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1.5 La spinta euroscettica nelle elezioni europee del 2009 e del

1.5.1 Le issues di campagna per le EPE

Le elezioni del 2009 sono caratterizzate da un leggero aumento del voto espresso per i partiti dichiaratamente euroscettici, al quale, però, non va direttamente collegata una maggiore europeizzazione della campagna. Difatti, molte delle forze euroscettiche che iniziano a guadagnare consenso realizzano una campagna incentrata sulla dimensione nazionale, dal momento che l’obiettivo di questi partiti è quello di migliorare la condizione del Paese; l’Europa è inserita all’interno del dibattito solo per addebitarne problemi e difficoltà presenti sul piano nazionale (Seoane Pérez e Lodge 2010; Schuck et al. 2010; Adam e Maier 2011). Nel complesso, pur tenendo conto che la rilevanza delle issues dipende dai contesti interni dei vari Stati membri, è possibile individuare quelli che sono i temi maggiormente affrontati

nel corso delle due campagne elettorali europee. La prossimità dello scoppio della crisi economico-finanziaria del 2008 incide in modo rilevante sul contesto europeo, in cui gli effetti iniziano a farsi sentire proprio a partire dal 2009 soprattutto negli Stati membri caratterizzati da economie “deboli”, nello specifico i Paesi della macroregione meridionale come l’Italia, la Grecia, la Spagna (Teperoglou 2010). Il tema della crisi economica alimenta l’interesse verso l’Europa perché cresce la speranza nella possibilità di attuare delle politiche comunitarie che siano in grado di contenere tala recessione; difatti, le issues legate alla crisi sono maggiormente inserite in una dimensione europea.

Figura 7 – Rilevanza delle issues durante le elezioni europee del 2009 (Fonte: Seoane Pérez e Lodge 2009).

Partendo da tali premesse, non sorprende che siano proprio le issues legate alla crisi economica a dominare l’agenda della campagna, insieme alla critica verso i vincoli imposti in occasione dell’introduzione del sistema unico monetario. Alla dimensione della crisi si legano anche temi come la disoccupazione e il calo della produzione interna, e quindi un dibattito sulle politiche nazionali e comunitarie da attuare per incrementare lo sviluppo delle imprese e di conseguenza aumentare gli sbocchi occupazionali (Seoane Pérez e Lodge 2010). Altri temi molto affrontati sono quelli relativi ai cambiamenti climatici, alle energie rinnovabili e alla salvaguardia dell’ambiente; si tratta di un elemento di novità che è legato alla rilevanza destinata a tali issues in alcuni specifici Paesi: in Belgio il dibattito si focalizza sulla green economy, in Danimarca il tema diviene ancor più centrale in vista del summit ONU sui cambiamenti climatici che si sarebbe tenuto a Copenaghen nel dicembre dello stesso anno,

in Lituania il focus si sposta sulla chiusura di una centrale nucleare sul territorio nazionale, mentre a Malta l’attenzione è rivolta quasi esclusivamente sulle riserve idriche del Paese. Mentre le issues legate alla crisi economica e all’ambiente si inseriscono in una dimensione europea, quelle della migrazione e del terrorismo sono invece affrontate in relazione al contesto nazionale; a quest’ultimo si sono dedicate soprattutto le campagne elettorali in Spagna e nel Regno Unito, in seguito agli attentati che questi Pesi hanno subìto sul territorio nazionale rispettivamente l’11 marzo 2004 e il 7 luglio del 2005. Negli altri Paesi, la questione migratoria è legata soprattutto alle politiche di accoglienza e alla gestione dei flussi, che sono considerate di esclusiva competenza nazionale (Seoane Pérez e Lodge 2010).

Quelli che sembrano essere i temi maggiormente connessi alla natura dell’elezione, ovvero la ratifica del Trattato di Lisbona e il possibile allargamento dell’Unione, risultano avere poca rilevanza all’interno del dibattito elettorale generale. Nello specifico, la prima issue riscuote una maggiore centralità nel Regno Unito e in Irlanda, in ragione dell’esito negativo del referendum irlandese e dell’ambiguità della posizione del partito conservatore britannico; la seconda issue, invece, ottiene maggiore copertura in diversi Stati membri grazie alla presenza di forze nazionaliste che vedono soprattutto l’ingresso della Turchia come una minaccia per la coesione culturale e valoriale dell’Unione (Seoane Pérez e Lodge 2010; Maier, Adam e Maier 2012).

