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I contratti presentati in forma singola

di Enrico Sacco

3. I contratti presentati in forma singola

Un importante segmento di imprese, a cui sono state concesse risorse, rientra nella categoria delle grandi industrie. Appartengono per lo più al set- tore aeronautico, dell’automotive e della meccanica di precisione ed operano sui principali mercati internazionali. La loro forza lavoro possiede alti livelli di qualificazione e si caratterizza per discreti livelli di sindacalizzazione. Hanno accumulato una lunga esperienza produttiva a livello locale e si muo- vono in reti logistiche e finanziarie lunghe4. Sono proiettate nelle sfide della

quarta rivoluzione industriale, già coinvolte nella transizione tecnologica dell’industria 4.0. Il loro peso occupazionale è rilevante, di frequente supe- rano i mille addetti, e le produzioni in cui sono impegnate sono ad alto valore aggiunto. Sono considerate le punte di eccellenza della manifattura italiana e alimentano un consistente indotto di piccole e medie imprese a forte spe- cializzazione. Denso Thermal System, Avio Aero, Hitachi, MBDA, solo per citare alcuni di questi gruppi multinazionali, hanno individuato nel contratto di sviluppo uno strumento di politica industriale in grado di contribuire a regimi di investimento fortemente impegnativi in termini finanziari. La mo- dalità di finanziamento privilegiata si accompagna a un piano di azione pre- sentato in forma singola. Tra gli elementi distintivi di tali piani risulta evi- dente la propensione ad investire in programmi sperimentali, destinando parte delle risorse ricevute a centri di ricerca pubblici e privati. Dall’analisi si evince che il governo regionale è fortemente impegnato nella promozione di questa «fascia alta» di contratti di sviluppo; a monte, esprimendo priorità di intervento nell’ambito degli Accordi Quadro con il MiSE, a valle attra- verso forme di cofinanziamento a valere sulla programmazione dei fondi strutturali 2014-2020.

In questa categoria di grandi player internazionali, seppure con volumi di affari più ridotti e dei tempi di innovazione più lenti, rientrano anche alcune aziende di eccellenza dell’agroalimentare. Pur all’interno del segmento delle grandi aziende che hanno visto approvati i loro piani, presentano delle spe- cificità degne di nota. Si caratterizzano, ad esempio, per un rapporto di filia- zione con i territori di insediamento più pronunciato e un trend di crescita fortemente intrecciato alle dinamiche economiche e sociali del Mezzogiorno.

Besana, Kimbo, Doria, Garofalo sono gli attori più noti dell’agroindustria del Sud che esporta in tutto il mondo. Storicamente legate ai territori in cui

4 La netta maggioranza delle imprese indagate presentano un alto tasso di longevità terri-

toriale. Quelle di più recente costituzione si collocano tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, mentre il gruppo più numeroso ha accumulato tra i quaranta ed i cin- quant’anni di esperienza produttiva.

sono state fondate, hanno saputo coniugare tradizione e internazionalizza- zione e oggi sono impegnate in rilevanti piani di ammodernamento tecnolo- gico. Delle realtà che, pur all’interno di contesti territoriali arretrati, perché scarsamente dotati di «beni pubblici competitivi»5, hanno dimostrato una vi-

vacità e una visione competitiva al passo con le sfide globali. La loro cifra distintiva si ritrova nel fatto che la crescita dimensionale e innovativa pro- mossa dai vertici negli ultimi anni ha posto al centro – in una chiave rinno- vata e sensibile alle dinamiche sovranazionali – il potenziamento degli sta- bilimenti italiani e delle produzioni agroalimentari del Mezzogiorno. In que- sta sottocategoria due casi in particolare riflettono questo tipo di dinamiche produttive fortemente territorializzate.

Un noto produttore di caffè della provincia di Napoli, ad esempio, ha de- ciso di usare la leva del finanziamento pubblico per rafforzare le linee di produzione e arricchire l’offerta di prodotti:

L’investimento ha toccato praticamente tutta l’azienda, in particolare ha toccato tutto il “bottom net” della fabbrica, ossia i colli di bottiglia che portavano a un inef- ficientamento sia della produzione, sia della capacità ridotta della produzione. Ab- biamo ampliato tutti i siti di stoccaggio del crudo, abbiamo comprato nuove linee di

packaging per far fronte, in effetti, a quelle che erano le richieste del mercato (Re-

sponsabile sviluppo impianti, impresa agroalimentare).

Il secondo contratto di sviluppo, che è ancora in corso, ci ha aperto a tutto il mercato dei monoporzionati. Monoporzionati che noi comunque producevamo, ma che venivano prodotti presso terzi. Quindi la capsula compatibile Nespresso, la com- patibile dolce gusto, le cialde. Oggi stiamo creando un Centro di eccellenza, cioè sta nascendo un nuovo reparto progettato per fare solo monoporzionati (Responsabile sviluppo impianti, impresa agroalimentare).

Si tratta di un’impresa all’avanguardia, circa duecento milioni di fatturato annui e 215 dipendenti, che grazie a due contratti approvati negli ultimi dieci anni ha velocizzato i tempi di un profondo processo di ristrutturazione pro- duttiva. Tra l’altro è una delle compagini societarie che ha riservato una parte delle risorse ricevute ad attività di ricerca e sviluppo, ponendo in essere una strategia coerente sia con il disegno tracciato da Industria 4.0, sia con il for- male mandato della policy.

