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1.6 “European Elections – One year to go”: le rilevazioni di Eurobarometro

1.6.4 Voto o non voto? Le ragioni della scelta

L’affluenza alle urne è un dato che non solo fa emergere una netta differenza nella percezione che i cittadini hanno delle elezioni nazionali e di quelle europee, ma allo stesso tempo delinea la diversità di impegno civico presente all’interno dei diversi Paesi dell’Unione Europea. Sicuramente si tratta di un dato che risente fortemente dei domestic context, ma le rilevazioni di Eurobarometro provano a indagare più a fondo il fenomeno presentando un ventaglio di motivazioni che spingono i cittadini ad andare a votare. Le risposte sono state raccolte in considerazione delle elezioni europee che si terranno tra il 23 e il 26 maggio 2019, e in tal modo è stato possibile per il campione operare una scelta in relazione a una situazione concreta. Inoltre, sono state inserite delle “domande di controllo”, che permettono, attraverso l’incrocio dei dati, di intercettate eventuali distorsioni del dato (Corbetta 1999). Ad esempio,

l’incrocio delle risposte fornite per la variabile riguardante l’importanza riconosciuta alle elezioni europee e quella relativa alla conoscenza di quando e in che modalità si svolgeranno le prossime elezioni europee del 2019, fornisce un’indicazione sulla possibile distorsione del dato nel caso in cui tra coloro che conferiscono una “alta importanza” alle elezioni parlamentari europee ci siano casi in cui il soggetto non sia per nulla a conoscenza delle informazioni tecniche circa le prossime consultazioni.

Una prima osservazione va fatta sulla maggiore importanza – rilevata attraverso l’utilizzo di una scala da 1 (bassa importanza) a 10 (alta importanza) – che i cittadini riconoscono all’andare a votare alle elezioni nazionali rispetto a quelle europee; un dato che, ancora una volta, solleva dubbi soprattutto sulla percezione che i cittadini hanno dell’impatto che le decisioni e le azioni a livello europeo hanno sul territorio nazionale.

Soffermandosi sul dato aggregato (che non tiene conto del Regno Unito, essendo tale domanda non rivolta ai cittadini britannici), al voto per le elezioni nazionali è attribuita una “alta importanza” per il 68% dei cittadini, mentre in relazione alle elezioni europee il dato scende al 48%. Indicativa anche la percentuale relativa alla “bassa importanza” riconosciuta all’atto del voto: il 17% per le elezioni europee a fronte del 9% per quelle nazionali. Stesso discorso per l’attribuzione di una “media importanza” che passa dal 33% in ambito europeo al 22% in ambito nazionale.

Ponendo l’attenzione sui dati riferibili ai singoli Paesi, emerge una netta diversità nell’importanza attribuita al voto, e quindi al riconoscimento in senso civico di tale diritto/dovere. Ancora una volta, si tratta di una percezione che risente della condizione in cui si trovano i diversi Stati membri, e che quindi incide sulla credibilità e legittimità dei poteri esecutivi nazionali. I Paesi in cui la percentuale di cittadini che afferma di riconoscere una “alta importanza” al voto nell’ambito delle competizioni elettorali nazionali è maggiore dell’80% sono Svezia (92%), Danimarca (91%) e Olanda (87%), i quali occupano le prime tre posizioni, e a seguire Malta (85%), Germania e Finlandia (80%). Chiudono la classifica Slovacchia (45%), Croazia e Belgio (52%), Polonia (55%), Repubblica Ceca (57%) e Italia (58%) caratterizzati da una percentuale di cittadini che conferiscono una “alta importanza” al voto minore del 60%. È opportuno tenere conto del fatto che questi dati non si traducono in una maggiore o minore reale affluenza alle urne. A titolo esemplificativo, si vedano i dati relativi all’affluenza alle urne nelle elezioni politiche italiane e ungheresi. Nonostante i due Paesi si posizionino nelle due estremità opposte rispetto alla media europea (Italia 58% e Ungheria 71%), le elezioni nazionali hanno registrato per entrambi una forte affluenza alle urne: si sono recati alle urne il 72,93% dei cittadini alle elezioni italiane del 4 marzo 2018, mentre sono il 70,22% gli ungheresi che hanno esercitato il loro diritto nel corso delle consultazioni avvenute l’8 aprile 2018.