1.5.2 Le issues di campagna per le EPE 2014

Le elezioni del 2014 possono essere considerate un vero e proprio momento di “gloria” per quelle forze euroscettiche e anti-establishment che riescono a ottenere un buon numero di voti in quasi tutti gli Stati membri. Si tratta si una condizione che è stata più volte considerata quale conseguenza della crisi economica scoppiata del 2008, e che sembra avere inciso in modo rilevante sull’economia reale dei Paesi europei a partire dal 2012 (Kroh 2014; Kriesi e Grande 2014; Hobolt e de Vries 2016). I cittadini-elettori iniziano ad esprimere una maggiore opposizione verso l’Unione, soprattutto in seguito alla percezione di un maggiore coinvolgimento delle istituzioni comunitarie nella gestione delle politiche nazionali. Le decisioni del PE sembrano avere un maggior effetto sul domestic context e finiscono per essere considerate una delle cause della recessione economica di alcuni Stati membri (Hobolt e Tilley 2014). Va sottolineato, però, che alcuni partiti euroscettici sembrano moderare il proprio scetticismo in favore di una istanza “riformista”, che vede la modifica di alcuni punti del processo di integrazione quale modo efficace per risollevare le condizioni socio- economiche dell’intera Unione (Kroh 2014).

In generale, il dibattito elettorale si è concentrato sulla crisi dell’eurozona e di conseguenza sulla critica delle politiche di austerità. Il tema ha interessato soprattutto i Paesi della macroregione meridionale, quali Spagna, Italia e Grecia, che si vedono ancor più coinvolti in una recessione economica che sembra non trovare soluzione e che è ancor più alimentata dalla crisi del debito sovrano. Le critiche alla moneta unica si inseriscono in un più ampio dibattitto sulla crisi economica che coinvolge non solo i Paesi maggiormente indeboliti a livello economico, ma anche quei Paesi, come la Germania e la Francia, che si vedono impegnati nella ricerca di soluzioni comunitarie capaci di risanare la condizione economica dei Paesi dell’UEM. L’importanza attribuita al risanamento dell’eurozona sembra essere direttamente collegata anche ai sostegni finanziari che l’UE si è trovata costretta a concedere ad alcuni Stati membri per far fronte agli effetti della crisi. La Grecia, il Portogallo, l’Irlanda e Cipro hanno infatti richiesto un sostegno finanziario esterno, la cosiddetta Troika, avviata dalla Commissione Europea, dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale; la Spagna, invece, ha richiesto un programma di ricapitalizzazione bancaria attraverso European Stability Mechanism. Queste politiche di assistenza hanno inserito nel dibattito elettorale un ulteriore tema, quello della sovranità economica nazionale, che soprattutto i partiti euroscettici e nazionalisti hanno interpretato come una “sottomissione” alle decisioni comunitarie e una grave perdita della sovranità (Rafter 2017).

A questi si aggiunge il tema del debito pubblico, anche se distante dalla quotidianità dei cittadini, e quello della disoccupazione, considerato uno degli effetti “reali” più tragici della crisi economico-finanziaria del 2008 perché effettivamente “sentito” dai cittadini-elettori. L’aumento del tasso di disoccupazione è una condizione ormai diffusa tra gli Stati membri dell’Unione, un trend che non sembra voler cambiare direzione, e si inserisce nel dibattito elettorale già in occasione delle elezioni europee del 2009. Nel 2014 il tema riesce a mantenere una certa rilevanza in ragione della crescita media del 10,9% registrata a partire dal 2013 (Eurostat 2015).

Il tema della migrazione acquisisce una maggiore rilevanza nel corso delle elezioni del 2014 rispetto a quelle del 2009, probabilmente a causa dell’aumento dei flussi migratori che si è verificato negli anni di poco precedenti (Hobolt e de Vries 2016). La issue non sembra essere caratterizzata da una narrazione comune all’interno degli Stati membri a causa della diversità di fattori e di condizioni che incidono sulla trattazione di tale tema. La questione migratoria, infatti, è un tema chiave per i partiti nazionalisti ed euroscettici, ma diverse sono le tematizzazioni che tali forze politiche realizzano in riferimento alla issue: i Paesi dell’Europa settentrionale si concentrato sulla dimensione del welfare e dell’identità nazionale, i Paesi dell’Europa dell’est si preoccupano dell’incompatibilità culturale e religiosa, i Paesi dell’area meridionale si focalizzano sulla dimensione economica del fenomeno, legando la questione migratoria a problemi come la disoccupazione e la generale recessione economica, i Paesi

della zona occidentale sono interessati soprattutto al tema della sicurezza internazionale e della lotta al terrorismo.