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Lo spazio sociale della migrazione Sri Lanka-Italia: caratteristiche

Dallo Sri Lanka si arriva in città densamente popolate da connazionali. Si potrebbe dire, si arriva dalla Puchi Italia (in Sri Lanka) alla Puchi Sri Lanka (in Italia). Il neo-migrante si muove non solo all’interno di uno spazio fisico densamente popolato da connazionali, ma anche all’interno di uno spazio sociale specifico della migrazione (che è anche possibile definire come spazio sociale delle reti migranti). All’interno di questo spazio sociale esistono letture e interpretazioni condivise della realtà sociale e della migrazione. All’interno di questo spazio diventano comprensibili e acquistano logiche e ragioni pratiche le azioni e le dinamiche relazionali dei migranti (o delle reti migranti). Per quanto questo spazio abbia delle caratteristiche proprie che incidono sulle vite dei migranti, le caratteristiche di questo spazio e delle pratiche dei migranti al suo interno vanno considerate anche in relazione alla società italiana che è possibile chiamare spazio sociale complessivo e in primo luogo in relazione al modo in cui questa società gestisce l’immigrazione. Lo spazio sociale della migrazione va considerato anche in relazione alla società di origine e ai rapporti tra società di origine e di destinazione, in questo senso risulta essere transnazionale. Qui l’analisi fa comunque riferimento innanzitutto alla vita dei migranti in Italia.

Principi di distinzione

All’interno dello spazio sociale specifico della migrazione Sri Lanka-Italia i migranti occupano posizioni differenti che incidono su ciò che possono o non possono fare e sulle modalità relazionali attraverso le quali si relazionano tra loro. I migranti si distribuiscono in questo spazio in base a diversi principi di distinzioni che risultano anche principi di disuguaglianza sociale tra migranti e che possono trasformare rapporti tra connazionali in rapporti di forza.

Lo status giuridico del migrante, cioè l’essere regolare o irregolare, risulta un principio di differenziazione importante che incide non solo sulle modalità di vita del migrante all’interno dello spazio sociale globale, ma anche all’interno dello spazio sociale della migrazione. Gli

irregolari si trovano nella condizione di dipendere dai regolari, in una condizione in cui l’aiuto degli altri è necessario. Si originano una serie di relazioni fondate sull’aiuto e sulla dipendenza o d’altra parte relazioni strumentali in cui l’irregolarità dell’uno può essere sfruttata sotto diversi aspetti (soprattutto economici) dall’altro connazionale (regolare). La condizione giuridica può essere considerata come una sorta di capitale giuridico in quanto la regolarità fornisce a chi la detiene risorse valide anche all’interno dello spazio sociale della migrazione e delle relazioni tra connazionali. La distinzione regolare/irregolare risulta dunque un principio di disuguaglianza che all’interno dello spazio sociale della migrazione può diventare un rapporto di forza.

La conoscenza della lingua italiana, delle procedure burocratiche attraverso le quali lo Stato italiano gestisce e governa il vivere dei migranti e la conoscenza del mondo del lavoro in Italia sono tutte conoscenze che possono essere considerate una sorta di capitale culturale

non istituzionalizzato (cfr. Bourdieu, 1986). Questo capitale favorisce l’inserimento nella

società di approdo rendendo più o meno facile, ad esempio, la ricerca di un lavoro. All’interno dello spazio sociale della migrazione la differenza tra migranti rispetto a queste capacità incide sull’autonomia di movimento o sulla dipendenza da altri connazionali per fronteggiare le sfide e le difficoltà della migrazione, rendendo la relazione tra connazionali asimmetrica.

