio sulla natura del fenomeno stesso.
La difficoltà di inquadrare i sintomi sofferti dai soldati e il dilemma di identificare disturbi che possono presentare tanto i caratteri della simulazione, quanto quelli della sofferenza reale, pongono gli alienisti – come il direttore Rossi – di fronte a tutta l’ambiguità di una tassonomia inefficace, costretta a confrontarsi con una materia sfuggente, enigmatica. Dubbi, incertezze epistemologiche, rendono lo sguardo dello psichiatra titubante e di fatto meno convinto il pronunciamento di una scienza che si vuole certa, ma che deve riconoscere la parzialità dei giudizi diagnostici emessi duranti il conflitto. Queste difficoltà sono amplificate da una selezione che, a differenza del periodo precedente il conflitto, di fatto non esiste più e chiama alle armi tutti, indistintamente. Soggetti che
854 Ibidem.
855 Ivi, Tabella nosografica [nota apposta a matita]. 856 Ibidem.
857 Ivi, Tabella nosografica: diari psichici e fisici, Dicembre 1917. 858 Ibidem.
859 Ivi, Tabella nosografica: diari psichici e fisici, 25 Dicembre 1917. 860 Ivi, Tabella nosografica: diari psichici e fisici, Gennaio 1918.
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in una congiuntura ordinaria sarebbero stati riformati, durante la guerra si vedono assegnato un posto e un fucile e ciò contribuisce ad aumentare il clima di confusione e il numero degli invii in manicomio. Come avviene con il soldato Luigi V., ricoverato presso l’Ospedale di Riserva di Cuneo il 24 Novembre 1917. Il Capitano Medico che lo visita lo trova «molto trascurato nella persona e disordinato negli atti che hanno del bambinesco (bacia persone che gli sono vicine senza conoscerle, mastica dei pezzetti di carta, si copre la testa con berretto di Ufficiale ecc), è poco rispettoso dei superiori che tratta come suoi pari»862. Interrogato il soldato non è in grado di rispondere alle
domande, «talora cerca di percuotere quelli che gli sono vicini»863. I Regi Carabinieri trasmettono
informazioni «negative»; in conclusione «trattasi probabilmente di un deficiente» che le contingenze hanno posto in zona di guerra, invece di assegnarlo ad un istituto manicomiale. Per il Capitano Medico l’invio a Racconigi rappresenta una deresponsabilizzazione, «potendo [il soldato] tornare di pericolo a se stesso o agli altri»864.
Giunto in manicomio il 25 Novembre 1917 i medici, però, non sanno come valutarlo e lo dichiarano molto espressamente in un biglietto attraverso cui rispondono alle richieste di informazione della famiglia: «Il soldato V. Luigi […] è tranquillo, ma depresso, disorientato, confuso,
deperito tipicamente in grado notevole. Non si è ancora stabilita la diagnosi»865. Resta ricoverato
fino all’11 Febbraio 1918 e durante il periodo di osservazione non è possibile stabilire una diagnosi. Anche in questo caso i sintomi sono sfuggenti, ma non tali da individuare l’inganno e la simulazione. Anzi, a favore della genuinità dello stato clinico, sembrano pesare le notizie raccolte sul padre
«nevrastenico, soggetto di facili cambiamenti d’umore, irascibile»866. Come altri soldati
traumatizzati dal conflitto ha «un leggero tremore alle mani, [espressione fisionomica smarrita, notevole disturbo della coscienza. Non parla, né risponde alle domande, ma pronuncia solo qualche
frase sconnessa»867, si nota soltanto che «non ha manifestato tendenze impulsive»868. Tanto basta
perché si decida di dimetterlo come «migliorato», la formula più generica tra quelle a disposizione, pur non essendo riusciti a stabilire se fosse o meno alienato.
