1. IL QUADRO DELLE POLITICHE PER L’IMPRENDITORIALITÀ
1.2. Elementi di contesto e capitale umano: una difficile sintesi
Come evidenziato dalle indicazioni fornite nei precedenti paragrafi, il sostegno allo sviluppo dell’imprenditoria è un elemento centrale di una politica che mira a promuovere lo sviluppo socio-economico di un territorio. A tal proposito un aspetto centrale è la realizzazione di interventi che mirino all’incremento della propensione verso la carriera imprenditoriale e delle competenze necessarie per tale percorso lavorativo, attraverso investimenti in capitale umano e formativo (Pontarollo 2007).
Il processo che porta alla creazione di nuove imprese passa attraverso “un’alchimia” non facile da realizzare (Unioncamere 2013): essa è alimentata da motivazioni, opportunità e capacità personali, nonché da caratteristiche ambientali. Si tratta quindi di un incontro virtuoso tra individui, che sanno riconoscere e valorizzare opportunità nel mercato, e un contesto favorevole, che viene realizzato anche grazie al concorso positivo delle istituzioni. Oltre ad incidere sulla struttura degli incentivi per le imprese consolidate e per i potenziali imprenditori, infatti, queste ultime contribuiscono a regolare i comportamenti sociali attraverso norme definite, quali ad esempio quelle che disciplinano la concorrenza, l’apertura di nuove attività o la chiusura di imprese esistenti, la struttura dell’imposizione fiscale, il funzionamento del sistema bancario e finanziario, le regole alla base del mercato del lavoro ecc. Per questo motivo, accanto alle misure a sostegno della nuova impresa, diviene importante approntare e rafforzare strumenti che supportino la crescita di quelle già esistenti. A tal proposito, l’Unione Europea si esprime, evidenziando come “alcuni Stati membri con livelli più elevati di imprenditorialità sono meno efficaci di altri nell'aiutare le nuove e piccole imprese a crescere” (Commissione Europea 2013, 4).
È chiaro che queste riflessioni si inseriscono in un contesto storico particolarmente difficile per tutte le piccole imprese e non solo per quelle in fase di avvio. Nello specifico, come è stato illustrato nel secondo capitolo del presente lavoro, nel contesto italiano la difficoltà dei lavoratori autonomi si è accompagnata ad una diminuzione sia del numero di aziende sia del numero di addetti, in particolare nel settore manifatturiero, che nell’arco dell’ultimo decennio ha subito la maggiore contrazione. La rivendicazione dei lavoratori autonomi riguarda la mancanza da parte dello Stato di un appoggio valido in termini di accesso al credito, di facilitazioni burocratiche e di tassazioni. Più che in altre nazioni, inoltre, nel
contesto italiano vi è anche la presenza di un sistema di istruzione e formazione che solo recentemente ha iniziato a prestare attenzione alla diffusione dell’educazione imprenditoriale, in particolare attraverso l’istituzione di premi e competizioni per le startup. Tuttavia, tali esperienze non presentano un livello di standardizzazione e omogeneità nel territorio (Eurydice 2012).
In sintesi, quindi, se la nascita di nuove imprese è condizionata sia dalla presenza di un capitale umano con conoscenze, competenze e capacità adeguate, sia dall’esistenza di un contesto ambientale favorevole, è rilevante che le politiche si occupino degli elementi che condizionano l’ampiezza delle opportunità di business, ma anche delle caratteristiche dell’offerta ovvero dei potenziali futuri imprenditori. Come è stato indicato nei precedenti capitoli, i due aspetti sono correlati gli uni gli altri, in quanto le variabili contestuali condizionano la desiderabilità della carriera imprenditoriale. Al tempo stesso, anche gli strumenti a sostegno della nuova imprenditorialità e la loro modalità di attuazione variano in base al contesto istituzionale ed economico di riferimento. Come evidenziato in un recente rapporto Unioncamere (2013, 182):
“la scelta degli strumenti di sostegno alla nuova imprenditorialità non può prescindere da una preventiva e puntuale valutazione del contesto, evitando di seguire la logica della ‘universalità delle soluzioni’ e dei massimi assoluti perseguibile attraverso il semplice innesto in un determinato ecosistema di prassi e di norme che si sono dimostrate efficaci altrove o in un determinato periodo storico”.
Nell’ambito del suo programma di ricerca, il Global Enterpreneurchip Monitor (GEM) ha elaborato il Total early stage Entrepreneurial Activity Rate (TEA), un indicatore finalizzato a stimare l’attività imprenditoriale allo stadio iniziale nei diversi paesi oggetto dell’indagine e nel corso del tempo. In sintesi, il TEA considera la percentuale della popolazione tra i 18 e i 64 anni d’età proprietaria o comproprietaria di un’impresa nascente o di una nuova impresa. Per impresa nascente si intende un’attività che non ha più di tre mesi di vita, mentre si considera “nuova impresa” un’attività tra i 3 e i 42 mesi di vita.
