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Gli enunciati performat

AUSTIN E L'AZIONALITA' DEL LINGUAGGIO

3. La teoria degli atti linguistic

3.1 Gli enunciati performat

A partire da queste considerazioni, il filosofo inglese iniziò la sua indagine volta all’individuazione dei livelli d’uso del linguaggio, cercando di porre le basi di una ricerca il più possibile sistematica dei tipi di uso del linguaggio. I risultati più cospicui sono raccolti nell’ormai più volte evocato: How to do things with words.

L’aspetto di questo testo che maggiormente qui interessa, è l’idea in esso sviluppata e sostenuta che per analizzare la comunicazione linguistica è necessario studiare il linguaggio in situazione e, quindi esaminare gli enunciati all’interno del loro contesto di proferimento, e all’interno della situazione concreta di proferimento. Tale atteggiamento nei confronti del linguaggio è da considerarsi un atteggiamento pragmatico, e fa parte di una vera e propria rivoluzione filosofica.19

In quest’opera Austin chiama performativi quegli enunciate il cui proferimento coincide con il compiere un’azione. Ciò significa che attraverso un enunciato performativo si esegue (dal verbo “to perform”) un’azione. Esempi di enunciati performativi nella nostra lingua, sono: «Io ti prometto», «Io ti ordino», «Io ti dono», «Sì, lo voglio» detto durante il rito del matrimonio. Questi enunciati, che hanno le sembianze di asserzioni (e come asserzioni vengono comunemente considerate), non descrivono un fatto, né constatano un stato di cose, ma costituiscono un modo di agire finalizzato ad produrre certi effetti sull’interlocutore e ad apportare dei mutamenti nella realtà.

19 Non a caso Austin in chiusura alla premessa alla Lezione I scrive: "[…] per quanto possiamo deplorare

la confusione iniziale in cui sono stati trascinati la teoria e il metodo della filosofia, non v’è dubbio esse [nuove idee e proposte filosofiche] stanno producendo una rivoluzione in filosofia […] la più grande e salutare della sua storia […]. Non è sorprendente che gli inizi siano stati disorganici , per partito preso, e per scopi estrinseci; ciò è comune nelle rivoluzioni." (Austin 1962, 1987, p. 9).

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Caratteristica degli enunciati performativi (performative utterances)20 è che essi non sono né veri né falsi, o, meglio, non sono valutabili in termini di vero e di falso appunto perché non sono descrizioni (vere o false; corrette o scorrette) del mondo.

Non basta però pronunciare determinate parole per compiere un atto linguistico; per fare qualcosa. Perché venga effettivamente compiuta un’azione è necessario che siano soddisfatte delle condizioni che Austin chiama condizioni di felicità. E’ il soddisfacimento di queste condizioni che rende un atto felice (riuscito); se esse non sono soddisfatte possiamo avere un atto nullo o un abuso.

Fanno parte delle condizioni di felicità le seguenti prescrizioni:

1. L’enunciato deve presentarsi all’interno di una procedura convenzionale accettata, o socialmente condivisa. L’esempio più famoso è l'enunciato «sì lo voglio» nel rito del matrimonio; in caso contrario l'atto non può dirsi compiuto, in questi casi Austin parla di colpi a vuoto nel senso di atti non riconosciuti (Misfire, Misinvocation).

2. Il proferimento dell’enunciato deve avvenire in modo esatto e completo, e la procedura deve svolgersi secondo le regole prestabilite, per esempio, durante la celebrazione di un matrimonio non sarebbe ammesso dire: «Vuoi tu Elena De Sandre prendere questo ragazzo di cui non ricordo il nome come tuo sposo?»; nel caso in cui la procedura non sia eseguita correttamente e completamente, l’atto non può ritenersi compiuto, perché difettoso, e in tal caso Austin parla di colpo a vuoto nel senso di esecuzione impropria (Misfire, Misexecution).