Soprattutto nei mesi più difficili del conflitto, quando anche la situazione in manicomio è difficile da gestire, mancando sia il personale salariato che quello medico, anche i criteri per le dimissioni vengono stravolti. In un contesto in cui le autorità militari fanno pressioni per evitare che vengano ricoverati soldati che non meritano di stare in manicomio, può accadere che un soldato venga
licenziato appena «chiede di essere dimesso»869. Eppure il caso in questione riguarda un soldato
ritenuto «affetto da una forma così grave di alienazione mentale da renderlo pericoloso a sé e a gli altri»870. Al di là della formula di rito con cui viene disposto il ricovero in manicomio, il militare in questione, appartenente al 34° Reggimento Fanteria, è un caso da tenere sotto stretto controllo, infatti «dopo essersi assentato due giorni dal Corpo», ed essere stato punito con la cella di rigore per sei giorni, «rifiuta di prendere qualsiasi cibo, commette stranezze e pronuncia frasi prive di senso»871. Il rapporto informativo redatto dal Corpo d’appartenenza lo giudica un militare «di
862 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10417, Ospedale di Riserva di Cuneo: referto medico, Cuneo, 24 Novembre
1917
863 Ibidem. 864 Ibidem.
865 Ivi, Direzione del Manicomio della Provincia di Cuneo, Risposta alla lettera n.6007, Racconigi 9 Dicembre 1917, [n.7874 del Prot.
Generale].
866 Ivi, Tabella nosografica: anamnesi.
867 Ivi, Tabella nosografica: diari psichici e clinici, 6 Dicembre 1917. 868 Ivi, Tabella nosografica: diari psichici e clinici, 20 Dicembre 1917.
869 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10607, Tabella nosografica di P. Davide, Diari psichici e fisici, 10 Aprile 1918. 870 Ivi, R. Ufficio di Pubblica Sicurezza, Racconigi 11 Marzo 1918.
871 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10607, Deposito 34 Regg.to fanteria, Ufficio infermeria, Mondovì, 1 Marzo
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carattere prepotente e violento»872 e anche sulla base di ciò lo invia all’Ospedale Militare di riserva di Racconigi che, a sua volta, ne dispone l’invio in manicomio. Qui, appena arrivato, viene ricoverato presso il Reparto Psichiatrico Militare, mentre si cerca di ricostruire la sua storia clinica e familiare. Interrogato il militare «asserisce che uno zio paterno è stato ricoverato nel manicomio di Roma, poi si suicidò annegandosi nel Tevere»873. Inoltre sostiene «di essere stato nel 1916 ricoverato per circa
40 giorni nel manicomio di Perugia»874. Non ci sono riscontri alle sue parole nella documentazione
clinica e durante il periodo di osservazione «non emerge nessun elemento morboso nel contenuto ideativo, nessun disturbo sensoriale. In grado di dare perfettamente conto di sé»875, il suo potrebbe essere tanto un caso di simulazione, quanto uno dei tanti esempi di sindromi transitorie indefinite. Alla fine non viene emessa nessuna diagnosi definitiva e, alle ripetute richieste del soldato di essere dimesso, fa seguito il giudizio «non di competenza manicomiale» e il licenziamento. Un caso, tra i tanti, che mostra non soltanto le differenze tra le condizioni sintomatiche osservate dai medici dei reggimenti e quelle del manicomio, ma anche la difficoltà a inquadrare costellazioni pseudo- patologiche indefinite, spesso ambigue. A ciò gli alienisti risposero con dimissioni sempre più rapide, come in questo caso, avvenute dopo soli 34 giorni.
