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Possiamo concludere citando i risultati dell‟European Innovation Scoreboard267, il quale evidenzia che il divario in termini di “quantità e qualità” dell‟innovazione tecnologica USA- UE è diminuito: però, l‟industria italiana è debole su questo fronte268. L‟innovazione non è più solo un argomento per gli “addetti ai lavori”, ma sta entrando a far parte della nostra “cultura”. La conoscenza e l‟innovazione rappresentano i motori per la crescita della società dell’informazione basata sull‟inclusione e sull‟uso generalizzato delle ICT nella PA, nelle PMI e nelle famiglie. Bisogna integrare la logica industriale con la logica dell‟innovazione per stare al passo con gli altri Paesi. Occorre un grande sforzo di “consapevolezza collettiva” per riaffermare la “centralità” dell‟innovazione come strumento e valore sul quale misurare la modernità di un Paese e fare in modo che questa “opzione” diventi strategica.

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Rapporto Europeo sull’Innovazione. La graduatoria è redatta in funzione di un‟ampia gamma di indicatori che vanno dall‟istruzione, alle spese per le ICT, agli investimenti nella R&S e al numero di brevetti depositati. 268 Il nostro Paese non è fra i primi (Svezia, Svizzera, Finlandia, Danimarca, Germania e Giappone), né fra quelli che inseguono (UK, Islanda, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Austria, Irlanda, USA); non è presente nemmeno fra i “Paesi in recupero” (Slovenia, Lituania, Portogallo, Repubblica Ceca, Polonia, Lettonia, Grecia, Bulgaria, Cipro e Romania), ma fa parte dei “Paesi al traino” (Estonia, Spagna, Malta, Ungheria, Croazia e Slovacchia).

In quest‟ottica, si è visto che le famiglie sono “soggetti di innovazione” e pertanto richiedono la giusta attenzione da parte di aziende, scuola e PA. Inoltre, l‟impiego efficace delle nuove tecnologie richiede che l‟insieme della forza lavoro sia dotata di una elevata qualificazione: da qui la rilevanza economica degli investimenti nel capitale umano, nella formazione scolare e professionale e nell‟aggiornamento. Alla base di questo c‟è la competizione che si è sempre più allargata, per cui chi non innova muore: ci sono pochissime cose, che sono intoccabili, il resto è tutto continuamente modificabile; d‟altronde, si è competitivi soltanto se si innova. Competizione vuol dire essere in grado di attirare le risorse migliori per lo sviluppo; se accade il contrario, vuol dire che si perde competitività. Un luogo comune è quello che vede le piccole aziende non in grado di innovare; ma la gran parte delle grandi aziende sono nate piccole e se non avessero innovato non sarebbero mai diventate grandi: essere piccoli è uno stadio iniziale269. Dunque, la cosa importante è possedere una “cultura dell‟innovazione”, infatti nessuno innova se guarda soltanto l‟immediato, se è miope: bisogna avere propensione al rischio, capacità di vedere lontano, passione, capacità critica costruttiva per migliorare, continuo impulso alla non soddisfazione, alla non quiete e sentire costantemente l‟esigenza di muoversi, di andare avanti, di capire meglio, di proporsi in maniera diversa. E questo è un fatto di cultura, in questo non ci sono leggi, non ci sono incentivi, non ci sono strutture.

In Italia la gran parte delle industrie vede la mano pubblica come la “vacca da mungere”: il ruolo del pubblico non deve essere quello di fornire i capitali per fare R&S, ma deve semmai premiare chi ha fatto R&S, chi ha avuto successo, chi ha innovato; dunque premiare ex post, non ex ante. Inoltre, la PA deve avere il ruolo di fornire gli elementi (norme, meccanismi e sistemi fiscali) al fine di agevolare chi vuole innovare e quindi coordinare e facilitare la messa in rete e i collegamenti. Sul piano educativo scolastico, trasmettere la cultura dell’innovazione è il problema fondamentale per lo sviluppo della nostra società; come si è già detto, il capitale umano è una risorsa centrale270. Le società e i Governi hanno la responsabilità di creare un corretto ambiente che giustifichi la ricerca scientifica; attualmente assistiamo ad una sempre più crescente collaborazione a livello internazionale poiché i problemi sono sempre più complessi; qualsiasi sistema di innovazione che non prende immediatamente atto che il successo scientifico fa parte intrinseca del sistema, andrà incontro esso stesso al fallimento. Come già illustrato, le grandi trasformazioni del sistema industriale hanno determinato il passaggio da un sistema basato sulla forza lavoro ad un sistema basato sulla conoscenza.

269 In generale le “dimensioni” di un‟azienda di per sé non vogliono dire niente: tali dimensioni sono legate alla possibilità di competere con il resto del mondo e quindi variano molto da settore a settore.

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Quanto si premia la responsabilità del singolo, quanto si valuta il merito, quanto si stimolano le persone ad emularsi e a superarsi in una competizione corretta e sana? E quanto, viceversa, si tende ad appiattire tutto, a non premiare, a non valutare, a non rendere onore al merito, a non stimolare la capacità critica, a non confrontarsi?

