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L'eredità di Austin

GRICE SIGNIFICATO DEL PARLANTE E IMPLICATURA CONVERSAZIONALE

2. Grice: Filosofo del linguaggio ordinario?

2.1. L'eredità di Austin

Come scrive Grice stesso, da Austin egli ereditò l'idea che "un attento esame delle più minute caratteristiche del discorso ordinario sia un fondamento necessario del pensiero filosofico". Per mettere in pratica questo insegnamento, Grice, Strawson, Geoffrey Warnock, e altri filosofi, il sabato mattina si incontravano nel cosiddetto "The Play Group" (come lo chiamo lo stesso Grice): un gruppo di pensatori che si riunisce per discutere delle particolarità del linguaggio ordinario. Nella sua opera Grice farà propria la visione di Austin secondo la quale il linguaggio è uno strumento tanto complesso quanto lo sono "i nostri bisogni e desideri nella comunicazione".12 Cosenza fa notare che, secondo Grice, in Postwar Oxford Philosophy (1989), l'analisi del linguaggio ordinario della scuola oxoniense di cui ha fatto parte lui stesso consiste sostanzialmente in due passi:

riferirà con il termine secondo Wittgenstein. Tale "secondo periodo" del pensiero di Wittgensten sembra avere inizio al suo rientro a Cambridge, nel periodo che va dal gennaio del 1929 agli anni 1948-1949 e culmina negli scritti poi raccolti nelle Ricerche Filosofiche. I primi documenti scritti di questo rinnovato punto di vista rispetto a quello esposto nel Tractatus, e che dopo non molto inizieranno a circolare in forma manoscritta anche a Oxford, sono L. Wittgenstein, Libro Blu e Libro Marrone: delle raccolte di appunti che lui stesso dettò a dei suoi allievi, (Wittgenstein 1933-35, 1983).

11 Si ricordi la sostanziale differenza del modo in cui Austin e Wittgenstein intendono la ricerca filosofica

sul linguaggio: il primo come propedeutica all'attività scientifica, il secondo come attività su sé stessi. Si veda capitolo II § 2.1 L'effetto Wittgenstein.

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a) il primo consta dell'analisi preventiva nei termini di usi ordinari e irregolari di certe espressioni relative al concetto su cui si vuole iniziare un'indagine filosofica; b) il secondo consta dell'idea per cui non sono accettabili le tesi filosofiche che: "respingono come false, assurde, o linguisticamente scorrette affermazioni che invece tutti normalmente facciamo e consideriamo perfettamente legittime".13 Inoltre in questo saggio Grice chiarisce che il metodo della filosofia del linguaggio ordinario va inteso tenendo presenti le seguenti precisazioni:

a1) si possono attribuire alle espressioni che si usano il filosofia un senso tecnico differente da quello ordinario, basta esplicitarne sempre le ragioni. Questo era stato per esempio l'atteggiamento di Austin in How to do thing with words con l'utilizzo dell'espressione atto linguistico, e sarà quello di Grice rispetto all'uso di to say cioè dire e to implicate cioè implicare, espressioni ordinarie a cui si è attribuito un senso tecnico al fine di tracciare una distinzione tra ciò che è detto e ciò che è implicato in un in un enunciato o enuciazione (utterence);

a2) si possono tranquillamente introdurre neologismi, previa loro spiegazione. L'aveva fatto Austin creando il termine performativo e lo farà Grice con il termine implicatura (implicature);14

a3) l'analisi del linguaggio ordinario non va confusa con la ricerca lessicografica che mirano ad evidenziare l'uso corretto di un'espressione linguistica, dove invece l'analisi filosofica vuole indagare anche gli usi devianti o marginali del linguaggio comune;

b1) l'appello tipicamente wittgensteiniano al senso comune come limite ipotetico oltre il quale le teorie filosofiche non devono spingersi, non deve condurre all'dea che

