4. I LAVORATORI INDIPENDENTI: UN QUADRO DI RIFERIMENTO
4.4. Un caso particolare: collaboratori e professionisti
Come evidenziato nel precedente paragrafo, un caso particolare di lavoratori indipendenti è costituito dai collaboratori e dai professionisti titolari di partita Iva non aderenti ad alcun ordine professionale. Queste tipologie di lavoratori, diffuse in tutt’Europa, rendono il confine tra dipendenti e indipendenti più ambiguo in particolare in Italia. Infatti, tra i diversi paesi esistono delle differenze notevoli sia in termini di tutele legislative sia di numerosità del fenomeno, in quanto in altri contesti europei il lavoro parasubordinato è presente con un’incidenza inferiore a quella italiana. In Italia, all’interno di questa categoria rientrano il Contratto a progetto103, che ha sostituito il Contratto di collaborazione coordinata e continuativa (Co.Co.Co.), il Contratto di lavoro occasionale e il Contratto d’opera. Accanto a queste figure, esiste, inoltre, un’altra tipologia di lavoratori anch’essi giuridicamente indipendenti: si tratta dei professionisti, che tuttavia non sempre sono autonomi per quanto riguarda l’aspetto economico e le modalità organizzative del proprio lavoro: a tal proposito, infatti, comunemente viene utilizzata l’espressione “false partite Iva”104.
103 Comunemente definito come Co.Co.Pro., le caratteristiche di tale tipologia contrattuale sono state recentemente definite dal D. lgs. 76/2013.
104La recente Riforma Fornero (L.n. 92/2012) ha cercato di mettere un freno a questo fenomeno, agendo sulla convenienza dei datori di lavoro nell’instaurare questa tipologia di rapporti contrattuali: infatti, per i professionisti iscritti alla gestione separata, in quanto privi di cassa previdenziale autonoma, ha previsto l’innalzamento dell’aliquota contributiva al 33% entro il 2018, analogamente a quanto avviene per i Contratti a progetto.
Nello specifico, per quanto riguarda i collaboratori a progetto, negli stati europei in cui il legislatore si è espresso, essi godono di diritti molto simili a quelli dei dipendenti. Al contrario, in Italia, tale figura ha formalmente caratteristiche molto vicine a quelle dei lavoratori indipendenti, anche se nella realtà essa è assimilata negli obblighi a quella del lavoratore dipendente (Reyneri 2011). A tal proposito, infatti, solo recentemente l’innalzamento della quota contributiva versata per questa tipologia di contratti ha favorito l’introduzione di alcune garanzie per quanto riguarda la tutela pensionistica, della maternità e della malattia105.
Le stime relative all’incidenza di questa tipologia di lavori sono alquanto variabili. Le fonti statistiche disponibili sono principalmente due: l’Indagine sulle forze lavoro Istat e le iscrizioni alla gestione separata Inps. Tuttavia, come hanno evidenziato anche alcune indagini specifiche sull’argomento come Isfol Puls 2006 (Mandarone 2008) e molta letteratura (Reyneri 2011; Ranci 2012), la variabilità tra le due fonti è notevole. In particolare, mentre l’indagine Istat sulle forze lavoro fornisce una stima dei soggetti per i quali la collaborazione è condizione lavorativa esclusiva, i dati Inps fotografano tutti gli iscritti alla gestione separata che nell’anno solare hanno effettuato almeno un versamento a tale cassa previdenziale. In base alla prima fonte statistica, come riportato nel paragrafo 4.1, nel 2012 si stimano in Italia 432.738 collaboratori e 1.260.075 liberi professionisti. Considerando, invece, la seconda fonte statistica i volumi aumentano notevolmente (Figura 9): infatti, nel 2012 l’Inps106 conteggia 1.682.867 contribuenti parasubordinati, di cui 1.423.054 collaboratori (84,6) e 259.813 professionisti (15,4). In particolare, inoltre, il 64,7 dei collaboratori (pari a 920.479 lavoratori) e il 70,1 dei professionisti (pari a 182.256 lavoratori) svolge la propria attività in modo “esclusivo”107, ovvero svolge esclusivamente una o più attività di collaborazione senza avere altra forma di previdenza. Si precisa, inoltre, i dati amministrativi dell’Inps mettono in luce tra il 2008 e il 2012 una diminuzione complessiva di questo numero di lavoratori, che nel 2008 ammontavano complessivamente a 1.843.720 (Figura 9). In particolare tale decremento ha caratterizzato i collaboratori, mentre i professionisti –più forti nel mercato del lavoro- sono aumentati costantemente tra il 2001 e il 2011 e solo nel 2012 hanno visto una leggera diminuzione. Infine, si sottolinea che i professionisti alla gestione separata Inps sono quelli che non godono i casse previdenziali autonome, quindi costituiscono una minima parte dell’insieme della categoria definita dall’Indagine sulle forze lavoro. È quindi veritiero sostenere che i 105La L. 296/2006 ha introdotto aumenti consistenti e progressivi per tutti gli iscritti alla Gestione separata a decorrere dal 1 gennaio 2007. Nella fattispecie, per i contribuenti “esclusivi” si prevede di innalzare l’aliquota valida ai fini pensionistici al 33% entro il 2018. Sono stati previste, inoltre, ulteriori aliquote per il finanziamento delle prestazioni temporanee e della tutela della maternità.
