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Innovazione tecnologica e sviluppo economico

a capacità di produrre innovazione rappresenta un fattore fondamentale sia per la competitività delle industrie sia per lo sviluppo economico di un Paese74.

Nonostante la crisi mondiale, il mercato dell‟ICT è un settore dinamico e in crescita, lontano dalla saturazione, e si è confermato come una delle più consistenti aree di business75. Dunque il tema dell‟innovazione tecnologica è diventato dominante per la nostra moderna società essendo un potente strumento di differenziazione nel perseguimento del vantaggio competitivo di un‟azienda76: l‟innovazione consiste in una “corsa competitiva” in cui, per avere successo, è fondamentale saper innovare meglio dei concorrenti77. Per quanto detto nel capitolo precedente, possiamo affermare che il progresso tecnologico è misurabile: infatti, data la correlazione positiva tra la crescita del settore Hi-Tech e la crescita economica mondiale, emerge che l‟innovazione tecnologica gioca un ruolo fondamentale in questo processo poiché esiste una correlazione positiva anche con la crescita del PIL78 e le attività di Ricerca & Sviluppo (R&S). In conclusione, sia il PIL che la R&S sono degli efficaci indicatori dell‟impatto complessivo dell‟innovazione tecnologica79.

Possiamo dunque schematizzare questo processo come segue:

Per quanto riguarda la diffusione delle nuove tecnologie vedremo che le attività di R&S da sole non bastano, infatti le ricadute positive delle ICT derivano da: loro integrazione nei prodotti/servizi, adozione di nuovi modelli di business, cambiamenti strutturali, valori, risorse e competenze delle aziende.

74 Se ragioniamo in termini di competizione tra comunità o tra Stati vediamo che, chi aveva inventato nuove armi da guerra (cavalleria, flotta navale, …) vinceva sugli altri; chi operava in un certo modo vinceva in termini di commercio internazionale: l’innovazione è sempre stata la base del successo, di qualsiasi organizzazione. 75 Negli ultimi decenni il settore dell‟ICT ha goduto di eccezionali margini di crescita ed ha superato i settori di auto e petrolio; risultati ottenuti grazie alla notevole diminuzione dei prezzi per effetto dei progressi tecnologici e come conseguenza della liberalizzazione e della accentuata concorrenza.

76

Altri fattori che rendono competitive e dominanti le aziende oltre al contenuto tecnologico sono: qualità,

marchio, proprietà intellettuale e tempestività del servizio che hanno preso il sopravvento sui fattori di costo.

77 L‟innovazione tecnologica è una materia interdisciplinare che “abbraccia” tematiche quali: dinamiche del

mercato, gestione strategica dell’impresa e strategie per massimizzare le probabilità di successo.

78

Il PIL (Prodotto Interno Lordo) rappresenta il valore complessivo dei prodotti e servizi realizzati sul territorio nazionale nell‟arco di un anno, misurato al prezzo di acquisto (del consumatore finale).

79 In base a delle ricerche (condotte nel 1957 dall‟economista Robert M. Solow, insignito nel 1981 del Premio Nobel), si è dimostrato che il tasso storico di crescita del PIL non poteva essere spiegato solo con la crescita nell‟impiego dei fattori in termini di lavoro e capitale, pertanto il residuo statistico è stato imputato al progresso tecnologico: l‟innovazione fa aumentare la produzione a parità di lavoro e capitale impiegati.

