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Maastricht Treaty del 1992 e sul Constitutional Treaty del

4.2.4 Gli spot elettorali del FN tra il 2008 e il

Nel caso della Francia sono stati raccolti 27 video, recuperati sul canale YouTube di partito e su quello personale di Marine Le Pen10; gli stessi video sono stati pubblicati anche sul profilo Facebook della leader, mentre non compaiono sulla pagina social ufficiale del partito. La piattaforma di videosharing è la sola che il partito utilizza per l’archiviazione degli spot elettorali, dal momento che nella sezione video del sito ufficiale11 sono fruibili solo i video di interviste, conferenze e interventi in programmi televisivi.

10Il canale Yotube del partito subisce una leggera trasformazione con il cambiamento del nome del partito stesso avvenuto nel marzo del 2018, da Front National a Rassemblement National (una modifica subìta anche dalle pagine social); la maggior parte dei contenuti non comunque ha subìto variazioni (https://www.youtube.com/user/fnofficiel/search?query=spot+2012); per il canale YouTube della candidata (https://www.youtube.com/channel/UCU3z3px1_RCqYBwrs8LJVWg/about), invece, le modifiche riguardano solo la sezione delle informazioni (consultazione nel periodo 13-25 febbraio 2018).

Durante la raccolta, si è riscontrata una consistente discrepanza numerica fra i video relativi alle elezioni europee (1 spot per le EPE 2009 e 1 spot per le EPE 2014) e a quelle del 2012 (1 spot per le parlamentari e 3 spot per le presidenziali) rispetto a quelli reperiti per le consultazioni del 2017 (7 spot per le parlamentari e 14 spot per le presidenziali). Sono stati quindi contattati i referenti del partito via mail, ma non avendo ottenuto alcun riscontro, a distanza di qualche giorno si è scelto di aprire un contatto attraverso la chat del profilo Facebook del partito. Le perplessità sulla numerosità del corpus sono state immediatamente dissipate, poiché l’aumento degli spot ha rappresentato una diretta conseguenza dell’utilizzo maggiore delle piattaforme social.

Nel complesso, sono pochi i video ufficiali (tipicamente non più di 5) che poi vengono trasmessi gratuitamente sull’emittente pubblica, come previsto dalla legislazione francese, secondo la quale, inoltre, la quantità di spazio concesso ai partiti sul servizio pubblico dipende dalla maggiore o minore rappresentanza che le forze politiche in competizione detengono in Parlamento; pertanto, in relazione alla numerosità del corpus relativo alle elezioni del 2017, si deve tener conto di essere di fronte a un corpus destinato in parte alla trasmissione televisiva e, in parte, alla diffusione tramite il canale YouTube e il profilo Facebook della Le Pen.

In Francia, anche grazie alla normativa vigente in materia di diffusione di messaggi autogestiti e di accesso al servizio pubblico, gli spot elettorali sono considerati un valido strumento di propaganda (Holtz-Bacha et al. 2012, 2017). Difatti, in ogni strategia di campagna è prevista la realizzazione di un numero ridotto di clip ufficiali da trasmettere sull’emittente pubblica, anche se, con l’aumento dell’utilizzo della Rete quale strumento di comunicazione politica, il numero di clip realizzate ha subìto non solo un notevole incremento, ma altresì una differenziazione delle forme stilistiche e dei linguaggi in base alle modalità di trasmissione di questi contenuti.

Le Elezioni Europee del 2009

Il contesto elettorale

Le elezioni del 7 giugno 2009, durante le quali i cittadini francesi sono stati chiamati ad eleggere i propri 72 deputati al Parlamento Europeo, si sono svolte in seguito a due importanti avvenimenti che hanno aperto un nuovo dibattito sul processo di integrazione europea: nello specifico, il referendum sul Constitutional Treaty del 2005 e la ratifica del Trattato di Lisbona del 2007. Ciononostante, i partiti francesi non si sono concentrati in modo rilevante sulle questioni europee, ma hanno mantenuto l’attenzione sulla dimensione

nazionale, anche in virtù della presenza di un generale europeismo all’interno delle forze di maggioranza.

I partiti politici che si sono scontrati nel corso delle europee del 2009 possono essere suddivisi in tre grandi “famiglie”: mainstream parties, challangers e fringe parties (Marlière 2010a). I partiti mainstream sono rispettivamente l’Union pour un Mouvement Populaire (UMP), guidato dal Presidente della Repubblica in carica Nicolas Sarkozy, e il Parti Socialiste (PS) sotto la guida di Martine Aubry. L’Unione popolare, nonostante il declino della figura di Sarkozy di quegli anni, è riuscito a raggiungere un soddisfacente risultato (27,8%12), soprattutto grazie alla capacità di creare una coalizione compatta con le altre forze “satellite” di destra, quali

Nouveau Centre, La Gauche Moderne e Les Progressistes. D’altro canto, il partito socialista, pur

presentandosi quale unica forza di centro-sinistra capace di creare una forte opposizione al potere dell’UMP, registra un numero di voti ben al di sotto delle aspettative (16,84%) e dei risultati delle precedenti elezioni. Lo scontro di questi due schieramenti ha caratterizzato e influenzato l’intero dibattito elettorale.