106I dati Inps (Istituto nazionale della previdenza sociale) sono stati recentemente resi disponibili dall’Istat nel data warehouse CoesioneSociale.stat (http://dati.coesione-sociale.it), che raccoglie le statistiche ufficiali prodotte dall’Inps, dall’Istat e dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali sul tema della coesione sociale. in particolare per quanto riguarda il contesto socio-economico, le informazioni disponibili riguardano gli aspetti socio-demografici, economici e del mercato del lavoro.
107Si definiscono, invece, “concorrenti” coloro per i quali l'attività di collaborazione concorre alla formazione del reddito (http://dati.coesione-sociale.it).
professionisti iscritti alla gestione serpata, facciano parte di coloro che non sono tutelati da alcun ordine professionale.
Figura 9 – Andamento collaboratori e professionisti 1996-2012
* dato provvisorio
Fonte: ns elaborazione dati http://dati.coesione-sociale.it e Rapporto sulla coesione sociale (Ministero del
Lavoro e delle Politiche sociali 2013)
In base ai dati forniti dall’Inps, le caratteristiche socio-demografiche di questo specifico segmento dei lavoratori indipendenti differiscono notevolmente da quelle evidenziate in precedenza per quanto riguarda imprenditori, lavoratori autonomi.
Da un punto di vista della ripartizione geografica (Tabella 20), si osserva come più della metà siano diffusi nel nord-ovest (33,1) e nel centro Italia (25,7): ciò è dovuto alla presenza di due poli particolarmente attrattivi (Milano e Roma) per questo tipo di occupazioni. Al contrario, essi sono presenti in misura minore nel nord-est (21,9) e ancor meno sono quelli che lavorano con queste tipologie di contratto nel mezzogiorno (19,3). Tali valori rispecchiano la distribuzione della struttura produttiva nazionale, con particolare riferimento al diverso livello di sviluppo del settore terziario, sia pubblico sia privato. Infatti, i collaboratori sono maggiormente inseriti nel terziario rispetto all’industria, in particolare nel settore dell’editoria e della comunicazione, delle assicurazioni, delle vendite, dei servizi amministrativi, contabili e fiscali, dei trasporti e delle spedizioni e nell’assistenza tecnica. Anche le pubbliche amministrazioni da questo punto di vista giocano un ruolo rilevante, a causa delle sempre maggiori difficoltà nell’assunzione di nuove risorse umane e dei processi di esternalizzazione di molti servizi. Per questo motivo, inoltre, le mansioni in cui vengono impiegati i collaboratori sono spesso di natura tecnica o intellettuale, a cui corrisponde un titolo di studio medio alto: i dati sull’Indagine
0 200.000 400.000 600.000 800.000 1.000.000 1.200.000 1.400.000 1.600.000 1.800.000 19 96 19 97 19 98 19 99 20 00 20 01 20 02 20 03 20 04 20 05 20 06 20 07 20 08 20 09 20 10 20 11 20 12 * Collaboratori Professionisti
sulle forze lavoro proposti da Reyneri (2011) mettono in evidenza come nel 2009 i laureati fossero oltre un terzo, mentre i diplomati poco meno della metà. A maggior ragione quest’aspetto vale per i professionisti, che sono chiamati a svolgere attività altamente qualificate.
Rispetto all’età (Tabella 20), la distribuzione è simile in tutte nelle diverse tipologie di lavoratori prese in considerazione ed evidenzia una concentrazione nelle coorti centrali tra i 30 e i 49 anni. Tuttavia, coloro che operano in modo “esclusivo” appaiono più giovani rispetto a chi lavora in modo concorrente, in quanto in questo secondo caso spesso si trovano soggetti che esercitano attività complementari che possono essere esercitate a seguito di uno specifico iter professionale. Per lo stesso motivo, anche i professionisti sono più anziani rispetto ai collaboratori. In generale, inoltre, si segnala dal 2008 un progressivo invecchiamento di queste tipologie di lavoratori con una diminuzione percentuale del peso degli under 30 a favore di un incremento degli over quaranta e cinquanta. Questa dinamica è stata in parte incentivata dalla crisi socio economica che ha espulso molti lavoratori maturi dal mercato del lavoro spingendoli a cercare altri impieghi, che non sempre sono a tempo indeterminato.