5 Riprendendo Pichierri (2005), i beni pubblici competitivi sono beni direttamente fina-

lizzati o finalizzabili all’aumento della competitività delle imprese del territorio. I beni in questione si possono far rientrare in tre grandi categorie: formazione, trasferimento tecnolo- gico, internazionalizzazione.

Questo nuovo capannone è stato dotato di attrezzature all’avanguardia per lavo- rare in maniera corretta il caffè, che viene macinato e poi inserito all’interno delle capsule. Tutto questo è collegato al discorso dell’automazione contenuta in Industria 4.0. Tutte le macchine si interfacciano con l’operatore attraverso una grafica diversa rispetto alle vecchie macchine, trasmettono più informazioni e salvano i dati su un

Cloud che noi monitoriamo per controllare l’efficienza delle linee. Abbiamo messo

a punto un sistema di verifica delle linee di produzione. Diciamo che ha toccato un po’ tutti i punti salienti dell’azienda (Responsabile sviluppo impianti, impresa agroa- limentare).

Anche una storica realtà aziendale impegnata nella produzione e commer- cializzazione di frutta secca, essiccata, semi e snack presenta un profilo pro- duttivo e delle esigenze strutturali similari. Il suo secolare radicamento a li- vello territoriale si coniuga con una strategia competitiva di alto profilo. Alla quarta generazione di imprenditori, la sede principale continua a premiare San Gennaro Vesuviano, affiancata da altre due sedi ad Ogliastro (produ- zione) e Ipswich (110 km a nord-est di Londra, distribuzione e logistica). Il profilo è quello di una realtà fortemente internazionalizzata, dove l’acquisto delle materie prime e la vendita dei prodotti coprono un ampio spettro di Paesi europei ed extraeuropei, nel rispetto dei più elevati standard di qualità. Seppure il suo fatturato si aggira intorno ai duecento milioni di euro, le linee di produzione occupano più di quattrocento dipendenti, assicurando a questa azienda del Mezzogiorno la leadership di settore in Italia e in Europa.

La più importante esigenza è quella di differenziare la produzione e in- nalzare sensibilmente i suoi standard qualitativi. Grazie al contratto di svi- luppo, approvato nel 2015, è stato realizzato un piano di investimenti di circa 12 milioni di euro centrato sulle innovazioni del packaging, sulla sanifica- zione dei prodotti e sulla shelf life, che rimanda alla necessità di allungare la durata del prodotto preservando nel tempo la tostatura. Due milioni di euro hanno finanziato, inoltre, una partnership con l’Università di Portici e il la- voro di un team di consulenti scientifici riconosciuto a livello europeo.

Per noi si tratta di attività consuete, siamo impegnati in un continuo confronto scientifico. Come gruppo siamo tra i fondatori di un’associazione a livello mondiale di frutta secca (INC, International Nut and Dried Fruit Council Foundation), pro- prio per portare avanti studi scientifici utili ad analizzare i valori nutrizionali della frutta secca, e quindi a cambiare anche le abitudini alimentari (Corporate director impresa agroalimentare).

Pure alla luce di importanti cambiamenti nelle strategie competitive a li- vello globale, l’azienda ha cercato di reagire puntando ad un rafforzamento del legame con il territorio di origine, per competere anche nella nuova si- tuazione di più accesa concorrenza. E contando semmai sulla possibilità di

rendere innovativo, ricco di significati vendibili, il territorio a cui si sono legati sia i fondatori che le maestranze.

Come detto, i contratti di sviluppo presentati in forma singola ricompren- dono nei loro piani di investimento un interesse più pronunciato per l’attiva- zione di partnership pubblico-privato a sostegno della ricerca. Un’evidenza rintracciabile anche a livello nazionale, dove i piani Hitachi, Lamborghini, MBDA, POEMA, Nestlé prevedono diverse forme di collaborazione tra im- prese, centri di ricerca privati e università. Anche se l’ammontare delle ri- sorse riservate a tale scopo tende in media a non superare il 20% del finan- ziamento complessivo, si tratta in ogni caso di azioni ad alto potenziale stra- tegico e innovativo. Nel rafforzamento di queste pratiche reticolari l’incen- tivo riesce ad esprimere e rispettare in modo piuttosto coerente la funzione che gli viene attribuita in sede ministeriale: accrescere il valore aggiunto di

asset strategici già pienamente integrati nello scacchiere competitivo inter-

nazionale6. Soprattutto in riferimento alle grandi aziende, è altrettanto evi-

dente che le testimonianze raccolte lasciano intendere che i gruppi di riferi- mento avrebbero ugualmente realizzato i progetti di investimento, nelle me- desime dimensioni e con gli stessi tempi di attuazione. Ma il fatto di avere intrapreso queste azioni con il sostegno dello Stato e delle regioni rappre- senta comunque un avanzamento di non poco conto nelle strategie politiche e competitive dei vertici aziendali. La partecipazione ad una importante linea di policy, benché non indispensabile per l’ammontare di risorse aggiuntive, può contribuire al consolidamento di future forme di collaborazione poten- zialmente profittevoli. Dal punto di vista dell’interesse pubblico, si tratta di esperienze altrettanto positive. Considerando il complesso ed avanzato campo organizzativo, produttivo e finanziario di questi big player globali, gli attori pubblici – soprattutto amministrazioni e soggetti deputati alla ge- stione dello strumento – hanno la possibilità di accumulare conoscenze utili per la tenuta economica dei territori e di costruire e rafforzare percorsi di apprendimento forieri di ulteriori avanzamenti (Mazzucato, 2014).

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