Il fronte dei challengers, ossia gli “sfidanti”, comprende una serie di formazioni eterogenee e minori, che si oppongono in modo più o meno intenso alle posizioni espresse dai due partiti di maggioranza. Il partito di centro-destra di François Bayrou, il Mouvement Démocrate (MoDem), aspira a divenire la terza forza politica del Paese (8,4%), ma sarà superato dal partito Europe Écologie (16,28%). Il MoDem prende le distanze dal partito di Sarkozy nel corso della sua Presidenza e, pur affermandosi come un partito europeista, avvia una campagna basata sull’attacco alla figura del Presidente francese e del Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. Il partito ambientalista, nato come federazione di partiti proprio in occasione della consultazione europea del 2009, ottiene un sorprendente risultato e concentra la sua campagna sulla issue Europa. Presenta, infatti, un programma, il “Contratto Ecologista per l’Europa”, interamente volto alla definizione di strategie utili per superare la crisi sociale ed ecologica, ma anche culturale ed economica, che sta interessando l’intero territorio europeo. A sinistra il Front de Gauche (FG), fondato da due esponenti di rilievo del Partito Socialista, Jean-Luc Mélenchon e Marc Dolez, in seguito alla presa di distanza dalle posizioni del partito in merito alla ratifica, avvenuta senza consultazione popolare, del Trattato di Lisbona e all’accettazione “acritica” delle politiche economiche comunitarie. Il FG, che ottiene il 6% dei voti, incentra la campagna sulla figura di Mélenchon, il quale afferma nel corso della competizione che le elezioni europee saranno proprio un “referendum politico sul Trattato di riforma firmato a Lisbona” (Mélenchon 2008).

12Nel caso delle elezioni europee, per i dati elettorali si è fatto ricorso al sito del Parlamento Europeo (http://www.europarl.europa.eu); mentre, i dati relativi alle consultazioni presidenziali e a quelle parlamentari sono stati reperiti sul sito del “Conseil Constitutionnel” francese (https://www.conseil- constitutionnel.fr) e su “Sondages en France” (https://www.sondages-en-france.fr) che raccoglie i dati relativi a tutte le consultazioni elettorali che hanno avuto luogo in Francia.

Tra i partiti marginali si ritrovano quelle forze politiche extra-parlamentari che non detengono posizioni di rilievo a livello nazionale e che, inoltre, ottengono un esiguo numero di voti nel corso delle consultazioni europee del 2009. Tra questi rappresenta un’eccezione il Front National (FN), guidato da Jean-Marie Le Pen, che, grazie al consenso acquisito negli anni, può contare su un discreto supporto popolare. Ciononostante, il partito ottiene solo il 6,3% di voti e mantiene il trend negativo avviato a partire dall’elezione di Nicolas Sarkozy alle elezioni del 2007, il quale, mantenendo delle posizioni rigide in materia di ordine pubblico, sicurezza e immigrazione, sembra sottrarre consensi al partito di Le Pen proprio in relazione a uno dei temi chiave della sua azione politica (Marlière 2009).

Nel complesso, si affermano diverse posizioni all’interno degli schieramenti: i partiti

mainstream mantengono delle posizioni europeiste, ma sono tante le richieste fatte all’Europa;

i challegers avviano un processo di valutazione del processo di integrazione, dando spazio a una critica nella maggior parte dei casi “costruttiva” (Europa Ecologica), ma anche a tratti “distruttiva” (Front de Gauche); i partiti marginali sono, invece, orientati su posizioni euroscettiche, come accade per il citato Front National e per il partito Libertas, espressione del nazionalismo di destra (Malière 2010b; Holtz-Bacha et al. 2012). Nello specifico, l’UMP, maggiormente concentrato sulla presentazione dei successi del governo Fillon, ha riservato comunque uno spazio alle questioni europee, tra tutte la necessità di salvaguardare la crescita, la produzione e l’occupazione dei cittadini europei, il rafforzamento dei controlli alle frontiere e l’armonizzazione delle politiche di accoglienza e integrazione (UMP 2009); il partito socialista si è concentrato maggiormente sul tema dei salari minimi, sottolineando la necessità di una normativa comunitaria che sia in grado di uniformare il sistema occupazionale in tutti gli Stati membri; il partito ambientalista ha posto l’attenzione sull’importanza della salvaguardia ambientale, sostenendo che la definizione di vincoli ambientali sia più importante rispetto a tutte le altre problematiche che l’UE si trova ad affrontare, tra tutte la crisi economico-finanziaria; il MoDem ha proposto la creazione di un Consiglio per la politica economica dell’eurozona, l’aumento del bilancio europeo e la possibilità di avviare una partnership con la Turchia anziché offrirle l’ingresso nell’UE; a sinistra, i partiti hanno concentrato l’attenzione sulla necessità di rafforzare il controllo sulla BCE, di uniformare il sistema fiscale e di investire maggiormente nei servizi pubblici destinati al cittadino.

Ciononostante, il dibattito elettorale si è sviluppato in misura prevalente intorno alle domestic

issues, e i temi europei hanno pertanto ricoperto un ruolo molto marginale all’interno della

campagna (Leparmentier 2009): lo scontro sugli ultimi due trattati ratificati in Europa, il

Constitutional Treaty e il Lisbon Treaty, non catturano l’interesse della cittadinanza, mentre

numerosi e costanti sono gli attacchi rivolti al Presidente Sarkozy e a François Fillon, quest’ultimo esponente dell’UMP e Primo Ministro francese dal 2007 al 2012, in merito alle

politiche di governo. Neanche la crisi economico-finanziaria del 2008 è riuscita ad avviare e incentivare un dibattito sulle politiche europee, e con un’affluenza del 40,63%, rispetto a una media europea del 42,97%, anche l’opinione pubblica sembra non nutrire un particolare interesse verso l’Europa.