ATTIVITÀ DI R&S INNOVAZIONE TECNOLOGICA NUOVI PRODOTTI HI-TECH CRESCITA ECONOMICA CRESCITA DEL PIL

L

1.1 Le attività di Ricerca & Sviluppo

Per Ricerca & Sviluppo si intende l‟attività creativa intrapresa su base sistematica allo scopo di accrescere il patrimonio conoscitivo e di utilizzare questi risultati per realizzare nuove applicazioni. Possiamo distinguere le attività di R&S in: Ricerca di base, Ricerca applicata, Sviluppo80. Poiché le tecnologie ICT sono diffuse in moltissimi settori, la possibilità di competere nel mercato globale risiede nella capacità di innovazione dei prodotti/servizi; inoltre, la rapidità di evoluzione delle tecnologie ICT genera “dinamiche” di innovazione tecnologica tali da mettere in crisi il “modello tradizionale” di Ricerca & Sviluppo (R&S): la capacità di anticipare l’evoluzione tecnologica e individuare nuove applicazioni rappresenta un fattore strategico chiave che riduce il ciclo di vita dei prodotti e impone una forte accelerazione alle attività di R&S; pertanto si “accorcia” anche il ciclo della R&S che, insieme alla qualità della formazione del capitale umano, rappresenta un fattore cruciale per il successo81. Le principali categorie dove viene eseguita l‟attività di R&S sono: Pubblica Amministrazione (PA), università, imprese e settore privato non profit; per quanto riguarda le fonti di finanziamento, oltre alle categorie citate, possiamo aggiungere: fonti estere, venture capital82 e Programmi Quadro(PQ) europei. Vediamo di seguito alcuni dati sulla situazione mondiale e nazionale relativa alle attività di R&S, PIL e investimenti nel settore ICT.

FONTE: Ocse (Main Science and Technology Indicators, 2009)

80 Ricerca di base: attività sperimentale o teorica intrapresa allo scopo di ampliare la conoscenza dei fondamenti sottostanti i fenomeni ed i fatti osservabili. Ricerca applicata: svolta al fine di acquisire nuove conoscenze, ma orientata verso una specifica applicazione pratica. Sviluppo: attività sistematica basata sulle conoscenze acquisite destinata a completare, sviluppare o perfezionare materiali, prodotti e processi produttivi, sistemi e servizi. 81

Le attività di Ricerca di base possono portare “direttamente” alla creazione di prodotti e il Tempo di Ritorno

degli Investimenti è molto più rapido, come testimoniano gli utili delle società nel settore dell‟Hi-Tech.

82 È un tipo di investimento di non grande entità da un punto di vista finanziario, ma che offre buone possibilità di sviluppo: i fondi vengono raccolti sui mercati internazionali dalle imprese finanziarie che agiscono da intermediari fra fonti primarie di finanziamento (banche, fondi pensione) e le piccole imprese (di nuova costituzione e ad alta intensità tecnologica). Esso è diretto a coprire i costi di impresa nei primi stadi di vita, a consolidare e accelerare la crescita di un‟azienda emergente (start-up).

1,12 1,27 1,28 1,44 1,77 1,82 1,9 2,04 2,53 2,66 3,21 3,44 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4 Russia Italia UE Canada Germania Corea

LA SPESA IN R&S COME % DEL PIL (2007)

LA SPESA IN R&S A LIVELLO MONDIALE SPESA IN R&S IN ITALIA

FONTE: Ocse (Main Science and Technology Indicators, 2009); Istat (2009)

In Italia, la spesa totale in R&S nel periodo 2007-2009 ammontava a 15 miliardi di €/anno ed è in lenta crescita (nel 2000 questa spesa ammontava a 12 miliardi di €/anno); nell‟ultimo decennio la spesa in R&S in rapporto al PIL è aumentata dall‟1% all‟1,2%83

.

Fonte: Ocse (Main Science and Technology Indicators, 2009)

83 La PA e le istituzioni private non profit investono principalmente in ricerca applicata; l‟università investe in

ricerca di base; le imprese in ricerca applicata e sviluppo.