In relazione al lavoro incidono anche gli atteggiamenti e le capacità specifiche dei migranti, una sorta di capitale umano. Queste capacità incidono sulla possibilità o meno di conquistare posizioni contrattuali e salariali migliori. Un luogo comune tra srilankesi è quello che alcuni migranti non sappiano tenersi a lungo un lavoro e che vadano quindi incontro a numerosi licenziamenti a causa di comportamenti poco professionali. Il lavoro subordinato in Sri Lanka, in diversi settori dell’economia presenta rigidità minori rispetto all’Italia dove assenze ingiustificate provocano automaticamente il licenziamento. Anche questa forma di capitale incide sulla dipendenza/autonomia da propri connazionali. Frequenti licenziamenti, in un contesto istituzionale che prevede scarso sostegno alla disoccupazione, possono far cadere il migrante in uno stato di difficoltà, ad esempio all’interno del vortice dei debiti, dal quale diventa difficile uscire senza l’aiuto di connazionali.

In determinati settori del mondo del lavoro, come ad esempio nel settore domestico e di cura o all’interno dell’economia informale (e sommersa) i rapporti interpersonali con datori di lavoro italiani contano e possono offrire al migrante delle risorse, una sorta di capitale sociale (esterno alla cerchia dei connazionali). Queste relazioni, specie quando basate su un rapporto di fiducia costruito nel tempo, possono favorire il migrante in relazione alle condizioni di

anche all’interno dello spazio sociale della migrazione. Può fornire ulteriori contatti con italiani in cerca di lavoratori, può fornire i requisiti per la migrazione di cittadini srilankesi, come quando il datore di lavoro si rende disponibile a fare domanda di lavoro per una persona in Sri Lanka indicata dal migrante, può fornire i requisiti per la propria regolarizzazione o per quella di altri connazionali. Il capitale sociale (esterno) appare così un principio di differenziazione che ha valore anche all’interno dello spazio sociale della migrazione. Distingue tra loro i migranti e può concedere la possibilità di decidere delle sorti migratorie di persone rimaste in Sri Lanka e desiderose di partire, introducendo così rapporti di forza tra migranti e non migranti.

La quantità e la qualità dei legami con connazionali differenziano tra loro i migranti in quanto anche queste relazioni possono fornire risorse importanti ai migranti, un capitale

sociale (interno). All’interno dello spazio sociale delle relazioni tra connazionali non tutti

possono contare su legami forti (su parenti e amici) nella società di destinazione. Non tutti i migranti sono in grado di gestire allo stesso modo le relazioni: di mantenere e curare quelle “vecchie” e di costruirne di “nuove”. In un ambiente sociale instabile come quello nel quale sono immersi i migranti il capitale sociale può incidere sul percorso migratorio e la differenza nel possesso di questo capitale incidere sulla differenziazione dei tragitti migranti.

Il principio di differenziazione più rilevante riguarda il capitale economico, legato soprattutto alle condizioni lavorative del migrante. Alcune persone hanno raggiunto un benessere economico ma altre specie nel periodo immediatamente successivo all’arrivo in Italia, si trovano ad aver ingenti debiti da ripagare in Sri Lanka e versano in condizioni di estrema precarietà. Ci sono persone che presentano una doppia stabilità e una doppia ricchezza ed altre che presentano una doppia fragilità e precarietà socio-economica. Ci sono migranti che in Italia hanno comprato casa, che hanno avviato attività economiche e che magari girano in Mercedes e BMW. Queste stesse persone possono avere case lussuose ed attività economiche anche in Sri Lanka. Dall’altra parte è possibile che chi è arrivato in Italia indebitato in Sri Lanka si trovi anche senza lavoro e in difficoltà nell’affrontare le spese del vivere quotidiano. Il capitale economico distingue i migranti, i loro tragitti, il loro prestigio sociale e le loro relazioni. Le relazioni tra un migrante arricchito ed uno che verte in difficoltà economiche e che ha urgente necessità di denaro può trasformarsi in un rapporto di forza, come nei casi dei prestiti ad interessi non regolamentati.

