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La dimensione del lavoro, un tempo principio di denominazione delle caste che dividevano la popolazione in Sri Lanka e che attribuivano un valore differenziale agli individui, possiede tutt’ora un ruolo centrale nella definizione della posizione, dello status della persona all’interno della società, come accade in tutte le società complesse contemporanee, e nel determinare le traiettoria di vita dei diversi attori sociali. Il lavoro attraverso la differenziazione dei salari, produce la diversificazione del capitale economico e delle posizioni socio-economiche degli agenti sociali. L’analisi deve quindi affrontare questa dimensione nello specifico contesto per comprendere le mancanze di speranze riposte sulla carriera lavorativa locale da parte di numerosi giovani a Wennapuwa, che preferiscono pensare alla migrazione. Si ribadisce che l’economia locale e il mercato del lavoro locale non possono essere analizzati senza il riferimento anche alla dimensione globale.

You know… here in Sri Lanka for living at least you must have about 60.000 rupees [400 euro] per month, like if you want to live a very enjoyable life. To earn to… Like, if you want to take a job [with a wage of] 60.000 rupees we have to study very much… to be a doctor, engineer… like that. So… we are not that much educated […] So I just got as far as I can on the education side. I stopped from there. […] Yea if I look for a job here, maybe… 15.000 rupees [100 euro]. Monawada karanne? [Che cosa posso fare?] 15.000 is nothing, we can just do… it is not enough. But many Sri Lankans live on a 15.000 salary… Yes, less than… maybe for a day… Some people on 350 rupees a day [poco più di 2 euro], there are people like that. About 350 per day. (Intervista a Haris, Wennapuwa, 11.08)

Due dimensioni del mondo del lavoro in Sri Lanka risultano qui particolarmente importanti. Frutto di una storia sociale e del lavoro differente, queste due caratteristiche differenziano il mercato del lavoro locale da quello occidentale e in questo caso da quello italiano. Da una parte la mancanza della protezione istituzionale (contratti, assicurazioni, pensioni, ecc.) del lavoro e dei lavoratori in diversi settori professionali. Dall’altra il livello dei salari che rende impossibile per gran parte della popolazione realizzare le aspettative di vita, come risulta dalle parole di Harris, “monawada karanne?”, cioè “cosa posso fare con uno stipendio come quello che si guadagna in Sri Lanka?”. I salari in Sri Lanka inoltre presentano un divario enorme rispetto ai salari nei paesi occidentali. In questo caso un lavoro specializzato in Sri Lanka rende meno di un lavoro non specializzato in Italia. La prima caratteristica rende difficile programmare il futuro in Sri Lanka, la seconda trasforma l’Occidente e in questo caso l’Italia in una meta desiderabile.

In Sri Lanka in diversi settori lavorativi, le persone si trovano a lavorare senza contratto, assicurazione e pensione e sono spesso pagati a settimana o, addirittura a giornata. Muratori, falegnami, autisti, pescatori, contadini, sono alcune delle categorie di lavoratori che possono affrontare lunghi periodi senza paga, senza salario. Spesso il lavoro è legato alle condizioni atmosferiche. Un giorno di pioggia in molti casi significa sospensioni del lavoro e sospensione del salario. Inoltre i salari di coloro che lavorano sotto un datore di lavoro (specialmente nell’edilizia) sono legati ai contratti che il datore di lavoro riesce a trovare: i lavoratori sono pagati giorno per giorno e nei periodi in cui i lavori si fermano o non c’è lavoro, i dipendenti non ricevono nulla. Inoltre, per molti di loro un incidente può mettere a rischio la sussistenza dell’intera famiglia, specie nella zone rurali dove solitamente gli uomini ricoprono il ruolo di breadwinner e le donne quello di cura. Per illustrare la mancanza di protezione istituzionale del lavoro sono efficaci due racconti registrati durante il periodo di ricerca:

Non lontano dal centro di Chilaw, un’altra zona dalla quale si parte verso l’Italia, è possibile trovare dei terreni che lo Stato ha concesso a persone senza casa, ai poveri. In una delle tante capanna ci vive un giovane di circa trent’anni, assieme alla moglie e ai suoi tre figli. A seguito di un incidente sul lavoro ha perso l’uso di una mano e di conseguenza il suo lavoro come pescatore. Per mantenere l’intera famiglia è stato costretto ad un’attività illegale.