I medici di Racconigi si convinsero che le nevrosi belliche fossero soprattutto condizioni transitorie, anche sulla base della velocità con cui mutavano i sintomi e il “contegno” dei soldati. Anche situazioni abbastanza allarmanti potevano evolvere improvvisamente, come nel caso del soldato Luigi P., del 1° Cavalleria Nizza classe 1895, che giunge in manicomio il 17 Marzo 1918, proveniente dall’Ospedale di Riserva di Cuneo876. Qui «è molto irrequieto, dorme e mangia pochissimo; inveisce continuamente contro tutti quelli che lo circondano ed è pericoloso a sé e agli
altri»877. In manicomio mantiene «espressione fisionomica sconvolta. Non parla, né risponde alle
domande, ma pronuncia continuamente la stessa parola “vigliacchi”878. Il mese dopo, invece, appare
«lucido, coerente, calmo»879. Mutazioni repentine, scomparsa di sintomi quasi inspiegabile per i medici che non riescono a paragonare tali situazioni con le realtà cliniche normalmente osservate. Stessa rapida evoluzione anche per il soldato Stefano G., classe 1898, di Costigliole Saluzzo, che fa il suo ingresso in manicomio il 17 Marzo 1918880. Il militare proviene dall’Ospedale di Riserva di Cuneo, dove è stato ricoverato a causa delle sue condizioni nervose. «Presenta delirio di persecuzione, si mostra incosciente, muto, con periodi di gaiezza alternati a periodi di melanconia881. Durante il ricovero «compie atti inconsulti ed il giorno 11 si strappò di dosso i vestiti ed ebbe un periodo di eccitazione tale che gli si dovette applicare la camicia di forza»882. I medici non riescono a definire il quadro sintomatico del soggetto, la logica che presiede all’alternarsi dei sintomi, ma valutata la pericolosità del soggetto lo inviano in manicomio. Qui il militare alterna fasi melanconiche ad altre di agitazione motoria. «Non esterna […], solo dimostra sentimento ostile verso il padre»883 che sostiene averlo abbandonato all’età di nove anni. Qualche giorno dopo si strappa ancora i vestiti di dosso, poi «dopo 5-6 giorni di depressione con agitazione motoria si è reso calmo e tranquillo»884. Le crisi non si ripresentano più e il militare viene dimesso come «migliorato»
872 Ivi, Deposito 34 Regg.to fanteria, Compagni Deposito, Mondovì 11 Marzo 1918. 873Ivi, Tabella nosografica di P. Davide, Anamnesi.
874 Ibidem.
875 Ivi, Tabella nosografica di P. Davide, Marzo 1918.
876 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, cartella clinica matr. n.10619.
877 Ivi, Ospedale di Riserva di Cuneo, Oggetto: Dichiarazione medica del maniaco P. Luigi, Cuneo, 15 Marzo 1918. 878 Ivi, Tabella nosografica di P. Davide, Diari psichici e fisici, Marzo 1918.
879 Ivi, Tabella nosografica di P. Davide, Diari psichici e fisici, Aprile 1918. 880 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, cartella clinica matr. n.10621.
881 Ivi, Ospedale di Riserva di Cuneo, Oggetto: Dichiarazione del maniaco G.Stefano, Cuneo, 15 Marzo 1918. 882 Ibidem.
883 Ivi, Tabella nosografica di Stefano G., Diari psichici e fisici, Marzo 1918 884 Ivi, Tabella nosografica di Stefano G., Diari psichici e fisici, Aprile 1918
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il 9 Maggio 1918. Anche in questo caso i medici non riescono a formulare una diagnosi, né a comprendere il quadro clinico del militare. Si rafforza così sempre più l’idea che la condizione nevrotica che colpisce i soldati abbia un decorso irregolare, spesso transitorio e non definibile in un quadro unico.
Apatia, confusione, agitazione, sono questi gli elementi di un quadro clinico spesso indefinito e davanti al quale gli alienisti non possono far altro che registrare i sintomi e valutare il loro andamento, in attesa che passi la fase acuta e si possa dimettere il militare. Come nel caso del soldato Giovanni R., classe 1879, di Genova, ritenuto «affetto da una forma così grave di alienazione mentale da renderlo pericoloso a sé ed agli altri»885 e da richiedere l’immediato ricovero in manicomio. Il soldato, appartenente al 2° Reggimento Alpini, la mattina del 21 Marzo, alle ore 6, imbracciato il fucile, dapprima minaccia i compagni di fare una strage, poi «ha battuto la testa contro il muro procurandosi una vasta escoriazione alla regione frontale»886. In manicomio è depresso,
taciturno e afferma di non ricordare gli episodi che ne hanno determinato l’internamento887. Un
mese dopo appare più calmo ai medici che, dopo 60 giorni esatti di ricovero, lo dimettono come «guarito».
