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di Marina Albanese

3. Le politiche industriali recent

Nell’ambito dello scenario descritto nelle pagine precedenti, la globaliz- zazione e la conseguente entrata in gioco di un numero sempre più elevato di competitors internazionali, ha reso fondamentali il ruolo della flessibilità, dell’innovazione e della valorizzazione del capitale umano nei processi di sostenibilità delle imprese. In questo nuovo contesto, come sottolinea Mor- roni (2009), i governi devono essere in grado di implementare azioni che promuovano lo sviluppo dell’insieme di conoscenze teoriche e pratiche che permettono a un’impresa di produrre e vendere beni e servizi in grado di soddisfare la potenziale domanda. Le politiche industriali “riscoperte” negli anni della globalizzazione, dunque, sono diverse da quelle che miravano esclusivamente al “picking the winners” e a interventi diretti di salvataggio: il loro scopo principale è quello di creare “condizioni di cornice” che per- mettano alle aziende di sviluppare le proprie competenze (Viesti, 2013).

In tale prospettiva si inquadra il contratto di rete che permette di realizzare raggruppamenti di imprese per la collaborazione reciproca1. Le imprese, con

il contratto di rete, possono realizzare progetti ed obiettivi condivisi, incre- mentando la capacità innovativa e la competitività sul mercato, mantenendo la propria indipendenza, autonomia e specialità.

1 L’iniziativa legislativa è stata favorita dall’adozione, in sede europea, dello Small Busi-

ness Act che, individuando nella piccola e media impresa la spina dorsale della produttività europea, prevedeva nell’ottavo principio la costituzione di reti tra tali imprese per aumentarne

Dal 2010, anno di introduzione della disciplina del contratto di rete, il numero delle imprese campane in rete e il numero di reti a cui esse sono associate sono costantemente cresciuti, con una forte accelerazione nell’ul- timo biennio (Banca d’Italia, 2018). In base alle informazioni tratte dal regi- stro delle imprese alla fine del 2017 vi avevano aderito 1.652 aziende cam- pane. Per quanto riguarda la composizione settoriale, tra le imprese aderenti a reti risultava più elevata, rispetto alla media italiana, l’incidenza, in termini del numero totale di imprese, di quelle del comparto agricolo e più contenuta quella dell’industria. Nel complesso il numero di reti in cui era presente al- meno un’azienda campana era pari a 376, a cui facevano capo 2.735 imprese. Per tali reti l’incidenza delle imprese extra-regionali era del 40 per cento, valore inferiore alla media delle regioni italiane.

Le imprese in rete, afferma Banca d’Italia (2018, p. 13), si caratterizzano per una redditività minore rispetto a imprese di pari caratteristiche e per una più bassa rischiosità. Relativamente alle società di capitali per le quali sono disponibili i bilanci negli archivi di Cerved Group (circa 300 delle 750 so- cietà di capitali campane in rete alla fine del 2017) per gli anni 2013-16 si osserva che le imprese in rete hanno presentato, nel periodo considerato, una minore capacità reddituale a fronte di un livello di indebitamento più conte- nuto. Anche in termini di rischiosità, valutata sulla base del sistema di rating di Cerved Group, le imprese in rete hanno mostrato livelli più contenuti. La minore rischiosità risulta confermata anche dalle informazioni tratte dalla Centrale dei rischi. In termini di numero di imprese, l’incidenza sul totale di quelle in rete che presentavano una qualche forma di deterioramento del cre- dito è bassa. Se l’analisi si concentra solamente su casi di sofferenza, si os- serva un vantaggio ancora più ampio a favore delle imprese in rete rispetto ad altre imprese aventi caratteristiche simili.

Ai contratti di rete si affiancano i contratti di sviluppo, strumento operante dal 2011 e introdotto in sostituzione dei precedenti contratti di programma. I contratti di sviluppo sono uno strumento finalizzato ad agevolare investi- menti di rilevante dimensione, attraendo anche imprese estere. L’investi- mento complessivo minimo richiesto per ciascun contratto è di venti milioni di euro, per tutti i settori manifatturieri (solo per le attività agroindustriali si riduce a 7,5 milioni di euro). Con un decreto del Ministro Calenda della fine del 2016 è stata introdotta una nuova procedura estremamente accelerata per investimenti superiori ai 50 milioni di euro per tutti i settori produttivi (solo per le attività agroindustriali si riduce a 20 milioni di euro). La Campania è la prima regione in Italia per proposte di investimento pervenute sinora allo sportello aperto da Invitalia per i contratti di sviluppo, rappresentando circa il 30% dei progetti di investimento presentati sul territorio nazionale. Con

riferimento a tale strumento, la regione Campania (Focus Regione Campa- nia, 2017) segnala che l’occupazione complessiva salvaguardata e/o creata ex novo è pari a 20.000 lavoratori. Tra le iniziative già finanziate, anche con le risorse economiche della Giunta regionale della Campania (più di 26 mi- lioni di euro), vi sono gli investimenti in corso di importanti gruppi indu- striali multinazionali. I settori industriali campani maggiormente interessati dai contratti di sviluppo finanziati sono: alimentare (37%), meccanica (25%), legno e carta (10%), automotive (9%), sanità (6%), turismo (5%), commercio (5%), chimica (3%).

A ulteriore sostegno di tale strumento di incentivo la regione Campania ha siglato nel luglio 2017 un Accordo di programma quadro con il MiSE e Invitalia che prevede risorse aggiuntive per 325 milioni di euro, di cui 150 a carico dell’ente regionale.

La Legge n. 123 del 2017 ha introdotto anche nuove misure di sostegno allo sviluppo del Mezzogiorno, che si aggiungono alle altre già finanziate a livello nazionale e regionale dalle politiche di coesione. La prima novità principale è l’introduzione di agevolazioni per i giovani già residenti nel Mezzogiorno, o che vi trasferiscano la residenza, che vogliano avviare un’at- tività imprenditoriale nelle regioni meridionali (“Resto al sud”). La seconda novità principale è la previsione di “Zone economiche speciali” (ZES), nel cui ambito le imprese possono godere di condizioni economiche favorevoli e di semplificazioni burocratiche e amministrative.

Nelle pagine che seguono ci concentreremo sugli effetti della politica indu- striale della regione Campania analizzando il ruolo dei contratti di sviluppo.

4. Un’analisi dell’efficacia dei contratti di sviluppo in Campania:

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