Per quanto riguarda il genere (Tabella 20), si osserva che le donne sono più presenti tra i collaboratori e i liberi professionisti in misura leggermente superiore al complesso degli occupati. Infatti, il la quota di lavoratrici impiegate nel 2012 in questo tipo di attività è pari al 41,4 del totale, mentre pur basandosi su fonti informative diverse, l’Indagine sulle forze lavoro rileva che per lo stesso anno sul complesso degli occupati la componente femminile è pari al 40,9. Prendendo, però, in considerazione i soli collaboratori e professionisti esclusivi la quota femminile sale fino al 49,4: si tratta delle tipologie occupazionali che come verrà sottolineato in seguito presentano maggiori caratteristiche di fragilità in termini di reddito e di durata delle collaborazioni. L’analisi di genere rende quindi evidente la debolezza contrattuale delle donne, la cui presenza è più consistente nelle occupazioni temporanee e precarie. Al di là delle differenze statistiche, ciò che è importante rilevare è che all’interno di questo gruppo di lavoratori le situazioni sono alquanto eterogenee in termini di autonomia organizzativa e di varietà della committenza, sia tra i professionisti sia tra i collaboratori.
Tabella 20 – Tipologie di collaboratori e professionisti per area geografica, genere, età e reddito. Anno 2012 Concorre nti Esclusivi Totale Totale Collaborato
ri Professionisti Totale Collaboratori Professionisti Totale
Nord-ovest - - - - 32,5 36,6 33,1 Nord-est - - - - 21,9 21,9 21,9 Centro - - - - 25,9 24,7 25,7 Mezzogiorno - - - - 19,7 16,8 19,3 Maschi 73,7 49,8 54,9 50,6 58,2 60,7 58,6 Femmine 26,3 50,2 45,1 49,4 41,8 39,3 41,4 fino a 29 anni 5,6 30,0 14,8 27,5 21,4 11,7 19,9 30-39 anni 17,4 29,3 33,0 29,9 25,1 28,4 25,6 40-49 anni 23,9 22,1 30,4 23,5 22,8 28,0 23,6 50-59 anni 20,0 13,0 16,5 13,6 15,4 17,6 15,8 60-64 anni 12,4 3,4 3,6 3,4 6,5 6,8 6,5 65 anni e più 20,8 2,2 1,6 2,1 8,7 7,4 8,5 fino a 4.999 euro 26,3 40,7 29,7 38,9 35,4 30,1 34,6 5.000,00-9.999 euro 14,7 16,8 20,1 17,4 15,8 20,3 16,4 10.000,00-24.999 euro 30,2 25,1 31,7 26,2 26,9 31,3 27,6 25.000,00-49.999 euro 16,9 9,8 13,4 10,4 12,6 13,0 12,6 50.000,00-74.999 euro 5,9 3,4 3,2 3,3 4,4 3,1 4,2 75.000 euro e più 6,0 4,1 2,0 3,8 5,0 2,2 4,6 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100 100 100 Totale (v.a.) 580.132 920.479 182.256 1.115.29 7 1.423.054 259.813 1.682.867
Fonte: ns elaborazione datihttp://dati.coesione-sociale.it
Tra le condizioni di lavoro dei collaboratori e dei professionisti, un aspetto certamente rilevante è quello relativo alle retribuzioni: infatti, alla tipologia contrattuale temporanea spesso si associa un livello reddituale più basso, a parità di condizione dei lavoratori dipendenti. Come si può osservare in Tabella 20, il 41 dei concorrenti e il 56,3 degli esclusivi ha un reddito annuo inferiore ai 10.000 euro, mentre poco più di un quarto dei soggetti ha delle entrate comprese tra i 10.000 e i 25.000 euro. Il confronto tra collaboratori e professionisti evidenzia come i secondi abbiano un reddito più elevato dei collaboratori. In generale, si sottolinea come la modalità di svolgimento dell’attività differenzi notevolmente i livelli di reddito: infatti, tra i concorrenti le distribuzioni percentuali di collaboratori e professionisti sono simili, mentre tra gli esclusivi i primi sembrano percepire compensi minori rispetto ai secondi. In generale, inoltre, chi lavora in modo esclusivo attraverso questa tipologia di inquadramento presenta redditi da lavoro parasubordinati
inferiori rispetto ai “concorrenti”. Ciò è dovuto alla tipologia di attività esercitate in modo concorrente: spesso infatti, si tratta di amministratori o altre tipologie di attività che comportano remunerazioni mediamente più alte.