«Chiuso nel più assoluto mutismo»888, «espressione fisiognomica smarrita»889 e sempre
immobile nella medesima posizione, invece, appare il soldato Luigi C. ai medici che lo osservano in manicomio. Vi giunge dopo che al reparto d’appartenenza, il 33° Reggimento Fanteria di Cuneo, ha mostrato «disturbi psicopatici, caratterizzati essenzialmente da profonda depressione sentimentale, fenomeni d’arresto psichico, attitudine negativistica»890. Il soldato inoltre «si mantiene ostinatamente mutacista e rifiuta il cibo»891. Dalle indagini non risulta sia un consumatore di bevande alcoliche, né ci sono precedenti familiari di alienazioni mentali. Vengono meno così due delle condizioni più facilmente chiamate in causa per spiegare il disagio mentale nei soldati. In
manicomio urla, appare turbato e si nutre poco892. Meno di un mese dopo la situazione è ribaltata:
«tranquillo, lucido, […] con sonno regolare»893. Anche in questo caso decorso rapido, imprevedibile, slegato da alcun piano terapeutico: il soldato viene dimesso come «guarito» il 9 Maggio viene dimesso.
I casi osservati sono paradigmatici tra i tanti possibili, perché mostrano tutte le difficoltà degli alienisti nel confrontarsi sul piano diagnostico – e di conseguenza su quello “terapeutico” – con costellazioni di sintomi diversi, che variano e oscillano anche all’interno delle medesime storie cliniche: dal mutismo alla melanconia, dall’agitazione all’afasia, dalla perdita, anche solo temporanea, dell’udito e della vista agli spasmi. Tutto ciò senza che si possa chiaramente pronunciare una diagnosi univoca. E la “guarigione” appare slegata da connessioni causali evidenti, tanto immotivata quanto in linea con un decorso clinico imprevedibile. Questa situazione, che è possibile ipotizzare dovette pesare sull’atteggiamento prudente della direzione sanitaria racconigese, appare essere una delle cifre in grado di contraddistinguere questa condizione “sfuggente” che è la nevrosi di guerra. Ian Hacking, studioso di storia delle idee e di epistemologia storica, ha utilizzato la categoria di «sindrome transitoria» per caratterizzare proprio quelle costellazioni di sintomi diversi, originati da una contingenza storica traumatica, e destinati a sparire
885 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10626, Regio Ufficio di Pubblica Sicurezza di Racconigi, 22 Marzo 1918. 886 Ivi, Reggimento Cavalleria di Lucca, Infermeria Uomini, Oggetto: Invio al manicomio di Racconigi del soldato R.Giovanni, Saluzzo,
21 Marzo 1918.
887 Ivi, Tabella nosografica di Giovanni R., Diari psichici e fisici, Marzo 1918.
888 ASONR, Archivio sanitario, cat.9 - classe 2, c.c. matr. n.10627, Tabella nosografica di Luigi C., Diari psichici e fisici, Marzo 1918. 889 Ibidem.
890 Ivi, Direzione Ospedale Militare Principale di Savigliano, Oggetto: Dichiarazione medica pel ricovero al Manicomio di Racconigi del
soldato C. Luigi, Savigliano 22 Marzo 1918.
891 Ibidem.
892 Ivi, Tabella nosografica di Luigi C., Diari psichici e fisici, Marzo 1918. 893 Ivi, Tabella nosografica di Luigi C., Diari psichici e fisici, Aprile 1918.
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venute meno le condizioni d’emergenza894. In questo senso si può sostenere che le nevrosi belliche
si pongono in linea di continuità con i traumi legati agli incidenti ferroviari e ad altre condizioni tipiche della società industriale di fine Ottocento, ma anche di rottura riguardando un evento globale, epocale e traumatico come la Grande Guerra. Insomma una dialettica senza sintesi che, nella sua complessità, mostra, anche sul piano psicopatologico, tutte le tensioni di una realtà in rapida trasformazione.
5. La simulazione.
Il processo di nazionalizzazione delle masse ha inizio in Italia contemporaneamente al percorso unitario. «Fare gli italiani»895 non è soltanto una formula più volte ripetuta negli anni successivi all’Unità, ma è un vero e proprio progetto sociale e politico che ha nella scuola e nell’esercito due elementi imprescindibili. Come sottolineato dallo storico Giuseppe Conti «si trattava di trasformare masse eterogenee e diverse per cultura, tradizioni, dialetti, in un popolo nuovo, unito da una fede comune nella nuova patria, sacra per il sangue versato da generazioni di italiani»896. Le difficoltà di questo programma pedagogico non sfuggivano agli esponenti della classe politica e dirigenziale, che