13 Cosenza 2002 p. 19.

14 Per quanto riguarda la traduzione, si terrà presente la nota alla traduzione di Giorgio Moro (Grice

1975). Il termine Implicature è stato tradotto tramite implicatura, seguendo la traduzione ormai invalsa di M. Sbisà; i verbi in senso tecnico vengono tradotti come segue: to say cioè dire; to implicate con implicare, to imply con far intendere; to mean è stato tradotto tramite l'espressione voler dire, implication con implicazione, mentre entalement con implicazione logica, ed to entail con implicare logicamente. Infine i termini utterance e sentence sono stati tradotti uniformemente alla traduzione proposta da Carla Villata nella traduzione di (Austin 1962, 1987), adottata nella presente trattazione, e cioè: utterence corrisponde ad enunciato o a enunciazione, e sentence a frase; così il verbo utter è stato tradotto con enunciare e utterer con enunciatore, a quest'ultimo nella presente trattazioni ci si riferirà anche con la parola parlante.

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l'analisi del linguaggio ordinario sia un indagine di tipo sociologico: "sui modi più frequenti di intendere determinante espressioni linguistiche". In realtà la filosofia in questo senso "si limita a presupporre che tale uso corrisponda a quello della maggior parte degli altri".15

Infine è utile ricordare che Grice come Austin si contrapporrà alla moda di ascendenza wittgensteiniana di appellarsi indistintamente all'uso come significato di una parola in un contesto e cercherà di mettere in discussione l'immagine mutuata dalle Ricerche Filosofiche degli infiniti usi del linguaggio.16 Nel saggio d'apertura di Studies in the Way of Words eglo precisa:

Il mio scopo principale è quello di determinare il modo in cui si può tracciare una qualche distinzione tra significato e uso e di stabilire l'utilità filosofica di tale distinzione. ritengo che qualsiasi tentativo di raggiungere questo obiettivo comporti la ricerca di una teoria filosofica del linguaggio sistematica […] Cercherò inoltre di imbastire , alla stregua di illustrazioni, alcune discussioni di temi attinenti al problema delle relazioni tra l'apparato delle logica formale e il linguaggio naturale.17

Come si vedrà fra poco, Grice, a differenza di Austin, tornerà a porre come centrale in filosofia la nozione di verità e lo farà tentando di costruire una teoria filosofica sistematica del linguaggio, facendo proprie alcuni aspetti del metodo filosofico proposto

15 Cosenza 2002, pp. 20.

16 Il riferimento è al § 43 delle Ricerche Fiosofiche: "Per una grande classe di casi-anche se non per tutti

i casi-in cui ce ne serviamo, la parola 'significato' si può definire così: il significato di una parola è il suo uso nel linguaggio" e al § 23 in cui Wittgenstein scrive: "Ma quanti tipi di proposizioni ci sono? Per esempio: asserzione, domanda e ordine?-di tali tipi ne esistono innumerevoli…". A questo proposito Autin esprime il suo disappunto in un appunto del 1952: "è usuale parlare dei diversi usi del linguaggio […] senza […] alcun tentativo serio di spiegare o definire che cos'è un "uso" del linguaggio o del discorso, o quanti ce ne sono o quali […] Quel che otteniamo […] è qualche riferimento disperato o evasivo agli infinitamente numerosi usi del linguaggio" (Wittgenstein 1953, 1999). Austin attraverso la distinzione e la spiegazione dei diversi usi dell'atto linguistico: locutorio, illocutorio e perlocutorio, tenterà di distinguere gli usi del linguaggio in una teoria generale dell'azione.

17 Da notare come Grice nel saggio introduttivo della raccolta che curò personalmente, Studies in the

Way of Words, i Prolegomeni utilizzi la metafora delle illustrazioni che richiama quella utilizzata da

Wittgenstein nella Prefazione alle Ricerche Filosofiche dove racconta che il fatto che le Ricerche siano composte da una serie di osservazioni suddivise in paragrafi, è dovuto alla natura stessa della ricerca: "la quale ci costringe a percorrere una vasta regione […] in lungo e in largo e in tutte le direzione", al punto tale che i paragrafi di cui è composta l'opera sono paragonati a "una raccolta di schizzi paesaggistici, nati da queste lunghe e complicate escursioni" nella regione del linguaggio (Wittgenstein 1953, 1999); (Grice 1989, pp. 33-54).

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da Quine e rifacendosi ad alcune indicazioni del sistema di Chomsky sullo studio della sintassi.