Figura 15 – Importanza riconosciuta all’atto del voto nelle elezioni nazionali per Paese (Fonte: Eurobarometro 2018 89.2, QA14b).

La stessa indagine, svolta in relazione alle elezioni europee, restituisce un’immagine differente: in ben 25 Stati membri un quarto dei cittadini attribuisce una “media importanza” al voto e in 14 circa il 20% conferisce al voto una “bassa importanza”. Sono solo 12 i Paesi in cui una “alta importanza” rappresenta più del 50% delle risposte, con una differenza di almeno 14 punti percentuali rispetto a quella presente in relazione alle elezioni nazionali (Svezia -29%; Danimarca -14%; Olanda -21%; Malta -19%). La percentuale più bassa, addirittura inferiore al 30%, si registra per la Repubblica Ceca (24%) e la Slovacchia (28%); un dato confermato dalla bassissima affluenza alle urne rilevata nei due Paesi durante le elezioni europee del 2014, rispettivamente il 18,20% e il 13,05%. Come per il caso dell’Italia e dell’Ungheria, vale la pena confrontare i dati sull’effettiva affluenza alle urne, in questo caso dei Paesi in cui si registra una maggiore percentuale di cittadini che conferiscono una “alta importanza” alle consultazioni europee, ossia Danimarca (77%), Malta (66%) e Olanda (66%). Nelle elezioni del 2014, dai dati sull’affluenza emerge una situazione tanto interessante quanto contradditoria, soprattutto in riferimento al dato dell’affluenza registrato per Malta e Olanda. A fronte di una stessa percentuale del campione che considera le elezioni europee molto importanti, i maltesi che si sono recati alle urne sono il 74,8%, mentre il dato per gli olandesi diminuisce notevolmente attestandosi al 37,32%; anche per la Danimarca l’affluenza diminuisce di quasi 20 punti percentuali rispetto alla variabile precedente (56,32%).

Figura 16 – Importanza riconosciuta all’atto del voto nelle elezioni europee per Paese (Fonte: Eurobarometro 2018 89.2, QA14a).

L’incrocio dei dati derivanti dalle rilevazioni di Eurobarometro con i dati sull’affluenza alle urne in occasione di elezioni sia nazionali che europee, ci permette di comprendere quanto queste percezioni siano spesso distanti dalla realtà, e soprattutto quanto esse siano lontane dal potersi tradurre in azioni concrete. Riconoscere una “alta importanza” o una “bassa importanza” a una specifica consultazione elettorale non significa poter avere già una parziale previsione della partecipazione cittadina. Sono molteplici le variabili che influiscono sul voto, e soprattutto non va tralasciato l’assetto politico, economico e sociale di ogni Paese. L’ultima parte del Rapporto 89.2 è dedicato alla rilevazione di quelle che sono le motivazioni del voto, ovvero cosa spinge i cittadini ad andare a votare alle elezioni parlamentari europee. Il campione ha avuto la possibilità di scegliere massimo quattro motivazioni tra le dieci presentate come risposte alla domanda “A prescindere dall'importanza che lei personalmente attribuisce al voto, quali sono, a suo parere, i principali motivi per cui i cittadini votano alle elezioni del Parlamento europeo?”, ovvero: a) è il loro dovere in quanto cittadini; b) possono cambiare le cose votando alle EPE; c) votano sistematicamente alle elezioni; d) si sentono europei/si sentono cittadini dell’UE; e) vogliono dare supporto all’UE; f) vogliono esprimere il loro discontento; g) vogliono esprimere la loro insoddisfazione verso l’UE; h) vogliono partecipare alla scelta del prossimo Presidente della Commissione Europea; i) vogliono sostenere il governo nazionale; l) vogliono esprimere insoddisfazione verso il governo nazionale. Si tratta di una domanda non rivolta direttamente al soggetto interrogato (ad esempio “quali sono le motivazioni per cui andrà va a votare alle elezioni europee?), ma piuttosto della percezione che ogni individuo ha di quelle che all’interno dell’opinione

pubblica sono considerate come le maggiori ragioni alla base del voto.