La seconda storia riguarda un uomo che ha lavorato in Italia. Un incidente sul luogo di lavoro in Italia ha velocizzato il suo percorso migratorio. È tornato a Wennapuwa dove grazie anche al denaro ricevuto dall’assicurazione si sta costruendo una casa nuova e di grandi dimensioni. (Note di campo, Wennapuwa, 09.08-12.08).

Un altro problema poi che grava su molti lavoratori in Sri Lanka è quella dell’assenza della pensione. Un signore dopo una vita di lavoro come autista si ritrova senza pensione e senza una casa di proprietà. Il figlio più giovane vorrebbe raggiungere il fratello in Italia, per potere dare un aiuto all’intera famiglia.

Senza un titolo di studio elevato è difficile trovare un “buon lavoro” e quindi diventa difficile fare progetti a lungo termine. Gli effetti dell’instabilità del lavoro sono ben conosciuti (e anche sempre maggiormente studiati) nei paesi ricchi dell’Occidente, dove nonostante una maggiore protezione istituzionale, diventa sempre più difficile trovare una posizione sicura e permanente. La dimensione del rischio risulta maggiormente presente in paesi come lo Sri Lanka dove l’instabilità del mondo del lavoro e del futuro è molto più accentuata. Senza poter fare affidamento sul futuro, diventa più difficile affrontare giorno dopo giorno il lavoro e più facile cedere a comportamenti anti-sociali come piccoli furti e abuso di alcol e droga, patologie sociali queste non assenti dallo scenario giovanile di Wennapuwa.

Due fratelli, entrambi di Wennapuwa, entrambi in casa coi genitori, entrambi non sposati, entrambi con un lavoro a giornata come falegname, vogliono andare in Italia, dove già vive, da diversi anni un loro fratello che sperano di poter raggiungere, anche attraverso il suo aiuto. Il ragazzo più giovane, all’incirca venticinque anni, dice di voler lasciare la priorità, nel caso si presentasse un’occasione, al fratello maggiore. Nonostante il fatto che la disuguaglianza legata all’anzianità guidi molti comportamenti sociali in Sri Lanka, la priorità concessa non è solo vincolata al diritto di anzianità, dato che il fratello già in Italia è tra i tre il secondo nato. Il giovane spiega che l’Italia è la soluzione migliore per il fratello maggiore, perché in Sri Lanka sta perdendo solamente tempo: invece di andare al lavoro, spesso se ne rimane a casa a dormire. Oltretutto ha avuto qualche problema con la giustizia. (Note di campo, Wennapuwa, 09.08-12.08)

Il vuoto istituzionale relativo a diversi lavori e settori del lavoro è stato presentato per mettere in luce le difficoltà della progettazione del futuro per coloro che non riescono a emigrare e non per sostenere che i migranti o gli aspiranti migranti si muovono per cercare una dimensione del lavoro più sicura, o per diversificare i rischi. Sostenere questa posizione sarebbe sottovalutare il fatto che la migrazione è un investimento e quindi un rischio e che la situazione lavorativa dei migranti anche nei paesi di destinazione è tutt’altro che al riparo da rischi. La condizione di irregolare o di soggetto debole li pone spesso in situazioni difficili e costretti al lavoro in nero, senza contratto, e questo è un rischio che i migranti sanno di correre. Il differenziale salariale, piuttosto che la sicurezza del lavoro, incide sulle motivazioni di chi pensa alla migrazione come soluzione per migliorare le proprie condizioni di vita attraverso il guadagno.