Nel settore della produzione, la grande azienda è quasi scomparsa come azienda localizzata in un posto: è diventata un‟azienda estesa, che ha la mente in un posto ma la produzione in tutto il mondo; in tal senso, la piccola impresa si sta sempre più trasformando in partner tecnologico. Oggi non abbiamo più la possibilità di operare secondo dei sistemi lineari di decisione, abbiamo bisogno di prendere delle decisioni cercando in maniera parallela, e non sequenziale, infatti la catena del valore, che in passato era incentrata sul capitale e sulla produzione, oggi si è estesa a monte e a valle: a monte con la R&S e la progettazione, a valle su qualità, logistica e distribuzione, per cui l’aumento di valore non è determinato più dalla capacità di produrre in tempi più brevi e a costi più bassi, ma dalla capacità di produrre meglio e di saper vendere meglio quello che si produce. Le nuove sfide consistono nello sviluppare attività immateriali e mantenere una competitività sulla produzione di valore, partendo dalla conoscenza: in quest‟ottica la competitività è solo la parte finale della filiera. Quindi, per poter lavorare sullo sviluppo della competitività di un Paese, un Governo deve impegnarsi su tutta la filiera della conoscenza: questo determina politiche industriali, economiche e della ricerca tutte finalizzate ad ottenere questo valore aggiunto. Bisogna passare dalle infrastrutture materiali a quelle immateriali; significa creare una rete, un sistema che metta insieme i vari attori dello sviluppo. C‟è la necessità di creare delle reti di ricerca, e ricercatori capaci non solo di produrre nel proprio settore ma anche di “trasferire” agli altri settori scientifici le proprie conoscenze271. Un altro fattore importante è il tempo: oggi anche per il prodotto della conoscenza il time-to-market deve essere ridotto a zero e quindi occorre inventare dei sistemi in cui il produttore di conoscenza e l‟utilizzatore siano insieme per poter trasferire immediatamente il risultato della ricerca all‟imprenditore.

Concludiamo con un‟ultima riflessione sul concetto di innovazione e alcune citazioni storiche.

L’innovazione è un’avventura di uomini non tranquilli, inquieti, appassionati alla realtà, che non si accontentano dei risultati raggiunti, che cercano sempre un oltre, non solo per l’azienda,

ma perché ne hanno bisogno per vivere. [Raffaello Vignali, Presentazione del libro “Eppur si muove. Innovazione e PMI”, 22 agosto 2006] Innovation is not an opinion: it is not the strongest of the species that survives, nor the most intelligent, but the one that is most responsive to change [Charles Darwin]

In ogni conflitto le manovre regolari portano allo scontro, quelle imprevedibili alla vittoria. Chi è abile nel sortire bizzarri stratagemmi è inesauribile come il Cielo, la Terra e i grandi fiumi.

[Sun Tzu, L’Arte della Guerra]

Se ascolto dimentico. Se vedo ricordo. Se faccio capisco. [Confucio]

Capitolo IV

ACCESSIBILITÀ E NUOVE TECNOLOGIE

A differenza dei puri trucchi, la tecnologia non perde potere quando i suoi segreti vengono rivelati. Mi viene in mente la terza legge di Arthur C. Clark:

«Qualsiasi tecnologia abbastanza avanzata è indistinguibile dalla magia». I nostri incantesimi sono le formule e gli algoritmi che stanno alla base

della nostra magia moderna. Con la sequenza giusta, possiamo fare in modo che un computer legga ad alta voce un libro, capisca il parlato di un essere umano, preveda (e prevenga) un attacco di cuore, oppure predica il movimento di un fondo azionario.

L’obiettivo alla base della domotica è quello di offrire la possibilità (reale) di migliorare la qualità della vita domestica di tutti i cittadini, incluse le persone disabili, i bambini e gli anziani. Ma per concretizzare queste opportunità, bisogna “ripensare” l’approccio attraverso una serie di procedure da attuare in fase di progettazione e realizzazione di prodotti e servizi quali gli impianti domotici e, soprattutto, le interfacce (devices) al fine di renderle fruibili per gli utenti finali.

Questa modalità è perseguibile attraverso il concetto di accessibilità. Dopo una breve descrizione sulla relazione tra accessibilità, vita quotidiana, nuove tecnologie e Internet, illustreremo le statistiche riguardanti la popolazione dei disabili e le relative definizioni e categorie, vedremo che cosa si intende per società dell’informazione e faremo una panoramica sui piani di sviluppo per la “lotta alla info-esclusione” (digital divide), quindi daremo una definizione di usabilità e accessibilità (ossia i concetti che sono alla base per una buona progettazione/realizzazione dei prodotti/servizi).

Si vedrà come applicare il concetto di accessibilità al mondo delle nuove tecnologie, sia da un punto di vista progettuale che da un punto di vista prettamente strategico: in tal senso emergerà infatti come l’accessibilità possa rappresentare una leva per ottenere un vantaggio competitivo, se concepita come piattaforma per lo sviluppo di nuovi prodotti destinati al mercato di massa che include pertanto non solo disabili ed anziani, ma anche gli utenti normodotati. Si vedrà come queste persone, che costituiscono una consistente fetta di mercato, sia dal punto di vista etico che dal punto di vista del profitto non possono più essere trascurate dalla società e dalle aziende. In tal senso, risultano fondamentali la diffusione di una cultura dell’accessibilità, l’apertura delle aziende al mercato del non-consumo rappresentato dai disabili, l’adozione e applicazione dei concetti di standard accessibili e tecnologie accessibili in un’ottica di progettazione universale o design accessibile. Si approfondirà come, con un tale approccio globale, sia possibile ottenere significativi vantaggi anche in altri ambiti legati al settore dell’ICT e in particolare dell’Hi-Tech (telefonia mobile, automotive, Home Automation) al fine di integrare e rendere il più possibile indipendente la vita per disabili ed anziani.