14% 32% 3% 51% PA Università Settore non profit Imprese 0 5 10 15 20 25 30 Spagna Italia Corea Germania Giappone Canada Francia UK USA

Spagna Italia Corea Germania Giappone Canada Francia UK USA

Software 4 4 7 6,5 7,5 8 12 15 14,5

CT 3,5 3,5 3,5 3 2 3,5 2 3,5 6,5

IT 3 3,5 2 4,5 4,5 5 3 8 6

% DEGLI INVESTIMENTI IN R&S DESTINATI AL SETTORE ICT (2007) CT (Communication Technology) - IT (Information Technology)

(in milioni di $ USA)

2000 2005 2007 Canada 16.669 20.265 19.864 Cina 26.870 60.657 87.088 Corea 18.494 28.014 35.612 Francia 32.919 34.943 35.559 Germania 52.281 54.549 58.732 Giappone 98.774 115.087 124.567 Italia 15.229 16.601 18.606 Regno unito 27.823 29.942 33.266 Russia 7.846 10.481 15.479 Spagna 7.780 11.297 13.747 UE 183.334 201.891 220.240 USA 268.121 286.224 311.377 %

Per quanto riguarda le imprese italiane, gli investimenti in R&S ammontano allo 0,61% del

PIL (tra i più bassi dei paesi industrializzati) e possono essere distinti in tre grandi gruppi di

attività: manifatturiero (72%), informatica (16%) e altro (12%); nel settore manifatturiero il 90% della spesa in R&S è sostenuta da aziende Hi-Tech.

Altri indicatori per misurare il “livello tecnologico” e lo stato di salute di un Paese sono descritti nella tabella seguente.

1. Bilancia dei Pagamenti della Tecnologia (BPT)

Misura le transazioni con l‟estero di tecnologia non incorporata nei beni; tali transazioni si suddividono in quattro componenti84: commercio in tecnologia (trasferimenti di brevetti, invenzioni, know-how e i relativi diritti di sfruttamento); transazioni della proprietà industriale (marchi e disegni industriali); servizi con contenuto tecnologico (non costituiscono trasferimento di tecnologia, ma aumentano il potenziale attraverso l‟acquisizione di abilità tecniche); R&S (finanziata da/all‟estero). In Italia, a partire dal 2006, il saldo della BPT è leggermente positivo.

2. Commercio dei prodotti Hi-Tech

Mette in rilievo la forza/debolezza strutturale e le specializzazioni dei Paesi attraverso la forza competitiva di una parte del sistema industriale (Hi-Tech) che si situa sulla frontiera tecnologica. In Italia, il livello delle importazioni supera abbastanza nettamente quello delle esportazioni in quasi tutti i gruppi merceologici Hi-Tech.

3. Brevettazione

In base al numero di domande presentate dai soggetti economici “riflette” la capacità di invenzione/innovazione di un Paese; i brevetti sono infatti correlati strettamente con i processi innovativi poiché ne sono la “codifica” in caso di effettiva novità e utilità.

A partire dal Protocollo di Kyōto85, il trend di crescita dei brevetti nel mondo ha registrato tassi particolarmente elevati con una forte concentrazione nei settori di: energie rinnovabili (20%), biotecnologie (10%) e ICT (8%). I brevetti sono concentrati nei paesi sviluppati: il 18% negli USA, il 30% nell‟UE e il 26% nel Giappone. L‟Italia è ottava per numero di brevetti europei depositati (il 3,3% del totale), dimostrando la propria inclinazione più sul lato della tutela

dell’impresa e della creatività che su quello della ricerca scientifica e dell‟innovazione tecnologica86. Il contributo maggiore alla produzione di brevetti in Italia viene dalle imprese (86,6%); la quota rimanente si suddivide tra inventori (9,8%) e centri di ricerca e università (2,2%). Gli USA sono il principale esportatore di proprietà intellettuale: lo squilibrio USA-UE (sia per il numero di brevetti che di “royalties”), risulta accentuato nei settori ad alta intensità di R&S tra cui anche il settore dell‟ICT87.

84

Come previsto dagli standard del FMI (Fondo Monetario Internazionale) e dell‟Ocse.

85 Il Protocollo di Kyōto è un trattato internazionale in materia ambientale riguardante il riscaldamento globale sottoscritto l‟11 dicembre 1997 da più di 160 paesi.

86

Si pensi al Made in Italy, per il quale la qualità dei prodotti rappresenta un valore meglio difendibile attraverso strumenti quali il marchio e il design.