I cosiddetti white collar jobs in Sri Lanka appaiono più sicuri e protetti sul piano istituzionale. Ciò nonostante i bassi salari (non in linea con le aspettative di vita), che diventano estremamente bassi se comparati con quelli italiani li rendono poco desiderabili agli occhi di molti giovani di Wennapuwa. Tra i ragazzi del Malindu’s Bhawana, le relative buone condizioni economiche delle famiglie permettono a diversi di loro di frequentare corsi privati con la prospettiva di trovare un lavoro come impiegato d’ufficio. Ma il salario solitamente si aggira tra le 15.000 e le 20.000 rupie (tra i 100 e i 135 euro) al mese. Il salario di un impiegato pubblico a Wennapuwa, è di circa 18.000 rupie al mese (120 euro). Chiaramente questo salario non consente quella che i ragazzi sono soliti definire una luxurious life, che è il loro obiettivo e che in parte le condizioni economiche delle famiglie fanno loro assaggiare. Non tutti i giovani parlano di luxurious life, ma ciò nonostante i più considerano 15.000 rupie non abbastanza per mettere da parte qualcosa, per pensare ad un futuro migliore, che include una casa di proprietà, un automobile, una sicurezza finanziaria, un buon lavoro e un futuro migliore per i propri figli.

Quando si parla di salari, dunque quello che va messo in evidenza, è l’enorme differenza tra Sri Lanka e Italia.

Specially, consider your country [Italia], your country’s currency and Sri Lankan rupees. That big difference. If I have one euro it becomes in Sri Lankan rupees one hundred-fifty. So it is very expensive. So if I work in Italy I think I can earn a lot more money than Sri Lanka (Intervista a Malindu, Wennapuwa, 11.08)

La spinta ad emigrare è indubbiamente legata alla differenza di potere delle valute e al differente potere economico dei paesi che si esprime anche in salari medi che possono garantire qualità di vita totalmente differenti. Queste ragioni solitamente vengono riconosciute come le principali motivazioni ad emigrare da parte degli stessi migranti ed aspiranti tali. I meccanismi dell’economia globale tendono a riprodurre le disuguaglianze al di la delle retoriche dello sviluppo. Il vortice della globalizzazione ha portato, ad esempio, soprattutto negli ultimi anni fabbriche italiane nelle stesse aree dalle quali la gente si muove verso l’Italia. Gli investimenti stranieri beneficiano di sgravi fiscali e anche il movimento di ritorno delle merci beneficiano di accordi bilaterali tra Italia e Sri Lanka (Ministero degli Affari Esteri – Italia, Istituto Nazionale per il Commercio Estero, 2008). Queste politiche economiche pensate come supporto allo sviluppo economico del Paese fanno in realtà gli interessi degli investitori esteri (cfr. Miyoshi, 1993) producendo scarsi benefici per la popolazione. Il proprietario di una piccola impresa che produce biancheria intima per una ditta straniera, mi spiega che il salario minimo stabilito per gli operai non specializzati dal governo è di 6.000 rupie (40 euro) al mese. Alcuni dipendenti delle fabbriche italiane, tutti sotto contratto, sostengono di guadagnare circa 10.000 rupie al mese (circa 70 euro). Chiaramente il livello del salario spiega gli investimenti in Sri Lanka delle fabbriche italiane, ma non è capace di bloccare il movimento delle persone verso l’Italia. Questo movimento è complesso: in questo caso gli accordi bilaterali e le leggi sull’emigrazione ed immigrazione tendono a limitare la mobilità umana.

La soluzione a cui una gran parte degli abitanti di Wennapuwa aspira per affrontare queste difficoltà socio-economiche è l’Italia. Ora si prenderanno in esame le modalità attraverso le quali il desiderio di andare in Italia è diventato negli anni sempre più rilevante nonostante il fatto che la migrazione continui ad essere difficile e dispendiosa. Le migrazioni precedenti e gli effetti di feed-back delle migrazioni sul processo migratorio stesso (la cumulative

causation nei termini di Massey, 1990), forniscono ulteriori spiegazioni per la comprensione

sopra. Nel gioco delle mancanze, quelle dell’economia locale in un contesto globale, e delle speranze, quelle di costruirsi un futuro attraverso le migrazioni, le precedenti migrazioni devono essere prese in considerazione. Ciò che è possibile anticipare è che il desiderio migratorio è incrementato e non diminuito nel corso degli anni, in un modo che è piuttosto indifferente alle condizioni economiche della società che riceve e delle opportunità lavorative che questa offre ai migranti. Questa considerazione dovrebbe essere sufficiente per respingere la teoria dell’azione razionale, fondata sul calcolo dei costi e benefici, nella spiegazione delle migrazioni, sia essa centrata sul calcolo di un individuo o della famiglia intesa come unità di riferimento.