Tabella 21 – Collaboratori professionisti per mesi accreditati nella gestione separata Inps 1-5 mesi 6-11 mesi 12 mesi 0-12 mesi
Concorrenti M. 32,2 16,2 51,6 100 F. 38,4 18,9 42,7 100 Tot. 33,8 16,9 49,2 100 Esclusivi M. 40,3 18,5 41,1 100 F. 60,6 19,8 19,5 100 Tot. 50,5 19,2 30,3 100 Totale M. 36,7 17,5 45,8 100 F. 55,7 19,6 24,7 100 Tot. 44,6 18,4 37,0 100
Fonte: ns elaborazione datihttp://dati.coesione-sociale.it
I redditi bassi corrispondono in molti casi a periodi di lavoro inferiori all’anno (Tabella 21): infatti, il 44,6 tra collaboratori e professionisti ha versato per annualità contributi fino a 5 mesi e il 18,4 tra i 6 e gli 11 mesi, ma tra questi si evidenzia un’incidenza della componente di genere. Solo il 24,7% delle lavoratrici ha versato contributi per l’intera annualità (12 mesi) contro il 45,8% degli uomini. Tale valore raggiunge valori ancora più bassi tra le donne che operano in modo “esclusivo”. Il rapporto annuale sulla coesione sociale evidenzia come nell’attività concorrente il reddito medio delle donne collaboratrici sia inferiore del 30% a quello dei colleghi, tra coloro che vivono di sole collaborazioni il divario è superiore al 50% (Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali 2013). Le donne, infatti, pur essendo ampiamente rappresentate in questa categoria di lavoratori, presentano contratti di lavoro più brevi rispetto agli uomini. Ciò è dovuto probabilmente da un lato alle modalità organizzative del settore dei servizi (educativi, sanitari, turistici, amministrativi, fiscali, ecc.), in cui le donne sono maggiormente inserite e spesso prevedono lavori stagionali. Dall’altro, però, orari e tempi ridotti derivano dalla necessità di ricercare attività che permettano di conciliare la vita familiare e quella lavorativa.
Un ulteriore elemento da sottolineare in questo frangente è la dinamicità che caratterizza la collettività di collaboratori: infatti, il turnover dei contribuenti risulta particolarmente elevato. Ad esempio, analizzando le carriere lavorative, il Rapporto sulla coesione sociale (Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali 2013) evidenzia come tra i nuovi collaboratori esclusivi avviati nella coorte 2005, il 42,6% fosse ancora presente alla medesima gestione contributiva Inps nell’annualità successiva e solo 10,1% lo fosse ancora nel 2012. Un precedente rapporto metteva in evidenza come la permanenza nella gestione separata varia notevolmente per professionisti e collaboratori, in quanto i primi risultano molto più stabili dei secondi. Da questo punto di vista, la carriera dei collaboratori si caratterizza molto
più di altri lavoratori per molteplici ingressi e uscite dalla condizione di lavoratori. Questi percorsi condizionano anche i calendari di vita sempre più diversificati e condizionati da carriere non lineari, in cui la dicotomia occupato/disoccupato appare sempre meno rappresentativa. Questa è una delle sostanziali differenze rispetto ai precedenti contesti sociali, che si caratterizzavano per un’istituzionalizzazione dei corsi di vita in un ventaglio di opportunità strutturate e definite e presentavano una vasta omogeneità dei calendari di vita (Kohli 2001). In particolare, alcuni autori (Barbieri, Scherer, 2009) hanno analizzato l’influenza della presenza di lavori instabili sulle carriere evidenziando come spesso essi fungano da “intrappolamento” in un mercato del lavoro secondario piuttosto che da “trampolino” verso occupazioni più stabili, in quanto il non essere stato selezionato in precedenza per lavori stabili sul mercato costituirebbe un segnale negativo per i datori di lavoro. Altri (Magatti, Fullin, 2004) sottolineano come gli aspetti motivazionali si distribuiscano in un continuum tra chi subisce la collaborazione in attesa di un lavoro dipendente e stabile e chi, invece, la percepisce come un passaggio verso un'attività professionale o autonoma108. Quest’ultima sarebbe quindi una “scelta”, in cui lo svantaggio delle condizioni di impiego (instabilità, basse retribuzione e tutele) viene compensato da valori intrinseci attribuiti al lavoro (Fraccaroli, 2002), in cui vengono previlegiati elementi legati alla soddisfazione personale e, in un’ottica quasi esistenziale, viene enfatizzata la capacità del lavoro di determinare l’identità del singolo.