Osservando la Tabella 23, si nota come l’indicatore TEA nel corso del 2012 colloca l’Italia al penultimo posto nel suo cluster di riferimento (economie trinate dall’innovazione e dai servizi)123. Tuttavia, l’aspetto più interessante della tabella sotto riportata riguarda le ultime due colonne, che mettono in evidenza la percentuale di nuovi imprenditori per necessità e di imprenditori per opportunità: tra i primi rientrano coloro che sono disoccupati o si trovano in una situazione di precarietà lavorativa tale da non avere altra scelta che il lavoro autonomo per 123L’indagine GEM suddivide i sistemi nazionali che partecipano al progetto in tre cluster: le economie factor
driven, quelle efficiency driven e le economie innovation-driven , basandosi sui tre stadi di sviluppo economico
identificati dal Global Competitiveness Report del World Economic Forum. Questi sono individuati sulla base del prodotto interno lordo e delle esportazioni di ciascun paese.
garantirsi un’entrata economica, mentre tra i secondi si collocano coloro che avviano un’impresa con l’obiettivo di sfruttare un’opportunità imprenditoriale precedentemente identificata e comunque con l’obiettivo di mantenere o migliorare il proprio reddito e la propria indipendenza lavorativa. A tal proposito, l’Italia evidenzia un quadro non positivo. Infatti, sul totale delle attività imprenditoriali allo stadio iniziale, la quantità di nuove realtà d’impresa trainate dalle opportunità di mercato è pari al 22,3%. Questo valore è molto distante dalle economie europee124, e mostra una notevole caduta sia rispetto al 2007 in cui era pari al 62,0% sia al 2010 in cui si assestava sul 55,0%. In Italia, l’incidenza di imprenditori necessity dirven non è tra le più elevate nel suo cluster di riferimento, tuttavia si segnala un costante aumento di questo valore che era pari al 13,0% nel 2010 e al 15,74% nel 2012 e al 19,0% nel 2013. Vi è quindi una percentuale non trascurabile di persone che avviano un attività di impresa in quanto spinti dalla necessità di avere un’occupazione e non trovando un lavoro dipendente, anche a causa di uno scenario economico che offre sempre meno possibilità occupazionali.
Tra le motivazioni alla base della scarsa propensione all’imprenditorialità, un aspetto centrale è certamente quello legato alla paura del fallimento. Quest’elemento oltre ad essere evidenziato nei documenti ufficiali, tra cui il Piano d’Azione Imprenditorialità 2020, viene confermato anche dalla rilevazione GEM del 2012 che evidenzia come il 57,7% di coloro che hanno individuato una business opportunity, non la pesegue per timore di un dissesto economico. In questa grauduatoria l’Italia si colloca al penultimo posto tra i 69 paesi a cui si rivolge il GEM. In generale quindi nell’approccio all’intrapresa economica, in Italia prevalgono gli elementi di pessimismo su quelli di ottimismo. L’aspetto rilevante è che il valore del 57,% registrato nel 2012 è il più alto dal 2001, in cui si assestava sul 28%, evidenziando quindi meno freni all’avvio di impresa una volta individuata la business opportunity.
124 In particolare, vi è una notevole differenza con le economie nordiche (Danimarca e Norvegia), dove l’incidenza di imprenditori improvement driven opportunity sul TEA è pari a circa il 70%. Al contrario per queste, la quantità di imprenditori necessity dirven è inferiore al 10%.
Tabella 23 - Attività imprenditoriale nelle Innovation Driven Economies . Anno 2012 Paese Imprenditorialità
nascente (%) attività (%)Nuove TEA Necessity Driven(% di TEA) Improvement drivenopportunity (% di TEA) 1 Stati Uniti 8,86 4,08 12,84 21,35 59,45 2 Singapore 7,60 4,18 11,56 14,77 54,45 3 Olanda 4,08 6,26 10,31 8,44 66,35 4 Slovacchia 6,65 3,91 10,22 35,57 42,88 5 Austria 6,58 3,42 9,58 10,81 38,20 6 Regno Unito 5,30 3,74 8,98 18,30 42,61 7 Portogallo 4,26 3,63 7,67 17,86 53,08 8 Taiwan 3,33 4,21 7,54 17,93 42,60 9 Norvegia 3,70 3,15 6,75 7,41 69,63 10 Korea 2,56 4,08 6,64 34,89 46,17 11 Israele 3,50 3,03 6,53 19,17 46,13 12 Grecia 3,82 2,84 6,51 29,94 32,11 13 Svezia 4,59 1,85 6,44 6,84 48,59 14 Irlanda 3,91 2,28 6,15 28,14 40,52 15 Finlandia 3,45 2,68 5,98 17,10 59,88 16 Svizzera 2,90 3,03 5,93 18,08 57,46 17 Spagna 3,35 2,45 5,70 25,59 32,51 18 Slovenia 2,95 2,53 5,42 7,36 64,02 19 Danimarca 3,07 2,36 5,36 8,24 70,65 20 Germania 3,51 2,15 5,34 21,68 50,74 21 Belgio 3,32 1,95 5,20 17,91 61,56 22 Francia 3,74 1,54 5,17 18,14 58,94 23 Italia 2,47 1,92 4,32 15,74 22,30 24 Giappone 2,26 1,72 3,99 20,72 66,41
Imprenditorialità nascente: % della popolazione 18-64 anni attivamente coinvolta in un'impresa nascente con
non più di 3 mesi di vita.
Nuove attività: % della popolazione 18-64 anni attivamente coinvolta in una nuova attività con più di 3 e meno
di 42 mesi di vita.
TEA: % della popolazione 18-64 anni attivamente coinvolta in un'impresa nascente o in una nuova attività. Necessity Driven: incidenza % di imprenditori del TEA che avviano un’attività imprenditoriale in mancanza di
altre possibilità per assicurarsi un reddito.
Improvement driven opportunity: incidenza % di imprenditori del TEA che avviano un’impresa per sfruttare
un’opportunità imprenditoriale precedentemente identificata e comunque con l’obiettivo di mantenere o migliorare il proprio reddito.
Fonte: Muffatto, Giacon e Saeed 2012, 15