Ai poli di un continuum è quindi possibile trovare un migrante irregolare che non conosce una parola di italiano, che non ha lavoro e che non sa come comportarsi nel nuovo contesto sociale, tanto per cercare un lavoro quanto per tentare una regolarizzazione, che ha pochi

contatti con propri connazionali e nessuno contatto con italiani. All’estremo opposto si trova un migrante arricchito (qui e là), che conosce molto bene l’italiano, che sa come affrontare tutte le pratiche burocratiche a cui sono sottoposti gli stranieri, che ha numerose conoscenze utili per trovare e far trovare lavoro, sia tra i connazionali che soprattutto con datori di lavoro italiani. Lo spazio sociale delle relazioni tra connazionali, sempre interconnesso con lo spazio sociale complessivo, si caratterizza quindi per un’elevata disuguaglianza nelle possibilità sociali ed economiche dei migranti. Naturalmente le condizioni del migrante prima di arrivare in Italia contano e influenzano la sua traiettoria migratoria. Avere contatti forti in Italia che precedono la migrazione può significare migrare senza dover pagare grosse cifre e poter partire con la garanzia di un lavoro in Italia. Avere una famiglia economicamente stabile alle spalle significare sostenere i costi della migrazione senza dover contrarre debiti ed entrare nella dimensione del rischio e nel vortice dei debiti. La traiettoria della migrazione ha partenze differenti che incidono con intensità differenti a seconda dei casi sull’intero percorso migratorio.

Disuguaglianza e prossimità

Rapporti di parentela e di amicizia legano tra loro migranti che si trovano in situazioni socio-economiche totalmente differenti, in situazione di disuguaglianza. Gli spazi di socializzazione e di incontro e i pochi gradi di separazione tra migranti creano situazioni di legami potenziali tra persone disuguali per possibilità e in cui la comune appartenenza e le amicizie comuni sono pretesti di relazione e di richieste di aiuto che possono essere più o meno rifiutate.

La disuguaglianza all’interno di un legame tra prossimi (parenti, amici) crea, specialmente nelle condizioni di necessità di una delle parti, aspettative di aiuto, secondo le logiche sociali, messe in luce da Marshall Sahlins (1972, trad. it. 1980), che gli amici fanno doni e la ricchezza porta con sé degli obblighi, richesse oblige. Le analisi di Sahlins fanno però riferimento a società pre-capitalistiche. In società capitalistiche queste logiche non funzionano del tutto, diventano al più aspettative di aiuto. La prossimità di legame inserita all’interno di una situazione di disuguaglianza da una parte porta all’aiuto e al dono, dall’altra produce situazioni potenzialmente conflittuali che mettono a rischio la relazione stessa, poiché il circuito del dono è estremamente fragile nelle società capitalistiche e in un contesto migratorio dominato dalla volontà e dalla necessità del guadagno.

La disuguaglianza all’interno della prossimità e della concentrazione di connazionali può trasformarsi in un aiuto inaspettato creando fiducia tra migranti e magari nuovi legami. La negazione dell’aiuto e il rifiuto del legame, d’altra parte porta all’interno dello spazio delle

reti migranti diffidenza e sfiducia verso il prossimo, verso il connazionale.

All’interno dell’ambiente della concentrazione esistono percezioni dell’altro srilankese generalizzato e dei suoi comportamenti che sono condivisi tra gli stessi migranti srilankesi in Italia. Prendendo come spunto il caso di Rohan è possibile mettere in evidenza la percezione della concorrenza tra migranti e il senso di superiorità percepito, la percezione che numerosi migranti evitino i contatti con altri connazionali e in fine la percezione del pettegolezzo. Queste percezioni diffuse tendono a creare un senso di diffidenza generalizzato che rimbalza da una sponda all’altra della migrazione, come se la diffidenza diventasse transnazionale. Spesso il migrante che arriva dallo Sri Lanka ha già pre-concetti e pre-giudizi sui migranti e attraverso questi tende a percepire la realtà della migrazione srilankese in Italia.

4. Lo spazio sociale della migrazione Sri Lanka-Italia: percezioni e rappresentazioni