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In dream begins the journey (Antigone Kefala)1

La strada principale che connette Chilaw a Colombo, la capitale dello Sri Lanka, taglia numerose città lungo la costa occidentale, a pochi passi dall’oceano. Quando si arriva a Wennapuwa, a cinquanta chilometri circa dalla capitale, il traffico diventa pesante. Un gran numero di macchine, tre-ruote, motociclette e biciclette intasano la strada. Ai lati, si possono trovare banche, negozi e ristoranti – i cosiddetti Chinese –, scuole, ospedali (soprattutto privati), chiese e uffici pubblici. Con le parole dei suoi abitanti, a Wennapuwa c’è tutto, e chi arriva da altri luoghi per lavorarci non vorrebbe più lasciarla. Da Wennapuwa, però, sono in molti quelli che vorrebbero partire per l’Italia2.

In direzione dell’oceano a cinque minuti a piedi di distanza dalla Main Road, la zona più viva e caotica della città, un gruppo di giovani solitamente si incontra a casa di Malindu, un ragazzo di ventidue anni. Sul retro della casa, la stanza sua e del fratello, di qualche anno più grande, è diventata la Malindu’s Bhawana, che con tutti i limiti dalla traduzione potrebbe essere il regno di Malindu, anche se il termine, legato alla tradizione buddista, fa pensare ad una dimensione spirituale, il che, come si vedrà, dato le attività che si compiono all’interno, diventa un ossimoro divertente. È un luogo sempre aperto per gli amici, tutti conoscono dov’è nascosta la chiave e per entrare e passarci del tempo non è necessaria la presenza dei padroni di casa. Durante il giorno, quando i genitori di Malindu sono fuori al lavoro, nel loro negozio di elettronica, nel centro della città, i ragazzi possono guardare i programmi del satellite che passano sul grande schermo in salotto. Ma è di notte, quando tutti sono liberi, che i ragazzi trascorrono maggior tempo assieme e si divertono nella Malindu’s Bhavana. Quando qualcuno ha abbastanza salli (soldi), si può bere e fumare, e solitamente la musica ha inizio: il suono dei tamburi ben si mischia con canzoni singalesi. Sul tavolo, al centro della stanza, tra i due letti dei fratelli, c’è un quaderno sul quale vengono registrate le spese di ogni “nottata alcolica”, con il nome dei partecipanti e la quota che ognuno ha versato. Questo non è un modo per dividere il conto, ma piuttosto un modo per ricordare una nottata piacevole. Solitamente più è stato il denaro speso, maggiore il divertimento.

“In this club everyone likes to go to Italy”, dice Harris, diciotto anni. Ciò, naturalmente non significa che tutti riusciranno alla fine ad andarci. L’emigrazione è infatti strettamente legata ai soldi, che uno riesce a mettere insieme per potersi “comprare” la partenza e ai contatti con i

1 Citato in Papastergiadis (2000: 25) 2

migranti che possono favorire la loro migrazione. Qualcuno dei ragazzi, tra i quali Harris, Dulipa (diciotto anni) e Prabash (venti anni), ha dei membri della famiglia già in Italia. Altri, come Malindu, Milan (diciannove anni) e Pasan (venti anni), hanno i soldi necessari (o la possibilità di trovarli) per affrontare la migrazione grazie al supporto familiare, ma al momento non possono fare affidamento su contatti abbastanza forti e nella posizioni per poterli aiutare. Kawindu (diciannove anni), che ha studiato a Wennapuwa, non ha né i soldi, né i contatti per poter lasciare il paese e per lui l’Italia è un’impresa difficilmente realizzabile, “no chances”. Quindi, eccetto Prabash, che ha anche la possibilità di andare in Giappone, poiché ha membri della famiglia anche lì e potrà e dovrà quindi scegliere, e Kawindu che si trova nella ben peggiore situazione, di non avere al momento alcuna possibilità, gli altri ragazzi stanno tutti aspettando di poter partire per l’Italia. Con le parole di Harris, “the club is called Malindu’s Bhavana, all wasting time, spending parent’s money, but all, everybody ambition is to go to Italy”. Questa descrizione è un’esagerazione, perché non è vero che i ragazzi stanno solamente perdendo tempo. Qualcuno di loro ha tentato qualche lavoro, qualcuno sta pensando anche a delle alternative all’Italia. Quasi tutti hanno lasciato presto la scuola, ma alcuni di loro stanno studiando inglese o stanno facendo corsi di computer. Comunque la descrizione di Harris mostra come molti di loro stiano vivendo la dimensione dell’attesa per quel che riguarda la loro maggiore ambizione: andare in Italia. (Note di campo, Wennapuwa, 09.08-12.08)

Lo scopo di questo capitolo è quello di analizzare come e perché l’Italia sia diventata così importante per molte persone a Wennapuwa (e dintorni), il motivo per il quale l’Italia ha un così forte impatto sull’immaginario collettivo e un ruolo rilevante nei piani e progetti futuri di gran parte della popolazione. In altre parole si vuole analizzare, trovandone le ragioni e le logiche sociali, come la decisione di andare in Italia sia diventata un’importante strategia nel contesto sociale di Wennapuwa, talmente importante da giustificare un grosso investimento e una lunga attesa. Malindu, ad esempio, ha lasciato la scuola dopo il diploma di O/L (Ordinary

Level) perché aveva un’idea: andare in Italia. Da allora, da quando ha lasciato la scuola,

cinque anni sono passati. L’Italia rimane un’immagine costante nei suoi occhi, un’idea e una speranza continua nei suoi pensieri. Cercare le ragioni e le logiche sociali, sia materiali che simboliche, che supportano la strategia dell’emigrazione verso l’Italia, impone di mantenere uno sguardo ampio e aperto, di tenere in considerazione numerosi fattori (sociali, economici, politici e culturali) legati al contesto di partenza, a quello di arrivo e all’ordine globale, nonché alle loro connessioni. Inoltre, non è possibile dimenticare gli effetti materiali e simbolici legati alla storia dello specifico flusso migratorio, gli effetti di ritorno della migrazione sul contesto sociale di emigrazione e le relazioni tra migranti e non migranti che si originano nella società di partenza.