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Il contesto elettorale

Le Presidenziali francesi si volgono il 22 aprile (I turno) e il 6 maggio (II turno), e sanciscono la vittoria con il 51,64% di voti del socialista François Hollande sul Presidente uscente Nicolas Sarkozy, che raggiunge il 48,36% di voti. Si tratta di un successo molto importante per il Partito Socialista, che si afferma quale fautore di un processo di cambiamento del Paese allo scopo di migliorare le condizioni economiche e mettere a punto una redistribuzione delle risorse (Clift 2013). La strategia di Hollande ottiene successo anche in virtù della sfavorevole posizione ricoperta dall’incumbent Sarkozy, al quale viene logicamente addebitata la difficoltà economica e sociale che la Francia si trova ad affrontare, frutto della sua incapacità di gestire le politiche nazionali. L’elezione presidenziale, soprattutto nel corso della campagna antecedente il II turno, assume i tratti di un referendum sulla figura e sull’operato di Nicolas Sarkozy (Cole 2013). Il declino della popolarità del Presidente uscente, dovuto al crescente allontanamento di quest’ultimo dalle istanze e dalle preoccupazioni della cittadinanza, sarà la principale ragione alla base del successo di Hollande, che decreterà in parte una sorta di “rinascita” del Partito Socialista francese (Hewlett 2012; Nadeau e Lewis- Beck 2013). La particolare situazione politica, farà sì che l’intera campagna si focalizzi sulla contrapposizione tra Sarkozy e Hollande, sia in riferimento alla loro personalità sia nell’ambito delle loro posizioni; difatti, i due esponenti saranno i principali protagonisti della narrazione mediale della campagna (Nadeau, Didierb e Lewis-Beck 2012; Clift 2013; Merle e Patterson 2014; Brookesa, Le Gall e Magni Berton 2014).

La campagna dei due candidati di maggior rilievo si sviluppa soprattutto su quelle issues legate alla dimensione economica e sociale, a causa dell’emergere di alcune difficoltà all’interno della nazione derivanti dal graduale impatto della crisi economico-finanziaria

scoppiata nel 2008. Le riforme volute dal candidato incumbent, ossia l’aumento dell’età pensionabile e i tagli nel settore pubblico, danno al candidato challenger la giusta occasione per contro-attaccare, proponendo alcune trasformazioni che, attraverso una reale ridistribuzione delle risorse, siano attente alle necessità delle classi più deboli (Clift 2013; Merle e Patterson 2014). Nello specifico, la necessità di limitare la crescita del tasso di disoccupazione, di intervenire sulla riforma pensionistica e di investire nei servizi pubblici rappresentano le issues su cui Hollande sviluppa la sua campagna. I due esponenti politici si scontreranno anche in riferimento alla issue Europa, inevitabilmente chiamata in causa in relazione al ruolo giocato dalle politiche comunitarie sul domestic context in un periodo di crisi economica e di malessere sociale, ma le posizioni espresse risultano essere spesso ambigue e incoerenti (Vassallo 2012). Da una parte, il leader dell’UMP sembra sostenere le politiche di austerità richieste dall’Unione Europea, sottolineando che solo con un piano comunitario e condiviso si potranno limitare i danni dovuti alla crisi economica del tempo; dall’altra, il leader del PS, pur riconoscendo la necessità di uno sforzo comune tra gli Stati membri, si erge quale portavoce di un’istanza riformista, che crede nell’Europa ma che, allo stesso tempo, coglie alcuni errori nella gestione delle policies in ambito comunitario (Clift 2013; Vasilopoulos, Beaudonnet e Cautrès 2015). Un tema, che ha catturato l’attenzione della popolazione, ma che non ha ottenuto lo stesso interesse né da parte del sistema mediale né da parte di quello politico, è quello sulla regolamentazione del matrimoni tra persone dello stesso sesso: i due main candidates si sono più volte confrontati sul tema nei dibattiti televisivi, uno scontro tra la posizione favorevole di Hollande e quella contraria di Sarkozy. In realtà, la issue è stata utilizzata per catturare l’interesse della popolazione sull’intera campagna elettorale, ma di fatto non ha impattato in modo rilevante sulle scelte di voto (Merle e Patterson 2014).

Le elezioni presidenziali del 2012 sono inoltre caratterizzate dal buon risultato ottenuto dal Front National (17,90%) e dal Front de Gauche (11,10%). Il successo del FN, che sembra essere in parte dovuto sia all’ampio consenso ottenuto nei territori rurali (Clift 2013) sia alla forza carismatica del nuovo leader, rintracciabile in quello definito come “Marine Le Pen’s honeymoon” (Evans e Ivaldi 2012), è riconducibile alla capacità di individuare il responsabile della difficoltà del Paese: da un lato, le forze politiche che governano il Paese, e, dall’altro, l’Europa, che minaccia la sovranità nazionale e obbliga all’osservanza di norme che non permettono la ripresa. Nonostante la questione migratoria, key issue del partito e tema ricorrente all’interno della politica francese, non sia riuscita a guadagnare uno spazio di rilievo nel corso della campagna presidenziale del 2012, la Le Pen riesce a inserire la issue nel dibattito elettorale, partendo dall’attacco rivolto all’Unione sulle questioni economiche e sociali. Difatti, i due principali candidati affronteranno la questione migratoria solo nel corso del periodo precedente il primo turno, obbligati ad esprimersi a causa dell’attenzione che il

FN rivolge a tale tema (Evans e Ivaldi 2012; Clift 2013), che poi scomparirà nella campagna antecedente il secondo turno in cui il candidato FN non sarà coinvolto.

Nel complesso, le elezioni presidenziali si sviluppano intorno a issues legate alla crisi economica, che sembra avere una importanza centrale all’interno dei programmi delle forze politiche in campo (Cole 2013). Inoltre, l’impatto delle politiche economiche comunitarie sul contesto nazionale, reso ancor più evidente dalla difficoltà del Paese nel sottostare ai criteri e ai vincoli europei a causa propri della precaria condizione economico-finanziaria, contribuisce a riservare spazio alla issue Europa all’interno del dibattito elettorale, anche se non risultano essere ben chiare le posizioni dei singoli candidati e i rapporti di forza che intercorrono tra la Francia e l’Unione (Vassallo 2012; Drake 2013; Kuhn 2013).