20 In questo caso l’espressione performative utterances è tradotta con enunciati performativi. Per quanto

riguarda la traduzione dei testi di filosofia analitica generalmente il termine “enunciato” è utilizzato per tradurre sentence, o frase del linguaggio, mentre utterance è tradotto attraverso la parola proferimento o

emissione. Tenere presenti le diversità del termine sentence (frase, enunciato) dal termine utterance (emissione, proferimento) risulta importante. Infatti mentre il termine proferimento racchiude in sé l'idea

di essere prodotto da un parlante all'interno di un contesto di emissione, la frase o enunciato sembra rimandare a qualcosa di più astratto, si riferisce ad una combinazione di termini secondo le regole sintattiche e semantiche di determinato linguaggio. Nel presente capitolo utterances sarà tradotto enunciato, anche se richiama l'idea del parlante e del contesto di emissione. Sulla base di questa scelta, più in generale, nell'elaborato qui proposto, il termine enunciato sarà spesso utilizzato come sinonimi di

proferimento o emissione, mentre il termine frase sarà usato in riferimento alla parole inglese sentence e

con lo stesso significato. Nei casi in cui si adoperi la parola enunciato come sinonimo di frase del linguaggio (in astratto) e cioè con lo stesso significato di sentence, questo non dovrebbe creare troppa confusione in quanto sarà il contesto argomentativo a specificarne l'accezione.

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3. L’enunciato deve essere proferito dal parlante che riveste il ruolo appropriato nella circostanza specifica. Per esempio se un matrimonio si compie con rito cattolico è il sacerdote che deve celebrare il matrimonio e non il chierichetto. La celebrazione da parte del chierichetto renderebbe il matrimonio nullo. L'inappropriatezza delle persone e delle circostanze possono causare l'incompiutezza dell'atto che in questi casi è definito colpo a vuoto nel senso dell'applicazione indebita (Misfire, Misapplica-tion).

4. Colui il quale emette l’enunciato deve avere un atteggiamento adeguato alla procedura di riferimento, un atteggiamento serio (non uno scherzo o una finzione). Per esempio, nel fare una promessa, è implicata la volontà del parlante di mantenerla e nel concedere il perdono la sincerità di chi perdona. Alcune procedure richiedono quindi la presenza di stati d'animo specifici, pensieri, sentimenti o intenzioni, nella persona che compie l'atto. Nel caso in cui non ci siano, l'atto può dirsi compiuto, ma incompleto; si tratta di un abuso (abuse), come nel caso dell'insincerità (insincerities) nella promessa.

Gli enunciati performativi sono valutati in base alle condizioni di felicità e possono dirsi corretti o scorretti in base a determinate convenzioni e a specifiche intenzioni; si distinguono pertanto dagli enunciati constativi con i quali invece i parlanti danno descrizioni dei fatti e dei quali si può dire se siano veri o falsi, come per esempio « Le mucche sono erbivore ».

Austin tentò di trovare un elemento sintattico e lessicale che accomunasse gli enunciati performativi. Questa ricerca lo condusse a notare che i performativi si presentano spesso alla prima persona singolare del presente indicativo attivo come, per esempio in «io ti ordino» e che spesso alcuni verbi detti per l'appunto "verbi performativi", possono essere usati per fare ciò che si sta facendo: “prometto; “dichiaro”, “ordino”, “regalo”, etc. Tale caratterizzazione dei performativi appare però poco convincente già allo stesso Austin. Se è vero infatti che spesso si usa la prima persona dell’indicativo attivo presente, è anche vero che enunciati performativi posso essere espressi in forme diverse; si pensi ad esempio ai divieti affissi negli scompartimenti dei treni «Vietato sporgersi dal finestrino»; così come va notato che i verbi cosiddetti performativi: hanno anche usi non performativi, come è illustrato per il verbo “giurare” dal seguente enunciato: «io non giuro sui miei figli per scaramanzia».

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Anche a causa di queste complicazioni, Searle, che riprende, riformulandola, la teoria degli atti linguistici di Austin, trasforma le condizioni di felicità in condizioni necessarie e sufficienti per l'esecuzione dell'atto illocutorio; tra queste assumerà un ruolo principale l'intenzione del parlante.21 Da parte sua, Austin, rilevate tali difficoltà, cercherà di sottrarvisi ampliando la propria ipotesi sull’azionalità del linguaggio e, superata la teoria dei performativi, adottando una prospettiva di indagine più generale sulla performatività nella quale risulta abolita la distinzione tra performativi e constativi.