Il 47% del campione ritiene che la ragione per cui gli individui vanno a votare è che questo sia un “loro dovere in quanto cittadini”, mentre il 31% afferma che “le persone votano sistematicamente alle elezioni”. Considerando le alternative che esprimono una valutazione positiva dell’Europa, ritroviamo il 33% del campione che ritiene che le persone “credono di poter cambiare le cose attraverso il voto”, il 30% vede nel “sentirsi europei” una delle motivazioni per recarsi alle urne; infine il 29% crede sia un modo per “dimostrare il proprio sostegno all’Unione”, il 22% invece intende “sostenere il governo nazionale” e il 17% crede che si voglia “contribuire alla scelta del prossimo Presidente della Commissione europea”. Non mancano quelle motivazioni che sono espressione di una valutazione negativa dell’Europa, come la volontà di “esprimere il proprio scontento” (26%) e la propria “insoddisfazione verso l’UE” (21%) oppure “verso il governo nazionale” (17%). Operando un’aggregazione tra le dieci alternative individuate allo scopo di ottenere una sintesi dei dati emersi, si evince che l’83% dei cittadini ritiene che siano le civic reasons ad avere un ruolo di primo piano nella decisione di recarsi alle urne; seguono con il 66% le european reasons, mentre solo per il 36% del campione la dimensione nazionale, e quindi le national reasons, sembrano incidere sull’atto del voto.

D’altro canto, è interessare rilevare quelle che sono le motivazioni che orientano i cittadini nella scelta di non andare a votare. In questo caso sono state presentate nove motivazioni tra le quali il campione è stato chiamato a sceglierne quattro: a) non sono interessati alla politica o alle elezioni in generale; b) non hanno fiducia nel sistema politico; c) credono che il loro voto non porterà verso un cambiamento; d) non possiedono abbastanza conoscenza di quello che è il ruolo del Parlamento Europeo; e) credono che il Parlamento Europeo non si occupi sufficientemente dei problemi che riguardano le persone come loro; f) credono di non essere sufficientemente informati sulle posizioni dei diversi partiti sulle issues europee; g) non conoscono dove o come votare; h) non hanno tempo o qualcosa di più importante da fare; i) sono contro l’Europa, l’Unione Europea e le sue istituzioni.

Sono in totale tre le motivazioni che catalizzano le scelte del campione, ossia la percezione che alla base della decisione di non andare a votare ci sia l’idea che “il voto non porti verso un cambiamento della situazione” (60%), che i cittadini “non abbiamo più fiducia nell’attuale sistema politico (48%) e, infine, che “non vi sia un reale interesse né verso la politica né verso le elezioni” (43%). Non sorprende, soprattutto in virtù delle numerose iniziative volte alla diffusione di informazioni sul progetto europeo, che molti ritrovino nella mancanza di conoscenza delle attività e del significato dell’UE una delle cause del disinteresse e della non volontà di partecipare alle consultazioni elettorali europee. Nello specifico, il 34% ritiene che i cittadini “non siano abbastanza informati sul ruolo del Parlamento Europeo”, mentre il 22% considera “la mancanza di conoscenza circa le posizioni dei partiti su temi europei” come una delle ragioni del non-voto. Si aggiunge alle motivazioni l’idea che “il PE non si occupi sufficientemente dei problemi che riguardano le persone comuni” per il 32% del campione. Con una percentuale al di sotto del 20% ritroviamo: “l’avversione all’Europa” (17%), “la mancanza di tempo” (15%) e “la non conoscenza del dove e del come votare” (12%). Realizzando anche in questo caso un’aggregazione per tipologia di motivazioni, ancora una volta le civic reasons mantengono il primo posto con l’85%; seguono la lack of informations con il 47% e le european reasons con il 43%; chiudono le technical reasos con il 24%. Nelle ragioni del non-voto emergono due nuove dimensioni, quella legata alla mancanza di informazioni e quella relativa alle ragioni tecniche, ma allo stesso tempo scompaiono le national reasons.

Figura 18 – Le ragioni del non-voto (Fonte: Eurobarometro 2018 89.2, QA17T).