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L'implicatura conversazionale

GRICE SIGNIFICATO DEL PARLANTE E IMPLICATURA CONVERSAZIONALE

2. Grice: Filosofo del linguaggio ordinario?

3.1 L'implicatura conversazionale

si dimostra pienamente consapevole del fatto che legare il significato all'intenzione del parlate comporta la possibilità che l'enunciatore, tramite un enunciato p, possa voler dire qualsiasi cosa. Per esempio, si consideri Rudy che afferma:

a. «il serbatoio è vuoto».

Per interpretare il senso di questo enunciato occorre risalire all’intenzione di Rudy; almeno a prima vista, sembra però che non vi siano limiti a ciò che Rudy può voler dire dicendo a. Per esempio Rudy potrebbe proferire a. metaforicamente, volendo dire che ha terminato il denaro a sua disposizione; oppure, potrebbe proferirlo ironicamente, volendo dire che ha fatto troppa benzina; oppure, immaginando un qualche codice segreto, potrebbe voler dire ai suoi commilitoni che l’attacco avverrà all’alba. A parte il

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terzo caso, che non è qui rilevante, i primi due casi mostrano quanto spesso nei nostri scambi comunicativi vogliamo dire qualcosa di più e/o di diverso a quanto le nostre parole (letteralmente) dicono. Grice non interessano i casi come il terzo in cui il legame tra significato del parlante e significato letterale è stabilito arbitrariamente (nel nostro caso mediante la costruzione di un codice), quanto piuttosto quei casi che mostrano come vi sia, all'interno della comunicazione naturale, una correlazione sistematica tra significato letterale e significato del parlante. E’ esattamente tale correlazione che la teoria dell'implicatura vuole indagare e tentare di spiegare.

Grice quindi opera una suddivisione tra ciò che viene detto e ciò che viene fatto intendere:

A. ciò che viene detto corrisponde al significato letterale dell'enunciato B. ciò che viene fatto intendere corrisponde al senso comunicato dal parlante. Per esempio, se Rudy a tavola si rivolge a Stefano dicendo:

b. «potresti passarmi l'aceto?»

la sua domanda non sarà finalizzata, come il significato letterale potrebbe suggerire, a informarsi sulla capacità o sulla possibilità di Stefano di compiere l'azione di passare l’aceto; nei contetsi abituali il destinatario la interpreta correttamente come una semplice richiesta si passare l'aceto. Questo, infatti, è ciò che Rudy vuol far intendere a Stefano con b.

Per spiegare la relazione tra ciò che viene detto dal parlante e ciò che viene fatto intendere, Grice sviluppa quella nozione di implicatura che diventerà il concetto cardine della sua teoria e che sembra in grado di rendere conto della caratteristica che tanto comunemente si riscontra negli scambi comunicativi: comunicare più di quanto letteralmente si dice. Come riassume bene Moro, la nozione di implicatura, anche se ancora con il nome di implicazione, compare per la prima volta nel saggio La teoria causale della percezione37 nel quale Grice argomenta a favore di un approccio causale al concetto di percezione, secondo cui, "le nostre impressioni sensoriali sarebbero causate dall'azione degli oggetti sensoriali sui nostri organi di senso", quindi i dati

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sensoriali, che si possono esprimere attraverso enunciati atomici della forma «all'istante x il tale oggetto mi sembra y», sarebbero i dati di cui si dispone per la conoscenza del mondo esterno.38

Tale teoria della percezione era già stata un obiettivo polemico del secondo Wittgenstein per il quale, in condizioni normali, un enunciato:

c. «quest'oggetto mi sembra rosso»,

è privo di senso; se il parlante è dotato di una buona vista, non è daltonico, se l'oggetto è adeguatamente illuminato, e chiaramente visibile, l'uso dell'espressione "sembrare" risulta senza senso, a meno che l'oggetto in questione non sia rosso. In tal modo Wittgenstein attacca alla base la teoria tradizionale della percezione in quanto per essa, l'enunciato «quest'oggetto mi sembra rosso» si può sensatamente proferire proprio nel caso in cui l'oggetto sia effettivamente rosso "appunto in forza del legame causale [che si ritiene esistere] tra l'oggetto e la conseguente impressione sensoriale".39 L’analisi di Grice è radicalmente critica nei confronti dell’approccio di Wittgenstein e dei wittgensteiniani. Per Grice, infatti, l'obiezione da questi rivolta alla teoria causale della percezione non vale: c. ha un significato letterale (A) del tutto legittimo; ma ciò che c. fa intendere, il senso comunicato (B), è che l'oggetto non è in realtà rosso.

Con la distinzione tra ciò che è detto e ciò che è fatto intendere, quindi con la separazione tra significato letterale e senso comunicato, Grice sancisce la divisione tra, in merito alla questione della determinazione del significato, tra semantica e pragmatica (termine mai utilizzato da Grice), dando inizio a un intenso e acceso dibattito riguardo ai confini tra l’una e l’altra.

38 In questa formula, a y corrisponde un predicato che esprime una caratteristica materiale dell'oggetto,

come ad esempio "essere rosso". Grice si dimostrò particolarmente attivo nel dibattito attorno al tema della percezione che animava, nel periodo in cui lui era attivo a Oxford, l'ambiente filosofico, lo dimostra anche il saggio 13. (Grice 1961, 1989, saggio 13 Alcune osservazioni sui sensi, p. 306-331) È noto infatti, che il secondo Wittgenstein, correggendo ciò che lui stesso affermava nel Tractatus riguardo all'esistenza di proposizioni atomiche logicamente indipendenti l'una dall'altra, sostiene che non è mai la singola proposizione che viene ad essere confrontata con la realtà, ma un intero sistema di proposizioni: "Se dico [...] che quel punto del campo visivo è blu, so anche che non è verde, rosso, giallo, etc.. Ho applicato d'un solo colpo l'intera scala dei colori" (Wittgenstein 1929-1932, 1975, p. 51).

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Anche se Grice ha il merito di aver dato conto in maniera sistematica del ruolo dell'implicitezza nello scambio comunicativo, è altrettanto vero che la sua impostazione rimane per molti aspetti all'interno della semantica tradizionale, non solo perché rivendica la possibilità di valutare giudicare in termini di verità o falsità tutti gli enunciati del linguaggio quotidiano, ma anche perché ritiene che la determinazione del significato sia una questione che riguarda in senso precipuo la semantica. Per Grice, insomma, resta fermo (a) che il significato linguistico va spiegato in termini di condizioni di verità; (b) il senso comunicato accompagna e si aggiunge al significato letterale, senza però modificarlo.40